CARO DI PIETRO, A CHI NON SERVI PIU’? E “QUANDO”
E “COME”GLI SEI SERVITO? E PERCHE’ OGGI TI VUOLE FUCILARE?
Proprio ieri, da questo Blog , esprimevo la mia
solidarietà ( finta? Formale? Pelosetta? Forse !) verso Antonio
Di Pietro, perché mi ripugna sparare su un moribondo e per giunta alle spalle. Da vero liberale democratico preferisco
che siano le urne delle elezioni politiche a decidere le sorti dell’IDV e di
Antonio Di Pietro, non un tardivo ( almeno di quindici anni) ed opportunistico servizio televisivo. Queste esecuzioni le
lascio volentieri fare a chi le sa fare bene,
con precisione chirurgica, ben rimpannucciata e protetta dal suo editore
per le eventuali diffamazioni, vista la sua
storica pratica in questo killeraggio, come la Gabanelli, che per fucilare Di Pietro, peraltro con un ritardo di
almeno dieci anni che la dice molto
lunga sul suo apparato politico di riferimento ( per l’appunto da quindici anni
apparentato con l’IDV e con Di Pietro in Parlamento ) ha usato le cose che altri scrivevano e dicevano fin dal 1995, una vita
fa. Non voglio fare più polemica con Di
Pietro, basta, quel che dovevo dire l’ho detto. Ma una “ pregunta” devo
fargliela e pretendere anche una risposta. Quando Antonio Di Pietro,
intervistato da Carlo Tecce del Fatto Quaotidiano, ha dichiarato che l’Idv è
vittima «di un
killeraggio, di un sistema politico e finanziario che
non ha più bisogno di noi»,
cosa voleva intendere? A chi si riferiva ed intendeva inviare il subliminale
messaggio mafioso ? Ma, soprattutto, chi e quando del sistema politico e
finanziario, ha avuto bisogno di Di Pietro? Attendo risposte da Antonio Di
Pietro, un vero esperto nel ramo degli “ assassini politici”.
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FRANCO BATTIATO COME MARIA
ANTONIETTA , CROCETTA COME IL RE SOLE.
E’ iniziata male “ l’Opera dei Pupi” palermitana di Crocetta. Non perché,
rappresentando Crocetta
in Sicilia la potente lobby degli omosessuali – che, per esempio, a Roma
domina cultura, cinema, teatro, Campidoglio e suo losco ma ricco sottobosco affaristico , festival, ecc – nomina
( motu proprio, come un Re) Franco Battiato,
un cantautore, assessore alla Cultura nella sua Giunta. Questo, direi, era ovvio, nell’ordine delle cose, direi quasi
scontato. Anche Vittorio Sgarbi lo aveva proposto
come Assessore per il Comune di Salemi. Insomma non discuto dello spessore
artistico nel suo campo di Franco Battiato, assolutamente no. Anche Francesco Totti,
nel suo, non è bravo, è divino. Anche Del Piero non è da meno, visto che oscura l’estro di Pinturicchio. Il problema,
sia chiaro, è il solito catafalco composto da pelosa ipocrisia e dall’inganno popolare apparecchiato, dai Crocetta, dai Battiato, da
quella “ politica politicante and its Partners “, per il popolo di gonzi e
mendicanti, sempre in attesa, in piedi, cappello in mano, fuori della porta
dove “ se magna”, di qualche resto del lauto pasto, di qualche loro
illuminazione celestiale, popolo sempre prono davanti “ ai potenti” o a quelli spacciati per tali o, peggio, sedicenti tali.
Dice infatti Battiato nella conferenza: “ Lavorerò gratis,
rinuncerò allo stipendio di Assessore”; "La parola assessore mi offende,
preferisco essere chiamato Franco"; "Scendo in campo volentieri
seppur parzialmente, perché non posso e non voglio cambiare mestiere. Non
faccio politica e non voglio avere a che fare con politici"; " ho chiesto ed ottenuto da Crocetta la
libertà di organizzare eventi che mettano in contatto la Sicilia con il resto
del mondo". Un poema di
pura ipocrisia, Dante è una puzzetta al confronto. Poi ecco l’invito al duetto
di Crocetta, come Lucia verso Rodolfo, come Tosca verso Cavaradossi, anema e core e vai con un "ho detto a Franco che
dobbiamo spenderci di più e amarla di più questa terra. Dobbiamo costruire una
nuova Sicilia ed essere orgogliosi della nostra identità", al
cui confronto impallidisce pure il dantesco “Guido, io vorrei che tu, Lapo ed io…”. Secoli di storia, Premi Nobel,
scrittori universali, storici illustri, misera Sicilia, tutta mondezza, finalmente arriva Crocetta,
anzi arrivano il gatto & la volpe, Crocetta&Battiato&Borsellino.
Prima di tutto è ridicolo che Crocetta faccia una Giunta di “
nominati” , come fosse un Papa o un Re. Perché Battiato, che a chiacchiere fa tanto lo schizzinoso – va di moda – e la
Borsellino – qualcuno si rivolta nella tomba - , saranno sempre e solo dei “
nominati” e mai degli “ eletti”. Sento già le anime belle e pure squittire che “
così stanno le cose”, come il “ così fan tutti” dei Lusi, dei Belsito, dei
Marcuccio,dei Penati. Allora
bisognerebbe battersi – e né Crocetta, né Battiato, né la Borsellino, né il PD,
né altri lo hanno fatto – per cambiare
questa scellerata Legge che consente il clientelismo della peggiore specie. Invece
tutti zitti, tutti col ditino alzato a dare lezioni di morale e di etica,
mentre sfruttano la credulità popolare per trarne potere e privilegi castali. Non
è vero, come dicono, che basta tornare al sistema delle preferenze per
restituire sovranità al popolo ed eliminare i “ nominati”, perché nessun Paese meglio proprio della
Sicilia può far capire da quale
vergognoso mercimonio e da quali scellerati patti, criminali e fra criminali,
esse provengono. Saranno sempre e solo le Segreterie dei Partiti a decidere chi
deve essere candidato ed eletto. Se vogliamo una vera forma di sovranità
popolare che attenui se non cancelli del tutto simili porcherie dobbiamo
attribuire al popolo la vera sovranità e la vera preferenza, dandogli il
diritto di scegliersi il Capo dello Stato, il Primo Ministro, i Governatori
regionali i quali dovranno “ prima del voto “ indicare dettagliatamente
programmi, nomi, scadenze e quant’altro si impegnano a fare.
In secondo luogo, povera terra mia, ma è possibile
che null’altra persona dispone fra i suoi figli che possa dispensare la sua
cultura alla Giunta se non un VIP! Tocca ricorrere al VIP, Dio mio! Ma
sempreché sia targato“rigorosamente a
sinistra”.
Che elitarismo settario! Che vomitevole “captatio
benevolentiae”!
Questa è la gente che accusava Berlusconi di aver creato un Parlamento di “nominati”
e non di “ votati”. Ma andatevi a nascondere.
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UN PERIODO DISGRAZIATO PER LA
PROCURA DI PALERMO, ANZI DA INCUBO.
E’ ormai accertato che la più grande discarica d’Europa, che sta
in Romania, valga centoventi milioni di Euro, una somma fantastica, un vero
tesoro, come quello di Edmond Dantes. Eccolo il tesoro di Don Vito Ciancimino, Sindaco di Palermo per conto della mafia,
quello che il pataccaro Massimo, figlio di Don Vito, ha
cercato di nascondere alla Procura di Palermo, al Dr Ingroia. La Procura di
Palermo dice che lo stava cercando da diversi anni, ma avevano scoperto solo
alcuni investimenti di Don Vito nel settore dell’energia, non altro. Dopo tanti
anni – parliamo di una ventina – anche la Procura di Palermo era arrivata con
calma alla famosa discarica, ma senza
alcun risultato pratico. Il pataccaro nascondeva il tesoro e fotteva i P.M di Palermo vendendo loro le sue continue
patacche politiche che li mandava in brodo di giuggiole . Che si tratti di un’altra
scellerata trattativa criminale fra la Magistratura (deviata) e la mafia?Sta di fatto che la Procura palermitana era arrivata
addirittura a chiedere al GIP l’archiviazione dell’inchiesta su quel tesoro,
per dire di come vanno le cose a Palermo, a Palazzo di Giustizia, dove Magistrati che vogliono fare politica senza
amministrare la Giustizia cercano in
tutti i modi di condannare qualche papavero per una fumosa trattativa dello
Stato degli anni 1992/1993 con la Mafia - episodio che ha già i responsabili (preciso:
responsabili, non colpevoli, perché
governare è scegliere, è decidere e decidere di evitare stragi non è reato - agevolano, di fatto compiacenti e collusi, un
mafioso come Ciancimino a salvare il suo tesoro fatto di cadaveri, di pizzi, di
estorsioni, di droga,ecc. Così va il mondo siciliano. Accadde non solo che il
GIP di Palermo di oppose all’archiviazione , ma anche che intervenne sul tesoro
un’altra Procura, quella di Roma, la
quale sulla base di alcune intercettazioni
ambientali e telefoniche scoprì che Massimo Ciancimino era in trattative per
vendere la discarica. Una vera figura “ da Fede” per la Procura di Palermo,
tanto più che la Procura di Roma è guidata dal Dr. Pignatone, un magistrato
che, quando era a Palermo, coordinò la cattura di Bernardo Provenzano, di Zu
Binnu. Alcuni mesi fa, poi, il Dr. Ingroia
disse in una intervista a Il Fatto Quotidiano in riferimento a quella
cattura: “ una vicenda da chiarire”,
preavvisando dunque una inchiesta giudiziaria in merito. Tanto poi per deridere
e dileggiare ancora di più la Procura di Palermo va tenuto conto che l’operazione
fra Italia e Romania per quella discarica è stata condotta per i Carabinieri
dal Colonnello De
Caprio, proprio quello che catturò Riina e che fu portato a processo da
Ingroia
per la famosa mancata perquisizione e che fu completamente assolto. C’è poi da
rilevare, quando si dice che prima o poi tutti i nodi vengono al pettine, anche
per i calvi come
Ingroia, che il GIP di Palermo che negò l’archiviazione sul tesoro
di Ciancimino alla Procura di Palermo si chiamava Morosini. Che è proprio lo
stesso GIP che dovrà ora pronunciarsi sull’inchiesta della “ trattativa”.
Quando si dice che la vita è teatro! E noi, pubblico molto pagante, assistiamo
inermi, sbigottiti ed indignati.
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LE MALEFATTE DEL FINTO
TECNICO CIAMPI – LE MOSSE DEL VERO TECNICO MONTI
Mario Monti ha il pregio di dire, alcune volte, ciò che molti pensano,
ma che pochi pubblicamente affermano. Come questa: «La concertazione è la causa di molti dei mali
attuali». Nessun politico, neanche Silvio Berlusconi, ha avuto un tale
coraggio. Ecco la vera forza dei tecnici, se tali fossero e tali restassero, di
non doversi accaparrare il consenso politico che è la cellula tumorale colpevole
delle metastasi che ormai hanno distrutto il nostro Paese. Un finto tecnico
come Carlo
Azeglio Ciampi la concesse ai sindacati, in barba alla Costituzione,
venti anni orsono, un altro tecnico,
speriamo vero,il Prof. Monti oggi la
sconfessa e la vorrebbe eliminare. Sto con Monti: l’idea che anche il minimo
dettaglio della politica economica di un Paese sia da contrattare con sindacati
e organizzazioni imprenditoriali si è rivelata un gigantesco errore, una
favolosa spesa, tavoli e tavoli per non arrivare a nulla. Io mi chiedo per
quale motivo la riforma delle pensioni,
per citare un esempio, che deve essere pensata ed approvata dal Parlamento liberamente eletto, deve essere
preventivamente contrattata con le parti sociali? Ma dove sta scritto ? Da nessuna
parte se non nel libro dei sogni della sinistra. E per quale ragione (se non per
qualche nostalgia ottocentesca ed antidemocratica) le scelte economiche che
riguarderanno i nostri figli e nipoti da attuare con i nostri soldi , debbono ottenere il preventivo assenso dei
sindacati di oggi? Ma allora, Ciampi, questo Parlamento a che serve?
La storia dei fatti, arida , senza dietrologie o occhiute ideologie,
dice un’altra storia : dice che questa concertazione della politica economica
con le parti sindacali negli ultimi vent’anni ha prodotto più tasse, più spesa
pubblica e meno sviluppo. Abbiamo assistito , vilmente silenti, ad una favolosa presa per i fondelli del popolo,
ad una traslazione delle responsabilità di governo anche a carico di parti sociali le
quali stesse parti sociali, che hanno
condiviso tutte le scelte politiche ed anche i relativi e conseguenti
fallimenti, sono ancora lì, a ditino
alzato, a dettare con arrogante saccenza
le ricette per uscire dalla crisi.
La verità, che fa sempre male, è che le organizzazioni sindacali si reggono in
gran parte proprio sui loro sostanziali diritti di veto nelle questioni di politica
economica. Ricordo come Berlusconi si scontrò, subito nel ’94, quando il suo governo
aveva ancora energie e velleità riformiste, proprio con il blocco sociale della
concertazione. Poi anche lui, è dovuto scendere a patti. E una volta ceduto, si
è visto che razza di fine ha fatto. Ma la concertazione si regge anche su un’altra
gamba, quella del sindacato dei padroni,
come si sarebbe detto nel secolo scorso.
Non è un caso che a criticare
l’uscita del Prof. Monti , oltre ai soliti sindacati, sia emersa anche e
finalmente la voce di Rete Imprese Italia, di Giorgio Guerrini,
solitamente assente e distratto. Le
piccole imprese sono state letteralmente massacrate dalla concertazione, ideata e
costruita per le grandi imprese , non per quelle piccole. Ma il leader dei
piccoli probabilmente ha fatto il furbastro e pensa al suo di futuro, quello politico e non a quello dei suoi iscritti. II
tavoloni di trattative a Palazzo Chigi,
fra televisioni, interviste, cene, champagne ed ostriche fanno dimenticare la storia e le esigenze della propria bottega.
La concertazione ha modificato la Costituzione senza legge costituzionale .
Sindacati e imprenditori che fanno i
politici, Governi che non hanno il potere di adottare misure non accettate dai
sindacati, Parlamenti della Repubblica
ridicoli e pieni di marionette che
votano norme che altri ed altrove hanno deciso.
CHE NOIA CHE NOIA CHE BARBA-CHE NOIA CHE NOIA CHE BARBA-
Che noia. C’è un tizio, Marco Travaglio, che vorrebbe in galera
i giornalisti che «dicono il falso» ma che è stato condannato penalmente con
«prova del dolo, cioè sapendo di diffamare: la sentenza è del 15 ottobre 2008 ed è stata confermata
in Appello l’8 gennaio 2010 poi prescritta il 4 gennaio 2011, senza che il
condannato, cioè Marco Travaglio stesso si opponesse . Strano da uno che almeno mille volte ha sbraitato che una prescrizione equivale a una condanna (
quando si tratta degli altri, perché quando si tratta di lui o dei suoi
amichetti la prescrizione diventa d’incanto uno strumento di democrazia
giudiziaria ), da uno che ha sul groppone una sfilza di condanne . Uno che un
giorno sì e l’altro pure si riempie la bocca e la tastiera del suo computer con l’indipendenza dei giornalisti però pubblica solo documenti riservati
passatigli da magistrati con i quali peraltro va in vacanza e per i quali
lavora. Gli è anche capitato , per dire, di andare in vacanza con un tizio che è stato poi
condannato per favoreggiamento di un prestanome di Bernardo Provenzano, mica
spiccioli. Insomma Travaglio è uno che ci campa bene con le chiacchiere, uno
che basta un nonnulla che ti accusa di essere un bieco “ servo berlusconiano”
ma non dice che ha pubblicato i due suoi libri di maggior successo proprio con
la Mondadori berlusconiana. Uno che ha deriso , vilipeso, bistrattato chi ha creduto
in Bossi. Senza mai dire che scriveva, sotto
coraggioso pseudonimo, niente di meno
che sulla” Padania”. Questo tizio, ieri, è riuscito nell’impresa di difendere
Di Pietro, scrivendo un articolo infarcito
di omissioni,di cretinate e di balle. Ha perfino trovato la forza di dire che Di Pietro è un personaggio trasparente,
uno che non ha niente da nascondere. Uffa! Che noia!Che noia! Che barba! Sempre le stesse cretinate!
Roma martedì 6 novembre 2012
Gaetano Immè
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