PERCHE’ LA SENTENZA DELL’AQUILA E’ UNA VERA
BARBARIE
Ma come
è possibile dimenticare che quel terribile terremoto, che sconvolse e sventrò, il 6 aprile del 2009, L’Aquila, costò la vita di 308 vittime , il
ferimento di più di 1500 persone e danni per
oltre 10 miliardi di euro ? E’
evidente come non sia possibile, ma invece, in Italia, è accaduto. Mi riferisco
alla ormai famosa sentenza che ha condannato in primo grado la Commissione Grandi Rischi: e non si cada
nell’esagerato ridicolo di parlare di Galileo e di Copernico, perché quella sentenza non punisce la
Commissione Grandi Rischi per “ non aver saputo prevedere il terremoto”(sarebbe
una gag da avanspettacolo se così fosse) ma la condanna “ per
una carente valutazione del rischio ed una errata informazione”, esclusivamente
per aver rassicurato i cittadini aquilani sul fatto che un terremoto così
devastante non ci sarebbe stato. Informo che le famose dichiarazioni del Prof. De Bernardinis
sono ascoltabili in rete e quindi le riporto integralmente , per facilitare la
comprensione dell’articolo: “ Dobbiamo mantenere uno stato d’attenzione senza avere uno
stato d’ansia, capendo che abbiamo da affrontare situazioni per le quali
dobbiamo essere sì, pronti, ma anche sereni di poter vivere la nostra vita
quotidiana”. Ecco le parole “incriminate”: per quel Tribunale,
inutile girarci intorno, queste parole
sono un reato, addirittura un omicidio plurimo. Sotto accusa quindi è il comportamento degli esperti che, al
termine dell'ennesima riunione, non fornirono alla popolazione elementi
sufficienti per valutare il rischio. La 'colpa' degli scienziati, dunque sarebbe anche
quella di aver lasciato che le informazioni alla popolazione arrivassero da altre
persone , cioè dalla Protezione Civile. Se ciò costituisse un reato penale, non
vi sarebbe dubbio che buona parte della
responsabilità ricadrebbe anche sul governo che, com’è noto, gestisce la Protezione Civile. E’ cosa
pacifica e nota come la Commissione Grandi Rischi non comunichi con la
popolazione, ma riferisca all’organo istituzionale preposto, alla Protezione
Civile, la quale poi, d’intesa con i
Prefetti, gestisca nel concreto l’ordine
pubblico. Ebbene davanti alle rassicurazioni della Protezione Civile , la sera
del 5 Aprile 2009 circa trenta aquilani hanno deciso di rientrare nelle loro abitazioni. Che nella
notte si sono sbriciolate per il terremoto, diventando le loro bare di mattoni.
In seguito a questa prima sentenza, Repubblica scrive che Bertolaso avrebbe corrotto o forse conculcato o forse intimidito, insomma soggiogato, dietro input , ovviamente, del nano di Arcore, la Commissione Grandi Rischi , inducendola a fornire pareri edulcorati per manipolare l’informazione e falsificando anche un verbale. Lo scenario che dipinge Ezio Mauro è, però, giudiziariamente falso, perché inesistente. E’ vero che sul terremoto aquilano esistono due inchieste della Magistratura aquilana: una a carico della Commissione Grandi Rischi, cioè questa cui si riferisce la Sentenza ed un’ altra, aperta poco tempo fa nel 2012, a carico di Guido Bertolaso per omicidio plurimo. I processi sono dunque due, ciascuno con indagati diversi anche se i reati ipotizzati sembrano identici. Il secondo procedimento è iniziato da pochissimo. Ma, quando si tratta di infamare un odiato nemico, a Ezio Mauro ed ai suoi “ indocti lectores “ cosa volete che importi che il primo processo sia solo al primo grado e che quello numero due non sia nemmeno iniziato e che quindi se ne conoscano solo i “ presunti reati” e non anche le relative prove? Nulla. Conosciamo Ezio Mauro, Repubblica ed i suoi “indocti lectores”: quando c’è da impalare un nemico politico, fare un giusto e completo processo è una inutile perdita di tempo: una forca,un boia,un patibolo sulla pubblica piazza subito e poi via con i festeggiamenti, con la testa della vittima infilzata e brandita come un trofeo e poi giù col vilipendio del cadavere,il tutto nel migliore e innato stile italiano. Come ai bei tempi del Terrore. Così Repubblica espone il suo teorema, spaccia come “reati provati” tutti i “ presunti reati”, compone un pourpourì dei due processi come se entrambi fossero ormai definitivamente conclusi ed espone la sua sommaria sentenza: tutti i morti dell’Aquila sono vittime prescelte dal mostro di Arcore, che, con l’aiuto del diabolico Bertolaso, ha corrotto la Commissione, rassicurato la gente e fatto morire 310 aquilani. E che la sentenza di Mauro e dei suoi indocti lectores sia eseguita immantinente sul patibolo e sulla pubblica piazza. Amen.
Tanto per ricostruire i fatti così come stanno in realtà e non nel sogno di Ezio Mauro. E’ vero che dopo il disastroso terremoto Bertolaso ha dichiarato che «in una conferenza stampa Boschi ha stabilito che non era prevedibile alcuna situazione di terremoto più violenta di quelle che si erano registrate». E’ anche vero che Boschi, in relazione a ciò, ha affermato «Il fatto che io possa avere escluso forti scosse in Abruzzo è assurdo» - ma la frase, ha poi chiarito Boschi stesso, non era rivolta a Bertolaso ma alla stampa intera - e che dunque «qualcuno ha mentito»( c’è la riffa per chi indovina: Boschi, Bertolaso –alias Berlusconi- o la stampa?), aggiungendo di aver mandato «all'Ufficio sismico della Protezione civile un comunicato sulla sequenza in atto che non può essere certo considerato tranquillizzante». Boschi inoltre definì "del tutto irrituale" la riunione della Commissione Grandi Rischi convocata da Bertolaso a L'Aquila il 31 marzo dopo una scossa di magnitudo 4, lamentando l'assenza di una discussione sulle misure da intraprendere, la sua conclusione prematura e il fatto che il verbale invece di essere compilato subito dopo venne prodotto immediatamente dopo il sisma del 6 aprile e gli venne presentato per firmarlo solo "per ragioni interne" quando invece fu pubblicato sui giornali. Bertolaso ha replicato accusando Boschi di mettere in atto «un tentativo tardivo di esonero dalla propria responsabilità» e, quanto alle accuse «sulla confusione e la mendicità delle notizie diffuse dal dipartimento prima, durante e dopo il sisma», ha minacciato di ricorrere in tribunale. In realtà, diatribe personali a parte, ancor prima che sui giornali, quel verbale della riunione del 31 marzo fu pubblicato,non ci vuole molto a scoprirlo,subito dopo il terremoto, sul sito del Dipartimento della protezione civile, assieme a quello del primo incontro tenutosi a seguito del disastro. Qual è dunque il problema? E’ anche vero che il 24 gennaio, ma dell’anno 2012, come accennavo prima, Bertolaso viene iscritto nel registro degli indagati dalla Procura dell’Aquila per omicidio colposo. Si potrebbe avere, dunque, un processo bis del procedimento contro la Commissione "Grandi Rischi" (la quale si riunì a l'Aquila il 31 marzo 2009, cinque giorni prima del tragico terremoto) o un processo contro il solo Guido Bertolaso, per avere sottovalutato il pericolo del terremoto, causando così la morte di 309 persone. Ancora non si sa.
Si dicono tante cose nei Bar dello Sport del paesello Italia, nelle cucine dei “padroni” dove le lavapiatti trovano la rivalsa sociale contro “i padroni” sommergendoli di maldicenze e di calunnie, si scrivono tante menzogne nella redazione di quel giornale che non fa “informazione” ma cura solo gli interessi politici del suo editore, senza però che di quelle elucubrazioni diffamatorie di Mauro ve ne sia prova alcuna negli atti di questo processo. La calunnia, si sa, è lo sport preferito dagli italiani, notoriamente invidiosi e biliosi. Perché la Magistratura, in questo procedimento, ha indagato per concorso in omicidio plurimo solo i componenti della Commissione Grandi Rischi e non anche Bertolaso o la Protezione Civile. Perché la sentenza stabilisce un indennizzo in favore dei familiari di quelle trenta vittime, ma a carico dei soli sei scienziati e non dello Stato ( come avrebbe dovuto essere se fosse provato che Bertolaso e la Protezione Civile avessero concorso nei reati omicidiari ) o del Governo pro-tempore. Perché, infine, se le registrazioni ambientali raccolte e citate da quel giornale comprovassero la “ concussione” da parte del Governo ( responsabile della Protezione Civile) di quel tempo sulla Commissione Grandi Rischi, la stessa Magistratura avrebbe dovuto sottoporre a giudizio, in questo processo, in virtù della obbligatorietà dell’azione penale, anche il Premier Silvio Berlusconi, quanto meno per il reato di concussione o di concorso in essa. Quante formazioni della Roma e della Juventus ai Bar dello Sport di quel paesello chiamato Italia , tot capita tot sententia, tot capita tot formazioni di pallone, ma sempre nessuna verità.
Così pur di utilizzare quella sentenza
come un’ascia contro Silvio Berlusconi, la mandria dei buoi
allevati da diciotto anni in chiusi recinti e sfamati a fiele ed antiberlusconismo viscerale,
usa i poveri resti umani di quei trenta miseri cadaveri e li brandisce,
ululando , come clave per colpire
Silvio Berlusconi, con furia
primordiale, cieca , belluina, tribale . Ed hanno anche l’arroganza e la
spudoratezza di sentirsi nel giusto. Non capiscono, i meschinelli indottrinati ,
che li stanno usando come truppa da macello per difendere invece i veri
criminali responsabili di questo sterminio.
Innanzi tutto nessuno, neanche la Magistratura,si è chiesto - al di là, sia
chiaro, del fatto umano che merita da parte mia il massimo rispetto - con quale
incredibile dose di leggerezza e di
superficialità quelle persone siano rientrate , nel pieno dello sciame sismico
che imperversava da giorni e giorni, dentro quelle loro abitazioni che essi ben sapevano essere state costruite senza
alcun rispetto per le prescrizioni antisismiche. Credo non vi sarà persona
nell’intera galassia con una tale faccia da schiaffi da sostenere che costoro
non sapessero della fragilità al sisma delle loro case. Le hanno comprate,
ereditate, rimodernate, accatastate,modificate,vendute da almeno cento anni e dunque era noto a tutti quel loro esiziale e
fatale vizio. Vogliamo veramente far credere che costoro siano rientrati nella
loro fragile abitazione solo perché indotti dalle blande e circostanziate rassicurazioni della Commissione? Basta
leggerle, quelle dichiarazioni, per capire che non erano delle esplicite
rassicurazioni, che erano dirette ad evitare panico e disordini, per evitare,
insomma, il reato opposto, quello del “ procurato allarme”. E chi erano mai dunque costoro,trattati da Repubblica come
degli sprovveduti e degli imbecilli ?
Talmente incapaci da non rendersi da
soli conto della pericolosità delle ripetute scosse telluriche e della
fragilità delle loro abitazioni, a prescindere dal parere dalla Commissione? E
non era proprio un loro conterraneo, quel tale Giuliani, lo studioso che andava per giunta sgolandosi, in quei giorni, sulla pericolosità della concentrazione di Radom
che faceva presagire, secondo lui, prossimi
terremoti e che dunque, essendo del luogo, ben conosceva lo stato di tante abitazioni
della città ed allarmava, spinto proprio da queste sue conoscenze, tutta
la provincia dell’Aquila? Scusate
e con tutto il rispetto per queste trenta vittime: ma non è evidente - a chi
abbia cervello per ragionare e non solo bile da vomitare - un loro chiaro,
mastodontico, incredibile ed incomprensibile “ concorso di colpa”? E allora, prima
domanda che pongo al Tribunale, perché mai quell’indennizzo, se essi stesso sono i principali responsabili della loro morte?
La sentenza in questione, poi, si scaglia e maramaldeggia contro i
deboli, contro
gli scienziati appunto, li accusa, consente, nei fatti, che “ certa stampa “ usando
proprio quella sentenza, li diffami, sostenendo che essi si sarebbero inchinati al volere del “potente”, cioè del solito Silvio Berlusconi. Come dicevo:
Magistratura arrogante e maramalda con i
deboli, ma servile verso tutti i veri colpevoli di quelle morti, finora
letteralmente impuniti. Parlo di tutti i progettisti, gli ingegneri,
gli architetti, i geometri, i funzionari del Comune, della Provincia
dell’Aquila , della Regione Abruzzo, tutti i costruttori, tutti gli attuali e
passati sindaci di tutti i Comuni colpiti dal sisma, tutti gli attuali e
passati assessori comunali, provinciali e regionali all’edilizia. Tutti costoro
hanno sempre consentito, in totale ed indiscussa violazione delle norme
antisismiche e dunque in provata mala fede, a fare abitare case costruite senza
rispetto dei criteri antisismici, obbligatori per Legge in quella zona ad
elevato rischio sismico. Sono costoro i veri assassini di quei
trecentodieci morti e non Bertolaso e Berlusconi, non solo di questi trenta
disgraziati, ma di tutti i trecentodieci morti, sepolti dalle macerie delle
abitazioni costruite e rese abitabili da tutti costoro in violazione di
elementari precauzioni. Signor Giudice, signori falsamente indignati ma certamente ossessionati dalle oscure trame di Bertolaso, della
Commissione e del solito Berlusconi, cosa fate con questi delinquenti e
assassini? Li lasciate impuniti, liberi e felici? Gatta ci cova! Omertà? Paura?
O solo ignoranza?
In Italia abbiamo dunque due
grossi problemi: il primo è costituito dalla gente che segue, come inebetita, tutto
quello che scrive Repubblica, la quale nutre i suoi seguaci sempre e solo con dosi
quotidiane di odio viscerale e di antiberlusconismo di maniera. Solo per fare
un esempio paradigmatico, ieri La Repubblica in prima pagina titolava: Vendola assolto per il caso Sanità "Il fatto non sussiste”. Sapete
voi, per caso, in quale delle sue innumerevoli
pagine Repubblica ha dato la notizia: Storace
assolto perche il fatto non sussiste, dopo quella sua diffamante
campagna elettorale con la quale riuscì a portare un campione di morale come
Marrazzo alla guida della Regione Lazio?
Quello che mi fa sbellicare dalle risate
è che gli scriba di Sky 24
spacciano Repubblica come giornale nazionale,alla pari del Corriere, per capirci.
Con gente del genere, impossibile
dialogare su fatti concreti. Ultima prova , una riunione fra
“amici”, tutta gente agè sia chiaro, della scorsa domenica dove un “Direttore
didattico” ( pensate voi le scuole elementari in quali mani sono!) concionava
sulle evidenti responsabilità penali di Bertolaso e
di Berlusconi , spacciandole ovviamente come assodate, colpevoli
costoro,bontà sua, appunto almeno di quei trenta morti. Era, il suo intervento,
null’altro che la pedissequa rimasticatura dell’articolo di fondo di Repubblica. Scodinzolanti pappagalli, ecco cosa
sono costoro, sciocchi e lobotomizzati megafoni di insinuazioni canagliesche e
diffamatorie. Il secondo problema è questa nostra
Magistratura: ignorante di gestione dei
rischi, malata di protagonismo, invadente, arrogante, imbevuta di preconcetti
ideologici, sguazza senza ritegno ovunque , godendo della sua regale, totale e medioevale impunità – una vergogna
mondiale - anche davanti ad errori madornali,
gonfia di assurdi privilegi , come quello di poter scrivere le motivazioni
di una sentenza non contestualmente ad
essa, ma entro novanta giorni , potendo
così “aggiustarla e sistemarla” ben bene,
secondo le reazioni che essa ha suscitato.
Un processo, questo dell’Aquila, dove
s’è cavillato fra “l’impossibilità di prevedere i
terremoti” ed il “ mancato allarme”,
come se non fossero le due facce dello
stesso limite umano . Lo stesso famoso verbale della Commissione dice
praticamente la stessa cosa e cioè sia che un terremoto grave non era alle viste sia che i terremoti non
si possono prevedere. Ma cosa c’entra tutto questo con le
responsabilità penali? Questo livore giudiziario e mediatico, questo mischiare
ridicolmente due o tre inchieste
giudiziarie fra di loro per farne una sola ( quella che piacerebbe alla
sinistra) ha una sola origine: l’odio viscerale per Berlusconi e per i suoi
Governi. Chissà se la stessa fine la
faranno anche Gabrielli
e Monti per il terremoto dell’Emilia Romagna e per quello del Pollino?
Siamo
ridicoli agli occhi del mondo civile, ridicoli, altro che sentenza equa, questa
è una vergogna mondiale! Ecco qual
è la vera barbarie italiana: giornali come Repubblica, i suoi lettori/seguaci e
la Magistratura onnipotente . Punto.
SICILIA
Là dove l’Italia
comincia e finisce; là dove “dalle acque del greco mare donde vergine
nacque Venere” sono sbarcati
coloro che ci hanno aiutato a risorgere dopo che la “mala Pasqua” della seconda
guerra mondiale ci aveva distrutti,debellando le mire comuniste di buona parte
del movimento partigiano rosso che lottava per annettere l’Italia alle
Repubbliche Sovietiche o quanto meno alla Jugoslavia del Maresciallo Tito; la
dove centocinquantuno anni orsono si consumò,armi alla mano, la conquista
coloniale di questa terra da parte dell’armata sabauda, invasione svenduta poi olograficamente
ai posteri sotto il falso alibi dell’unità
italiana; ci siamo capiti insomma,nella terra del Gattopardo, del Principe di
Salina, di Riina, di Raffaele Lombardo,di Padre Pintacuda,terra prima razziata
dai sabaudi e poi “mantenuta” da Roma “magnona” per la pura sopravvivenza,bene,domenica
scorsa, proprio lì ,altro che Renzi, altro che Guglielmo Giannini buonanima,altro
che Orlando, altro che Grillo, altro che
antipolitica, è stata rottamata tutta
questa nostra illusoria democrazia. Per la prima volta nella storia della Repubblica italiana ,in un
elezione politica, la stragrande maggioranza degli aventi diritto al voto non è
andata a votare. In Sicilia,domenica scorsa,ha votato solo il 47/48 per cento
degli aventi diritto, in parole povere
sono andati a votare solo quelli che,direttamente
o indirettamente, sono letteralmente “mantenuti”
dalla politica regionale a spese nostre. Fatevi bene i conti: sommate i dipendenti della regione
siciliana,delle Provincie siciliane e
dei Comuni siciliani ( tutti con emolumenti senza pari né in Italia né al mondo intero), moltiplicate
questa somma per quattro (almeno, fra
familiari ed amici di ciascun dipendente)
e troverete il numero di coloro che, per assicurarsi ancora di essere mantenuti
a spese della collettività, se ne sono sbattuti dell’antipolitica e sono andati
a votare. Ma solo per far vincere gli stessi che hanno dominato la politica
siciliana fino ad oggi. Non per niente, come nelle migliori dittature
sudamericane ed africane, esce dall’Assemblea siciliana un Raffaele Lombardo ( d’ora in poi occupato a difendersi nel processo che lo vede
imputato per concorso esterno in associazione mafiosa) e vi entra il
ventiquattrenne Salvatore Federico
Michele Giordano Lombardo, detto Toti (con una t sola),un figlio di Raffaele, che a Catania
ha raggrumato qualcosa come diecimila voti. Siamo a cavallo, dunque: dopo il “Trota” di Bossi ( Consigliere lombardo della Lega, paghetta mensile 10.000,00
euro oltre vitalizio e benefit), dopo il “
Cristiano” di Di Pietro ( Consigliere della Regione Molise dell’IDV, paghetta mensile
Euro 10.000,00 oltre vitalizio e benefit) , ecco a voi l’ultimo rampollo, Toti Lombardo, eletto(o “nominato”?) Consigliere
del MPA alla Regione Sicilia guidata da Crocetta, paghetta
mensile Euro 17.000,00 oltre vitalizio e benefit. Ecco dunque a voi il trionfo del più mafioso, omertoso,
delinquenziale, scellerato ma sempre impunito patto criminale: quello fra la
Mafia ed il Potere, patto che nessun Magistrato s’è mai azzardato nemmeno a sfiorare nonostante sia stato sotto gli occhi
di tutti dal 1946 fino ad oggi: il trionfo sfacciato
del voto di scambio.
Partiti politici ,
movimenti vari ed i loro prezzolati
scrivani parlano di successi(Bersani ”Abbiamo vinto, cose da
pazzi!” è da avanspettacolo popolare di infimo ordine : il PD è sceso dal 19% del
2008 al 14% di oggi, all’anima del trionfo!)( Crocetta:
governerò
“con maggioranza bulgara
ed all’insegna dell’antimafia”) . Si riferisce all’indispensabile sostegno da parte dell’UDC
( che è notoriamente una vera “garanzia”
come vera e pura forza antimafia:
difatti Totò Cuffaro,quello dei
cannoli,sta in galera per sette anni per favoreggiamento di Cosa nostra) e di
qualche altro cespuglio ( va bene anche qualche fascista, pecunia non olet ) in attesa di partecipare al lauto pranzo , ma
in Sicilia , oggi, a conti fatti, il 15% dei votanti ( chiedetemi se immagino chi siano?)
comanda e domina.Se la Legge elettorale siciliana(un prodotto di Raffaele Lombardo, figurarsi !) avesse previsto uno sbarramento più alto del
cinque per cento, forse i partiti avrebbero ricevuto consensi meno ridicoli,
percentuali più democratiche. La solita“ammuina sicula” che ogni venti anni circa finge di voler rovesciare il tavolo,
per intimidire a dovere “ chi di dovere”, detto alla
sicula. Perché il 16% di Grillo oggi è identico a quanto presero nel lontano 1946 i “ liberalqualunquisti” e
nel 1971 il MSI. Nel 1991 è toccato poi alla “Rete” di Leoluca Orlando e di Padre Pintacuda. Oggi tocca al
Movimento 5 Stelle che potrà pure operare un forte contrasto sulle folli spese
clientelari sicule, ma non vedo come potrà incidere in maniera determinante sul
solido intreccio territoriale e di interessi nato nel secolo scorso, fattosi di
cemento armato e che sostiene l’alleanza vincitrice. Dati terrificanti,quelli
siciliani dunque, che sgomentano se confrontati a quelli del 2008, quando fu
eletto Raffaele
Lombardo , quando votò il 66,68% degli aventi
diritto. Ovvio che molti di quelli che hanno deciso di mancare l'appuntamento
col voto della domenica appena trascorsa siano elettori del Pdl, partito
vittima di scandali, divisioni interne e in definitiva protagonista di un
assoluto tracollo sull'isola: gli azzurri prendono il 12,50% nella coalizione
che sosteneva Nello
Musumeci.
Una punta d’orgoglio
mi sia consentita: ci volevamo noi siciliani per sputarvi in faccia tutto il
nostro disprezzo,per assestarvi un bel calcio nel sedere, anzi “’ndo culo”, per
rifiutare, pisciandoci pure sopra, il vostro ipocrita “ diritto di voto” e per dichiarare “ urbi
et orbi” definitivamente estinta,
chiusa, fallita, scomparsa, volatilizzata questa vostra falsa democrazia.
Abbiamo sputtanato di fronte al mondo intero questa Italia ormai devastata dalle
metastasi irreversibili del
clientelismo,dalla sessantennale pratica del voto di scambio, dell’assistenzialismo diffuso. Questo non vuol
significare che vogliamo consegnare la Sicilia a qualche “guru”, non abbiamo eredi , né tanto meno leader
da seguire, ma solo la spinta di quell’ormai tenue DNA che, non ostante la
lunga traversata dalla Grecia, c’è rimasto nel sangue e che ci ricorda come
funzionava la vera democrazia. Il popolo siciliano vi ha svergognato, sputtanato,
schiacciato come una merda secca. Sono centocinquantuno anni che,dopo averci
depredato delle nostre ricchezze con il
falso alibi della unità nazionale, ci tenete relegati ai margini del Paese. Non
volete costruire il Ponte sullo Stretto perché andrebbe contro gli interessi
della mafia che prospera sul nostro isolamento; avete sempre fatto finta di
volerci aiutare ( Cassa del Mezzogiorno e antimafia professionale e parolaia)
regalando quei soldi sempre alla mafia ed ai razziatori nordisti e sabaudi ;ci avete
sfruttato,trattato come indifesi e puzzolenti emigranti con le valigie di
cartone, facendoci intravedere salari da sopravvivenza ma a casa vostra; avete
costruito una classe politica locale degna del peggior Principe di Salina, del
peggior Gattopardo, una serie di encomiabili maestri nell’arte di farsi ricchi e potenti servendosi della mafia, che
porta consenso politico - vero Orlando? – e benessere
sporco di sangue ai tanti, troppi scrivani e parolai, inutili cantori
dell’antimafia professionale ma fattivi aedi sostenitori della stessa malavita.
Vi abbiamo cancellato, spazzato via, licenziati, ameno per cinque anni vi
abbiamo sbattuto fuori dalle palle: intanto fuori dai gabasisi gente oscena
come Fini ed il suo FLI; fuori gente
come il “finto puro” Vendola (quello che
smargiassa in televisione perché assolto in primo grado, ma solo in uno dei due
processi nei quali è imputato,dall’accusa di “concussione”( guarda caso giusto in tempo
per le primarie del centrosinistra) (dimenticando che ci sono ancora altri due gradi di giudizio
per questo processo ed un altro processo intero), quello che governa ancora la Puglia solo perché i suoi
amici Magistrati condannarono a quei tempi in primo grado Raffaele Fitto, ex Presidente
della Regione Puglia, che oggi – troppo tardi – viene da loro stessi – la
faccia di tolla ha un limite – assolto “ per
non aver (allora) commesso il fatto”. Pari pari con quanto ha
fatto la stessa Magistratura con Francesco Storace, alla Regione
Lazio, messo sotto inchiesta giudiziaria per consentire a Marrazzo di
conquistare la Regione Lazio ed oggi “assolto per non aver commesso il fatto” dalla
stessa Magistratura. Basta con gente prodotta
dall’uso sfacciato e politico della Magistratura stessa , come Antonio Di Pietro che, insieme a Gerardo D’Ambrosio, siedono nel Parlamento di questo Paese non
per merito proprio , ma perché hanno ricevuto ciascuno il proprio seggio (i propri “ trenta denari”) per aver tradito la
Giustizia ed impunemente e sfacciatamente lasciato impunito il “ tangentato PCI” da Mani Pulite. Questi sì, Signori Magistrati, che sono solari “ patti
criminali”, accordi delinquenziali fra “potere politico” e “ magistratura
corrotta” davanti ai quali vi girate dall’altra parte, davanti ai quali vi
inchinate,ossequiosi ed viscidi, perché sperate di captare la condiscendente e
gratificante benevolenza dei potenti .
Tutti dicono che
Grillo ha vinto. Fregnacce allo stato puro. E non solo per
una pura questione di numeri. Grillo fatica, fa campagna elettorale, spende quattrini, affitta
claque e persone, imita Putin, Videla, Mussolini, Franco,ecc, traversa a nuoto lo Stretto ( complimenti
vivissimi) , arriva a nuoto a Cariddi, scortato dai suoi gerarchi, poi scala
l'Etna a torso nudo , fa insomma la solita encomiabile performance del puro
cabarettista. Ma come leader politico si rivela una barzelletta, una
sciocchezza, una frana, perché la sua “offerta
politica” è così tanto povera che in pratica il 56 per cento degli elettori siciliani neanche
va a votare. Insomma, tutto questo ambaradam per nulla, visto che ad aver stravinto
è proprio quell'esercito dell'astensionismo che il giullare ligure avrebbe dovuto
e voluto arruolare nel suo Movimento a 5 stelle, per sfondare e, chissà, stravincere. I
grillini poi, invece di interrogarsi su quanto è accaduto, invece di mostrare
la necessaria sensibilità politica di evidenziare il loro fallimento politico,
i grillini stanno lì a giocare col
Monopoli delle proiezioni del voto siciliano sul voto nazionale e hanno anche
la faccia tosta di parlare del loro ” movimento” come di un vero partito tradizionale. Cosa ne
sanno costoro di cosa significhi veramente un “ partito politico” in termini di
cultura, storia, tradizioni, offerte politiche, ecc, ma che ne sanno. Non per
colpa loro, quarantenni, ma per colpa di
una Scuola che ha somministrato negli ultimi cinquanta anni “ un banco gratuito
da scaldare” invece che “ cultura” e perché sono dunque , come è evidente e
ormai noto, privi della cultura di un Guglielmo
Giannini, della pura passione rivoluzionaria laica di un Marco Pannella dei tempi belli.
Gente, questa, che, come Grillo, riempiva le piazze , ma non per
far ridere la gente , non per sbraitare volgarità ed oscenità come Grillo, ma perché
aveva delle cose da dire alla gente , gente che ha cambiato il Paese con una
dose di satira pura ma con vagonate di proposte politiche affascinanti.
Il dato che fa impressione - spaventando qualcuno
e facendo gioire altri - è una sorpresa, ma sorpresa soltanto per modo di dire. Ci
riferiamo ai consensi raccolti da Giancarlo
Cancelleri, il candidato del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo che
ormai è al 18% ( decuplicati i consensi del 2008. Il Movimento grillino, di
fatto, sull'isola è il primo partito. Segue il Pd che nella coalizione che sostiene
Rosario Crocetta ha preso il 13,6% (comunque più del 5% in meno rispetto
al 18,8% raggranellato quattro anni fa).Il
vero ed unico "trionfo" è quello di Lombardo - Una
chiusa, infine, dedicata alle elezioni in Sicilia . Esse sono state il trionfo
del "Gattopardo" Raffaele. L'ex governatore se la ride: ha piazzato
pure il figlio Toti e, con gli assetti che si sono delineati, punta a rifare la sua stessa ex maggioranza,
composta guarda caso da sinistra, Casini e Mpa. Ma insomma, avete capito o no
che hanno votato solo quelli che comandavano ?
DE
POLITI
Oggi dedico qualche riflessione e qualche ricordo a due giornalisti
faziosi e smemorati(o semplicemente ignoranti?), a Marco
Politi, cresciuto nella redazione di La Repubblica ed a quel Marco Travaglio la cui fortuna editoriale e mediatica è dovuta solo a Silvio Berlusconi (quale sua unica preda designata) ed al suo padrone,la Magistratura, impegnata nella di lui ( di Berlusconi)
cattura , dead or
alive, da quando nel 1994
costui scese nella contesa politica ed osò sbeffeggiare la sinistra comunista (che
già si leccava le labbra assaporando un facile successo, ormai a portata di
mano– grazie alla esecuzione dei partiti politici avversari eseguita dai
giustizieri di Mani Pulite – e cioè fare dell’Italia un solo boccone) stravincendo
sorprendentemente le democratiche elezioni politiche del 1994. Ne parlo a
proposito dei loro interventi su “Il Fatto Quotidiano” di qualche
giorno fa,a proposito della legge sulla soppressione del carcere per la
diffamazione da parte dei giornalisti, dove il primo, Marco Politi si diverte a scrivere un bel mucchio di fregnacce e di falsità.
Consueto stile La Repubblica, nulla
di nuovo sotto il sole. Questo patetico falsario, intervenendo sull’argomento ( carcere
fascista per i reati d’opinione per i giornalisti) sostiene che Sallusti ,
l’unico Direttore di giornale in procinto di farsi 14 mesi di carcere per
un articolo non scritto da lui, deve farsi la galera, che nulla merita perché “ la notizia da lui divulgata era un gelido crimine contro una
persona innocente” . Per capirci, costui sostiene la legittimità del
codice fascista Rocco,introdotto nel 1930 e sostiene anche il principio ( anch’esso tutto
fascista e comunista) della “ responsabilità oggettiva” come fonte di pena corporale (un
principio di vera barbarie giudiziaria, utilizzato a piene mani dai feroci regimi comunisti e stalinisti ) per
terrorizzare e controllare la popolazione utilizzando fidati delatori e spioni ( chi ricorda il famigerato “ capo scala” dei
tempi nazisti?), come accadeva,senza andare troppo lontano nei tempi ,nella
vicina D.D.R. degli anni ottanta - novanta
con la Stasi. Colpito da improvvisa amnesia , Politi
dimentica che la nostra Costituzione ( quella stessa che poi, quando gli conviene il Politi definisce apoditticamente come la “ più bella del mondo”)
sancisce un fondamentale principio
democratico di civiltà giuridica, del
tutto opposto al suo ragionamento : quello, cioè, per il quale la responsabilità penale è sempre
e solo personale. Così uno
smemorato Politi bolla il
Direttore Sallusti come un “ criminale diffamatore professionale che,tenuto conto delle sue
passate condanne per identici motivi diffamatori, merita pienamente il
carcere”.
E allora, Politi, che
ne facciamo del suo Vicedirettore Marco Travaglio,
quello che ancora ieri difendeva l’ormai indifendibile Antonio Di Pietro,
come “gli amici degli amici” usano difendersi fra di loro? Glielo chiedo perché
mi sono permesso di confrontare i trascorsi giudiziari di Sallusti e di Travaglio-
cose lecite, la prego, basta andare su Wikepedia – per trovare sgradite
sorprese per Politi
e fonte di grande preoccupazione per Marco
Travaglio. Perché il, diciamo, “palmares” penale di Sallusti è robetta da educande rispetto a quello di Marco Travaglio che, con simili precedenti, alla prossima
denuncia per diffamazione a mezzo stampa – salvo assicurata impunità per
benevolente concessione dei Magistrati – dovrà sicuramente scontare ben più di
quattordici mesi di galera come Sallusti.
Ricapitolo sinteticamente il curriculum giudiziario di Sallusti e poi quello di
Travaglio, per consentire,
all’eventuale lettore, un confronto.
LE CONDANNE DI SALLUSTI
Nel novembre del 2010 Sallusti è stato oggetto di indagini giudiziarie, disposte dalla Procura di Napoli nei suoi confronti, per violenza privata nei confronti della presidente di Emma Marcegaglia. L'inchiesta si basava soprattutto su alcune intercettazioni telefoniche che coinvolgevano anche Nicola Porro, un collega di Sallusti. Sallusti respinse le accuse, e negò categoricamente di avere mai parlato al telefono o di persona sia con Arpisella (segretario della Marcegaglia) che con Marcegaglia. Ha poi querelato il capo della procura di Napoli Giandomenico Lepore che aveva affermato che le conversazioni telefoniche di Sallusti con Arpisella giustificavano l'indagine nei suoi confronti. Indagini ancora in corso.
Il 14 giugno 2011 è stato sospeso per due mesi dalla professione giornalistica in seguito ad un'azione disciplinare avviata dall’ Ordine dei giornalisti della Lombardia, per aver consentito la collaborazione presso Il Giornale, dall'ottobre del 2006 al luglio del 2008 dell'ex giornalista e deputato Renato Farina, anche se quest'ultimo era stato radiato dall'Ordine. Irrilevante dal punto di vista penale.
Il 17 Giugno 2011 Sallusti è stato condannato dalla Corte d'appello di Milano a un anno e due mesi di carcere – è il caso in questione - e a 5000 euro di pena pecuniaria, per diffamazione a mezzo stampa, in riferimento a un corsivo pubblicato sotto lo pseudonimo Dreyfus nel febbraio 2007 su Libero , giudicato lesivo nei confronti del giudice tutelare di Torino Cocilovo che ha sporto denuncia. Il giorno 26 settembre 2012 la Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva la sentenza a un anno e due mesi di reclusione, Oltre al carcere, Sallusti è stato condannato al pagamento delle spese processuali, al risarcimento della parte civile e a rifondere 4.500 euro di spese per il giudizio davanti alla Suprema Corte.
Il giorno successivo è iniziato un nuovo processo per diffamazione a suo carico, sempre per omesso controllo su un articolo pubblicato da un giornalista di Libero nel 2007, quando Sallusti era ancora direttore di quel quotidiano: il querelante anche stavolta è un magistrato della Procura militare di Padova.
Si tratta dunque, per Sallusti,
di una condanna definitiva e di due indagini per diffamazione in corso.
LE CONDANNE DI MARCO TRAVAGLIO
Per non occupare troppo spazio- visto che
basta andare in Wikipedia per verificare quel che scrivo – informo che Marco
Travaglio ha sulla groppa la bellezza di
11 condanne penali per diffamazione a
mezzo stampa, delle quali una sola ( procedimento promosso dal giornalista Antonio Socci
nel 2004 ) è stata “ rimessa” dal denunciante
a seguito delle “ pubbliche scuse” del Travaglio, ma resta l’onta penale. Credo
che sia più che sufficiente.
Si aspettano e sperano , credo invano, acconce repliche di Marco Politi.
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GIOVANNA MELANDRI E LA RAZZA PADRONA.
UNA STORIA INDEGNA DI UN PAESE CIVILE.
Giovanna Melandri è
nata a New York il 28 gennaio 1962, è una politica italiana, ma è anche, senza
alcuna colpa presunta sia chiaro, la cugina di Gianni Minoli.
Costui,dopo gli
studi liceali presso l’ Istituto Sociale di Torino, si laurea in Giurisprudenza.
Ma il suo destino non lo segna la sua laurea, ma l’essere il “ marito di “ Matilde Bernabei,
figlia di Ettore
Bernabei famoso e potente
direttore generale della RAI. Nel 1972 , ormai genero di Bernabei, entra in RAI, altro che mettere cappello. Oggi
una sua figlia, Giulia
Minoli, ha sposato tale Salvo Nastasi, il quale è un tuttofare piuttosto
autorevole della segreteria del Prof.Lorenzo Ornaghi, titolare della cattedra di “
Dottrine politiche” alla Cattolica di Milano nonché attuale
Ministro dei Beni Culturali del Governo Monti. In poche e povere parole,
Giovanna Melandri è stretta parente di Salvo Nastasi il quale ha suggerito al
Prof. Ornaghi di nominare Giovanna Melandri alla Direzione del Maxxi di Roma. Una
famiglia di potenti, quella dei Bernabei,una bella poltrona per una cuginetta
trombata dalla politica, ma titolare del vitalizio e di alcuni benefit castali.
Quali titoli per questa nomina? Nessuno. Ancora baronie medioevali , ancora
privilegi per i “ figli di”, uno schiaffo in faccia alla meritocrazia come
unico strumento per l’uguaglianza reale , un inno alle baronie culturali che
d’altra parte Giovanna
Melandri, finché è stata in Parlamento, ha sempre difeso a spada
tratta, battendosi contro le riforme universitarie proposte dal centrodestra
che volevano attutire se non proprio eliminare le castali e dinastiche baronie
universitarie. Oggi Giovanna Melandri , che non ci pensa nemmeno ad
uno scatto di pulizia e di dignità ed a dimettersi da questo incarico, non
sapendo a cosa attaccarsi per mantenere il privilegio, mette in giro la voce
che intende destinare il suo emolumento a qualche opera di bene. Le solite imbecillità,
fregnacce degne giusto di un Veltroni (
ricordate il vitalizio di costui da Euro 10.000,00 al mese per due mandati
parlamentari, incassato da quando aveva 49 anni, destinato, a chiacchiere, ad
una non meglio identificata fondazione pro Africa ?) abile a costruirsi una
carriera politica di tutto rispetto gettando
fumo negli occhi dei suoi seguaci. Un alibi, un paravento dietro il quale si
rifugiano i figli di papà, colti con le manacce nella marmellata. Ministro Ornaghi,
reagisca, sfanculi alla grande questo Salvo Nastasi, si ribelli se ne ha coraggio e
dignità politica, alla trama della potente ed arrogante famiglia Bernabei, ne
esca a testa alta. Ma se non ce la fa o non se la sente, pazienza, ma se ne vada, si dimetta. Un pupazzo nelle mani
dei Bernabei non merita né una cattedra universitaria né tanto meno di rappresentare un Paese democratico.
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FIAT,FIOM,MAGISTRATURA,COSTITUZIONE.
Ancora la FIAT. Ancora la Magistratura. Ancora la FIOM. Ancora un esempio di “magistratocrazia
pura” ( sappia Berlusconi che quel termine mi appartiene, per averlo coniato
molto prima della sua recente e “scandalosa”
conferenza stampa di Villa Gernetto), al cui confronto la “ cara guida dei Guardiani di Allah”
dell’Afghanistan o dell’Iran di Ahmadinejah
è robetta da ridere, roba da “ nonni” da caserma con le “ reclute”, un niente
insomma , per render l’idea. Senza
intorcinarsi nelle date e nelle diatribe passate sul caso FIAT, c’è solo e
sempre la FIOM,sempre sulle posizioni barricadere della “ ideologia della
piena occupazione” degli anni settanta,che,non potendo più contare
sulla“ politica” come a quei tempi come strumento democratico parlamentare, usa
strumenti di sola protesta piazzaiola, evitando però da sempre, accuratamente e
paraculescamente, di confrontarsi
seriamente sull’unico elemento dirimente della faccenda FIAT e cioè “ sulla produttività”
( chiaro e semplice: si prendono le ore
effettivamente lavorate in un anno da un
operaio italiano e le si confrontano con quelle effettivamente lavorate sempre in un anno dagli operai europei e mondiali.
Semplice semplice, please!). Poi ne riparliamo, quando volete. La nostra “grande stampa” dovrebbe informare
la FIOM, la CGIL, Gad Lerner, Mauro, Il Fatto, L’Unità, Ballarò , nani, comici,
ballerine , donne cannone e perché no anche Passera e la Fornero , che l’IRI è
stato liquidato dal 2000, non ostante Prodi e la sinistra politica che avrebbero senz’altro
preferito una sua continuazione - a nostre spese s’intende ( cioè con nostre maggiori imposte da pagare)
- per creare e mantenere posti di lavoro improduttivi ma che avrebbero loro consentito,
come sempre nel passato,di barattare occupazione con consenso e voti politici. Greppie pure. E che
la FIAT, Marchionne o qualsivoglia imprenditore non deve vivere, appunto, di “consenso
politico” e conseguentemente di appalti politici, ma di “libero mercato mondiale” e dunque di regole un
“ cincinin” diverse da quelle stataliste adorate da FIOM, CGIL e compagniucci
vari.
Mi frega assai che
non sia piaciuta a tanta stampa , al banchiere Passera
o alla sabaudo/lacrimosa Professoressa Fornero,ma la reazione della FIAT di Marchionne (alla
sentenza che le impone di far rientrare in produzione gli ex operai FIOM che ne
erano stati esclusi per “ discriminazione”) è totalmente sacrosanta. La guida
di un’impresa ha bisogno della sua propria “ libertà di impresa”sancita
costituzionalmente ed ogni sua limitazione è una vero e proprio attacco alla libertà
d’impresa. Chi altri deve stabilire la dimensione della forza lavoro necessaria
a realizzare la produzione consentita dal mercato se non la stessa impresa?Quanti
soloni, che hanno anche scritto rivendicazioni opportunistiche di tale libertà
quando faceva loro comodo, oggi non si rendono conto delle profonde lesioni che
tali sentenze infliggono a quella libertà d’impresa! Questa pretesa, della FIOM e della
Magistratura, di imporre l’organigramma esecutivo di un’impresa mi appare come
una sciagurata riedizione del famoso “imponibile di mano d’opera” giolittiano che, dopo
il tremendo biennio rosso del 1919/1920, provocò quella rabbiosa reazione
contadina che provocò, di fatto, e giustificò nei fatti la reazione fascista.
Certo la similitudine è estrema, lo ammetto, ma il ragionamento “ per estremo o
per assurdo” chiarisce sempre il pensiero in modo chiaro e trasparente. Non ci
vuole poi molto acume nel constatare che questo vezzo di imporre dall’esterno e
per via giudiziaria le decisioni in materia di organigramma non fa altro che
rendere del tutto inaffidabile, aleatorio, incerto ogni piano di investimento,
ogni ipotesi di risanamento, ogni speranza di salvataggio di aziende. Marchionne
reagisce a questa imposizione
autoritaria, a questa incertezza del diritto e della libertà di impresa, che
altera la sostanza produttiva di un accordo che era stato approvato, via referendum,
dalla maggioranza degli operai e che un solo sindacato, la FIOM/CGIL, intende
sabotare attuando una vera e propria guerriglia giudiziaria, essendosi preclusa,
di propria volontà come l’ultimo giapponese nella giungla, ogni altra strada sindacalmente e
democraticamente accettabile. Perché
ogni guerra è la fine della ragione ed è
il ritorno della bestialità umana.
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Roma,
venerdì 3 novembre 2012
Gaetano
Immè
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