SE L’ILVA E’ RESPONSABILE DEI
DECESSI, PERCHE’ NON VENGONO INCRIMINATI ANCHE I CORRESPONSABILI SINDACI E
PRESIDENTI DELLA REGIONE PUGLIA?
La Magistratura procede come un carro armato nella sua teoria.
Pur non disponendo di dati scientifici
certi che inchiodino l’ ILVA di Taranto alle sue responsabilità , per la Magistratura l’ILVA è
un assassino a piede libero e con l’arma carica, pronta ad uccidere. Più
produce, più inquina, più la salute delle persone è in pericolo: questo è
l’assioma del Magistrato Patrizia Todisco e di quel Tribunale. E dunque quella
Procura di Taranto ha disposto sia il
sequestro dell’acciaio prodotto ( che era dunque pronto per la vendita in giro
per il mondo) sia il sequestro di impianti in funzione , sia l’arresto ( le
imputazioni sono terribili: inquinamento ambientale, omicidio plurimo,
ecc) di alcuni componenti della
proprietà ( Riva padre e figlio ed altri manager) sia un’inchiesta su alcuni
politici locali, Sindaco di Taranto compreso.
Dopo i provvedimenti di tre mesi fa con il famoso “ ordine di sequestro”
dello stabilimento , si è scatenata fra quella Procura e la proprietà la guerra delle perizie. Non dimentichiamo
che , a seguito del provvedimento di
sequestro di tre mesi fa, vi era stato un accordo fra Governo Monti ed azienda
per una riconversione graduale degli impianti.
Ma ora, con questi nuovi provvedimenti , quell’accordo diventa carta
straccia. La Magistratura entra a gamba tesa in quegli accordi e li disintegra.
Riconvertire gradualmente gli impianti ora non è più possibile e la proprietà,
davanti alle scelte del Tribunale ha a sua volta preso la decisione di fermare
il giochetto, chiudere lo stabilimento di Taranto. Ma la guerra fra ILVA e
Procura non è finita qui, perché nel frattempo sono state effettuate due
perizie .Non sono in grado di esprimere giudizi scientifici in merito alle
stesse , ma posso leggerle ed anche interpretarle. E noto tutta una serie di
evidenti e lampanti contraddizioni. Le
motivazioni esposte dalla Todisco nel
provvedimento di custodia cautelare per questi primi otto dirigenti e che si
basano sulla perizia epidemiologica da essa ordinata, sono di evidente tipo
“indiziario”. Scrive Todisco che “ le particelle di metalli pesanti hanno un
rilevante impatto negativo sulla salute dell’uomo”, che “ nell’area tarantina
si registrano significativi eccessi di tumori polmonari e vescicali” deducendone che questi siano “
morti riconducibili all’Ilva” ed al “ disegno criminoso “ messo in atto dalla
società i quali, di fatto, non hanno impedito “una quantità imponente di
emissioni diffuse e fuggitive nocive in atmosfera, in assenza di
autorizzazione” ( si riferisce alla mancanza dell’AIA, autorizzazione Integrata
Ambientale che avrebbe dovuto essere
rilasciata dall’ARPA che è l’azienda Regionale istituita dal Governatore
Vendola per questa occorrenza).
Gli accusati respingono le accuse, definiscono
“totalmente inaffidabili e non probanti” le perizie chimiche ed epidemiologiche
prodotte dal Tribunale. Ma non c’è
bisogno di andarsi a studiare le perizie dell’ILVA, basta leggere quelle della
Procura per capire che c’è molto che non torna. Secondo i rilievi della Procura
fra il 2004 ed il 2009 le stime di “ particolato medio” ( nocivo se supera
certi limiti che vedremo ) variano a Taranto fra i 22,9 ed i 34,9 microgrammi.
Come possono tali misurazioni, si chiede l’azienda – e ci chiediamo anche noi –
essere considerate causa delle morti quando proprio in questi giorni a Roma , a Milano, a
Firenze, si registrano 55 microgrammi ?
Subito Maurizio Landini, FIOM, nella sua intervista a “ Pubblico” di
Luca Telese, ha indicato come esempio da seguire
la Francia, dove Hollande ha confermato di voler rendere pubblica un’impresa privata,
il colosso ArcelorMittal. Tornare cioè alla “ nazionalizzazione”, indietro
nella macchina del tempo. ArcelorMittal
è stata costituita nel 2006 ed è oggi il
primo produttore mondiale di acciaio, nata dall’acquisizione , da parte del
miliardario indiano Mr. Lakshimi Mittal , della lussemburghese Arcelor. Vi
faccio una domanda: chi andrà più ad investire in Francia se il Governo di quel
Paese non escluse la improvvise “nazionalizzazioni”? Da noi, solo al
pensiero di tornare all’IRI di Prodi, ai
sotterfugi che permisero di regalare
l’Alfa Romeo agli Agnelli, a quelli che volevano regalare la SME a De Benedetti
ed a tutto il giro opaco e malmostoso che ruota , come squali famelici, intorno
alle nazionalizzazioni, viene il voltastomaco.
Vedremo cosa avrà da dire questo Governo su questo
argomento, considerato che l’unico che avrebbe dovuto parlare, e cioè il Capo
della Magistratura Giorgio Napolitano, invece
subdolamente si gira dall’altra parte, dato che la famiglia Riva
potrebbe decidere anche di lasciare. Certo, l’unica cosa sicurissima che c’è in
questa brutta storia è che il potere politico nazionale e locale, ma sopra
tutto quello locale dato che l’ambiente è di competenza regionale fin dalla
modifica del Titolo V della Costituzione che è del 1999, ha troppo consentito
alla famiglia Riva di non investire in risanamento ambientale. Se, come asserisce la
Todisco, la proprietà dell’ILVA ha organizzato il “ disegno criminoso” teso ad
inquinare l’aria e provocare morti, perché non leggo, insieme all’incriminazione
dei Riva, anche quella di tutti i Sindaci di Taranto e di tutti i Presidenti di
Regione?
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PRIMARIE E LORO INDICAZIONI
I risultati delle primarie del centrosinistra dimostrano il leader
del Sel, Nichi Vendola, ha in mano il futuro politico
della sinistra, salvo diverso avviso da parte della Magistratura. Innanzi tutto
non dimentichiamo che Vendola è indagato per tre processi: sul primo (
concussione per favorire un Medico) è stato assolto in primo grado, ma ve ne
sono ancora due di gradi , mentre oltre al secondo legato alla Sanità pugliese
in attesa di dibattimento se ne è ora aggiunto un terzo, per l’ILVA. Ci sono tuttavia già alcune sue dichiarazioni illuminanti. La prima: "È
impensabile un endorsement per Renzi". Certo Bersani è arrivato primo, ma
Renzi è riuscito a vincere la sua sfida personale: non solo ha incassato oltre
il 36% delle preferenze ma è anche riuscito a strappare diverse zone rosse al
segretario del P.D. e ad accreditarsi come leader democratico nei Paesi del
Nord Italia. Non solo. Se Bersani poteva contare sull'appoggio dell'intero
establishment di via del Nazzareno, il primo cittadino di Firenze ha lavorato,
fianco a fianco, coi comitati che hanno girato le principali piazze d'Italia
per convincere gli elettori della sinistra a voltare pagina, a cacciare i vari
Rosy Bindi, Massimo D'Alema , Walter Veltroni, Anna Finocchiaro e aprire una nuova stagione
politica. E’ finita, domenica sera, con un "arrivederci" a domenica prossima
per il ballottaggio, che deciderà chi guiderà la coalizione del centrosinistra
alle elezioni politiche del 2013.
Renzi sa benissimo che, a questo punto, ha bisogno di
andare a recuperare gente nuova che, alle
primarie, ha votato per Bruno Tabacci, Laura Puppato o Nichi Vendola; che gli otto punti da recuperare non sono
certo pochi. E sa benissimo che il leader del Sel, che ieri ha incassato oltre
il 15% delle preferenze, strizza già l'occhio a Bersani. Tuttavia, va
considerato che, se politicamente Vendola è più vicino a Bersani che a Renzi,
non è certo che quel 15% di elettori vendoliani si consegni “ agràtise” nelle mani di Bersani. Insomma, per dirla con
le parole di Vendola: "Bersani se li deve conquistare i voti che sono venuti a
me nel primo turno". Fra i due, dunque, non esiste nessun
accordo politico, semmai un implicito e tacito endorsement a carattere
generalista. Il leader del Sel ha,
infatti, fatto sapere di voler "ascoltare puntigliosamente Bersani e
Renzi" per "orientare il proprio sostegno". Anche a sinistra
dunque i voti vanno ad un tot a chilo, a
chi offre di più come al mercato rionale . Nel Pd, nonostante sia appunto
scontato l’appoggio al segretario Bersani date le distanze che separano il
governatore della Puglia dal sindaco di Firenze si ha, però, anche la
convinzione che il governatore non lo farà a costo zero anche sul fronte di
eventuali futuri incarichi. Non solo (e questo Vendola lo dice chiaramente):
"Bersani deve dire parole chiare sulla differenza di genere , sulla crisi
e sul lavoro". Insomma il leader del Sel nel “ costo “ del suo consenso ci
infila le nozze gay e la riforma fiscale che andrebbe a colpire i redditi più
alti.
Vedremo.
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RENZI HA DISTRUTTO VERGASSOLA
Ieri sera, a “ In Onda” su LA7, ho visto uno spettacolo che al
confronto “ Il bagaglino” è una noia mortale, uno spettacolo sopraffino , che spero sia
solo l’ antipasto di un futuro politico
civile per il nostro disgraziato Paese: Matteo Renzi attaccato con odio rancoroso da tutta la sinistra, in
modo particolare da Luca Telese, un
giornalista e da Dario Vergassola, quel signore che fa di professione ( dice
lui) il comico e che soffre di un grosso complesso di superiorità considerando
tutti gli altri “pura cacca” ( ipse dixit a proposito di chi votava
Berlusconi).
Credendo di distruggere Matteo Renzi,i il comico , un
habitué di trasmissioni dove pontifica senza contraddittorio con conduttori
compiacenti, come la Dandini o come Fazio, come uno di quei pifferi di montagna
che credevano spocchiosamente di andare a suonare ( e che finirono suonati), ha
chiesto a bruciapelo a Renzi “ se credeva che Palazzo Chigi fosse ad Arcore “
( riferendosi alla visita di Renzi al Premier Berlusconi ). Il suo viso, già
triste e moscio di suo, è rimasto
letteralmente di sasso,zitto,distrutto e svergognato dalla replica di Renzi: “ quando mi chiama il
Primo Ministro del mio Paese, io vado da lui ovunque. E se fosse stato Bersani,
sarei andato anche alla pompa di benzina di Bettole”. Una lezione civica da un giovane per un
vecchio bavoso e rancoroso . Una figuraccia da sparire.
Entra poi in scena l’ex de “ Il Fatto” , quel Luca Telese ora de “
Servizio pubblico” che con fare serioso ha praticamente accusato in diretta
Renzi di essersi fatto finanziare non si sa da chi e di aver speso milioni di
euro senza alcun controllo. Mal gliene incolse, perché Renzi “ Guardi Telese, se lei vuole veramente
informarsi, Lei trova tutto il movimento finanziario , compresa la Leopolda, in
web. Quello che è stato incassato con nome cognome, indirizzo, telefoni, email
di chi ha versato e quello che è stato speso, euro per euro, ogni spesa con
relativa fattura. Vada e prima di addebitarmi sprechi immaginari, si documenti.
Io l’aspetto quando vuole Lei.”
Che altro volete per dire a Renzi bravo?
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POLITBURO SOVIETICO A RAI3
Voi non ve ne siete accorti, ma domenica pomeriggio – mentre voi,
popolo di ignavi e di buoi pensavate alle partite di calcio –
in uno studio della RAI , Radio Televisione Italiana, mantenuta con i soldi
nostri, si è riunito un vero e proprio Politburo sovietico . Politburo, per chi facesse finta di non ricordarlo, indica letteralmente l'ufficio politico, ossia
un organo esecutivo presente nei Partiti Comunisti . E siccome nella concezione
leninista il partito è "avanguardia del proletariato “ , il partito ha di
solito il potere di controllare lo Stato: chi occupa dunque una posizione nel Politburo ha nelle proprie
mani un potere enorme.
E domenica
25 novembre, un vero e proprio “
Politburo “ composto da Lucia Annunziata e da
Susanna Camusso ( “In mezz’ora”)
ha dato il suo prezioso contributo alla "causa democratica". Una
sceneggiata da Mario Merola. L'intervistatrice (Annunziata) imbeccava l’intervistata (Camusso) fino a tirare fuori il rospo e chiedere che cosa rappresenterebbe una vittoria del
sindaco rottamatore alle primarie del Pd. La risposta di Camusso è laconica: "Sarebbe certamente un problema".
Quindi la leader rossa argomenta: "Le sue ricette
sul lavoro viste all'ultima Leopolda non ci hanno trovato favorevoli, sono
molto distanti dalle nostre e sono un problema per il Paese".
Tutto questo sulla RAI ( pagata coi soldi nostri) e mentre erano in corso le
elezioni primarie del P.D.. Un vero e proprio Politburo sovietico con tanto di
classica scomunica comunista. Così, tanto per influenzare “ democraticamente”
chi volesse votare Renzi. Come ai bei tempi di Krusciov.
Buona la replica di Matteo Renzi: "Spero che
arrivi il giorno in cui il segretario della Cgil non avalli nessuno, su un
canale nazionale".
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LE MODIFICHE COSTITUZIONALI
DI GIORGIO NAPOLITANO
Napolitano Giorgio è il primo Presidente della Repubblica italiana
che non si limita, come ha fatto Cossiga, ad indicare e
denunciare, magari con forza, magari “picconando”, i guasti della nostra Costituzione, no.
Giorgio Napolitano, scuola PCI , URSS dipendente, la Costituzione l’ha di fatto
modificata , creando quella che la stampa intelligente e colta chiama “
Costituzione materiale”. E dunque ci sono alcune novità importanti quanto a
questo, prendiamone atto.
1.
Il Governo non deve essere eletto dal
popolo o dal Parlamento, ma deve essere proposto dal Capo dello Stato o, quanto
meno, scelto da lui;
2.
Il Capo dello Stato non è più il Capo
della Magistratura, perché Napolitano non ha aperto bocca, pur essendo un gran
chiacchierone, sulla revisione della Legge sulla diffamazione o sull’ILVA;
3.
Se un Senatore, come dice Napolitano “
non si può candidare”, vuol dire che la Costituzione è stata già modificata
senza che me ne fossi accorto . Perché una bella “ dimissione”, un bel gruppo
politico ( e che ci vuole per un bocconiano, Dio mio!) et voilà, ecco il
bocconiano candidato Premier!
4.
Sapete perché Napolitano sta tanto a
tampinare sulla questione della Legge Elettorale? Le ragioni sono diverse, ecco
le più importanti.
Primo perché ormai siamo una “ Repubblica
Presidenziale”, come gli Usa, come la Francia. Ma vale soltanto se lui o un suo amico è il Presidente
della Repubblica.
Secondo perché Napolitano “comanda”
Parlamento , Senato e Governo , anche se voi non lo sapevate. Quel tale Governo
vorrebbe fare un Decreto Legge? Napolitano dice che non si può. Quell’altro
Governo mette sessanta fiducie ? Se è di un amico “ de sinistra” si può.
Terzo perché Napolitano , essendo stato
trasportato sul Colle come un pacco postale grazie a quel velocissimo mezzo di trasporto che è il Porcellum ( in breve: elezioni del
2006, vinse l’Unione di Prodi , con una maggioranza dovuta solo al
“fascistissimo premio di maggioranza”. Grazie a quel “premio” quel Governo
attese che quel Parlamento di “nominati”
( tante Minetti messe insieme) arrivasse vanamente alla terza votazione. In tal
modo riuscì a “nominare”( un’altra Minetti) ed a depositare , come un pacco,
Napolitano al Colle con una maggioranza semplice, alla faccia della
Costituzione. Così oggi Napolitano, che tra poco deve sgombrare l’appartamento alla
manica lunga sotto sfratto esecutivo , è terrorizzato dal non poter fare i suoi
bravi sotterfugi ( per esempio: mi dimetto prima. Mi dimetto poco prima? Aspetto
la scadenza?ecc.)per mettere al suo posto un suo raccomandato.
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IL VERO POTERE E’ IN MANO A
COLORO CHE NESSUNO HA ELETTO.
Non è affatto vero, come annotavo ironicamente nel precedente
scritto, che un senatore a vita non possa presentarsi
alle elezioni. Basta che costui rassegni le dimissioni da Palazzo Madama e che si
candidi a Montecitorio. Lo potrebbe fare Monti , ma non lo fa e non lo farà.
Perché? Semplice, Watson, elementare. Se mai decidesse di scendere ora in campo
e capeggiare una lista centrista in cui aggregare non solo l’Udc di Casini ma
anche gli amici di Montezemolo e di Riccardi e qualche frangia scissionista del
Pdl, otterrebbe un risultato modesto da un punto di vista numerico e
fallimentare da un punto di vista politico. E’ quindi decisamente improbabile che Mario Monti si imbarchi in una
simile avventura,preferendo aspettare,seduto in poltrona, la quasi sicura successione a se stesso alla
guida del governo nella prossima legislatura.
Fare una sua “lista”? A meno che Monti si svegli
improvvisamente “rifondarolo” o “ black block” una lista Monti, stretta da
destra ed alternativa alla sinistra, arriverebbe sì e no al dieci – quindici
per cento dei consensi. Potrebbe “incasineggiarsi”,
ovvero seguire lo schema dei “due forni”, tanto caro a Pier Ferdinando Casini e
cercare di diventare il perno di maggioranza variabili. Ma lo farebbe al prezzo
di diventare un soggetto politico come tutti quelli tradizionali e di perdere
quella “aureola” di super partes che gli
ha permesso di diventare Presidente del Consiglio senza alcuna investitura
popolare e che può assicurargli non solo la successione a se stesso a Palazzo
Chigi se non addirittura, quella a
Napolitano al Quirinale. Non esiste dunque alcuna convenienza né alcuna
opportunità che Monti si faccia trascinare nella campagna elettorale da quanti
si dicono montiani perché costoro hanno solo
scoperto il modo di sistemarsi per la vita nella carriera politica sfruttando il
suo nome . Forte dunque dell’esperienza umana e politica di Silvio Berlusconi,
sul cui carro vincente e trionfale sono
saltati al volo una consorteria di
opportunisti banditi da valico, che poi alla prima occasione ( vedi Casini,
Follini, Buttiglione, Fini, Tabacci,Bocchino, Della Vedova, ecc) hanno venduto il loro seggio al miglior
offerente ( avete presente i tavolini portatili dove i tre compari giocano a “
carta vince e carta perde” a Piazza Garibaldi a Napoli? Bene. Solo identici,
spiccicati) , il Prof. Monti seguirà le indicazioni del suo “mentore”,cioè del
Capo dello stato e aspetterà serenamente alla finestra che passi la nottata elettorale. Quale migliore
occasione ? Perché sarà proprio in quel momento che l’Europa ed a seguire Napolitano
torneranno ad indirizzare la politica italiana verso la formazione di un
esecutivo emergenziale che rimetta in ordine i conti dello stato facendone
pagare il prezzo ad una società nazionale per mezzo secolo abituata a vivere da
parassita se non da pura magnaccia.
Insomma , cari lettori, la “ foto di Vasto” era di tre soli politici, ma non
conta niente ormai . Il dominus del Paese è invece immortalato in quella foto “ di gruppo” che ritrae tutti i
governanti europei, con al centro Giorgio Napolitano. Tutta gente che nessun
popolo ha eletto.
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Sulla ridicola faccenda del Dr Sallusti non credo sia il caso di andare ancora a
rimestare i fatti, perché , è noto, la cacca più la smuovi e più fete, puzza. C’è
sempre poi chi dentro la merda si trova a suo meraviglioso agio, come “Il Fatto”,
come “ Il Corriere della sera”, come “ Repubblica” e come “La Stampa”. Davanti
al vomitevole scempio compiuto dai
giannizzeri di quelle testate sull’affare Sallusti costretto ( non lo ha
chiesto lui, gli è stato concesso motu proprio da Bruti Liberati , Procuratore
Capo di Milano) agli arresti domiciliari a casa della sua compagna, volevo
ricordare loro qualche episodio. Comincio da Scalfari Eugenio e Jannuzzi Lino,
entrambi condannati per gli articoli sull’Espresso sui fatti del così detto “Piano
Solo”. Furono entrambi graziosamente salvati da Giacomo Mancini, allora
Segretario del PSI, che li nominò ( come se lui fosse un Re e quei due due
Minetti qualsiasi) il primo Deputato ed il secondo Senatore . In tal modo il “ duo
“ evitò il carcere in quanto allora l’impunità
era assicurata dall’immunità parlamentare che era ancora in vita. La stessa
cosa fu fatta per un assassino come Moranino, “nominato” da Togliatti nelle
liste del PCI ed inviato in Cecoslovacchia. Quando tornò fu fatto senatore a
vita. Un pluri assassino che l’ha fatta franca grazie al PCI. Mi fermo qui,
poveri idioti, per carità umana. Non mi piace vincere facile.
Provo pena per Napolitano, per Monti e per la
Severino, nessuno di costoro ha mosso un dito per evitare questa infamia al
Paese. Però in compenso non so a quante conferenze, riunioni, adunate,
conferenze e simili hanno partecipato. Bravi difensori della dignità del Paese.
Chi però mi indigna proprio è quel Mario
Calabresi, direttore della Stampa, figlio del Commissario Calabresi. Uno che dice
di avere il diritto di assecondare e servire gli assassini di suo padre, ma che
non riconosce che altri possano avere il diritto opposto, come il figlio del
Giudice Coco il quale si è guadagnato da vivere senza fare il maggiordomo degli
assassini di suo padre, ma suonando il violino. La sua infinita sfrontatezza ,
figlia della sua opaca carriera , lo porta ai limiti dell’umana comprensione,
sul ciglio della meschinità ed anche oltre. Affari della sua coscienza, se ne
ha una non svenduta già al potere dei poteri forti.
La trovata di Bruti Liberati, parlo dei
domiciliari a Sallusti, ha scatenato una rissa furibonda fra i Magistrati e gli
avvocati. Nessuno, nemmeno Sallusti , ha chiesto tale forma alternativa, ma Bruti Liberati ha
tentato con questa stupida mossa di sanare la vergogna mondiale di un
giornalista italiano in carcere per un articolo che lui non ha mai scritto. Ora
avvocati, magistrati, scribi di redazioni dibattono su supposti “ privilegi”
per Sallusti. Ma costoro ce l’hanno un cervello?
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Roma, mercoledì 28 novembre 2012
Gaetano Immè
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