NOI PENSIAMO ALLA VERA VERGOGNA MONDIALE
DELL’ITALIA, NON LA SINISTRA.
Lo ripeto ancora una volta: l’Italia non avrà mai un
equilibrio di Paese civile e democratico
se non riformerà quella putrefatta cancrena che è la sua Giustizia. Tutta la
giustizia, compreso il nostro sistema
carcerario, quasi il peggiore al mondo, sicuramente il peggiore del mondo
europeo.
Disgusta che,avvicinandosi le elezioni politiche, non si senta nessuno
porre come cavallo di battaglia questa piaga
puzzolente che ammorba e imputridisce il Paese, nessuno. Non voglio fare
polemiche, ma quando la sinistra non fa altro che perdere il proprio tempo inventandosi
l’esistenza di “ nuove leggi ad personam” che si rivela poi essere solo
una miserabile bufala; quando la sinistra difende lo statu quo della
Magistratura, difendendo anche tutti gli
assurdi privilegi dei Magistrati,
impunità compresa, cercando di abbattere
ogni tentativo, sempre migliorabile, fatto dal centrodestra per iniziare a civilizzare
il pianeta Giustizia; quando la sinistra difende un Magistrato il quale, pur
essendo amico della sorella di un imputato ( un politico di sinistra, imputato
di concussione) non sente il dovere di astenersi
dal giudicarlo, lasciando ad altri il compito per rispetto del più elementare buon
senso e per rispetto di tutta la Magistratura; quando la sinistra
tace,fregandosi - di nascosto e per la contentezza - le mani che venga quotidianamente svergognato
un semi imbecille come Fiorito solo perché un furfantello di cifre non eccelse e del centrodestra, mentre
si paluda da arcigno custode dei sacri riti ermellinati se la così detta
giustizia tace su delinquenti conclamati come Penati e come Tedesco, uomini delle istituzioni di sinistra che hanno saccheggiato lo Stato con tangenti e
concussioni stratosferiche , solo perché di sinistra; beh, allora il disgusto si tramuta in ribrezzo per le
falsità ideologiche e le menzogne che costoro continuano a spacciano da secoli
sul Paese.
Intendiamoci,
non che intenda minimamente attenuare le responsabilità del centrodestra
sull’argomento giustizia: diciamo però
che almeno un suo programma, fin dal 1994 per riformarla lo ha
presentato; certo era da discutere, da limare, da sistemare, ma era stato
presentato. Invece i trenta o più processi penali ai quali la Magistratura ha rovesciato
addosso al leader del centrodestra appena sceso in campo, moltissimi dei quali sono
poi risultati basati su accuse inesistenti o false – tanto da provocare
ventisette assoluzioni sui trenta processi – non solo non ha consentito alla coalizione
stessa, sebbene vincitrice di due elezioni (2001 e 2008) politiche, di attuare in
piena libertà democratica quella riforma, ma l’ha addirittura costretta a
creare alcune norme che la salvaguardassero dalle strumentali accuse della Magistratura. Ha sbagliato il centrodestra in
maniera clamorosa, s’è fatto mettere all’angolo dal centrosinistra che s’è
sempre celato dietro le gonne della potente Magistratura, sorpreso più che spaventato
dalla furibonda ed incontrollabile potenza e prepotenza giudiziaria, non ha
avuto “ le palle” per reagire a quelle false accuse, per scrollarsi di dosso lo
sbigottimento e riconquistare il centro
del ring per imporre al beota e livoroso
giustizialismo da santa inquisizione la legge della democrazia , la vittoria
della civiltà sul dominio della prepotenza e del sopruso imposto dalla sinistra con la
complicità della sua Magistratura organica.
ncora:
l’altro giorno è stato presentato il nono rapporto di “Antigone” sullecondizioni di detenzione in Italia. Un rapporto che documenta non
solo la situazione di vera e propria tortura in cui è costretta a vivere la
comunità penitenziaria. Sono i mezzucci per cercare di edulcorare questa
realtà, a risultare disgustosi. Secondo i dati ufficiali, al 31 ottobre 2012,
la capienza regolamentare dei 206 istituti penitenziari è di 46.795 posti. «La notizia però incredibile - scrive Antigone nel rapporto - è che due mesi
prima la capienza degli istituti era di 45.568 posti. A noi non risultano
apertura di nuove carceri, né di nuovi padiglioni in vecchi istituti di pena. A
che gioco giochiamo?».
Giocano, i bocconiani ed i tecnici, inconcepibilmente inaffidabili a
costruire degli annunci ad
effetto,che non hanno corrispondenza con i fatti reali, a dare i numeri nel
vero senso della parola. Giorni fa il Ministro
Severino, in visita al carcere veneziano della “Giudecca”, dopo aver
promesso novemila posti in più ha aggiunto che ne erano stati già creati
quattromila. Come e dove nessuno s’è azzardato a chiederglielo , neanche i “
giornalisti da denuncia” così bravi ad urlare alla luna se di mezzo c’è il
nemico politico. Se invece c’è un Ministro dell’amico del compagno Napolitano,
beh, allora “ un bel tacer”. E il
Ministro, figuriamoci, sì è ben guardato dal chiarirlo. Tutto però è degno di
un bel “ Sim! Salabim!” , di un bel mago
Silvan: da agosto a ottobre 2012
vengono “creati” circa 1.200 nuovi posti. Nel mese successivo (la visita alla
“Giudecca” è del 12 novembre), eccone altri 2.800 nuovi. Chi ci capisce è un
mostro di intelligenza.
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SINISTRA
ITALIANA, DACCI OGGI LA NOSTRA BUFALA
QUOTIDIANA.
Il fatto è che pur di fornire ai loro “ indocti lectores”, come terapia
giornaliera di mantenimento, la loro razione
quotidiana di “ pane ed odio”,” i due
grandi giornalisti non si sono ben documentati sulla notizia, cioè su
quell’emendamento, mettendo in evidenza quello che loro credono di avere
capito. Cioè poco se non proprio nulla.
Cominciamo a
ragionare con la testa e non con le budella.
L’emendamento esiste, porta la firma di
cinque senatori del PDL che sono
Valentino, Delogu, Mugnai, Balboni e Sarro. Informo che Valentino è un
famosissimo penalista di Catanzaro e che
Delogu oltre che ex Sindaco di Cagliari è anche un avvocato di rilievo come
Franco Mugnai , come il ferrarese Alberto Balboni, come Alberto Balboni e come
, infine, il senatore Carlo Sarro. Non
voglio santificare i politici, ma insomma, se sei noti avvocati e senatori
firmano un emendamento, pensare che ci mettano la faccia per obbedire al
comando di un mandante, beh, mi sembra che sia già di per sé un ragionare da
imbecilli.
Cos’hanno tanto da sbraitare Il Fatto
e Repubblica? Il Fatto scrive testualmente che “ In caso di violazione del diritto comunitario si potrà
presentare ricorso davanti
alle Sezioni Unite della Cassazione. Sia in caso di
giudizio civile che penale. Lo propone un emendamento
del Pdl, tra i 1600 presentati al decreto
Sviluppo ora all’esame della commissione Industria del Senato.
La norma, contestata duramente dal Pd, avrà effetti anche sulle sentenze
passate in giudicato nei due anni antecedenti all’entrata in vigore della
legge. E si avranno 180 giorni di tempo da questa
data per presentare ricorso. Il pensiero corre veloce alla sentenza sul
Lodo Mondadori, che arriverà tra poco in Cassazione.” Repubblica, poi, dà per scontata la retroattività della
disposizione in questione e ovviamente pensa alla solita legge “ ad Mondadori”. Fissazione,
per gli stipendiati da De Benedetti o terrore che Mondadori possa vincere in
Cassazione? Entrambe le cose, secondo me.
Sarebbe davvero auspicabile che prima di scrivere, ci si rendesse
anche edotti sugli argomenti sui quali si pretende di
pontificare. Fatto è che questo
emendamento ha lo scopo di porre rimedio alle svariate condanne che l’Unione
Europea ci infligge a causa del mancato rispetto del diritto comunitario da parte
della nostra Magistratura, condanne che si traducono in un esborso di denaro di
dimensioni notevoli. Questo è l’obiettivo della proposta. Quanto poi all’affermazione che detta norma
sarebbe introdotta con un effetto retroattivo, mi pare sciocca e fanciullesca.
Quando mai potrebbe passare una norma simile se la non retroattività della
legge è un caposaldo dello Stato di Diritto? Misteri gloriosi nascosti nei
cervelli di chi ha sostenuto tali baggianate. Che siano tali, baggianate voglio dire, risulta
non solo – per quanto attiene la retroattività – alle correzioni che
dell’emendamento erano state fatte nella serata di ieri – e delle quali gli
indignati autori non conoscevano nemmeno l’esistenza – quanto perché ritenere che sia una norma per il Lodo Mondadori, giunto
oramai in Cassazione,significa non aver capito nulla di quella disposizione. Essa proposta si applica a quelle cause nelle quali siano
state eccepite fin dall’inizio violazioni delle leggi o del diritto comunitario.
Pertanto dare per scontato, come fanno i grandi giornalisti, che Mondadori
possa ricorrere al giudizio della Corte Europea “dopo” la sentenza della
Cassazione onde sperare di eliminarla per tale via,atteso
che in quella causa non sono state mai denunciate violazioni della legge e del
diritto comunitario, significa solo sparare baggianate,
considerato inoltre che non si capisce
come Mondadori o Berlusconi potrebbe avere il potere di costringere poi la
Corte Europea a dargli retta e ragione senza se e senza ma. Cretinate allo
stato puro. Per quanto riguarda poi l’affermazione della “ retroattività” di
tale emendamento, faccio presente che i grandi giornalisti che hanno sostenuto
questa tesi non hanno neanche letto bene
quella sua clausola finale, quella che
loro indicano come fonte della pretesa retroattività, quella che si limita a fornire, in via transitoria,
una possibilità di tutela, certamente più celere, a coloro che hanno già
presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, o che si
apprestino a presentarla , evitando, così, spreco di tempo e danni
economici per lo Stato. Ovvio che per presentare validamente questo ricorso, le
pretese violazioni del diritto comunitario debbano essere state eccepite fin
dall’origine della causa e non essere invocate solo ora, dato che, lo sanno
anche i bambini, i ricorsi in Cassazione riguardano solo questioni di
legittimità e non anche di merito.
Tacciono,
invece, i giornali citati, sullo scontro in Senato sulla norma che vorrebbe
porre delle severe limitazioni alla candidabilità dei Magistrati ed al loro rientro in Magistratura
dopo la fine del Mandato parlamentare. Tacciono, ipocritamente e con la
coscienza sporca, anzi lercia. Perché, senza giri di parole, la sinistra
difende i Magistrati, anche quelli che entrano ed escono dal Parlamento usando
la porta girevole, come fosse un albergo ad ore. Il perché questo blog lo sa
molto bene e lo ha anche più volte denunciato. Anche oggi ve ne parla, più
avanti. A giudizio di questo blog ad un magistrato dovrebbe essere
assolutamente vietato il Parlamento: la divisione dei poteri e la loro
reciproca indipendenza lo pretendono. Perché , anche se un Magistrato dovesse
dimettersi dal ruolo magistrale per
entrare in politica, è di tutta evidenza come la sua influenza e la sua rete di
amicizie nella Magistratura arrechino un evidentissimo sfregio all’autonomia ed
all’indipendenza del potere legislativo, anche sotto forma di ricatto o di
intimidazione. Non parliamo neanche, poi, di un magistrato che neanche si
dimette dalla magistratura - come tanti ce ne sono - e che nella Magistratura
rientrerà a fine mandato. Figurarsi chi mai oserà contraddirlo in Parlamento.
Il nuovo testo base sulle regole alle toghe per entrare e uscire dalla
politica – che questo blog
non condivide - è firmato dai relatori Carlo Sarro (Pdl) e Felice Casson (Pd), ma i democratici
sbarrano la strada . A sinistra si afferma che non sembra giusto penalizzare i magistrati che decidono di far
politica. Penalizzare ? Ah si? Dio mio come sono penalizzati i vari Violante,
Finocchiaro, Casson, D’Ambrosio, Di Pietro, Mantovano, ecc. che uniscono,
poveri cristi, il vitalizio parlamentare a quello da magistrato dopo aver
sovvertito la sovranità popolare dal 1995 in poi! Quanto soffrono!
Secondo
il ddl tutti i magistrati, anche fuori ruolo, non possono essere eletti in Europa, in
Parlamento o negli enti locali «se nei 24 mesi antecedenti» hanno esercitato
negli uffici giudiziari della stessa zona. Non possono ricoprire incarichi di
governo se non sono in aspettativa, obbligatoria per tutto il mandato e con lo
stipendio d'origine, senza indennità di carica. I non eletti non possono per 3
anni, esercitare nella zona dove si sono candidati, né ricoprire incarichi
direttivi per 2 anni. Si prevede anche che i magistrati ordinari eletti, al
rientro debbano andare, anche se in sovrannumero, al Consiglio di Stato o
all'Avvocatura.
Sarà pur sempre qualcosa, anche
se ancora largamente incompleta.
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ECCO UN PRIMO BAVAGLIO MESSO DELLA SINISTRA AL LIBERO PENSIERO!
Repubblica ha censurato un post di Pierluigi Odifreddi ,un blogger indipendente. Una vergogna. Esprimo al Prof. Odifreddi tutta la mia indignazione, tutto il mio disgusto per la vergognosa epurazione. Abituato come sono a rispettare le opinioni di tutti gli altri , sopra tutto se contrarie alle mie, fino al punto di battermi perché pur non condividendole gli avversari siano sempre liberi di esporle, credo che, pur essendo l’opinione del Prof. Odifreddi non assistita da alcuna base di coerenza ( Odifreddi ha paragonato nel suo blog affidatogli da Repubblica le azioni militari israeliane alle logiche belliche dei nazisti ), debba essere rispettata. Ma se un giornale affida un blog a un collaboratore, deve lasciargli libertà d’opinione e correre il rischio che non sia allineato alla linea del giornale . E quando, come in questo caso, il giornale ritiene l’opinione inaccettabile, la risposta non deve essere la brutale censura, stile nazismo o comunismo.
Un giornale autenticamente democratico non avrebbe censurato Odifreddi, lo avrebbe lasciato alle sue responsabilità intellettuali diversificandosi dal suo pensiero. Non è che ci voglia molto. Bastava, come si dice, prendere le distanze da quel blog .Ma Repubblica non è evidentemente un giornale “ democratico”, perché impone ai suo collaboratori la linea da seguire. Non collaborerei mai con Repubblica, perché mai accetterei di scrivere quello che vuole il padrone, pur di mangiare la biada quotidiana. Ma c’è chi lo fa, pazienza. Repubblica soffre di forti squilibri intellettuali, di una malattia che corrode e che fatalmente porta alla peggiore schizofrenia. Tratta sempre gli argomenti col solito “ doppio pesismo”, tipico di chi accetta una cosa solo quando e se gli fa comodo. Per esempio difende i gay che sono l’emblema della “ diversità sessuale”, ma non tollera la “ diversità politica” che pure non attiene , come per i gay, alla sfera sessuale e quindi corporale, ma alla sfera intellettuale. Una contraddizione clamorosa ed indifendibile. Repubblica si veste con i panni del liberismo, ma non riesce a soffocare l’istinto centralista, dirigista, statalista , settario, omologante e intollerante, tipico di chi, come accadeva ai tempi di Lotta Continua e dell’infatuazione comunista, divide il mondo in buoni e cattivi. Repubblica non “dubita” , Repubblica “ milita. Il caso di Odifreddi è estremo ma paradigmatico.
Questa è la grande scuola di Scalfari, Mauro e compagni: questa sarebbe l’élite culturale della sinistra italiana. In questo modo Repubblica, i suoi redattori e collaboratori educano i lettori alla libertà di pensiero.
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ECCO UN SECONDO BAVAGLIO DELLA SINISTRA AL LIBERO PENSIERO!
Una doverosa informazione. Circa un anno fa uscì un libro dal titolo “ Le mani nel cassetto. E talvolta anche addosso”. Era una raccolta di esperienze amare di alcuni giornalisti ed era stato edito dall’Ordine dei giornalisti nel mese di Giugno del 2011. Raccontavano le loro esperienze vari giornalisti, “ perquisiti” su ordine della Magistratura. Prefazione del Presidente dell’Ordine, Dr Jacopino, interventi e racconti di Gianni De Felice, Fabio Amendolara, Antonio Barlassina e Giuseppe Cortese, Enzo Bordin, Claudio Brambilla,Roberto Catania, Ilaria Cavo, Gian Marco Chiocci, Vittorio Feltri, Emiliano Fittipaldi, Anna Maria Greco, Diego Longhin, Mimmo Mancini, Carlo Vion, Paolo Orofino, Nicola Porro, Fiorenza Sarzanini, Giovanni Tortorolo, Alessandra Ziniti, Stefano Zurlo. Il Direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, pubblicò una recensione del libro. Dovete sapere che la testimonianza di Stefano Zurlo riguardava tale Antonio Funetta,l’autista di Chicchi Pacini Battaglia, il banchiere un gradino sotto Dio, per dirla con Piercamillo Davigo, il protagonista di Mani pulite 2, una delle figure più potenti e misteriose della storia di Tangentopoli, chiacchierato anche per i suoi rapporti con Antonio Di Pietro; Funetta, dunque, era anche lo chauffeur del presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro. Anzi, il contrario: l’autista del Quirinale serviva pure Pacini Battaglia, un inquisito . Imbarazzante, sospetto, incredibile, ma era così. In contemporanea, un pezzo grosso, non so, forse il questore o il prefetto un vice, chiama Maurizio Belpietro. Non conosco le parole esatte della conversazione, ma il senso è chiaro: “Il Presidente è indignato e dobbiamo rimediare in qualche modo, dobbiamo mostrare i muscoli”.Giusto. Ciascuno fa la sua parte. «Il Giornale» pubblica. Il capo dello Stato si irrita. La procura di Milano fa scattare il blitz. Il cronista si guadagna– perché questo è il risultato – un quarto d’ora di celebrità. E chi non aveva letto il pezzo, ora in un modo o nell’altro viene a conoscerlo dai telegiornali, dalle radio e dagli altri quotidiani. La perquisizione è stata ordinata da Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo, due dei celebri pm del Pool, anche se Mani pulite è finita da un pezzo. ( testuale dal libro ).
Bene, so che è difficile crederci, ma
sappiate che per quella presentazione il dr. Sallusti è stato
ancora una volta denunciato in sede penale da quei due P.M., ora ricchi, agiati ma sopra tutto “potenti”
mammasantissima della Giustizia, dentro
la quale contano ossequiosi e genuflessi seguaci ed allineati esecutori.
Eccolo, lo zelante P.M. di turno, tale Dr. Fiorillo Vincenzo ( Sostituto
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Milano , lo
stesso dove “imperava” il Pool e dunque dove Davigo e Colombo rappresentano “
la cupola “) il quale , più che
genuflesso direi addirittura “ asfaltato” alla volontà dei due
“potenti”, ha
subito deciso il rinvio a giudizio del Dr. Sallusti.
Dunque sembra che sia diventato un reato persino
ricordare come si sono svolti i
fatti, tremo pensando alle cose che ho ricordato su Di Pietro e su Napolitano ! Forse saranno rimessi in funzione, previa oliata, il vecchio patibolo o direttamente una
rudimentale forca se non addirittura la
ghigliottina, uno strumento giudiziario tanto caro a Magistrati del genere ed
ai loro reggicoda. Vedremo. Per me, questa è una vendetta a scopo intimidatorio
, una meschina, pura, schifosa, vendetta intimidatoria contro un Direttore che
, al momento, incarna una parte del pensiero democratico e liberale del
centrodestra .
Intanto, lungi dal prenderli
sul serio ma considerandoli per quelli che sono e cioè arroganti e prepotenti
esponenti di una consorteria magistrale,
spesso gaglioffa, che offende ed insozza,
con la sua schizofrenica onnipotenza , il buon nome ed il decoro del Paese,
ritengo che i due meritino una giusta punizione, una bella lezione. Siccome la
loro denuncia penale per presunta“ diffamazione a mezzo stampa” contro il Dr.
Sallusti ha lo scopo di chiedere un indennizzo monetario, per prima cosa propongo, a chi compete, di denunciare i due per tentata estorsione,
estendendo il reato anche a quei magistrati che dessero corso alla loro
pazzesca richiesta, per il reato di concorso nell’estorsione. Inoltre presenterei una denuncia al CSM contro il Dr Fiorillo Vincenzo per un lampante
“ abuso di potere”.
Ecco,
questi sono i Magistrati che la sinistra difende, per i quali la sinistra pretende di mantenere questo
incivile statu quo: se non è un’associazione per delinquere questa, finalizzata
allo scardinamento delle basilari libertà costituzionali , ditemi voi.
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CASSEZ-VOUS, CONNARD DE LA GAUCHE
CAVIAR!
Quanti mesi sono passati dalla vittoria
di Hollande
alle presidenziali della Francia? Non molti, ma i risultati già si vedono. Già
persa la “ tripla A” sui loro titoli pubblici ! Ma non basta. Ricordate la
famosa “ tassa sui ricchi” proposta a bocca piena da Hollande durante la sua
campagna elettorale? Quella così cara alla sinistra italiana, da Bersani a
Vendola, da Letta a Ferrero? Quella imposta che si prefigge di espropriare per
il 75% (un’enormità ridicola ) coloro che possiedono un patrimonio superiore al
milione di euro. La famosa redistribuzione
del reddito dell’”economia del
cavolo”. Intanto si tratta di patrimoni denunciati, altrimenti chi la
pagherebbe ? Dunque non solo un contribuente ha già pagato le sue brave imposte, ma ora Hollande e la gauche caviar gli vuole
rubare il 75% di quanto costui s’è messo
da parte con redditi già tassati. Ricordate anche come fu trattato Bernard Arnault, l’uomo più ricco di Francia, che per reazione a tale
esproprio proletario voleva abbandonare la Francia? “Liberation” dette sfogo al suo miserabile ed esultante livore
classista con un “ Casse-toi, riche con ! “ “Vattene, ricco coglione” che è
un’opera d’arte per rappresentare quanto sia veramente cogliona la sinistra,
comunque si chiami: ezquierda, gauche, sinistra.
L’
imposta verrà applicata in Francia fra qualche mese. Ed è stata la fortuna per Néchin, un paesino sperduto, duemila abitanti, al confine fra
la Francia ed il Sud ovest del Belgio, distante solo un paio di chilometri dal
confine francese , dove è sufficiente risedere – senza prendere la cittadinanza
– per essere soggetti al fisco belga. Bene, oggi, grazie ad Hollande ed alla sua gauche caviar del menga, (una banda di parassiti che vorrebbe vivere di rendita
coi soldi sottratti a chi se li è guadagnati)
quel paesino è diventato la Mecca dei francesi. Tutti lì, a sbeffeggiare Hollande e la sua grandeur, Hollande e
la sua “ gauche au caviar “, a
Néchin dove uno paga imposte
accettabili senza temere successive rapine di Stato. Il capitale francese
fugge, la Francia perde la tripla A, perde occupazione, perde imposte, una pura
coglionata tipica della sinistra ideologica ed irrazionale. Se dunque volete incontrare
gente come Depardieu,o Mulliez (patron di Auchan) o Johnny Hallyday o quel signore
proprietario del colosso Lvhm, ma sì, proprio Mr. Arnault, quello che fu
sprezzantemente apostrofato con arrogante prosopopea “ casse-toi, riche con”
, fatevi un giretto in Belgio. Sentirete tanti francesi spernacchiare Hollande, Liberation, tutta
la gauche au caviar cantando in coro un bel “
Au revoir, mes connard de la gauche
caviar !«
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ACCORDO SULLA PRODUTTIVITA’
ANTEFATTO
Voglio fare i miei vivissimi complimenti alla Signora Camusso ed alla CGIL tutta, compresa la FIOM di Landini, per tutti gli insuccessi fallimentari che sono riusciti ad inanellare. Roba da far impallidire Schettino, Cimabue ed Attila messi insieme. Ricordo, per gli smemorati di Collegno e dell’Italia tutta: Fincantieri, Alfa Romeo, Alitalia, Tirrenia –solo fino ad oggi - sono le perle dei fallimenti che hanno sulla coscienza. Per non parlare poi del loro fattivo e concreto contributo ad una seria azione di deindustrializzazione del Paese, attuata con decenni di uso vessatorio ed anticostituzionale di quell’arma criminale e micidiale della “concertazione” che un laureato in Giurisprudenza livornese, un bancario, depositato come un pacco postale a Palazzo Chigi prima e sul Colle poi perché rigorosamente iscritto da sempre alla CGIL, irresponsabilmente gli regalò. Fu, quella “ concertazione”, una sorta di consorteria fra sindacati, padroni e governi , tutti insieme per espropriare la sovranità popolare, tutti insieme per occupare illecitamente il campo che la Costituzione riservava al Parlamento, consorteria le cui scorribande hanno prodotto decenni e decenni di impoverimento e di un immobilismo corporativo da fare paura , schifo e terrore.Indigna, letteralmente indigna e fa inorridire la disonestà intellettuale di un Franceschini, che pure si esibiva sulle pubbliche piazze come un saltimbanco di strada, giurando qualsiasi stronzata sulla Costituzione, della quale però se ne fregava altamente poi nei fatti ( estorcendo, per esempio, la sovranità politica al popolo, tanto per ricordare una sua perla ), peraltro relegato ormai al ruolo del cretino dei Fratelli De Rege dalla compagnia di giro del centrosinistra, che compie in Parlamento la suprema ed ignobile impostura di parlare di “ sovranità popolare” , come un killer che torna sul luogo del delitto, ricevendone anche grotteschi consensi. Una vergogna.
Come costoro abbiano ridotto l’Italia dovrebbe essere lampante a chi guarda i fatti: hanno fatto scomparire la chimica italiana, l’elettronica italiana, la siderurgia italiana ( tra poco tocca anche all’ILVA) , la navalmeccanica italiana, praticamente tutta la struttura produttiva del Paese. Certo, un’opera distruttiva ciclopica, quella compiuta da costoro, un vero capolavoro di autodistruzione per grettezza culturale, ideologica e politica, per insipienza dei più basilari principi di politica economia e di politica industriale di un Paese libero, per quella sorta di inconscio asservimento alle favole ottocentesche che ancora animano quei sindacati per i quali è meglio distruggere l’impresa che accettare un accordo con l’odiato “ padrone”. Roba da nosocomio , da teatrino palermitano dei pupi. Impossibile certo pensare che da sola la CGIL avrebbe avuto la capacità di realizzare un tale disastro produttivo. Il complice c’era, eccome se c’era ed era proprio la politica. E’ opera della politica e non solo di quel bancario livornese depositato come un pacco a Palazzo Chigi aver consentito che la CGIL , cioè una pura minoranza politica , esercitasse, con prepotente arroganza, l’inesistente diritto di decidere per tutti gli altri lavoratori. Ma, non ancora soddisfatti dalle eccelsa catena di impoverimento che la CGIL ha prodotto fino ad oggi, c’è ancora qualcuno, oltre al bancario livornese, che ancora vorrebbe concederle un potere di controllo e di veto, forse perché,costui, ancora intimorito dai ricatti e dalle minacce che da Amministratore Delegato di Banca Sanpaolo subì dalla CGIL e che portò quella Banca sull’orlo del fallimento. Sindrome di Stoccolma pura e semplice, Ministro Passera, riprenda fiato.
L’ACCORDO SULLA PRODUTTIVITA’
Dando a Cesare quel che è di Cesare, diamo volentieri al Professor Monti il riconoscimento dovutogli per aver fatto saltare , con il recente accordo sulla produttività , quel “patto da noi giudicato sommamente scellerato” che aveva segnato l’inizio dell’intesa fra la Confindustria retta dalla Marcegaglia e la CGIL della Camusso e che aveva anche, anche ieri l’altro, contraddistinto quel “patto fra scettici” che il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi aveva stipulato con la CGIL della Camusso. Era appunto da quella prima data, da quel primo accordo fra Marcegaglia e Camusso che era cominciata , nel 2010, la rottura con la FIAT di Marchionne. Bravo tatticamente il prof. Monti, che ha sedotto tutti gli interessati ( sindacati, Confindustria e mondo produttivo) con una mano di poker da maestro, eccezionale. Sul piatto, che piangeva da anni, ha messo la bella puntata da due miliardi di euro pronti per finanziare una “ detassazione degli stipendi di operai ed impiegati” : per “ vedere”,come si dice a poker, bisognava mettere sul tavolo l’accettazione di una maggiore produttività che solo un contratto aziendale, e non nazionale, può garantire. La motivazione giuridica di tale affermazione è lapalissiana: dato che il “ contratto nazionale” è entità astratta ma dotata della “ validità erga omnes” de iure, non vi è, con esso, alcuna possibilità di contrattazione fra le parti. Cosa che invece, ex adverso, è possibile con la contrattazione aziendale. Non so come avrebbero potuto le organizzazioni padronali spiegare ai propri iscritti – piccole imprese ed artigiani sull’orlo del lastrico e senza ormai credito bancario – la rinuncia a quella posta di due miliardi. Sarebbe stato un autentico suicidio. Dunque, al grido di “ piatto ricco mi ci ficco”,l’accordo è stato raggiunto, ma solo con chi è “ andato a vedere”, per restare al dialogo pokeristico. E’ voluta restare “out” la solita CGIL, ormai ritornata su posizioni massimaliste. Spiego meglio: quando si parlava dei soldoni, dei due miliardoni, la CGIL e la Camusso non si erano sdegnosamente rintanati nella torre eburnea dell’ideologia schizzinosa ed accattona. La levata di scudi è venuta quando si è parlato del nervo scoperto della CGIL e della Camusso: delle deroghe al contratto collettivo nazionale che è la sola ed unica arma letale in mano al conservatorismo dei privilegi cigiellini. Spaventata di perdere quel potere che solo la contrattazione unica le conferisce ( strappato per inesistenti motivi costituzionali e legali, ma per regalo di quel bancario livornese, incredibilmente depositato a Palazzo Chigi previa esibizione della sua tessera CGIL di vecchia data ), solo a sentir parlare di “ contrattazione aziendale”, solo a pensare di perdere i suoi privilegi, CGIL e Camusso si sono irrigidite come stoccafissi. Fino al punto di costringere perfino uno Giorgio Squinzi ( che, mai dimenticarlo, più che guidare industriali che stanno e vincono sul mercato globale guida un drappello di pseudo industriali nati, cresciuti e fattisi ricchi con il clientelismo ed il voto di scambio politico all’italiana ) a mandare la Camusso a quel Paese, con quel suo “ cara CGIL non possiamo morire per te”, che è tutto un programma. Noto che questo era anche l’obiettivo della famosa lettera della Bce del giugno del 2011 che chiedeva all’Italia di consentire un maggior peso alla contrattazione aziendale. Devo dire che il mio plauso al Governo Monti è oggi convinto e consapevole, proprio perché ho ancora negli occhi quella meschina figura che fece lo stesso Monti quando dovette chinarsi, prono, davanti alla Camusso, sulla questione dell’articolo 18 dello Statuto in occasione della così detta riforma del lavoro del Ministro Fornero. Ebbene quella triste e penosa vicenda , che vide un Governo italiano servo e schiavo ai voleri di un sindacato privo di qualsiasi investitura popolare ed istituzionale, disarmato davanti al ricatto del consenso da parte del centro e della sinistra che gli imposero – spettacolo inverecondo – di percorrere la via del disegno di legge anziché quello perseguito dal Governo del Decreto Legge. Il P.D. ne ha approfittato, com’è suo costume, celato, nascosto. Ha utilizzato la forza e la faccia degli altri, per incassare qualche briciolo di credibilità. Non è una novità, perché i comunisti che sono riusciti ad entrare a Palazzo Chigi , lo hanno fatto entrandovi camuffati da camerieri, non certo dall’ingresso principale. E’ la storia che dice questo: lo dice per D’Alema premier del ’99 , lo dice per Napolitano al Colle dal 2008, entrambi non eletti ma “ nominati”, come due Minetti qualsiasi. Insomma anche il P.D. ha di fatto abbandonato al suo destino, di pura e retorica retroguardia, la CGIL, ma senza proprie iniziative o dichiarazioni, solo non facendo, rispetto all’accordo sulla produttività, le consuete barricate alle quali siamo abituati. CGIL e Camusso sfruttati dal P.D. finché portavano consenso politico anche se su posizioni retrograde e fallimentari. Poi, come con Di Pietro, appena lo sfruttato non serve più, un bel calcio nel sedere, ma senza dir nulla. Altro che Casini e due forni! Comunque è la vittoria anche della FIAT di Marchionne, non dimentichiamolo. Fu la FIAT che abbandonò Confindustria proprio per la questione della contrattazione aziendale, per la questione del referendum sindacale che mise in minoranza la CGIL. Bene, oggi, non ostante l’occhiuta ed arrogante invadenza della Magistratura del Lavoro , arcigna ed arrogante sostenitrice dell’immobilismo conservativo della CGIL, la tesi Marchionne ha stravinto. Alla luce del sole, senza aiuti da nessuno, per totale assenso di tutti gli altri sindacati, del governo, degli industriali. E’ il fallimento, è la sconfitta del progetto che era stato creato da Sergio Cofferati in CGIL, con la cooperazione del P.D. e del suo vate economico Fassina, della sinistra estrema alla Vendola ed alla Ferrero. Auguri e figli, maschi e femmine, numerosissimi, se saranno sempre di questo genere.
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OBAMA, ISRAELE, TEHERAN, MORSI, PETRAEUS.
Dunque, in sintesi. Per placare la guerra Gaza/Hamas/Iran contro Israele, Mr Obama Barack ha affidato il compito di intermediazione ad un suo fiduciario, che è il Presidente egiziano Morsi. Morsi appartiene ai “ Fratelli musulmani” che sono quelli che adorano l’Iran che aiuta Hamas nella guerra contro Israele fornendogli armi a Gaza. La tregua dell’altro ieri è una scelta autonoma di Israele, una scelta sofferta che Netanyahu ha voluto concedere spontaneamente alla Palestina. Insomma la tregua non è opera di Morsi, né opera di Barack Obama che si è scelto, con poca lungimiranza, l’uomo di fiducia nel Medio Oriente proprio sbagliato. Basta vedere quello che sta succedendo in Egitto, al Cairo. C’è la rivolta contro Morsi, l’uomo di fiducia di Barack Obama, accusato di essere “il faraone”, come e peggio di Mubarak, altro che “primavera araba”, l’Egitto a guida Morsi è sotto curatela ferrea dei “ Fratelli musulmani” – che sono il braccio come Hamas a Gaza è la loro mano – e il loro despota , appunto Morsi, ha assunto in Egitto ogni potere. Non si capisce dove la stampa, Repubblica in modo particolare, veda la vittoria di Obama, forse la legge nel suo libro dei sogni. Inutile girarci intorno: questa tregua è la vittoria di Teheran, del protettore di Hamas, tanto che Netanyahu è sotto scacco a casa sua per la concessione e la tregua è diventata per Hamas una vittoria in forza della quale Hamas sta festeggiando con continua provocazioni verso il confine israeliano, scaramucce che però stanno sfibrando l’esercito israeliano. Se vedo una vittoria di Barack Obama la vedo nella sua capacità di anestetizzare, per circa un anno, con potenti sonniferi diplomatici e mediatici, qualsiasi evento, Gaza compresa, che avrebbe potuto mettere in crisi la sua rielezione. Non per niente in questo lasso di tempo l’Iran ha potuto indisturbato proseguire il suo cammino verso l’atomica ed Israele rinviato ogni iniziativa di tipo militare nei confronti di Teheran e che non reagito all’incremento del lancio di razzi da Gaza. Una trama ricamata dai rispettivi servizi segreti e, a giudizio di questo Blog, dello stesso Obama. In tal modo infatti, il rieletto Presidente americano avrebbe indotto il Governo Israeliano in una posizione psicologica stremata, fino al punto di spingerlo, seducendolo con promesse di rinnovato appoggio, alla concessione della tregua in questione, che si sta traducendo, invece, nella vittoria di Teheran e nel successo di Hamas. Questo costringerà ora il Governo di Netanyahu a scendere a più miti consigli nei confronti di Siria e di Iran sopra tutto perché intimidito e ricattato dal ritorno di Obama alle sue posizioni originarie , quelle più sfacciatamente filo palestinesi per arrivare ad un accordo con l’Iran. Insomma, fuori dai denti: Israele sarebbe la vittima designata del teorema tutto obamiano e clintoniano per stabilire una pace medio orientale basata sul concorso dell’Iran . Questa è la vera chiave di lettura del “caso Petraeus”, altro che donnine e corna ! Lo si comprende bene se solo si ricorda come il Generale avesse, nell’immediato passato, più volte fatto presente a Barack Obama gli enormi rischi ai quali la sua “nuova” politica nel medio oriente esponeva Israele. E’ noto come la CIA a guida Petraeus non facesse altro che rimarcare, quasi quotidianamente, i progressi incontrastati del nucleare iraniano, sul rafforzamento del movimento jihadista nelle tante “ primavere arabe”, sulla Siria . Insomma il Generale aveva le sue idee che erano in contrasto con il piano di Barack Obama e di Hillary Clinton e che riguardavano il ruolo che Barack vorrebbe assegnare all’Iran nello scacchiere medio orientale. Costringere l’Iran, potenza nucleare, ad un accordo di pace significa sacrificare Israele. Una volta vinte le sue elezioni, ecco infatti Obama cacciare Petraeus, come un puttaniere da quattro soldi. Ma dietro c’è il suo progetto: è un delirio o una reale possibilità? Questo blog ritiene sia un delirio e si augura che l’opposizione repubblicana, che negli Usa ha la maggioranza al Senato, riesca a far ragionare Obama. Sarà difficile per gli Usa tenere un piede in due scarpe con Israele. Inutile aggiungere come brilli per la sua completa assenza l’Europa.
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Roma sabato 24 novembre 2012
Gaetano Immè