DEMOCRATICI A MODO LORO
Proprio come cantava Lucio Dalla , “ a modo mio”. Anche il Pd si autodefinisce
"democratico" essendo invece tutto il contrario. Questo gran chiacchierare
di “primarie” anche per scegliere i parlamentari da candidare alle prossime
politiche ha fatto pensare ad un partito aperto e senza timori. Poi, scavi la
notizia, levi tutto il pattume della stampa “ collusa ed organica” e ti trovi
davanti un tavolinetto delle “ tre carte” ( carta vince, carta perde) con un Bersani che si maschera da “
democratico” e che poi, come un Piccolo Padre qualsiasi decide lui e solo lui
chi candidare. Ma quali primarie per il Parlamento, è tutto già deciso, anche
tutto già definito nei minimi particolari! Le primarie per il parlamento non
saranno aperte proprio a tutti. Per essere più chiari: non tutti dovranno
misurarsi con il voto della base per avere il pass della candidatura. C'è una
casta bella grande che invece verrà candidata senza passare dalle urne del 29 e
30 dicembre. Ovviamente si tratta di “ persone devote” a Bersani, intelletti venduti ad una causa ideologica (
cioè proprio l’opposto della dignità umana) ed alcuni di costoro poi talmente servili e salivosi da
essere ormai considerati dei veri e propri “madonnari”, gente così colta e
raffinata da affermare, scrivendolo in un libro senza averne prova alcuna (ovviamente),
che la “ mattanza dei preti da parte della resistenza rossa fu dovuta la fatto
che i preti avrebbero potuto confidato i segreti ricevuti nel confessionale per
vendetta”. Davanti ad uomini di tale calibro intellettuale e culturale,
davanti a questi “figli di papà”, “teppisti
borghesi zeppi di soldi di babbo” che solo opache amicizie e miserabile clientelismo
politico hanno letteralmente “depositato”
su qualche cattedra universitaria, senza alcun concorso per merito, ma non vi torna immediatamente nel cuore e nella mente la
poesia di Totò dedicata agli “accattoni” (‘e pezziente ) dove dice “ Io ne conosco a uno, Peppino “ ‘a
Fiurella”.,S’ ‘a fa’ a Santa Teresa Vicino ‘a Parrucchiella. Si ‘o daje ‘na
cinche lire‘o sango lle va stuorto,t’ ‘a jetta nnanze ‘e piere e arreto te fa
‘e muorte.Dà ‘e sorde c’ ‘o ‘nteresse‘a sera va’ ‘a cantina Tiene pure ‘a “
seicento “,tre cammere e cucina. Invece chillo ‘e Chiaia, misero e
vergognoso,stanotte è muorto ‘e famme, povero e dignitoso “, invece che l’epica “ a egregie cose il forte animo accendono le urne dei
forti, o Pindemonte!”?Insomma
è in arrivo, in Parlamento, un altro esercito di Minetti, stavolta “ de
sinistra”, lo scandalo è sempre lo stesso. Una Legge elettorale immonda che fa comodo ai partiti, che fa
comodo ai segretari dei partiti e che da stracomodo, oggi, alla sinistra. Dei
problemi del Paese, e chi se ne frega.
P.S. Questo blog è in possesso di tutti i nomi di questi “
madonnari” e di questi “ Minetti”, ma non li pubblica. E’ il principio che
questo blog combatte comunque e contro chiunque. I servetti , i madonnari, le
Minetti, i maggiordomi, gentucola che passa e va e che nulla merita.
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NON SOLO SCIACALLI, ANCHE
BRIGANTI DA VALICO.
Quello che spesso dice Napolitano ( per esempio “ chi più ha, più deve
contribuire”), ripetendo un mantra della sinistra ottocentesca, è
semplicemente la ricerca di una “ giustificazione sociologica ad una vera e propria espropriazione, rapina, scippo
, chiamatela come vi pare,di stato”. Dato che l’imposizione
personale ( IRPEF) è già progressiva, è da
sempre, almeno dal 1974, anno dal quale entrò in vigore la “ riforma fiscale”
ancora vigente, una realtà che chi, in Italia, più guadagna, più paga. Perché,
dunque, ripetere queste frasi? La verità semplice è che non ancora soddisfatti ,
gente come Napolitano, come Bersani, come Camusso, come Vendola, pretendono
ancora di più da chi lavora e paga le dovute imposte. Pretendono, andiamo al
sodo, di poter rapinare impunemente chi ha già pagato più
degli altri, con la scusa che servono soldi per mantenere uno Stato ingordo ed
assistenzialista. Eccole le “patrimoniali”, eccole le frasi untuose e viscide
del “comunista nato” – Napolitano – che “ chi più ha, più deve contribuire”.
Praticamente la pretesa di rapinare i soldi guadagnati per far vivere di oboli
assistenziali le clientele di pubblici mantenuti che assicurano però – questi
mangiano “ pane e volpe” ogni giorno!- il consenso politico. Com’è che dice la
Littizzetto? A,Sì! Signori, ci avete rotto il c………!!!!!!!!!!!!
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SI PUO’ RIPETERE IL 1994 ? O IL
2006? DOPO OCCHETTO E PRODI, ANCHE BERSANI DAL DENTISTA ?
Oggi la “ muta degli sciacalli” ( Repubblica, Corriere della Sera,
Messaggero, etc) che si augurava disastri finanziari
a danno dell’Italia a causa delle dimissioni di Monti, fischiettava, fingeva di
parlare d’altro, insomma, faceva la distratta. Che figura che hanno fatto gli
sciacalli! Differenziale giù, borsa, su ma dov'è questa crisi di governo? Le
solite barzellette della solita sinistra. Uno ad uno e palla al centro. Sbaglio
o ieri , pensate voi, all’asta dei nostri BOT si è verificato un tutto
esaurito?Pensate: ieri erano stati offerti titoli per 6,5 miliardi di Euro: le
richieste degli investitori/speculatori sono arrivate addirittura a 12,6
miliardi. Non solo. Si aggiunge che il “differenziale” con i Bund è rimasto
quieto intorno ai 330, mentre i nostri titoli più a breve sono scesi dall’1,7%
di Novembre ’12 ad un migliore 1,4%. Insomma le dimissioni di Mario Monti e la eventuale ricandidatura di Silvio
Berlusconi non hanno minimante sortito tutti
quei nefasti effetti che la banda degli sciacalli si augurava ( a danno
del Paese ovviamente).Una figura degna di loro. Insomma,una tale figuraccia da
fornire a Renato Brunetta, coordinatore
dei dipartimenti del Pdl, un vero “ assist” per affermare che «i corvi che
tifavano per l'aumento dello spread e per l'aumento dei rendimenti sono stati
smentiti”. Eccoci al
punto: lo spread, usato come una pistola
puntata sulla nostra libertà e sulla nostra democrazia,non funziona più e
sarebbe ora di smetterla, Bersani, senza raccontare più le solite barzellette
emiliane.
L’urlo “Forza spread “ come
slogan anti – Berlusconi ricorda
troppo il grido demenziale di “ Uno, dieci, cento Nassiriya”, una vera “
perla” sempre della sinistra. Quelli che oggi urlano “al lupo” (ovvero: il ritorno di Silvio ci
rovinerà, tra rialzi di spread e borse) sono gli stessi della politica e della stampa-tv di sinistra, che invoca (stile
suicida) l’ira degli investitori internazionali sulla ricandidatura a premier
di Berlusconi, come invocava l’eccidio da parte dei talebani di altri mille
carabinieri italiani in missione. Così facendo, però, Repubblica & Co, la “
banda degli sciacalli” , come un Fantozzi qualsiasi, provoca due effetti collaterali
del tutto indesiderati.
La
prima martellata sui denti , che si procura chi vuole
crocifiggere Berlusconi,
è dovuta dalla invocata risalita dello
spread che rappresenterebbe un favoloso
assist per “la speculazione” della finanza mondiale e europea, che vuole
imporre la continuità del governo Monti,
anche dopo le prossime elezioni legislative, per garantirsi una futura vita
facile, comoda e ricca.
Secondo
colpo del martellatore “de sinistra” , ma stavolta direttamente sulle proprie palle:
la “discesa in campo” di Monti, tanto invocata, obbligherà Bersani a fare un deciso passo in avanti, per non
vedere ridotto sensibilmente un bacino elettorale potenziale, stimato dal Pd
intorno al 32%. Bersani sarà dunque costretto ad un fatale “ ensemble ” con la lista pro-Monti decisamente
democristiana ante – litteram,da celebrare oltretutto “prima” delle elezioni, se vorrà acciuffare in extremis il premio di
maggioranza del “porcellum”. Ad avviso
di chi scrive, questo è stato un capolavoro strategico / politico del leader del popolo del centrodestra, perché
facendo mancare l’appoggio del Pdl alle
varie bozze di riforma elettorale,mentre
Bersani gongolava assaporando il
“premio di maggioranza”, ora il
centrodestra può bloccare, ingessare il Senato , così come avvenne nel 2006 con il Governo Prodi. Que – resterà –t –il , de votre
victoire ? Que – resterà – t- il de ces beaux jours? Ecco spiegato il “ vade retro” di Bersani contro Monti,
la cui lista danneggerebbe proprio il Pd, dato come sicuro vincitore delle
prossime elezioni politiche. Perché Monti
si tirerebbe dietro proprio quel “centro moderato“, al quale tutti fanno
occhiolino per la sua nota disponibilità ad “ andare “ con chicchessia, con
Franza o con Spagna, purché sia magnanimo .
In tal modo lascerebbe al Pd solo
l’area “rossa ma anche bianca ” fondata sul connubio fra vecchio PCI e vecchia
sinistra democristiana, mentre Vendola
mieterebbe consensi tra i delusi della sinistra “rossa”. Per sperare ora di “
arraffare” il premio di maggioranza del Porcellum, a Bersani non resterà che accordarsi
con i “montiani “, infilando contestualmente il collo nel nodo scorsoio di
un probabilissimo stallo al Senato, grazie al blocco prevedibile esercitato
dalle opposizioni coalizzate di Vendola-Grillo-Lega-Pdl, nettamente contrarie,
per diverse e talora opposte ragioni, alla prosecuzione delle politiche
montiane, già favorevoli alla acritica obbedienza straniera sull’euro e al servile
rispetto degli accordi con l’Europa.
Mi adeguo al
pensiero della sinistra e spargo veleno , come fa Repubblica
giornalmente. Quanto investiranno, mi
chiedo, i “poteri forti” (vedi recenti
elezioni in Grecia) per impedire alle forze anti-sistema Monti (Lega, Grillo, Sel e, in parte, il popolo di
centrodestra ) di vincere le elezioni in Italia? Dobbiamo votare in massa alle
prossime politiche, per far sentire la nostra vibrata e democratica protesta contro
tutti coloro che ci hanno immiserito, con questa “austerity” che ha, però,
arricchito le bilance dei pagamenti dei
paesi economicamente privilegiati,cioè Germania e Francia. Dovete ricordare
sempre che con il “ Fiscal Compact” il “ sobrio e bravo” Prof. Monti ci ha obbligato
a pagare ogni anno e per venti anni 50
miliardi di euro. Dico 50 MILIARDI di Euro! E che negli ultimi quattro anni la“
governance” europea ha regalato alla Banche private 3.500 miliardi di Euro!
Capito? Con quella stessa cifra si ricoprivano i debiti sovrani di Italia,
Spagna e Grecia, per dire. A noi, invece, interessa fin da subito chiarire a
tutte le Cancellerie d’Europa e del nuovo mondo, che non accetteremo mai di
essere “eteroguidati” proprio da quei poteri forti che ci hanno portato al
disastro attuale, grazie alle loro gigantesche bolle finanziarie, originate da
Wall Street e dintorni di Manhattan.
Ricordatevi alcune cose, che la stampa
“allineata e coperta” dimentica sempre di ricordare. Prima
di tutto che non è affatto vero che venti anni di berlusconismo,
ossia di rinascita del popolo di centrodestra, non abbiano prodotto alcuna
riforma per incapacità di Forza Italia o del PDL o del suo leader Berlusconi.
Ricordo benissimo come nel ’94 quel “ governo populista” di quel “venditore
ambulante di pentole” tentò di fare, subito, quasi venti anni fa, una “riforma
delle pensioni”.Come andarono le cose poi cercate di rinfrescarvi la memoria,
smemorati di Collegno, con la sinistra tutta che scatenò l’ira di Dio delle
piazze, inondate da vacanzieri e pensionati della CGIL ivi trasportati e
mantenuti a spese nostre, contro quella che fu battezzata come “ macelleria
sociale”. Ricordate poi come e perché la Lega si sfilò, nel ’94, da quel
Governo, ricordate le false accuse del Magistrato Di Pietro contro Berlusconi, ricordatevi la
successiva sua completa assoluzione –ma tardiva, nel 2001 –da tutte quelle
false accuse. Ricordatevi di Dino Risi e
del Tognazzi / Di Pietro, Magistrato con
“L’Unità” sotto il braccio e con l’odio verso la odiata classe imprenditoriale
( infatti, Di Pietro, “ io, a quello, lo sfascio!” rientra perfettamente nel
dagherrotipo del delinquenziale Magistrato del film “ In nome del popolo
italiano”!). Proprio adesso che il Paese deve subire il peso distruttivo della
“ Riforma Fornero” , una riforma che fustigazione a sangue dopo tempi biblici
persi dal ’94. Questo ricordo non serve per sfuggire al dibattito sulle
eventuali responsabilità del centrodestra su altri argomenti, ma per dare una
idea precisa, fulminante, lampante di chi, fra quel “ venditore di pentole”
Berlusconi e tutta la sinistra cercò veramente
di non fare del populismo demagogico e di preoccuparsi seriamente del
futuro del Paese. Ricordateglielo, se avete le palle, a Bersanov ed alla sua
congrega si smemorati di Collegno!
Ricordatevi
pure che mille miliardi di euro se ne sono già andati,
solo per garantire gli istituti di credito europei che i titoli dei debiti
sovrani non saranno svalutati, costringendo il contribuente italiano, greco e
spagnolo a pagare centinaia di miliardi di euro all’anno per interessi sui
debiti nazionali! Ora, non c’è più bisogno di formali ed ipocriti inchini e sorrisi
con la Merkel o con Hollande,
dell’ossequio, un po’ servile ed un po’ vigliacco, di un pallido Mario
Monti ,dobbiamo rimanere saldamente europeisti ma dicendo a chiare lettere alla
Germania, alla Francia,all’ Olanda,
etc., che l’Italia non ci sta a morire per il “loro benessere” e che è decisa
financo a sbattere i pugni sul tavolo della trattativa a Bruxelles. Perché la
nostra incommensurabile forza sta, spiace dirlo, proprio nella minaccia di un
nostro default che metterebbe in brache di tela tutti gli altri Paesi. Se
andassimo in frantumi noi, “loro” farebbero la stessa fine in un minuto
secondo,pagando i costi della evaporazione di quella moneta artificiale che è
l’euro ( pensate alle vagonate di miliardi di euro di titoli decennali
italiani, greci, spagnoli, polacchi che sono nelle budella delle grandi Banche
tedesche,francesi, olandesi, americane, ecc)
il cui folle cambio è servito solo a dimezzare pensioni e stipendi della stragrande maggioranza degli italiani. Dobbiamo dire chiaro e tondo a
tutto il mondo , gettando sul piatto della bilancia la “spada di Brenno” del nostro fallimento
(e, quindi, del loro), che vogliamo solo“non fare ingrassare troppo”proprio
quelle banche, detentrici della maggior parte del nostro debito sovrano,costringendole
a farci un congruo “sconto”,in modo da farci respirare sui costi
degli interessi e da impiegare i risparmi conseguenti in attività produttive e
in investimenti pubblici. Cosa che Germania e Francia avrebbero già dovuto fare
con la Grecia e che, tutti gli altri
Paesi servilmente ossequiosi, l’Europa non ha avuto il coraggio e la dignità di
imporre loro.
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IL POPOLO DEL CENTRODESTRA E’
COME ERCOLINO SEMPRE IN PIEDI.
Io penso che Silvio Berlusconi abbia fatto benissimo a ricandidarsi,
perché ha ridato speranza al popolo del centrodestra , a quella maggioranza
silenziosa che ha vinto le elezioni tre
volte negli ultimi diciotto anni. Silvio Berlusconi dice quel che dice non come
Silvio Berlusconi, ma in nome e per conto di quella “maggioranza silenziosa”,
dando voce e vita ad un esercito che aveva perso speranza. Ma, al tempo stesso,
noto l'incredibile irruenza con cui tutti o quasi si scagliano contro di lui,
cioè contro il popolo del centrodestra. Dalla stampa italiana a quella estera,
dai nani ai comici, da economisti ignoranti ai sorci di procura, per non parlare dei politici. Il
coro è oggettivamente impressionante, ed è inevitabile - e umano - che il
«tutti contro uno» possa suscitare simpatie per il bersaglio. Sono quasi venti
anni che si ripete questo gioco al massacro contro un popolo di centrodestra
che , alla faccia della persecuzione, riesce sempre a risorgere. E poi,
sinceramente, vedere banche, burocrati, organismi, partiti e giornali stranieri
impicciarsi così sfacciatamente e pesantemente nelle nostre elezioni - contro
uno che in definitiva chiede solo e democraticamente il voto degli italiani – fa
parecchio schifo oltre che incazzare ma soprattutto sta facendo clamorosamente
dimenticare, dopo vent'anni, che questo “ tutti
contro Berlusconi e contro il popolo del centrodestra” equivale a regalarci la più favorevole delle campagne elettorali,
un assist che altro che Rivera! Come sono sicuro che farò parte del popolo del
centrodestra,sono anche certo che tutti gli altri, con questo andazzo, perdono consensi,si
stanno scavando la fossa nel mare dell’astensione. Berlusconi ed il popolo del centrodestra, in questi
giorni e in queste ore,stanno solo riprendendosi i loro voti. Se è umano che
Berlusconi ed anche il popolo del centrodestra non sia certo più quello
favoloso del ’94, ho la sensazione che, invece, la sinistra sia proprio la
stessa di quell’anno.
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COSE DA PAZZI, COSE DA
MAGISTRATI ITALIANI
Per capire bene che razza di Magistratura abbiamo in Italia
è necessario riflettere sul caso Unipol. Paolo Berlusconi, imputato nell’ambito
della vicenda della scalata di Unipol a Bnl (è accusato di rivelazione di
segreto d’ufficio, ricettazione e millantato credito) in relazione alla
pubblicazione su il Giornale della telefonata in cui Fassino chiedeva a
Consorte "allora abbiamo una banca?", ha rilasciato ai giudici alcune
dichiarazioni spontanee. Non voglio attribuire alle “ dichiarazioni spontanee”
messe agli atti oggi alcun peso, ma , in attesa della decisione dei Magistrati,
non posso fare a meno di sputar loro in faccia. Perché Paolo Berlusconi è l’unico editore imputato per una vicenda
vera. Ma non è da farsela sotto dalle risate?
Un barbuto Masaniello arruffapopoli,
mascherato per anni da Magistrato italiano, in fuga dalle responsabilità di un”
processo – patacca “ da lui costruito sulla base di teoremi e di falsari
Ciancimini da quasi venti anni, invoca che in Italia “ siano finalmente abrogate tutte le leggi ad
personam”. Giustissimo, concordo. Ovvio che il barbuto arruffapopoli
si riferisse , come emergenza assoluta, alla vomitevole, antidemocratica,
regale, medioevale, principesca, totale IMPUNITA’ PENALE E CIVILE DELLA QUALE
GODONO, COME SATRAPI, UNICI NEL MONDO CIVILE , PROPRIO I MAGISTRATI ITALIANI.
Sentite, sentite e leggete bene. Guardate con che razza di Paesi
da terzo e quarto mondo , con che razza di teocrazie e di regimi dispotici il
mondo civile ci accomuna, grazie solo ed esclusivamente alla nostra
Magistratura. Vi fornisco l’elenco dei Paesi con i quali siamo accomunati dalla
stampa americana, poi vi dirò il motivo. Azerbaijan, Vietnam, Cambogia,
Thailandia, Kirgista, Uzbekistan, Turchia, Cina, India, Iran, Arabia Saudita,
Yemen, Somalia, Rwuanda, Burundi, Etiopia, Congo, Burkina Faso, Eritrea, Siria,
Bahrain, Marocco, Gambia, Israele, Cuba. Leggete bene questo elenco. Bene
l’Italia è in questo gruppo di Paesi. Sono i Paesi che ancora, al mondo,
imprigionano la libertà di stampa. Grazie ai nostri Magistrati.
Finalmente qualche notizia è trapelata. A Taranto,
da decenni e decenni, non c’è solo l’ILVA che “inquina”, ma almeno altre tre ex
fabbriche. Finalmente anche qualche televisione le ha scoperte e le ha messe in
mostra. Si tratta di zone ex industriali in dismissione, vere bombe ecologiche,
piene zeppe d’amianto, di rifiuti tossici che se ne vanno nel mare e nel pesce,
insomma tutto questo insieme all’inquinamento prodotto dall’ILVA. Chiarisco
subito una cosa: nessun “ mal comune mezzo gaudio”, ma non posso non chiedermi
come mai sulla ex Belleli e su quell’altra bomba ecologica nulla abbia fatto la
Magistratura mentre è noto a tutto il mondo cosa la Magistratura stia
combinando con la sola ILVA. Ma non era obbligatoria l’azione penale? Ma non
dovremmo essere tutti uguali di fronte alla Legge? O forse dietro le altre due
zone pericolose si celano interessi ed amicizie sulle quali la Magistratura ha
chiuso non uno ma cento occhi, fregandosene se morivano bambini e vecchietti?
Vorremmo sapere la verità.
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“IN NOME DEL POPOLO ITALIANO”. BREVE STORIA DELLA
MAGISTRATURA E DELL’ INDUSTRIA DELL’ITALIA,
DAL FASCISMO AD OGGI.
Cinquanta anni fa era il 1962, Roma era molto diversa, l’Italia era
molto diversa, io ero molto diverso, avevo appena
ventiquattro anni ed a Montecitorio andava
in crisi il monocolore democristiano: bene o male, aveva traghettato l’Italia
dal terrificante dopoguerra verso il
benessere,verso il boom economico degli anni ‘50/60. Quella “governance” del
Paese aveva fatto crescere l’imprenditoria italiana (una imprenditoria nata e sviluppatasi
sotto il fascismo) e l’aveva messa in “linea” con il PCI , che minacciava sempre una
sorta di Piazzale Loreto per i facoltosi capitani d’industria. Lo avremmo
capito tardi, troppo tardi che quella apparente violenta opposizione del PCI contro
“ quel certo genere di capitalismo e di classe industriale” era solo una
tattica, una strategia studiata da Togliatti per
imporre surrettiziamente il tallone minaccioso del PCI sulla pancia molle di quella
classe politica ed industriale italiana. Era un’Italia, dicevo, assai diversa
da quella odierna:la Polizia aveva carta bianca contro i contestatori politici,
noi, giovani di quel tempo, ci battevamo e manifestavamo a favore
dell’unificazione all’Italia di Trento e di Trieste, i comunisti ci davano la
caccia perché loro invece volevano sia Trento che Triste in mani sovietiche, i
sindacati dovevano difendere torme di diseredati,battendosi per la loro
doverosa e tardiva scolarizzazione, per evitare fossero solo strumenti di mera produzione.
Non c’era già più Giuseppe Di Vittorio,
spazzato via sia dalla prematura scomparsa ma soprattutto dalla sua pur dignitosa
ribellione( per i fatti di Ungheria ) contro il “piccolo padre”; c’era ancora Palmiro Togliatti, il piccolo padre, che
teneva a guinzaglio corto i suoi ( falsi progressisti ma veri polli
“miglioristi”), come Elio Vittorini e Giorgio Napolitano,
sbeffeggiandoli pubblicamente ed imponendo loro un servile assenso; era scomparso e da tempo anche De Gasperi ed al suo posto c’erano Fanfani, Zola, Pella, Segni e poi Rumor, Moro, Leone,
Colombo, Andreotti, ecc. Era, quell’Italia, un Paese pieno di
buone speranze ma colma di assurdità civili se , per semplice “ diritto
ereditario” più che per “ capacità imprenditoriale”, erano gli
Agnelli , i Riva, l’Attilio Monti, l’ex agricoltore Serafino Ferruzzi, il Nino Rovelli, il burocrate Eugenio Cefis, un favoloso Enrico
Mattei i padroni del Paese e dunque della politica: le carriere avvenivano
anch’esse per “diritto dinastico ”o per “ diritto politico clientelare”, ma ci
facevamo meno caso, forse perché c’era lavoro per tutti .Mastronardi fu uno scrittore che non
ebbe il successo che avrebbe meritato, se non per via del “Maestro di Vigevano”
. Fra quelle righe già da allora fu chiaro come evasione
fiscale e lavoro nero avessero e non poco contribuito al boom economico
italiano di quegli anni. A partire dalla metà degli anni cinquanta, una fazione intellettuale, “organica” al Pci, si
scagliò contro questo inaspettato benessere, ma era la stessa fazione che poté poi contare, come “
pizzo” per non sollevare la piazza, sulla massiccia entrata di giovani laureati
nei gangli dello stato,sopra tutto tra magistratura
ed insegnamento.
Fu così che magistrati fideisticamente
di sinistra si posero ideologicamente come nemici dell’imprenditoria italiana,
la quale aveva la coscienza molto sporca
avendo a sua volta utilizzato la sua “ vicinanza alla politica “ trasformandola
in un truffaldino sistema di voto di scambio. Una lotta che s’è sempre più incancrenita
man mano che la Dc veniva costretta a cedere sempre più potere, con le buone e con le
cattive ( pensare a Mattei, a Rovelli, a Rizzoli , tre esempi paradigmatici )
a favore di nuove compagini finanziarie ed industriali organizzate e protette
dal PCI, sia per la fine del
tripartito del 1962 ed infine per la loro completa esecuzione con Tangentopoli
nel 1992.
Naturalmente
i nuovi capitani d’industria ( vedi per
tutti Carlo De Benedetti ), sopravviveranno
a “Mani pulite”, e barcamenandosi tra IRI, Prodi, Berlusconi e D’Alema
raggiungevano il 2012. Ma, dopo 50 di guerra tra magistratura ed impresa, un ministro deve ancora perdere tempo ad
affermare un’ovvietà , quando afferma: «Non vedo il braccio
di ferro sul decreto per l’Ilva con la Magistratura, le norme del decreto sono
legge e la legge va applicata». Perché Clini finge di non sapere che in Italia le leggi le applica il potere giudiziario, quell’esercito di
comunisti che da 50 anni fucila il mondo
imprenditoriale che non sia al PCI organico ed agevola quel potere
imprenditoriale , come quello appunto di Carlo
De Benedetti , schierato, per interesse e tornaconto, proprio con la
sinistra.
Sto
parlando dell’ Ilva e di Taranto e quando un
ministro ,Clini, deve dire «L’emendamento presentato oggi per integrare il
decreto con un’interpretazione autentica delle norme - spiega Clini - con le quali
abbiamo voluto coniugare la tutela dell’ambiente, del lavoro, e la continuità
produttiva», significa avallare la denuncia del popolo di
centrodestra, significa dare ragione a Silvio
Berlusconi quando denuncia l’esistenza da decenni di una vera e propria guerra
(non tanto sotterranea) tra giudici ed imprenditori. E deve ancora aggiungere «abbiamo voluto
chiarire che il decreto è finalizzato alla continuità produttiva e alla
disponibilità dei prodotti a condizione che l’Ilva applichi le disposizioni
previste. Se ci sono interpretazioni del decreto diverse le chiarisce il
legislatore. È questo il senso dell’emendamento». In pratica il Ministro Clini
è un Ministro della Repubblica Italiana che non ha risolto nulla, ma ha solo
detto parole e circonlocuzioni che evidenziano come quella battaglia ( contro l’Ilva) l’abbiano stravinta
i magistrati, sequestrando il prodotto finito (l’acciaio). L’hanno persa in
tanti, in troppi quella battaglia. Ma non solo,come vuole la vomitevole
retorica italiana, gli operai,i cittadini di Taranto, la classe politica e
naturalmente gli imprenditori. E’ ancora il Parlamento ad uscire con le ossa
rotte dal confronto con la Magistratura di sinistra. Ecco poi tutta una serie
di elucubrazioni del Ministro che testimoniano , ove ve ne fosse ancora
bisogno, la sua “ totale impotenza” che
lo relega al marginale e misero ruolo dell’ ultima “ comparsa”. «Siamo stati allora costretti – elucubra il ministro - a depositare
l’emendamento al decreto per chiarire, con una interpretazione autentica, che i
prodotti finiti devono essere nella disponibilità dell’impresa per la commercializzazione.
Questa - aggiunge - è una delle condizioni individuate per fare in modo che
l’Ilva possa realizzare gli interventi e gli investimenti per il risanamento».
Pensate quante giri di parole per non dire semplicemente“chiediamo al Piccolo
Padre d’Italia, S.E. la Magistratura,che ci autorizzi, magnanimamente, a
vendere quell’acciaio che abbiamo prodotto.” È ovvio che, senza
acciaio nella disponibilità dell’impresa, l’imprenditore Riva avvierà la
produzione siderurgica in altri paesi,ben lieti d’accogliere il ricco capitano
d’industria in their own harms.Nel
frattempo il decreto di Clini giace, la gente si da pace, il tempo passa,
la Lubianka dei
Magistrati sta decidendo se spazzarlo via definitivamente invocando
un “conflitto di poteri” davanti alla Consulta. Così si ammazza una famiglia
industriale, a beneficio di qualche “famiglio”, “organico” ai comandi dello
spirito comunista .
Un film già visto, un dejà vue, girato da Dino Risi ,addirittura fin
dal lontano 1971,” In nome del popolo italiano”
, un film che aveva come filo conduttore
proprio lo scontro tra magistratura ed impresa. Una pellicola fatta apposta, ma
inutilmente mi pare, per fare riflettere, già dal ’71 – quaranta anni sono
passati - sull’ampiezza e sull’impunità del potere
discrezionale di cui i magistrati dispongono, e di cui costoro ”possono” impunemente abusare in nome di un
fine di giustizia ideologizzata che giustificherebbe l’uso di mezzi non
ortodossi. Più chiaro di così! Un film che evidenzia la guerra politica tra magistrati ed imprenditori. Il magistrato
che si reca al lavoro in Vespa, ma portando sottobraccio il quotidiano “L’Unità“
,un imprenditore che non nasconde
d’essere stato un ex fascista prestato alla DC dell’epoca. Il magistrato vede
nell’imprenditore un concentrato dei peggiori vizi comportamentali
dell’italiano medio e, secondo la sua scuola di pensiero, deve punire
l’imprenditore, perché nemico di classe, cialtrone e poco di buono anche se
innocente. Così il Tognazzi Magistrato non esita lui stesso a
delinquere, avvalendosi spocchiosamente della propria “intoccabilità, impunità ed irresponsabilità”, sentendosi al sicuro
insomma ed a distruggere le prove a discolpa dell’imprenditore Gassman: l’innocenza dell’avversario politico non
è più dimostrabile e pertanto lo fa condannare. Così l’imprenditore del film
s’estingue negli anni 1970, come poi avverrà nelle storie vere dei vari Rovelli, dei Riva,dei
Mattei, dei Gardini, dei Rizzoli , dei Berlusconi. A Taranto, per
esempio, una dimostrazione lampante che quella contro l’ILVA sia un delirio di
onnipotenza del Tognazzi Magistrato contro il potere politico e a seguire
contro il Gassman Riva, sferrata con l’alibi dell’inquinamento che l’ILVA
arrecherebbe a Taranto, sta nel fatto che Taranto non solo soffre l’ILVA, ma
anche altre due industrie similari, che inquinano da decenni e decenni, senza
che alcun Magistrato abbia mai mosso un dito. Parlo della Ex Belleli e di un’altra
industria . Perché un silenzio così lungo ed imbarazzante su questi due
stabilimenti industriali ?
E la guerra non è finita, né finirà mai se non si riforma la Giustizia italiana.
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IL DILEGGIO, COME LA
CALUNNIA, E’ UN VENTICELLO, CHE PASSA E
VA. LA PAURA CHE VI INCUTE IL POPOLO DI CENTRODESTRA INVECE, RESTA , SI VEDE E SI SENTE!!!
Guardate che il leader del popolo di centrodestra non è un pazzo o un incoerente o uno che cambia di
continuo le carte in tavola. Cari signori della sinistra, la
vostra sicumera di vincere “ facile” le elezioni politiche – sarebbe la prima
volta nella storia dell’Italia Repubblicana – meglio se pure “ senza
avversario” non solo vi rende simili a quel “Pippo, Pippo non lo sa, ma quando
passa ride tutta la città!”, ma sta anche crollando . Somigliate sempre di più
all’Occhetto sdentato, dopo il calcio sui denti rimediato nel ’94 da Forza
Italia, quel “ partito di plastica”, guidato da quel “venditore ambulante di
pentole” che, però, vi tiene in scacco
da venti anni e contro il quale andate sempre a “infrociare de brutto “ anche se chiamate i rinforzi della Magistratura
militante . Già di “programma“ non ne avete parlato quando vi pavoneggiavate
con la sicumera di vincere facile, figurarsi ora che ve la state facendo
addosso dalla paura, prego ricorrere a dosi industriali di “ Imodium forte”.
Voi continuate pure a dedicarvi al “ dileggio” dell’avversario politico, quella
è una vostra specialità, specie se giocata, come è vostro costume,sui difetti
fisici, come imitare ridendo un muto o il barcollare di un cieco o lo zoppicare
di uno sciancato. In quest’arte voi tutti, come i vostri comici di riferimento,
Littizzetto, Crozza, Vergassola, ecc. primeggiate.
Sono Diego e vi spiego.Per noi, popolo di
centrodestra, quello che importa è vedere schiantare contro un muro la vostra
nuova “ gioiosa macchina da guerra”. Se per evitare che il
Paese cada nelle vostre mani il prezzo è Monti premier, noi siamo
disponibilissimi a pagare questo prezzo. E ricordate che
Monti premier, ma con un azionista di riferimento come il nuovo PdL non potrà
certo mai più essere più lo stesso Monti del 2011/2012. Ricordate che Monti fa
parte , in Europa, del Ppe, come il popolo di centrodestra e che anche Merkel ed Hollande hanno espresso
gradimento per Monti
Premier ( magari dovreste spiegare come mai Hollande non faccia il tifo per Bersani, ma non voglio mettervi ancora di più in imbarazzo!). Bersani
cosa dice ? Dice che, “dopo la vittoria”,“ avremo una maggioranza numerica e politica e faremo
un’alleanza con le forze del centro costituzionale, manderemo Monti al
Quirinale”. Ah, si? Davvero? E perché, allora, On.le Bersani,
queste alleanze non le fate“prima delle elezioni”, subito, così che
a decidere siano gli elettori e non voi nel chiuso del Palazzo?
Ve la do io la spiegazione: perché quelle
alleanze cui alludete non sono cementate dai programmi – che sono incompatibili
fra di loro andando da Vendola a Casini a Montezemolo - ma dalle “poltrone
promesse”. Ma per “ barattare “ “poltrone contro appoggio
politico”, come dicono giustamente sia il Trapattoni che il Cencelli, i “ voti devi
averli già nel sacco e non augurarteli “! Bersani
cerca di accampare scuse (“non faremo una campagna elettorale su Berlusconi”
) ma intanto tutto il suo entourage politico e mediatico ha ritirato fuori di
corsa dalla libreria la impolverata ma voluminosa enciclopedia
dell’antiberlusconismo viscerale, compilata, in questi venti anni, da politici,
comici, nani, ballerini, intellettuali, scribi organici alla sinistra con risultato che nessuno da retta al povero Bersani,
visto il fiume di insulti, di dileggi, di chiacchiere, di appelli, di
vaffanculo sparati in coro contro lo spauracchio di sempre, contro il popolo
del centrodestra. Ogni volta che per Bersani affiora un “ problema serio”, alias Berlusconi ed il
popolo di centrodestra,quello che dice Bersani fa a cazzotti con quello che dice Vendola. Bersani, esempio, cerca di tirare nel P.D. la giacchetta
di Monti, ma Vendola ha già sentenziato che “ se c’è l’agenda Monti, non ci sta il SEL”. Ieri
sera Bersani
ha assicurato che non cambierà la riforma Fornero, neanche in relazione
all’articolo 18, mentre contro questa riforma proprio Vendola sta raccogliendo le firme
per un referendum abrogativo. Sono passati diciotto anni da quel “ calcio in bocca” che un “ venditore
ambulante di pentole” , con un “ partito di plastica”, rifilò dritto dritto sui denti di quel partito storico, ricco, potente
come era il PCI occhettiano. Bene, cari
sinistri, in questi diciotto anni non siete riusciti non dico a liberarvi di
quel venditore ambulante ma neanche del
partito di plastica che lo segue. E non avete imparato niente dalla storia,
state sempre lì a cercare di nascondere sotto una tapettata di
antiberlusconismo tutte le divisioni che vi dilaniano.
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Roma,domenica 16 dicembre 2012
Gaetano Immè