DALLE PAROLE DI BERLUSCONI AL
NUOVO STERMINIO DEL POPOLO E DELLO STATO ISRAELIANO
Ho sentito che la
sinistra italiana vuole denunciare Berlusconi per apologia della
verità storica, perché dire che Mussolini è stato un Dittatore, dire che ha dato
il peggio con le Leggi razziali , ma dire anche che ha bonificato parte
dell’Italia del Sud, che ha creato il welfare, insomma dire queste cose, cioè
semplicemente “ la verità storica”, secondo questi signori “ de sinistra”è
apologia del fascismo. Sono arrivati
proprio al diapason del ridicolo
istituzionalizzato. Esprimere dunque una libera opinione personale che è anche
“ una ricostruzione storica fedele ai fatti” è dunque, per costoro ,
disonorante, meritevole di bavaglio, addirittura da denunciare . Va bene che Forse
non lo sapevo, ma esiste per costoro il reato “ di lesa menzogna storica”,come
ai bei tempi di Stalin, di Hitler, di
Castro, di Pol Pot, di Mussolini appunto. Poi ho sentito anche Giorgio
Napolitano intervenire sull’argomento invece che pensare allo scempio che hanno
fatto del MPS ed inveire astiosamente
contro un non meglio identificato “ revisionismo”. Ecco, davanti a simili
esplosioni “ di pura idiozia intellettuale “ come quelle che ho ascoltato da
Bersani, da un assiro babilonese chiamato Vendola , dal Dr Ingroia, dalla
Camusso, ecc, la prima cosa che mi viene in mente è quella frase di Luigi
Pirandello, “nella vita incontrerai tante maschere e poche facce”. Infatti.
Ragioniamo su questi fatti.
Non si può negare che un
elemento cruciale, fondamentale ed essenziale della libertà sia il “ rispetto
della verità”. Certo, è umano che ogni circostanza della vita induce l’uomo ,
sotto la pressione della “ convenienza”, a distorcere i fatti. Ma questo suo
limite non ne inficia la validità. Ma se si adotta, come criterio prioritario
di ogni ragionamento, anziché “ la libertà di pensiero”, un criterio personale
ed ideologico di “ scopo nazionale, benessere nazionale”, allora anche la “
verità” assume una posizione subordinata allo scopo e così la “ verità” viene
di conseguenza e per comodità distorta . E’ questa la strada che porta al
dominio culturale dell’ipocrisia dominante, al dominio del “ pensiero unico”,
al concetto di “ politicamente corretto”. Tanto più opprimenti quanto più la
società diventa totalitaria ,nella quale il “ rispetto della verità” deve
scomparire per far luogo ad un sistema di “ credo dogmatici” la cui critica
metterebbe in discussione ed in pericolo il “ sistema imposto”. Ma il “
rispetto della verità” non è un risultato che si ottenga facilmente, né che si
imponga magari con un decreto legge o con l’autoritarismo declinato nelle sue
varie forme, laiche e confessionali, ma può esistere solo come il frutto
prelibato di una tradizione di ricerca durata molto a lungo. E’ dunque essa un
prodotto principale dell’istruzione: ecco uno dei fondamentali motivi per i
quali l’istruzione deve essere libera e mai “ di stato”, dato che la “ cultura
di Stato”, cioè impartita dallo Stato, non può che produrre una ricerca della
verità che sia organica e di supporto alla sua stessa esistenza.
Dal “ rispetto della verità”
deriva anche l’abitudine all’esame dei fatti storici senza preclusione alcuna e
dunque è da quel sistema di ricerca che deriva anche la “massima tolleranza
verso il pensiero altrui”. Fu Pericle il
primo a segnare la strada che porta alla massima tolleranza del pensiero altrui
come conseguenza del rispetto della verità storica , a sua volta trave portante
e fondamentale della libertà. Quando invece questa abitudine manca , come
avviene in Italia dove, appunto, esiste la “ scuola di Stato”accade che
l’individuo non possieda gli strumenti razionali che servono per decidere la
soluzione davanti ad un problema . Il “ problema deliberativo” su un fatto
storico ,dunque, mette in crisi questo
individuo spingendolo verso l’elusione della scelta decisionale o a rifugiarsi
, spinto dall’isteria dell’indecisione, nella sua sottomissione alla così detta
“ ortodossia conculcata”. Ecco la nascita del “ gruppo”, ecco la spiegazione di
termini imposti ma anestetizzanti per l’individuo, come “ compagno”, come
“camerata” che placano l’isteria dell’indecisionismo individuale trovando
appagamento, forza e sostegno nel gruppo di simili. Da qui nasce l’astio , la
repulsione, l’avversione profonda, la vera e propria “paura” ( che arriva fino
a voler eliminare fisicamente “ il diverso”) che ogni individuo seguace della
“ortodossia conculcata”prova per
l’individuo che a quell’ortodossia dominante non si assoggetta , non si
sottomette ma la combatte. Quella folla
di individui uniti seguaci dell’ortodossia conculcata e dominante , che
trova nel “ gruppo”, nelle adunanze oceaniche , nel movimento delle masse , nelle
mobilitazioni delle stesse masse , nelle categorie generalizzate ( operai,
classe borghese, ceto medio, classe operaia, ecc) ed, in estrema analisi ,
nello Stato- idealizzato sempre più
possente, sempre più pervasivo, sempre più padrone del singolo individuo tale da
personificare quasi una sorta di “ grande risolutore di ogni umana ambascia “ –
che pensa per loro, che decide per loro, che determina quel che è reato penale
, che li assiste che li cura,che
li istruisce, che costruisce per loro le “ verità utili” alla loro
esistenza, che li fa nascere, che li fa
morire, che li mantiene, quelli sono i “ comunisti”. Sottomessi all’ortodossia
dominante e dunque impossibilitati, per mancanza di adeguata abitudine mentale alla
ricerca della verità storica, a comprendere come si possa essere tolleranti
verso il pensiero altrui. Come in questo triste caso.
Ma l’ortodossia dominante , determinata non dalla “rispettosa
ricerca della verità” ma dalla salvaguardia del potere dello Stato stesso,
spesso segna interpretazioni differenti ed anche opposte di uno stesso fatto, a
seconda della convenienza dello Stato dominante. Le riprove sono nella storia
del PCUS, del PCI, del Fascismo, di Hitler, ecc. Inutile perderci altro tempo.
Così nell’ Italia di oggi, quella “ folla di individui seguaci dell’ortodossia
conculcata e dominante”, ossia la
sinistra italiana ( che , come autodifesa contro l’altra folla di
individui che quella ortodossia conculcata e dominante rifiutano , non può che
autodefinirsi “la parte migliore del
Paese), ha celebrato anche quest'anno, con compita partecipazione la Giornata della
Memoria. E quando Silvio Berlusconi, che di quella folla conformista non fa
certo parte, ha espresso un giudizio su Mussolini, storicamente più o meno
condivisibile , incapace com’è di ogni “libera
ricerca della verità” non ha saputo far altro che dare sfogo alla
propria violenza , come, appunto, chi non ha mezzi intellettuali da opporre
all’avversario. Sbraitando sguaiatamente contro Berlusconi sventolando il suo presunto fascismo di ritorno.
Certo da un punto di vista di botteguccia politica non si può non
vedere come la strumentalizzazione che la sinistra ha fatto delle espressioni di
Berlusconi siano servite per sviare, almeno per uno o due giorni, l’attenzione del
Paese dai gravissimi problemi che assillano in questi giorni tutta la sinistra
italiana, alle prese con le proprie storiche responsabilità di ogni genere - penali, politiche, civili, umane e , sopra
tutto , intellettuali – sul Monte dei Paschi di Siena . ma l’occasione si
presta perfettamente a dimostrare , come un classico “ caso di specie”, come il
tornaconto dello Stato determini anche la sua irrazionalità , la sua schizofrenia
intellettuale davanti a fatti concreti,
interpretati a seconda della convenienza dello Stato stesso e della
collettività seguace dell’ortodossia dominante.
Così, se togliamo lo sguardo per un momento da Berlusconi e lo rivolgiamo invece verso tutta la sinistra politica italiana , dal P.D. fino alle
sue frange più estreme, ci accorgiamo di
assistere ogni benedetto 27 gennaio ad un siparietto inverecondo. Cioè ogni 27 gennaio, a partire dal 2006 tutta
la sinistra politica italiana si
pavoneggia in una imbarazzante esibizione
commemorativa della Shoa, mentre nei restanti 364 giorni di ogni anno applaude gli attentati di Hamas contro cittadini
israeliani, solidarizza politicamente con chi , come l’ANP e nel medio oriente
tutti gli altri Stati contrari ad Israele,predica ed opera per la cancellazione
dal Medio Oriente dell’unica democrazia ivi esistente :lo Stato di Israele. Una posizione
francamente impresentabile e scandalosa, oltre che sommamente ipocrita. Dal «Forum per la Palestina» - quasi tutti di
Rifondazione, Vendoliani e del Pdci, e
oggi con Ingroia - che bruciano in piazza le bandiere di Israele,che inneggiano al terrorismo di Hamas e che
praticamente caldeggiano se non proprio invocano una perversa riedizione della
«soluzione finale». E lasciamo da parte gli studenti che lo scorso novembre
hanno lanciato oggetti e scandito slogan minacciosi davanti alla sinagoga e
alla scuola ebraica di Roma, senza che nessuno si sentisse in dovere di
pronunciare una parola di condanna. E lasciamo anche da parte i lettori del
Manifesto, che apprezzano le parole di Valentino Parlato sulla «sanguinosa
aggressione dello Stato di Israele contro i disperati di Gaza» e coprono di
insulti (è accaduto tre anni fa) un collaboratore storico come Zvi Schuldiner,
reo di aver scritto che «il calcolo di Hamas è criminale».
Se dagli «estremisti»
spostiamo l'attenzione sulla presunta «sinistra di governo» - quella di Bersani
e di Vendola diciamo - il paesaggio è sempre lo
stesso. Nel corso dell'ultimo conflitto di novembre, per esempio, il
governatore della Puglia non ha speso una parola per condannare i razzi che
piovevano su Tel Aviv, e si è invece scatenato, col suo eloquio assiro
babilonese , contro la «violenza israeliana contraria a ogni
convenzione internazionale e, soprattutto, a ogni elemento di diritto»,
schierandosi senza se e senza ma con «una
popolazione civile stremata dall'isolamento imposto da Israele». Che poi
buona parte di questa «popolazione civile» inneggiasse allo sterminio degli
israeliani, ad una riedizione dei campi di concentramento in chiave moderna, è, per Vendola,evidentemente un dettaglio del tutto trascurabile.
Se poi vogliamo anche parlare di Bersani, voglio ricordare come proprio in quei giorni, incontrando la Comunità
ebraica di Roma, costui abbia sparato
ancora una volta su Israele - «Le
colonie e i cheek point sono un'umiliazione quotidiana» - e poi , incapace
di andare oltre la solita meschina e
pusillanime equidistanza - «il Pd non è
tifoso né di Israele né dei palestinesi» - fingendo di ignorare che da una
parte c'è uno Stato democratico in lotta per la propria sopravvivenza fisica e
dall'altra un'organizzazione terroristica senza scrupoli. Già, Hamas. È qui il
cuore dell'ambiguità del Pd, qui c'è il nocciolo duro, ineliminabile e
imbarazzante, di una politica estera che, se dovesse diventare la politica
estera del nostro Paese, potrebbe creare un serio problema internazionale.
Intervenendo al seminario dei progressisti europei al Cairo, lo scorso 20
gennaio, Massimo D'Alema, quel famoso nostro Ministro degli Esteri che si
faceva fotografare a braccetto con i killer di Hamas, ha rotto l’ambigua posizione
dell’equidistanza di Bersani sostenendo che «non è più accettabile fare finta che la relazione fra i palestinesi
fragili e divisi e i potenti israeliani sia su una base di parità». E ha
poi ribadito una sua radicata convinzione: bisogna «favorire una
riconciliazione politica all'interno della fazioni palestinesi. Naturalmente,
ha concluso D'Alema, «non è in discussione
il diritto di Israele a esistere». Una posizione semplicemente assurda,
frutto dell’ignoranza o dell’inganno elevato a politica, perché Hamas non
soltanto non riconosce quel diritto del quale D’Alema sproloquia, ma addirittura
Hamas è sorta come organizzazione terroristica proprio per negare quel diritto alla radice. Infatti
l'articolo 11 dello statuto di Hamas spiega che «la terra di Palestina è un bene inalienabile, terra islamica
affidata alle generazioni dell'Islam fino al giorno della resurrezione.Non è
accettabile rinunciare ad alcuna parte di essa».
L'obiettivo di Hamas è di conseguenza quello di «sollevare la bandiera di Allah sopra ogni zolla della Palestina»
cancellando la presenza ebraica. Davvero un pacifico programma, democratico e
progressista, con cui dialogare.
Quando la “ ricerca della
verità” viene piegata dagli interessi di parte, come in questo caso, ogni
discussione diventa superflua. Non resta che abbandonare
il dialogo con chi, come questa sinistra italiana e come questo impresentabile
Capo di Stato, ha queste posizioni prone
esclusivamente “all’ortodossia dominante”
che conducono inevitabilmente ad una nuova e più cruenta shoa contro il popolo ebraico, come, per quanto
concerne specificamente Giorgio
Napolitano, hanno già condotto allo sterminio degli studenti di Budapest o di
Praga. Da parte nostra, resta il nostro appoggio all’unica democrazia avanzata
presente nello scacchiere medio orientale e cioè allo stato di Israele. Israele
ha il diritto di esistere nel suo assetto democratico che forse è la vera
ragione dell’odio che nutrono contro di esso tutti gli altri stati arabi,
sottomessi come sono all’islamismo ed a regimi lontani se non del tutto opposti
alla democrazia. Esiste certamente anche
il problema della creazione di un altro Stato, quello della Palestina, che non
può essere risolto, come pretende la sinistra, uccidendo gli ebrei. Ormai sull’argomento
la sinistra è diventata impresentabile , nessuno che si ravveda e che affermi
come Israele abbia il diritto di
esistere, perché ormai da sempre un atteggiamento anti-israeliano, nei fatti
storici inconcepibile e insopportabile,
fa parte integrante di quella ortodossia dominante alla quale è asservita la sinistra italiana . Sarei perciò molto
grato a tutti costoro, da Bersani a Napolitano, a Vendola, ad Ingroia di farla
finita con queste sceneggiate invereconde ed ipocrite. Gli ebrei ed il popolo e
lo Stato di Israele hanno diritto ad ogni onore e ad ogni riconoscimento sempre
e non solo alla vostra ridicola ed ipocrita pagliacciata d’ogni 27 gennaio.
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LA RICETTA DEL CENTROSINISTRA
E’ SEMPRE LA STESSA: MAGGIORI TASSE E RICETTE KEYNESYANE, STORICAMENTE FALLITE , A GO GO
In campagna elettorale tutti propongono ogni sorta di
ricetta miracolosa in cambio di un voto. E’ la democrazia, bellezza. Mi ha molto
colpito ,sotto questo profilo , l’impegno, ossessivamente ripetuto da tempo, di
Bersani, Fassina, Vendola & company
di realizzare, una volta giunti nella stanza dei bottoni, un “piano per la
crescita e per l’occupazione”. Se a quel piano togliamo la carta che l’avvolge per renderlo simpatico e grazioso ( come si
fa con i regali di Natale) resta una sola
idea di fondo: far ripartire l’economia attraverso robuste iniziative
pubbliche sul piano degli investimenti infrastrutturali, reperendo le risorse
necessarie “rimodulando” le aliquote dell’Imu ed altre eventuali voci
tributarie. In parole povere , aumentare ulteriormente il prelievo fiscale eventualmente
facendone gravare il maggior peso sui cosiddetti ricchi. Ci risiamo col solito
J.M.Keynes, nulla di nuovo sotto il sole , sempre la solita brodaglia
riscaldata.
Inserire questo programma nel panorama politico economico italiano
deve tener conto del fatto che il nostro sistema pubblico spende oramai ben
oltre 800 miliardi di euro all’anno, qualcosa come il 55% del Pil, e che per
questo, sottraendo alla libera economia di mercato risorse eccessive,
rappresenta una soglia di non ritorno per l’Italia. Occorrerebbe, al contrario
di ciò che predicano costoro, ridurre
gradualmente la spesa pubblica e la vessatoria pressione fiscale, onde consentire una ripresa
dei consumi e degli investimenti di tipo strutturale e non drogata da interventi di tipo tardo keynesiano, tutti dichiarati falliti dalla
storia . Una verità lampante, quella or ora evidenziata, che anche un Fassina
dovrebbe accettare – se non inforcasse gli occhiali dell’ideologia – ma che
costoro non possono accettare perché contrasterebbe con le aspettative della
maggioranza dei loro potenziali elettori , popolo di una sinistra totalmente appiattita
sulle tesi iperstataliste di Vendola ,
di Camusso, di Landini. Avendo così spostato il baricentro del Partito
democratico sulla componente più conservatrice della sinistra, la quale rincorre
ancora la favola di un collettivismo
bocciato dalla storia, a Bersani non resta che solleticare, eccitare l’ invidia
sociale mascherata dalla solita in qualificata ed inqualificabile “ equità”.
Insomma ha trovato uno schermo dietro al quale ripararsi, senza neanche sapere
cosa quello schermo sia. Modo, questo, facile per ottenere un consenso a buon mercato che non può che
condurci verso l’inferno del fallimento economico.
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NOTIZIA NON DIFFUSA DALLA
COSI’ DETTA STAMPA LIBERA
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UNA DIMOSTRAZIONE DELLA
ORTODOSSIA DOMINANTE
Ho fatto fare una ricerca su
vari testi della Storia d’Italia, dal 1940 in poi. Lo
scopo era quello di certificare come sia stata occultata la verità dei fatti
storici sostituendola con una “ortodossia
costruita in funzione del tornaconto della classe politica dominante e diffusa
a piene mani dall’asservita ed “ organica” “istruzione di Stato”. Sono stati
setacciati circa quaranta libri di autori diversi. L’episodio da ricercare non
era un episodio minuzioso, ma un episodio molto significativo, era la così
detta “ strage della Cartiera Burgo”. Da questa inchiesta emerge che dei fatti
della Cartiera Burgo non ne parla affatto l’80% dei libri di Storia consultati,
alcuni ne parlano per sommi capi ma
senza i dovuti dettagli ed esclusivamente al fine di testimoniare la “ guerra
civile” che infiammò l’Italia negli anni del secondo dopo guerra. Ma la Cartiera Burgo non è un episodio da
catalogare solo sotto la voce “ varie ed eventuali”, sotto la voce “ danni
collaterali” come se niente fosse, come fanno moltissimi storici . Perché quell’episodio
, per numero delle vittime e per le
atrocità compiute dai partigiani comunisti di “Capitan Falco” rappresenta lo
speculare della strage delle Fosse Ardeatine ed andrebbe trattata con la stessa
enfasi e retorica di quella. E’ forse questo, signor Presidente della
Repubblica, del “ ignobile revisionismo” o la verità che la sua classe
politica ha cancellato e volutamente
ignorato per non farla conoscere? La
descrizione dei fatti che segue è confrontabile, ovviamente, anche su Wikepedia.
I partigiani comunisti , dopo la fine della guerra, istaurarono alla “Cartiera Burgo” di Mignagola
di Carbonera (Treviso) un vero e proprio campo di concentramento
per “fascisti o presunti tali”, dove
molte centinaia di persone, sarebbero state internate, quasi sempre torturate
in modo efferato, e poi eliminate. Se la sentenza giudiziaria parla di 83 morti
è solo perché sono stati appunto 83 i cadaveri ritrovati, ma da tutte le
testimonianze allegate al processo giudiziario emerge che le vittime di quel
campo di concentramento comunista sono state più di 300. L’eccidio delle Fosse
Ardeatine in Roma riguardano 335
civili e
militari italiani. Molti corpi sarebbero stati fatti sparire nelle caldaie, oppure dissolti nell’acido
solforico,oppure sotterrati in luoghi
nascosti, oppure gettati in paludi o nei fiumi, in particolare nel fiume Sile.
Fu possibile, cessato il potere della organizzazione comunista e restaurata una
certa legalità, effettuare il seppellimento e la identificazione. Tuttavia solo
per una piccola parte delle vittime, un centinaio circa, fu possibile
l’identificazione. Gino Simionato detto «Falco»,
un partigiano comunista classe 1920, tristemente noto nel trevigiano per alcuni
atti di sadismo compiuti insieme alla sua brigata, uccise personalmente a colpi
di vanga da 32 a 37 prigionieri inermi. Il numero totale di persone uccise
nella cartiera è vicino a quello delle vittime delle Fosse Ardeatine . Dalle
svariate testimonianze si deduce che a causa dei metodi usati per eliminare i
cadaveri non fu possibile accertare l’esatto numero delle vittime. Vi sono in tal senso fonti contrastanti: per esempio, un
sopravvissuto, maresciallo della Guardia Nazionale Repubblicana, parlò di 2000
fascisti internati di cui ben 900
fucilati; il parroco di Carbonera parlò invece di 92 vittime uccise nel giro di
10-12 giorni. La stessa cifra è riportata nelle relazioni della polizia
allegate agli atti del processo
Come dunque non paragonare il
Comandante Falco ad Erich Priebke ? Con
la differenza che mentre Erik Priebke
era un soldato tedesco e certamente anche un nazista fanatico che obbedì ad un ordine
infame ricevuto, Falco invece non
eseguiva alcun ordine , né era un militare tenuto all’obbedienza, perché gli ordini e le decisioni spettavano solo a lui
Contro
gli autori della strage alla cartiera Burgo di Mignagola fu istruito un
processo già nell'estate del 1945 sollecitato dai familiari di alcune delle
vittime. Al
riguardo, la Legione territoriale dei carabinieri di Padova, della stazione di Treviso inoltrò un dettagliato rapporto al
Tribunale civile e Penale di Treviso in cui si indicavano i luoghi in cui
presumibilmente, secondo le testimonianze raccolte, erano stati occultati i
corpi di numerosi fascisti uccisi]
Il processo si concluse il 24 giugno del 1954 con una vergognosa assoluzione in
istruttoria degli imputati, poiché, dopo aver appurato i fatti criminosi e gli
autori degli stessi, fu ritenuto di "non doversi procedere" perché le
uccisioni avvennero nell'ambito della guerra di liberazione e che rientrassero
quindi nell' Amnistia di Togliatti”, un premio per tutti gli assassini
politici. Dunque ecco la Giustizia italiana politicizzata: . Priebke è stato condannato all’ergastolo, Simionato invece fu
amnistiato dal giudice istruttore di Treviso il 24 giugno 1954. Una vergogna
davanti al mondo.
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Roma martedì 29 gennaio 2013
Gaetano Immè
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