IL COLLE CHE SOGNA DI RESTAURARE
UN
NUOVO COMPROMESSO STORICO
Lo scenario , che si sta appalesando come sempre più probabile, di un accordo,
rigorosamente post elettorale ( per ovvie ragioni di caccia al consenso) fra il P.D., con le sue altre alleanze già
stabilite, ed il Centro di Mario Monti, sta irritando ed indispettendo oltre
ogni misura quel personaggio istituzionale che è stato il regista di tutta
quella vasta e frastagliata “congiura di Palazzo” ordita, da questo moderno Richelieu,
insieme ad una serie di fedeli ed organici moschettieri politici dal Giugno
2011 fino a Novembre 2011. Indurre alle dimissioni un Governo eletto
democraticamente, espungere temporaneamente dalla Costituzione il secondo comma
dell’articolo 1 ( che assegna la sovranità politica al popolo ), questo era la
trama dell’ordito. Io scopo era quello
di assegnare lo scettro del comando ad un manipolo di “nominati”
il cui compito doveva concludersi con la fine naturale della Legislatura
e con una riforma della Legge elettorale che restaurasse il ritorno del
“sistema proporzionale”. Ecco perché il Capo dello Stato Napolitano, perché di
costui si tratta, ha insistito con forza per il varo di una nuova
Legge elettorale proporzionalista ed una eliminazione di quella attuale.
Infatti l’abolizione del bipolarismo attuale – più o meno da avvinazzati
straccioni , ma resta la più alta vetta democratica raggiunta dal nostro Paese
verso assetti istituzionali democratici occidentali avanzati – ed il ritorno al
sistema proporzionale avrebbe consentito l’ aggiramento del voto popolare da parte del nuovo Parlamento di “ prescelti e nominati”e l’attuazione di ogni accordo possibile alla faccia del voto
popolare. La trama, alquanto raffinata lo riconosco, prevedeva che , senza fra
i piedi il Porcellum ed il suo premio di
maggioranza, il P.D. vincesse, forse anche a mani basse, le sue belle elezioni
e che fosse proprio questo moderno Richelieu poi, come Capo di Stato in carica a “nominare” il Capo del nuovo Governo, previa
organizzazione , ovviamente, nel chiuso
del Palazzo ed al riparo dalle elezioni ormai passate, di un bell’accordo fra
il P.D. ed il Centro montiano che rieditasse, dopo quaranta e passa anni, il
Governo del nuovo “compromesso storico”, nel quale convivessero gli eredi del
PCI e quelli della DC di sinistra ( e cioè parte dello stesso P.D., l’UDC,
Monti, ecc). La realizzazione del sogno di tutta la vita di Giorgio Napolitano
che lascerebbe il Quirinale felice per
aver finalmente consegnato
l’Italia al suo amato centro-sinistra , ai poteri forti , alla riedizione in
chiave di XXI secolo di un “ consociativismo” istituzionalizzato.
Spiace
per il Richelieu napoletano, ma non sarà certo la sparuta squadretta dei centristi senza o con Monti a dettare legge
e condizioni ad una sinistra che più andiamo avanti e meno vincitrice assoluta
appare . La verità fa male, come diceva Caterina Caselli, ma saranno gli assiro
– babilonesi della politica alla Vendola, i neo-massimalisti alla Fassina o i turchi
alla Orfini, cioè personaggi inchiodati allo statalismo dirigista degli anni ‘70 del
secolo scorso, a pretendere che P.L. Bersani tratti gli sventurati del Centro montiano come la
solita foglia di fico che nasconda le
vergogne delle prevedibili pretese comuniste . Il prossimo governo, in altri
termini, non sarà, come sperava Napolitano, un governo di centro-sinistra ma
un governo di sinistra estrema trainato dagli uomini del nuovo gruppo dirigente
del Pd - Sel , bersaniani e vendoliani, di pura estrazione comunista , per di più inebriati dal successo ottenuto contro Matteo Renzi e
resi intransigenti ed arroganti dalla conquista della maggioranza del partito
con le primarie e dall’aver “ rottamato il rottamatore Renzi”. Credere che P.L.
Bersani riesca a controllare i suoi massimalisti dopo averli fatti scatenare
con l’accordo con Vendola ed a far posto alle idee di questo Centro montiano è
come credere a Cappuccetto Rosso. Proprio per questa mancanza di garanzia è
necessario non regalare il proprio voto a questo delirio comunista inquietante e pericoloso. Perché, come ha
indicato il risultato delle primarie per le candidature del Pd, la stragrande
maggioranza della prossima rappresentanza parlamentare della sinistra sarà
schierata su posizioni ispirate ad un laburismo radicale, cioè alla passiva
riproposizione del vecchio massimalismo, caratterizzato da una ostilità fin
troppo ostentata nei confronti di qualsiasi auspicabile istanza riformista , costituzione compresa.
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ESKIMO IN REDAZIONE. ANCORA.
Ci sono ancora in giro nelle redazioni di grandi quotidiani
e di grandi telegiornali, anche senza l’eskimo d’ordinanza
solo perché capi ormai ridicolmente démodé, alcuni così detti giornalisti –
gente paludata, saccente, pretenziosa, boriosa – che ancora sproloquiano di un “ventennio berlusconiano”. Ne parlano come
dell’ “anomalia” dell’Italia. Possiedono, costoro, un tale “profondo senso
della vera democrazia “, un tale “ evidente ed arrogante” disprezzo per la
libertà di pensiero e di opinione e dunque per l’ordine democratico, da definire una
“anomalia” la libera esistenza di svariati partiti politici, “organici” , nel senso “ togliattiano” come sono,
nel loro animo, alla cieca ed acritica obbedienza del loro partito unico
e della loro “ cara guida”; così è “anomalo” per costoro che un leader liberale
abbia ottenuto un tale successo di consensi per venti anni. Sarebbe “ anomalo”
per costoro che questo leader fosse anche un ricco imprenditore. Sarebbe sempre
“ anomalo” per costoro che la maggioranza degli italiani, piuttosto che
consegnare il Paese alla loro sinistra politica,decidano , usando la libertà di
pensiero e di arbitrio, per scegliere,
ammesso che lo sia, un male minore come il centrodestra guidato da Berlusconi.
E siccome costoro non spiegano cosa intendano per “ anomalo” – meglio infatti,
come d’uso fra costoro, rifugiarsi dietro frasi fatte e slogan piuttosto che
mettere in discussione le proprie ed “ eventuali” idee – che significa
praticamente “ fuori della norma”, costoro si celano dietro l’ “anomalo” per
demonizzare e diffamare la maggioranza degli elettori che votano il
centrodestra, per criminalizzare la sovranità popolare sancita dalla
Costituzione, violare la costituzione che ci vuole tutti uguali senza
distinzione di censo, classe sociale, ecc. Insomma costoro credono di dire “
intelligenti cose de sinistra”, mentre scrivono solo delle trite ed enormi
cavolate che inoltre dimostrano –
clamorosi autogol !- il loro odio e la loro avversione alla vera
democrazia ed alla costituzione repubblicana. A parte il fatto che dal 1994 ad
oggi il centrodestra ha governato (’94-95, 01-06,08-11) per nove anni ed il
centrosinistra (95-96,96-01,06-08) per otto anni ( due dei quali grazie a manovre di corridoio ma senza
essere stato mai votato dal popolo) se si guarda la storia politica
dell’Italia dal ’94 ad oggi per individuare quali siano stati i veri stupri
alla civile convivenza dell’Italia Repubblicana ( altro che “ anomalie”!) solo un cieco non può non individuare, quale peggiore
stupro del ventennio la vera e propria “ macelleria del dettato costituzionale”
. Una macelleria della Costituzione fatta da parte di persone ed apparati della
sinistra politica o ad essa “ organici ed servili”. Parlo sia della “ stampa”
che, soprattutto, della Magistratura la cui considerevole quota politicizzata
ha , in questi venti anni, praticamente distrutto la carta costituzionale, alla
cui ammaccatura ha concorso fattivamente anche il Quirinale. Per una sintetica rassegna ad
uso e consumo dei suddetti “anomali pensatori” ricordo loro, elencazione puramente indicativa ma non certo esaustiva,
limitata a questi ultimi venti anni, alcuni eclatanti esempi dello scempio
fatto sul corpo della Costituzione: l’assalto, sotto intimidazione al
Parlamento da parte del Pool di Mani Pulite ed il massacro dell’articolo 68 della
Costituzione; l’incredibile assalto giudiziario condotto dalla Magistratura politicizzata “ contra personam” , con la bellezza di ben trentasei incriminazioni che nei venti anni in
questione hanno prodotto non solo trentatré relativi proscioglimenti , ma anche la caduta di un
Governo costituzionalmente e
democraticamente eletto dal popolo, fatti che “ certificano” l’infondatezza, forse anche premeditata,
delle false accuse che quella Magistratura ha lanciato contro il leader del
centrodestra; Di Pietro, D’Ambrosio, Emiliano, Casson, De Magistris, Tedesco,
Maritati, Ingroia, Grasso, Dambruoso, Violante, Finocchiaro, ecc tutti
Magistrati “ militanti” passati dalla Magistratura politicizzata al Parlamento
con il P.D., dove, con la minaccia del potere inquisitorio su chicchessia e per qualunque
sospetto, esercitare una costante azione di intimidazione e di condizionamento
del mandato parlamentare; la indegna campagna politica e mediatica ordita
contro la maggioranza del popolo italiano per la delegittimazione e la
criminalizzazione, anche all’estero, del
centrodestra; il caso ILVA; le intercettazioni della Procura di Palermo a danno
del Presidente della Repubblica; l’inchiesta
sulla fumosa trattativa con la mafia, ridotta a barzelletta dal pentito
pataccaro conclamato Ciancimino Jr; l’assoluzione,
in primo grado, con stupefacente velocità e con esilarante tempismo da “
campagna elettorale” dall’accusa di “ concussione” , decisa in beata solitudine
da un Magistrato pugliese che è
risultato essere poi un amico storico della sorella del Governatore pugliese
Vendola; la lentissima istruzione dei
processi a Penati ed a Tedesco dei quali non si sente più parlare da tempo; il
colpevole abbandono dell’inchiesta “Arcobaleno” con D’Alema Primo Ministro imputato eccellente , da parte del P.M. Michele
Emiliano , abbandono ripagato poi dalla sinistra candidando ed eleggendo Miche
Emiliano quale Sindaco di Bari con
conseguente “ prescrizione” di quei reati e di quel processo; il vergognoso linciaggio
inquisitorio da parte della sinistra del
Governatore dell’Abruzzo Del Turco, costretto
a dimettersi , poi risultato del tutto innocente ed estraneo alle accuse
mossegli dalla Procura guidata dal Magistrato Dr. Trifuoggi; una Giustizia meschina, ideologizzata e politicizzata , disvelata
dal famoso fuori onda nel quale il Presidente della Camera Fini , suggeriva ad un
Procuratore della Repubblica, quello di
Pescara il Dr. Trifuoggi, come incriminare Silvio Berlusconi; la stupefacente condanna
degli scienziati per la mancata “profezia” per L’Aquila; le vergognose sentenze
contro la Fiat a Pomigliano ed a Melfi; gli interminabili processi a Silvio Scaglia,
in galera preventiva oltre ogni ragionevole misura; quello, infame, al Generale Mario Mori, alla fine assolto; quello,
ignobile, al Capitano De Caprio, alias Ultimo, alla fine assolto;l’uso, come puro
strumento di tortura, della carcerazione preventiva che riempie le carceri
italiane di “innocenti”; la sospensione della democrazia attuata da Giorgio
Napolitano con la nomina del Governo tecnico nel 2011; l’ulteriore tentativo di
Giorgio Napolitano di comandare il Parlamento al fine di mettere insieme il futuro
Governo all’insegna della riedizione del
“ compromesso storico”; la disgustosa condanna al carcere del Direttore
Sallusti, sulla base del principio fascista della” responsabilità penale oggettiva”contrario
al principio costituzionale che impone essere la responsabilità penale sempre e
solo personale. Chissà poi quanti altri episodi non ricordo più. Ma credo che
questo elenco sia più che sufficiente per ridicolizzare gli autori della minchiata del secolo, cioè del
“ventennio berlusconiano”.Questo, altro che cretinate, è stato il “ventennio
del linciaggio della Costituzione da parte della sinistra politica, della
Magistratura di sinistra e da parte del Quirinale “, dove bivacca un
parlamentare – dunque un “nominato” dalla sinistra – scelto dalla sola
sinistra, che ha ottenuto solo i voti della sinistra, vale a dire né più né meno come una Minetti o uno
Scilipoti qualsiasi, anch’esso disgraziatamente di sinistra.
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DOMANDA A BERSANI DA PARTE
DELLA “ITALIA GIUSTA”
Stupisce la discesa ( o salita?)
in politica del Dr. Giampaolo Galli, direttore generale di
Confindustria prima con Emma Marcegaglia e poi con Giorgio Squinzi, non un
impiegato qualsiasi. Dunque persona certamente preparata ma, a quanto si vede,
uno tsunami di incoerenza. Ricordo come, verso Gennaio dell’anno passato, il Dr
Galli pose , durante la trasmissione de La7 “Omnibus”, in discussione la
possibilità di licenziare anche gli statali. Un condivisibilissimo attacco ad
un privilegio assurdo che subito suscitò l’ira funesta della CGIL che, definì
il Dr Galli “ uno senza idee “ e delicatezze di questo genere da osteria. Ancora a “ Ballarò “, a marzo del ’12 ,
discutendo sul tema del lavoro, il Dr. Galli affermò “ Restiamo un paese in cui
licenziare è particolarmente difficile e costoso”, criticando quindi non solo
la sinistra conservatrice ma addirittura anche la stessa Riforma Fornero /
Monti. E non basta, perché, con una coerente prosecuzione della sua evidente
linea liberale , il Dr. Galli si inserisce pure tra i primissimi firmatari di “
Fermare il Declino” di Oscar Giannino.
Bene,
neanche nove mesi dopo tutte queste affermazioni , decenni e decenni passati in
Confindustria, ecco che il Dr. Galli abbandona tutto sedotto da un seggio certo
in Parlamento. E fin qui, transeat. Il bello o il ridicolo, scegliete voi, sta
nell’accorgersi che il carro sul quale il Dr. Galli s’è fiondato ritenendolo
ovviamente quello vincente, è quello che ha a cassetta P.L. Bersani, in parole
povere l’ex centro-sinistra ora divenuto, dopo le primarie e con gli accordi,
la sinistra-sinistra. Ma come? Il P.D. ha stretto un ferreo patto con Vendola , ha nominato capolista in
Campania un certo Guglielmo Epifani, tutta gente che sia in Parlamento che
nella vita politica ha sempre fatto la guerra a quanto ha sostenuto fino ad
oggi il Dr. Galli. A proposito di “
liste” pulite, sporche, zozze, fatte di asserviti, di “ nominati”, di svariati
“ Minetti” formato maschile, saprebbe dirci l’On. Bersani chi tra Galli e gli
altri ha cambiato idea e progettualità politica in un battibaleno, se le liste
dei “ prescelti” del P.D. sono fatte da Confindustria e dalla CGIL e chi
veramente determina la linea Politica del P.D., se la CGIL appunto o anche
Viale dell’Aeronautica. C’è l’Italia, quella “ Giusta”, quella usata come un
oggetto della sua pubblicità murale che gradirebbe saperlo.
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I FINTI PROGRESSISTI CHE
AFFOSSANO IL PAESE
Se
è cosa buona e giusta studiare il fenomeno della disoccupazione, specie quella
giovanile, senza inforcare occhiali ideologici ma attenendosi alle statistiche
ufficiali ed alle azioni ufficiali degli addetti istituzionali, allora non
posso fare a meno di appurare che, quanto ai numeri, mentre in Spagna ed in
Grecia quelli della disoccupazione giovanile sono da film horror ( in Spagna
siamo al 56% ed in Grecia al 57%), in Italia abbiamo dei numeri statistici
tutto sommato non da infarto o da ictus fulminanti. Da noi non c’è stata, come
in Spagna, alcuna bolla speculativa né, come c’è stato in Grecia, una folle “
creazione di posti di lavoro per decreto legge”, grazie al pensiero liberale
del Governo del centrodestra. Comunque nel nostro piccolo, come direbbero le
formiche che nel loro s’incazzano pure, stiamo contando un incremento della
disoccupazione totale dell’1,8% e di quella giovanile del 5% fra Novembre 2011
e Novembre 2012. Così come questo dato negativo va attribuito, senza se e senza
ma, ossia “ oggettivamente “ alla responsabilità umana e politica del Governo
in carica in quell’anno ( e cioè al Governo Monti / Napolitano), nello stesso
modo le stesse responsabilità vanno “soggettivamente” ( e cioè in base alla
politica svolta in tal senso in quel periodo annuale) addebitate “ anche “ alla
Cgil, oltre che all’imprevedibilità ed incontrollabilità della stessa crisi
economica mondiale. Sono stati “ anche”
i veti della Cgil e di tutti quei
partiti politici corporativi che hanno sostenuto la sua linea ( e dunque P.D.
di Bersani e di Fassina, del SEL di Vendola ed anche di tutta la galassia di
sinistra) di opposizione ad una riforma più liberale del mercato del lavoro,che
vanno processati come responsabili di questo dramma economico e sociale. Perché
solo il Governo? Perché solo la crisi? Quei numeri sono anche, non certo
esclusivamente ma “ anche “, il risultato
di quella linea politica di sinistra, guidata dalle truppe della Cgil,
che ha condotto l’assalto alla Legge Biagi, che ha condotto l’inseguimento al
sogno del “ lavoro solo a tempo indeterminato”, che ha condotto la guerra
contro la contrattazione di secondo livello, che ha condotto la guerra contro
la Fiat, che sta conducendo anche la guerra contro Mac Donald e le sue duemila
richieste di assunzione .
In un approfondimento del 3 gennaio scorso su La7, condotto da
Mentana , ho ascoltato un lungo sproloquio di Landini,Fiom. Pur conoscendo benissimo il personaggio e le
sue idee tutte legate ai famigerati
“piani quinquennali”, mi impressionò il lungo elenco di piani politico-burocratici con cui, a suo giudizio,lo
Stato avrebbe potuto rilanciare l’occupazione e la crescita economica dell’Italia.
Sentivo la sua voce,ma stavo rivivendo la riproposizione, da parte
dell’osannato organo sovietico,del consueto piano quinquennale degli anni
cinquanta, bei tempi di Baffone, ancora il “ Piccolo padre”. Un interminabile
delirio ideologico condito di proposte economiche che la storia del mondo ha definitivamente condannato da tempo,
spacciato con la presunzione arrogante di chi si ritiene unico depositario di
verità inesistenti. Disgraziatamente non è il solo Landini a credere all’idea di
uno sviluppo da realizzare attraverso una decisione della sfera
politico-burocratica. A credere che si possa invertire l’andamento del Pil,
aumentando conseguentemente consumi, investimenti e occupazione, a colpi di
decreti legge c’è una buona parte dei protagonisti della sinistra, Bersani e
Vendola in testa. Ancora di più oggi, in pieno della campagna elettorale, soprattutto
a sinistra, viene propinato il mantra della consunta e consueta, unica ricetta che la sinistra giudica in grado
aumentare la crescita e, soprattutto, l’occupazione stabile. Non a caso , sia
Fassina che Bersani, che Vendola stanno insistendo da tempo nell’assecondare la
ricetta pianificatrice di Landini,assistita da una nuova e feroce imposta
patrimoniale (della quale abbiamo parlato prima) , con una serie di interventi
“tardo keynesiani” con i quali intenderebbero dare un radioso futuro alle
nostre future generazioni. Se è per questo il trio non è neanche originale,
perché anche Togliatti, anche Stalin,
anche Krusciov – roba di quaranta e passa anni fa - hanno parlato al mondo del loro “ radioso futuro nel paradiso comunista sovietico”, poi rivelatosi
invece un vero inferno di crimini contro l’umanità. Ciononostante gli eredi di quel
collettivismo bocciato dalla storia ,
spacciando il fallimento storico del comunismo come dovuto alla mancanza di
libertà democratiche invece che alla soppressione delle libertà umane , alla
feroce repressione, alle pazzesche angherie cui venivano sottoposti i russi ,ancora
sono attaccati come naufraghi ai
relitti, al relitto economico di uno Stato motore ed artefice dello sviluppo,
distrutto dalle sconfitte che la storia del mondo gli ha inflitto. Eccola,
dunque, la grande menzogna, l’impostura che ha consentito alla sinistra
statalista italiana di galleggiare ancora sulla superficie del sistema politico. Come Giunone si bagnava
nella fontana per riacquistare la verginità perduta, così i sinistri adoratori
del centralismo statalista , forti della complicità interessata da storici e
cronisti mantenuti dallo Stato centralista, sono riusciti a nascondere che il
problema del collettivismo non è legato alla mancanza della citata libertà
democratica, bensì alla fondamentale libertà economica. Solo quando
quest’ultimo aspetto è garantito in una democrazia si può pensare ad una crescita
spontanea della ricchezza e dell’occupazione. Certamente non nell’Italia
attuale, regno incontrastato della spesa pubblica e di una corrispondente
tassazione da record mondiale. Inoltre una bella fetta di questo disastro va
attribuita anche alla Confindustria, quella di Emma Marcegaglia in modo
particolare , che ha continuato a pomiciare con la Cgil nel ricordo dei bei
tempi del vecchio consociativismo,
quando lo Stato manteneva a spese del contribuente sia la casta industriale che
quella sindacale. Bei tempi di baldoria, difficili da dimenticare. Così mentre
Cgil, Confindustria e sinistra al traino pensano solo a perpetuare i loro
privilegi , i nostri giovani stanno a spasso. E poi hanno anche la faccia tosta
di chiamarsi “ progressisti”.
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DALLA PADELLA DELL’IMU NELLA
BRACE DELLA PATRIMONIALE DEL P.D.
Ho letto nel programma del
Partito Democratico, l’intenzione di istituire una nuova
imposta “
patrimoniale progressiva” a carico degli
immobili , esonerando gli immobili dei soggetti con redditi bassi ed aggravando
l’imposta stessa sul ceto medio. Il tutto come alternativa percorribile, sempre
a detta del P.D. e di Fassina, per
cancellare l’IMU. Le critiche , sia tecniche che ideologiche, all’assunto, sono
sempre le stesse, che neanche ho più la forza e la pazienza di ripetere tanto
mi sono sgolato nel passato. Ma sapete com’è? Non c’è peggior sordo di chi non
vuol sentire. C’è però, in quel programma del Partito Democratico, l’idea di generalizzare la progressività
delle aliquote di imposta su ciascun cespite patrimoniale: come dire
aliquota progressiva per le imposte sugli immobili, per quelle sui redditi di
lavoro autonomo,per quelle sui redditi d’impresa e così via. In tal modo, dopo una
progressività su ciascun cespite, verrebbe l’ulteriore progressività sulla
somma dei singoli cespiti. Per scrivere questo capolavoro, il Partito
Democratico cita spesso l’articolo 53 della Costituzione il quale sancisce come “ Tutti sono tenuti
a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”,
non certo altro. Il che significa semplicemente che è il “sistema tributario” a
dover essere progressivo e non ogni
singola imposta su ogni singolo bene, come vorrebbe il Partito Democratico. Oltre
tutto una espansione di imposta a carico degli immobili , come ipotizzato
appunto dal Partito Democratico, andrebbe
a scontrarsi con la disposizione dell’articolo 47 della stessa
Costituzione ( stranamente del tutto ignorato dallo stesso Fassina e dal P.D.)
articolo che tutela il risparmio e favorisce la proprietà dell’abitazione. Bah!
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STORIA DI “ L’OCCHIO DEL
FALCO”, UNA FICTION ALL’ITALIANA.
Ho una grande curiosità e
perciò voglio parlare di una fiction televisiva , «L’occhio del falco», che sarà
trasmessa nei prossimi lunedì e martedì sera da Canale 5, dedicata ad un famoso
carabiniere e cioè al Capitano Sergio De Caprio, alias Capitano Ultimo. La
fiction inizia dal suo processo presso
la Procura di Palermo, iniziato 2006, processo che lo vide indagato per “favoreggiamento alla
mafia” perché Magistrati di Palermo gli imputarono la mancata perquisizione del
covo di Totò Riina, il «capo dei capi» che pure fu proprio lui, Sergio De
Caprio, a catturare nel 1993. Voglio rammentare che Capitan Ultimo ed il
Generale dei Carabinieri Mario Mori , entrambi e per la stessa accusa portati a
giudizio dai Magistrati di Palermo, furono
assolti poi , entrambi, da quelle infamanti accuse con formula piena. Ma non c’è nulla da
meravigliarsi, perché è cosa arcinota come il lavoro preferito dai Magistrati
della Procura di Palermo e non certo da ieri ma da sempre, sia calunniare, diffamare,infangare, incarcerare
proprio i suoi uomini simbolo. Elenco lungo, sinteticamente e non
esaustivamente ridotto ad Andreotti,
Mannino, Contrada, Dell’Utri, Mori, De Caprio, Mancino, Napolitano, ecc.
Ma, come con Andreotti, con Mannino e con Dell’Utri, con De Caprio e con Mori quei signori Magistrati non ci sono riusciti. E questa non sarebbe
neanche una notizia, perché ormai accade quasi sempre. Ma vivaddio vale la pena
di essere raccontata a tutto il mondo. Ora, come riprova della ipocrisia che
domina il Paese del politicamente corretto ( cioè quello guidato da Scalfari,
da Mauro, da De Bortoli, da Cusenza, da Calabresi e via discorrendo ) vi pregherei di compulsare tutti i giornali
che riuscite a trovare nelle edicole italiane per sincerarvi di quello che sto per dirvi:
che, cioè, nessun grande o piccolo giornalista, opinionista, pret a penser,
opinion maker o come cavolo si chiamano ha avuto il coraggio – civile, d’animo
ed intellettuale – di scrivere che in tutti questi processi c’è sempre stato Antonino Ingroia. Chissà se la fiction
lo dirà. Chissà! Chissà se sarà più potente
il “ potere intimidatorio “ che promana da qualsivoglia Magistrato o la
famosa “libertà di stampa” tanto invocata, quando conviene loro, da quegli stessi giornali, giornalisti, maitre
a penser, opinion maker, ecc che ho prima citato. E chissà se la fiction dirà pure che fu solo Massimo Ciancimino, il pentito
pataccaro cocchetto bello del Magistrato Antonino
Ingroia , ad insinuare , in una
udienza del 2010, che l’arresto di Totò Riina non avvenne per merito dei
Carabinieri, per merito del lavoro e del
coraggio di De Caprio e di Mori, ma solo grazie ad una “ soffiata” di Zu Binnu,
al secolo di Bernardo Provenzano. A proposito: se comprate i giornali per
verificare quel che ho scritto, inutile che perdiate due euro per comprare “Il Fatto Quotidiano”: non ci
troverete alcun cenno a questi fatti, né tanto meno ad Ingroia, che è poi il vero patron del quotidiano. Volete forse sapere
anche il perché? Va bene, sono magnanimo e ve lo dico gratis : perché a quel
giornale delle Procure e di Travaglio collabora un certo Benito Calasanzio Borsellino, detto vezzosamente Benny, un altro parente, sarà il
miliardesimo forse, del Giudice Paolo Borsellino, il quale, ma guarda che razza
di caso, ha addirittura scritto un libro, a due mani con un altro degli
innumerevoli eredi del Giudice Borsellino – il fratello Salvatore , un fervente
rifondarolo - , nel quale parlano di
Mori e di De Caprio come di due mafiosi e delinquenti. Avete capito o avete
bisogno di un traduttore simultaneo?
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SERVIZIO PUBBLICO E SERVIZIO
AL PAESE
Non posso né voglio esimermi dal parlare di Berlusconi e di “ Servizio
pubblico” di Santoro e Travaglio,
andato in onda giovedì scorso su La7. Ho
assistito ad un vento storico nei suoi elementi: nove milioni di spettatori,
uno share mai visto, un successo mediatico che ha letteralmente distrutto ogni
altro precedente successo. Segno che una buona televisione fa bene. E’ stato un
massacro per Travaglio, per Luisella Costamagna e per Giulia Innocenzi, un fine
corsa di successo ma inglorioso ed infangato per Michele Santoro. Gira nel web
la storiella di un accordo su quello che gli interessati potevano dire durante
la trasmissione. Si tratta del solito vizietto italico, tipico degli uomini e
delle donne di sinistra, di cercare sempre “ servizi deviati”, “ trattative
mafiose” e simili teoremi per cercare di nascondere le sonanti sconfitte. Naturalmente
si tratta delle solite fandonie. A mio parere- ma non solo mio – giovedì sera è
finita la ricca ed ingloriosa carriera giornalistica di Marco Travaglio. I
soldi che ha fatto li metta al sicuro e se li vada a godere. Giovedì sera ha
fatto la figura del piffero che credeva di suonare e che, invece, non ostante
avesse la claque in sala e tre compagni che lo potevano assistere, Travaglio è
uscito distrutto come uomo e come autore di articoli e libri su Berlusconi e
contro Berlusconi. Per il semplice fatto che Berlusconi, solo leggendo l’elenco
delle condanne civili subite da Travaglio per diffamazione, ha reso evidente
come sia fatuo, ipocrita, fragile, basato sul nulla il successo di Marco Travaglio, costruito
sulla diffamazione utilizzando , con copia ed incolla, parti di sentenze giudiziarie, proprio come ha
fatto giovedì sera Berlusconi leggendo
le dieci sentenze di condanna a Travaglio davanti a nove milioni di spettatori
che le ignoravano. Dalle altre due giornaliste non ho ascoltato interventi
rilevanti: esse hanno dimostrato la bravura, ma non quella loro, ma quella dei
truccatori e dei parrucchieri della La7 che le ha rese assolutamente molto
seducenti. Da ultimo Santoro: la sua sconfitta politica è stata così evidente
da spingerlo, alla fine, esasperato dalla sconfitta,ad un comportamento
rabbioso, becero, arrogante, saccente, bilioso senza peraltro riuscire a
scalfire la tranquilla serenità di Silvio Berlusconi. Santoro ha vinto però la
sua battaglia televisiva: sarà difficile che possa fare di meglio come numero
di spettatori e, come un calciatore ormai avanti con l’età e carico di
successi, credo che si ritirerà conservando questo indubbio primato che resterà
nella storia anche se solo televisiva di questo Paese.
Vengo ora a Silvio Berlusconi.
Del quale voglio separare i due aspetti: quello mediatico e quello
politico.
Dal primo punto di vista si conferma come Silvio Berlusconi non sia,
fortunatamente, uomo a suo agio con la vasellina e con gli unguenti vari che
ungono ed acconciano tutte le noiose,
barbose , ipocrite conferenze istituzionali o, peggio, quelle a reti unificate
, tutto quel ciarpame burroso e salivoso che trasforma ogni uomo politico in una
specie di burattino etero diretto ,
insomma in una caricatura d’uomo, ciarpame che opprime questo Paese da una vita.
Da uomo libero e liberare nell’animo, Silvio Berlusconi ha sfidato un pubblico
totalmente di parte, bilioso e rancoroso come sa esserlo , in branco poi, un
branco di amici tutti di sinistra , ha raccolto la disfida del duo Castore e
Polluce della inquisizione di stampo
papalina e giustizialista ma sempre e comunque antiberlusconiana e cioè Santoro
e Travaglio, entrambi assistiti da due vallette di bell’aspetto ed ha impartito
loro una lezione indimenticabile. Così davanti all’esibizione del rancore, dell’odio,
della prevenzione, della criminalizzazione, della diffamazione che trapelavano
da ogni parola e sguardo e mossa dei “ quattro dell’Ave Maria”, Berlusconi ha
risposto impartendo a costoro una tale lezione di calma e saggezza, di pura vitalità,
di passione liberale, di padronanza dei tempi politici, di quella strafottenza
che tanto piace al popolo dell’avanspettacolo – qual è quello italiano di
sinistra – da distruggerli. Alla solita lettura del solito papello di Travaglio
con le solite accuse formulate col
solito copia ed incolla, alla solita storia delle Ruby, delle Minetti, del
latin lover e simili cose da portineria condominiale , Berlusconi ha
replicato dominando la scena con la
lettura delle condanne di Travaglio, rubando scena e ruolo a tutti, riducendo
Santoro, Travaglio, Costamagna e Innocenzi da regista, da fustigatore e da
gentili voci della contestazione culturale e politica a quello che
effettivamente sono stati ridotti tutti : Santoro ad uno stanco e vecchio
Masaniello al quale sono state frantumate tutte le teorie politiche ed al quale
nulla rimaneva se non far sfoggio, per sviare l’attenzione, alla violenza ed
all’aggressività esasperata del finale; Travaglio da fustigatore ridotto a
fustigato; Costamagna ed Innocenzi da
voci di controcanto a delle comparse fugaci nel mondo politico.
Ma non confondiamo il successo scenografico,direi anche teatrale,con
quello politico.
Non basta dimostrare di essere un gigante fra i nani, non basta aver
ridicolizzato i temi ed i modi ipocriti e vigliacchi da Santa Inquisizione di
quel mondo bacchettone ed ipocrita che rappresenta la sinistra, per rassicurare
il popolo del centrodestra, quello che si astiene , che si estranea, che tace
ma che è sempre stato la maggioranza del popolo italiano, su temi politici
urgenti e cogenti, quali la tenuta del Paese nell’Europa, la riforma del
sistema costituzionale, la riforma del lavoro e delle relazioni sindacali, la
riforma della Giustizia, ecc. Ora quel popolo sa di aver ritrovato il leader
giusto per quel programma liberale che fu la base delle vittoria dal ’94 in
poi. Quello deve essere il programma del futuro Popolo delle Libertà, con gli
aggiustamenti richiesti dalla situazione europea. Con quel programma e con
questo ritrovato leader, la rimonta pare assicurata, la vittoria no. Ed è un
bene per la democrazia italiana.
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Roma sabato 12 gennaio 2013
Gaetano Immè
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