MONTE DEI PASCHI DI SIENA. UNA
STORIA ITALIANA DAL 1472
Antonio Misiani, tesoriere nazionale del Pd afferma :- "Un conto è la ricerca della verità dei fatti, che noi
stessi sollecitiamo da parte della magistratura e di tutti gli organismi
preposti, un altro la solita, inaccettabile macchina del fango che si mette
immancabilmente in moto alla vigilia delle elezioni" . Ma mai come ora, presi dal terrore di
essere stati scoperti ad aver trasformato la più antica e gloriosa Banca
italiana in un miserabile bancomat per le necessità del partito , bancomat
peraltro gestito da funzionari di partito stesso, come Mussari e compagnia bella,
gli uomini del P.D. sono fuori di testa e vanno , come tori infuriati ma ciechi,
Misiani insegna, contro il bersaglio
sbagliato. Insomma fanno ridere, fanno anche tenerezza, tanto si arrampicano
sugli specchi. Si scagliano contro la stampa libera, invocano il bavaglio
contro chi informa sui fatti che riguardano il più grosso scandalo politico
finanziario dell’età repubblicana. Perché al cospetto, per esempio, della
vicenda del Banco Ambrosiano, il caso di MPS è come
un’improvvisa eruzione del Vesuvio su Napoli: un disastro. Ieri sera a “Porta a
Porta” la senese Rosi Bindi, Presidente del P.D., arrossiva, cercava di
svicolare, parlava d’altro, faceva melina per perder tempo, ma la figura che il
P.D. ha fatto in questo evento è francamente delinquenziale, da codice penale. Ma la verità
sta emergendo. Eccola.
Il MPS è stato letteralmente okkupato, da circa settanta anni , manu
militari, dal PCI e poi dalla sinistra
post comunista,
come fosse “roba sua” La legge bancaria, Consob, il controllo della Borsa, per costoro non hanno alcun valore, fanno come
fa loro più comodo. Il reato penale alla base di questo concetto è
semplicissimo: uso dei soldi dei depositanti ( appropriazione indebita ,
conflitto di interessi, violazione legge bancaria, associazione per delinquere,
ecc) per finanziare il partito e per comprare banche così espandendo il controllo del partito
stesso su territori sempre più vasti.
Antonveneta non era un affare, ma poco importava: serviva per altri scopi, non
era neanche da verificare se fosse una Banca sana o meno ( e infatti la due
diligence neanche è stata fatta), non importava se il prezzo fosse più
o meno giusto ( pensate un po’: una Banca che valeva 2,9 miliardi pagata 17
miliardi), non importava se ci fossero tangenti da pagare, doveva essere
comprata costi quel che costi ( tanto i soldi erano dei risparmiatori e dei
depositanti) perché era la Banca radicata nel Nord Est, quello vicino alla Lega
ed al PDL, dunque andava “ comprata” a qualsiasi costo per utilizzarla come il
MPS in Toscana ed altre Banche altrove. Ecco anche il vero , recondito scopo celato dietro la fallita
scalata alla BNL, era una mira a livello nazionale, con essa i post comunisti
avrebbero in un certo senso chiuso il cerchio: dare soldi praticamente a tutta Italia per comprarne il consenso politico ed il voto. Si tratta di un
quadro delinquenziale di elevato livello, che assomiglia moltissimo ai sistemi criminali
della mafia siciliana, della camorra
napoletana, della sacra corona unita pugliese, di tutte le moderne forme di
criminalità organizzata ,che hanno tentato
di usare alcune banche proprio per esercitare il loro controllo , il loro dominio
sul territorio non più con la sola arma del pizzo, del ricatto, dell’intimidazione,
ma con “il credito bancario”. Quanti reati penali, bancari, civili in questo
disegno criminale? Infiniti. Ecco perché a questo Blog di eventuali tangenti,
stecche, magheggi interessa fino ad un certo punto. Se la Magistratura li
troverà saranno altri reati aggiuntivi,
roba da ruba galline, da ladruncoli. Craxi e Forlani, rispetto a costoro,
rubavano barattoli di Nutella.
Ma inseriamo anche un po’ di buon umore in questa storiaccia italo
comunistaccia.
Perché poteva forse il MPS tralasciare quel serbatoio di voti e di clientela
che è, per la sinistra italiana, il cinema ? Ma per carità! E allora, giù a far
lavorare i compagniucci del cinema ! Eccolo, allora, , Giuseppe Mussari alla
guida del Monte dei Paschi di Siena , che corteggiava il cinema radical-chic
per realizzare gli spot della banca, e il cinema radical-chic faceva a gara per
farsi corteggiare dall’uomo del Monte. E per farsi dire di si! L’occasione era veramente di platino. Cito uno
a caso: per uno spot del 2009 ci si è affidati al grande
regista Marco
Bellocchio, un vero compagno. E il MPS ha pagato, tutto compreso, 10 milioni di euro.
Che volete che siano 10 miserabili milioni di Euro per un minuto e 1 secondo di
video, sul brano del mitico Rino Gaetano “ Ma il cielo è sempre più blu , diretto
dal compagno Bellocchio! Tanto mica sono soldi del P.D., sono soldi dei
correntisti! Profetico il messaggio
conclusivo: «Monte dei Paschi di Siena. Una storia italiana
dal 1472». Infatti, una vera storia all’italiana e alla
comunista. Sono 61 secondi in tutto. Più o meno 150 mila euro al secondo. Mica
badavano a spese con i soldi degli altri ! Ricordo ancora che sempre nel 2009
un altro film d’autore Mps lo aveva affidato alla cinepresa di un altro “
compagno”, Giuseppe
Tornatore. Poi non poteva certo mancare anche il filosofo-cantautore ora assessore
palermitano Franco
Battiato con una collaborazione pagata non proprio come quella di un
metalmeccanico ( per una volta, lasciatemi fare il populismo operaistico che
per settanta anni è stata l’unica bandiera della sinistra comunista). Poi nel 2007 la Banca ha premiato anche un altro
compagnuccio : si è rivolta al regista Paolo Virzì. Insomma, anche da questo punto di
vista, tutto in famiglia: partito democratico e suoi fedelissimi sudditi.
Non mi fido della Procura di
Siena, né di quella di Trani che ora interviene sulla questione MPS. Questo disegno è talmente criminale da essere
paragonato ad un vero e proprio attentato alle istituzioni democratiche ,
perché concretamente mirava , attraverso il voto di scambio, a fare dell’Italia
un Paese schiavo della finanza nel quale non avrebbe avuto più valore il voto .
Usare i depositi per finanziare il Partito, usare le Fondazioni bancarie come
cavalli di Troia per metterle sotto il ferreo controllo del partito, usare poi
i dividendi della Fondazioni come soldi per mantenere le clientele locali : lo
hanno fatto da settanta anni in Toscana, lo hanno fatto da sempre in Emilia
Romagna con le cooperative e con l’Unipol Banca , lo fanno da sempre con la
Banca del Salento in Puglia, lo stavano per fare con Antonveneta nel Nord Est,
lo volevano attuare in Lombardia, nella Brianza, con la Banca di Lodi,
avrebbero voluto farlo su base nazionale con la BNL ( abbiamo una Banca?) , lo
stanno facendo con quelle Banche i cui management sono “ organici” alla
sinistra stessa ( Profumo, Passera, ecc). Insomma un Paese di sudditi mantenuti
dalla loro finanza alimentata con i soldi dei depositanti. E’ questo il disegno
criminale portato avanti dalla sinistra post comunista italiana da quando, al
mutare dei tempi, intuì di doversi
alleare con la finanza bancaria per
conquistare e conservare il potere politico , lasciando l’ “ accudimento
politico” “ della ormai imborghesita ( e super tutelata) “ classe operaia” alla
Cgil, dalla quale, infatti, il PD. non ha mai voluto prendere le distanze .
Infatti, ricordavo ieri, nel corso di questi ultimi anni si sono verificati fatti conclusivi in tal senso. Come
infatti dimenticare i pubblici “
endorsement” del Prof. Vanni Bazoli, Presidente di Banca Intesa, al Governo di
sinistra di Prodi nel 2006? Come dimenticare l’invadenza di “ Banca Unipol” –
quella bolognese nata nel PCI -, di Consorte per cercare di creare sinergie
finanziarie con altre Banche ( cito come
esempio non certo esaustivo la Banca di Lodi di Gianpiero Fiorani nel cuore
della Brianza berlusconiana, ci metto anche la Banca del Salento dei Semeraro
in Puglia,ecc ) per cercare di avere un
controllo di quei territori? Come dimenticare poi le roboanti dichiarazioni dei
vari Profumo , dei vari Passera ecc durante le primarie della sinistra? Ecco perché Napolitano scelse Monti, ecco
perché : era un uomo delle Banche, nazionali e mondiali, un ascoltato
consulente di quelle Banche d’affari ben note a tutti ( Goldman, ecc ) , il rappresentante
finanziario dell’Italia, insieme ad Enrico Letta, nelle lobby bancarie che
vorrebbero controllare il mondo ( Trilateral, Bildenberg). E Monti questo è
stato, in Italia ed in Europa. Vogliamo dimenticare come la Bce abbia regalato
migliaia di miliardi all’uno per cento alle Banche pretendendo che invece i cittadini
fossero da Monti strozzati con tasse, benzina, iva, ecc?
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Queste misure violerebbero l’articolo 2 dello statuto dell’ICC sulla
protezione
dei diritti umani e delle libertà fondamentali, come pure la Carta dei Diritti
Fondamentali dell’UE, compresa la dichiarazione che “tutti hanno il diritto
alla vita”, oltre che la Costituzione greca e la Convenzione Europea sui
Diritti Umani. Similmente Yannis Panagopoulos, presidente della Confederazione
Generale del Lavoro Greca (GSEE) ha annunciato che la sua organizzazione farà
ricorso contro la Troika alla Corte Europea sui Diritti Umani.
Nella stessa settimana le associazioni mediche di Portogallo,
Grecia, Spagna e Irlanda hanno pubblicato una “Lettera aperta ai leader
politici e alle autorità sanitarie d’Europa” in cui si deprecano gli effetti
disastrosi delle politiche di austerità della Troika sulla salute e le vite dei
popoli delle loro nazioni.
La dichiarazione accusa l’UE, la BCE, l’FMI e i governi nazionali di aver mancato
di prendere in considerazione gli effetti delle loro misure anti-sociali sui
sistemi sanitari nazionali, e chiede una rapida inversione di rotta.
Mamma mia come s’arrabbierà Napolitano a sentire
questi idioti antieuropeisti!
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MA GUARDA TU! UN’ALTRA
NOTIZIA NASCOSTA!
Al gip Susanna De Felice è dedicato un fascicolo ad hoc aperto a
Lecce,
non si sa se d'ufficio o dopo la denuncia dei pm titolari dell'inchiesta su Vendola
che avevano (invano) chiesto il rinvio a giudizio per il leader di Sel, e in
subordine s'erano affrettati a denunciare che lo stesso gip si sarebbe dovuto
astenere perché amico della sorella dell'indagato eccellente e – sempre a loro dire – in rapporti pure con l'ex pm e senatore Pd Enrico
Carofiglio, marito della pm barese Pirrelli,collega dunque della Gip De Felice.
Un bel groviglio, con c’è che dire! L'indagine sulla gip è emersa per caso, con
un appunto del procuratore Cataldo Motta scritto in calce all'avviso di
chiusura indagini inviato ai due protagonisti della guerra alla procura di
Bari: l'attuale capo Laudati e l'ex aggiunto Scelsi. E si rifà a una lettera,
depositata a Lecce dalla pm Digeronimo, nella quale spiega che per ovvii motivi
insieme al collega Bretone si asterrà dalle indagini su tre filoni di sanità
(in uno dei quali è indagato ancora il governatore). Proprio questa lettera,
scrive a mano il procuratore Motta, va allegata al fascicolo intestato «contro
De Felice Susanna», il gip di Vendola, amica della sorella di Nichi.
Proprio in quest'inchiesta avviata dai pm di Lecce è stata
interrogata
come persona informata sui fatti anche Patrizia
Vendola. Oggetto le accuse, nemmeno tanto velate, dei pm Digeronimo e
Bretone che al procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, nero su bianco
l'avevano messa così: «Già prima del processo eravamo a conoscenza
che la dottoressa De Felice fosse amica della sorella di Vendola. Le lega
un'amicizia diretta e amici comuni come il senatore del P.D. Gianrico
Carofiglio e la moglie di costui , dottoressa Pirrelli, sostituto di questo
ufficio, entrambi amici stretti di Patrizia Vendola» come peraltro confermato
da Carofiglio in un'intervista a Repubblica il 3 aprile 2009. Nel carteggio a
Laudati i pm baresi spiegano di non aver ricusato formalmente il gip per il
troppo rispetto che nutrivano nei suoi confronti. Senonché, dopo le uscite di
Vendola che annunciava urbi et orbi che si sarebbe
dimesso in caso di condanna («Questo
comportamento ha costituito a nostro giudizio un'indebita pressione su un
giudice che in caso di condanna avrebbe determinato l'uscita dalla scena
politica del fratello della sua amica») molti colleghi di Bretone e
Digeronimo, alla luce dell'assoluzione, «ci hanno chiesto come fosse stato
possibile che a giudicare il governatore fosse stata un'amica della sorella di
Vendola».
Il gip, in una contro-nota
all'aggiunto Divella, a fronte di voce che le arrivavano all'orecchio a
proposito di un'amicizia con Patrizia Vendola specificava di non essere amica
della sorella di Nichi ma di averla conosciuta proprio a casa della sua
accusatrice, la Digeronimo. E quest'ultima ha sentito il bisogno di precisare
al procuratore di Lecce che dal 2009 non intrattiene più alcun rapporto con la
sorella di Nichi e con i coniugi Carofiglio «all'epoca miei amici», e che
soprattutto «non ho mai avuto rapporti di frequentazione diretta con la collega
Susanna De Felice».
Assisto al caso con tanta curiosa
attenzione.
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DA INGROIA E BOCCASSINI UNO SPETTACOLO
DA TRIVIO
Definire squallido lo spettacolo indecoroso che i “magistrati
politicanti”- tutti rigorosamente ancora a libro paga
dello Stato, come Ingroia, come Boccassini -
stanno offrendo davanti al mondo come una “puttanata” mi pare proprio
riduttivo. Si tirano in faccia i morti, usano i loro cadaveri come i bulli di
periferia usano le mani , danno uno spettacolo che anche in un trivio di
avvinazzati sarebbe definito barbaro ed incivile. Forse Ingroia conserva le registrazioni
ambientali , le intercettazioni, le captazioni medianiche del povero Giudice
Falcone . Che squallore, Ingroia, che povertà intellettuale Boccassini! Questi
squallidi avventori di quel trivio dimenticano pure quanto fece il loro caro
CSM contro il Giudice Falcone, per delegittimarlo e, come Santoro e Leoluca
Orlando, si premurarono di
apparecchiargli quella morte , invitando la mafia ad eliminarlo in quanto – a detta
loro – Falcone aveva nel cassetto i nomi
dei mafiosi ma li teneva nascosti per ricattarli. Ditemi voi in quale altro
Paese civile e democratico – Afganistan e Siria ovviamente esclusi - si assiste ad una Magistratura, che per
costituzione deve solo applicare le leggi , che piazza il proprio culo sugli
scranni della politica, che quelle leggi dovrebbe fare. In quale paese del
mondo civile , ditemi voi, è possibile assistere ad una Magistratura che, come
un tiranno ed un satrapo, siede nel Parlamento
così intimidendolo e condizionandolo, godendo essa di una totale impunità laddove invece
gli altri deputati non godono più neanche delle guarentigie costituzionali; In
quale Paese al mondo civile e democratico si assiste ad un simile pubblico
stupro della Costituzione perpetrato dalla Magistratura che, pretendendo di essere
contemporaneamente anche Deputato, sputa sopra la Costituzione che invece
prevede essere la Magistratura e la politica, due diversi poteri ed ordini
dello Stato democratico tra di loro assolutamente indipendenti ed autonomi.
Sfido chiunque a trovare in tutto il Mondo terracqueo un Paese , sempre escludendo
Afganistan, Siria ed affini , dove addirittura la Magistratura, un ordine dello
Stato, si è fatta un suo partito politico. Ma che razza di difensore della
Costituzione abbiamo al Colle?
Marco Travaglio prende
la penna e difende l'amico Antonio Ingroia. Travaglio diventa
difensore d'ufficio della toga. Sul banco degli imputati del Fatto
Quotidiano c'è un'altra toga, Ilda Boccassini. Dopo le polemiche per le parole di Ingroia su Giovanni
Falcone e Paolo Borsellino, "er Manetta" pretende le scuse della
"rossa". Insomma Ingroia non ha detto nulla di male e la Boccassini,
per Travaglio ha sbagliato tutto. Con un editoriale di fuoco, Travaglio azzarda
paragoni impossibili. "Falcone si avvicinò alla politica e di parecchio
andando a lavorare al ministero di Grazia e Giustizia retto da Martelli, nel
governo Andreotti, fu bersagliato da feroci attacchi, anche da parte dei
colleghi, molto simili a quelli che hanno investito l'Ingroia politico. La
Boccassini dovrebbe scusarsi con lui per gli insulti, oltre a interferire con
la campagna elettorale, si fondano su un dato falso", scrive il professor
Travaglio. Gli sganassoni che Travaglio rimediò
in faccia da Berlusconi hanno lasciato il segno: Marco soffre di un principio
di labilità di ricordi. Infatti finge di dimenticare un paio di cosucce. La prima: il
Giudice Giovanni Falcone non ha mai
fondato un movimento politico, e non si è mai candidato premier. Prendere, incartare e portare a casa!
La seconda: Falcone accettò di lavorare nel 1992 per il ministero, ma
rivestiva una carica espressamente prevista per magistrati. L'incarico di Falcone negli anni diventerà
quello di Procuratore Nazionale Antimafia. Lo stesso Falcone, in una puntata
del Maurizio Costanzo Show, si difese dagli
attacchi dei "colleghi", spiegando esattamente cosa stesse facendo a
Roma. Pja, pesa, incarta e porta a casa!
Povero
Travaglio, non sa più quel che dice! Il
nome di Giovanni Falcone non è mai comparso su una lista
elettorale, forse Travaglio lo ignora? Se lo ignora peggio per lui, si informi
prima di scrivere o di parlare. La verità è però sempre la solita: stare a
servizio dei Magistrati, che ti passano le veline coperte dal segreto
istruttorio e che non ti indagano sarà pure comodo e redditizio, ma è come prostituirsi. Perciò il compito di
Travaglio è come quello di un “ body guard”: deve difendere “ il padrone”. Come
diceva Dante? Ahi quanto sa di sale lo pane altrui!
DEDICATO AL PRESIDENTE
GIORGIO NAPOLITANO
Signor Presidente della Repubblica, visto che
Lei ricorda sempre e solo le nefandezze compiute dai fascisti e dai nazisti,
questo blog si è assunto molto volentieri il compito di ricordare, a quei pochi
uomini liberi che usano il proprio
cervello e che non sono sottomessi alla sua ortodossia dominante , alcuni
episodi delle nefandezze compiute dai partigiano comunisti dopo la fine della
seconda guerra mondiale , eccidi che NON SONO RIPORTATI NEI LIBRI DI STORIA D’ITALIA.
Episodi dei quali Lei non parla mai. Lei che parla di negazionismo, dovrebbe
vergognarsi. Perché il primo negazionista della verità è proprio Lei, Signor
Presidente Napolitano.
E’ il massacro compiuto nella notte
tra il 6 e il 7 luglio 1945
(due mesi dopo la fine della guerra) a Schio (Vicenza) da un gruppo formato da ex partigiani
della Divisione garibaldina "Ateo Garemi" ed
agenti della Polizia ausiliaria partigiana
(istituita alla fine della guerra e composta da ex partigiani
Un reparto di partigiani della brigata garibaldina, comandati da
“Romero” e “Teppa” (pseudonimi), irruppe nella notte del 6
Luglio del 1945 nel carcere mandamentale della città; non
disponevano di elenchi di fascisti, quindi li cercarono, e, non avendoli
trovati, le vittime furono scelte tra i 99 detenuti del carcere. Tra questi,
solo 8 erano stati indicati al momento dell’arresto come detenuti comuni,
mentre 91 erano stati incarcerati come “politici” di possibile parte fascista,
sebbene non tutti fossero ugualmente compromessi con il fascismo e in molti
casi forse fossero stati arrestati per errore. Erano in corso gli accertamenti
delle posizioni individuali. Per alcuni era già stata accertata l’estraneità
alle accuse ed era già stata decisa la scarcerazione, non avvenuta per lentezze
burocratiche. Gli 8 detenuti comuni vennero subito esclusi dalla lista, insieme
a 2 detenute politiche non riconosciute come tali. Al processo del 1952 si
accertò che solo 27 su 91 avevano una connotazione fascista. Dopo una
approssimativa cernita, che suscitò contrasti tra gli stessi fucilatori, alcuni
proposero che fossero risparmiate almeno le donne, che in genere non erano
state arrestate per responsabilità personale ma solo fermate per legami
personali con fascisti o per indurle a testimoniare nell’inchiesta in corso.
“Teppa” si oppose dicendo “Gli ordini sono ordini e vanno eseguiti“, non disse
da chi provenivano gli ordini, e non fu mai accertato, nonostante un processo
apposito nel 1956. Dopo un’ora di incertezza, mentre alcuni partigiani non
convinti si allontanarono, vennero uccise a colpi di mitraglia 54 persone, tra
cui 14 donne (la più giovane di 16 anni), e ne vennero ferite numerose altre.
Alcuni, coperti dai corpi dei caduti, si salvarono indenni. I soccorritori
quando giunsero trovarono il sangue che colava sulla scala, sul cortile e
arrivava fino sulla strada.
L'Unità , organo ufficiale del PCI nel quale militava Giorgio Napolitano, cercò in un primo momento di prendere le distanze da questo eccidio definendo i responsabili dei "provocatori trotzkisti". Ma la manovra diversiva durò poco, perché era evidente come i partigiani che avevano condotto l'eccidio al carcere di Schio fossero legati al Partito Comunista e alle ex-Brigate Garibaldi. Così tre di loro, sfuggiti alle indagini, si recarono a Roma al Ministero di Grazia e Giustizia per conferire con Palmiro Togliatti, Ministro di Grazia e Giustizia, dal quale dipendeva il carcere di Schio, che inoltre era nello stesso tempo segretario del Partito Comunista Italiano. Li ricevette in via Arenula, allora sede del Ministero, il segretario del Ministro, Massimo Caprara. Il Ministro della Giustizia incaricò la Direzione del partito di provvedere e su richiesta della direzione del partito i tre partigiani, coautori dell'Eccidio, vennero aiutati dal PCI a rifugiarsi a Praga. Durante una visita a Praga di Palmiro Togliatti e di Massimo Caprara, i tre assassini ebbero un incontro nel quale ringraziarono Togliatti ed il PCI per averli aiutati. Di questo episodio Caprara, che materialmente accolse e trattò con gli omicidi per conto del Ministro Togliatti, fece una dettagliata descrizione in un suo famoso libro.
Nel 1946 il Ministro Palmiro Togliatti fece approvare una amnistia a favore dei crimini di guerra, di cui beneficiarono migliaia di fascisti e collaborazionisti ma anche gli autori degli eccidi e di moltissimi altri simili eccidi .
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Roma, giovedì 31 gennaio 2013
Gaetano Immè
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