NON C’E’ PEGGIOR SORDO DI CHI NON VUOLE
SENTIRE.
Aldo Grasso è persona certo dabbene, è uomo
d’onore, anche, ma scrive
sul “Corriere della Sera” che “ era” il giornale del ceto medio, “
era”. Ormai l’azionariato proprietario del giornale – cioè il “consommé” dei “
poteri forti italiani”, di quella lobby di “politici,industriali, finanzieri,bancari,editori,ecc”
che si sono arricchiti agendo nel Paese in
regime di monopolio, con l’accordo del
consociativismo “cattocomunista” della seconda metà del secolo scorso – e la
lista di alcuni recenti Direttori – da Mieli a De Bortoli, cioè da Lotta
Continua alla Confindustria alleata della Cgil , lotta sì, ma per la pura “
conservazione” del loro antico e fetido potere – ha ridotto quel glorioso giornale ad un
giornale ormai di parte politica, se non addirittura di partito e dunque
partigiano. Frequentando da tempo tale “corte”, Grasso non vede più la realtà dei
fatti che pure pretende di giudicare, come se lui fosse una sorta di Khomeini
italiano e tutti noi fossimo dei creduloni imbecilli, ma,
pretende pure di
imporci, di quei fatti, la sua personale interpretazione, ormai del
tutto ideologica e di parte. Mal gliene incoglie !Perché quel residuo di
Flaiano che, non ostante più di mezzo
secolo di ipocrisia dominante, resta in quei
pochi italiani che per ragionare sui
fatti usano il proprio cervello piuttosto che lasciarsi indottrinare da quello che scrive “Il
Corriere della Sera”, lo ridicolizza pubblicamente. Ma come ha potuto, Grasso,
prendersela, in quel modo saccente, furibondo , iracondo e disonesto proprio con Giulia Innocenzi , con la “santorina"preferita
da Santoro , additandola come l’unica colpevole della evidente vittoria
mediatica di Silvio Berlusconi ? Scrive Grasso che la puntata "è
partita con il piede sbagliato. E il piede è quello di Giulia Innocenzi, il cui
tono così saccente predispone al peggio lo spettatore. Quell'aria di supponenza
da dove le deriva? Si crede la più autorevole del reame? Se Santoro avesse
fatto parlare per primo Gianni Dragoni sugli introiti finanziari delle aziende
del Cavaliere, forse avrebbe dato un'altra piega alla serata".
Ecco :
sconvolto dall’inaspettato ( da loro) ma indiscutibile successo di Berlusconi,
analogamente a come restò stupefatto e basito tutto il PCI / DS quando nel ’94 si vide “rubare il cibo dalla
bocca ormai spalancata” dalla
plastificata Forza Italia , Grasso, come tutti coloro che non brillano per
coraggio, coerenza ed onestà intellettuale , furibondo per la disfatta ma servilmente pusillanime e meschino, non
trova di meglio che scagliarsi, con arrogante protervia, contro la più debole
ed indifesa, contro Giulia Innocenzi,
addossandole istericamente tutta la
colpa della disfatta . Intendiamoci,
per chi scrive costei è la solita “ antiberlusconiana” tutta slogan,
idiomatismi, frasi fatte, arrogante saccenteria, odio viscerale trasbordante e
tale da suggerire, precauzionalmente, dosi industriali di Imodium, e poco o
niente costrutto. Poi ci metti anche quella sua voce , stridula, irritante come
lo sferragliare di un tram sulle rotaie, ovvio che la Innocenzi , in un
dibattito serio, diventi la vittima predestinata, quello che era Walter Chiari quando Carlo Campanini, nella famosa gag dei “
Fratelli De Rege” esclamava“ Vieni avanti, cretino”! Perché non l’hanno difesa prima, evitandole la
partecipazione alla trasmissione? Perché non le hanno vietato tassativamente di
sciorinare le troppe scemenze che hanno asfaltato davanti a Berlusconi un’autostrada
che gli ha facilitato la ridicolizzazione
con la quale ha distrutto Costamagna, Santoro,Innocenzi , Travaglio e la claque
? In verità Aldo Grasso finge di non sapere che la Innocenzi è stata
coscientemente e cinicamente condotta in
quel mattatoio mediatico proprio per consentire
alla sinistra di avere un capro
espiatorio da impalare pubblicamente in caso Berlusconi avesse straripato e
vinto. Questa è come quando la stessa
sinistra scelse Piero
Marrazzo come candidato Governatore
del Lazio, ben sapendo l’irrefrenabile
attrazione che Marrazzo ha sempre avuto verso i “ travestiti” e limitrofe
polverine. Certo “ de gustibus non est sputazzandum”,come diceva Totò, né, come aggiungo io, “condannanudm “, ma la fine di Piero Marrazzo non è imputabile allo
stesso Marrazzo – uno non cambia gusti sessuali solo perché deposto su una
cadrega pubblica –quanto alla sinistra che, pur conoscendo benissimo i suoi
vizietti privati ( e guardate che Piero
Marrazzo è figlio di “babbo” Marrazzo,una
colonna del giornalismo di sinistra piazzato dalla sinistra a RAI3 dal PCI
insieme a Curzi, cioè uno di casa a Botteghe Oscure ), lo ha cinicamente e
spietatamente esposto e condannato alla prevedibile
gogna mediatica, pur di arraffare
qualche voto in più. Non è certo un caso che Sua Santità Eugenio Scalfari
dedichi la sua orazione domenicale a quel fatto, ignorando completamente la
Innocenzi, ma paragonando Berlusconi e Santoro a Totò ed a Peppino De Filippo
nel film “ Totò truffa”, quando Totò
cercava di vendere la Fontana di Trevi. Lascio all’ “uomo che parla con Dio” la paternità
delle sue formulazioni antiberlusconiane. Certo che sarà pure vero che Scalfari
parla con Dio e con i Santi, ma, accipicchia, sono quaranta anni che non ne
indovina una. Quando il Vate benedice qualcuno, quel qualcuno è un uomo morto.
La sfilza delle sue vittime è lunga, si parte dai tempi del pentapartito,
quando l’attuale Vate cercava disperatamente l’appoggio della DC, prima di
quella morotea, poi di quella rumoriana,
poi di quella fanfaniana, poi di quella andreottiana, poi di quella demitiana, per passare poi alla beatificazione ante
litteram di Bettino Craxi diventandone prima un “ nominato parlamentare”(carica che non ha
lasciato traccia alcuna nella storia del Parlamento italiano, ma che gli permise di passare alla storia con quel
suo “ Lei non sa chi sono io!” buttato in faccia al malcapitato di turno come s’usava
in quei bei tempi e che gli ha permesso
di incassare un ricco vitalizio baby ). Tutti questi suoi preferiti hanno fatto
una bruttissima fine: il bacio della morte di Scalfari ha colpito tutti,
colpirà anche Berlusconi e Santoro? La sua vicinanza a Dio gli consente almeno di
capire quel che Grasso e i suoi sodali non riescono a capire: che farsi scudo
dei deboli è azione che fa semplicemente schifo e ribrezzo umano. Ma non
consente al Vate di prendere un’altra toppa, clamorosa per uno che con Dio ci
passa le domeniche : in quel film di Totò non c’era Peppino De Filippo, ma un
altro comico napoletano di cui non ricordo il nome. Ma Dio con me non parla.
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VI
RICORDATE DEL PIANO CASA DI BERLUSCONI, VI RICORDATE DI MASSIMO GIANNI E DI
REPUBBLICA, VI RICORDATE DEI TANTI INTELLIGENTONI CHE SI STRACCIAVANO LE VESTI?
BENE, SPUTATEGLI IN FACCIA.
Non riesco a dimenticare tutte le risatine ( tipo
Sarkozy, tipo Merkel ), tutta quell’arietta di superiorità , tutta quella finta
saccenza, tutta quella puzzetta sotto il nasino, tutta la tronfia supponenza sfoggiata dai molti miei conoscenti
- amici , mai! - “ de sinistra” quando nel 2009 il Governo Berlusconi varò quel
“ piano casa” per rilanciare l’economia rilanciando l’edilizia, piano che
prevedeva la possibilità di ampliare la cubatura della casa introducendo alcune
semplificazioni burocratiche ed incentivi fiscali. Mi sentivo circondato da uno
stormo di queruli e ridanciani pappagalli che ripetevano, come sghignazzanti ebeti, le litanie che Massimo Giannini ( quello che si
presenta con l’immancabile “ Sono Massimo Giannini, sono Vice Direttore di
Repubblica e sono molto colto”) scriveva a
questo proposito su Repubblica. Che questa di Berlusconi era la solita “
legge truffa”, che avrebbe “ cementificato” l’Italia, che avrebbe distrutto
spiagge e città, che avrebbe distrutto l’ambientalismo , che avrebbe spianato
la strada verso la corruzione generalizzata e carinerie del genere, tipiche di
Massimo Giannini, che scrive, spesso,
teorie diffamatorie: è la sua specialità. Ricordo che ci fu anche qualche eminente
Professore, Settis Salvatore, un illustre docente di Pisa, intendiamoci, ma uno
che non solo è un “barone universitario” ma che usa la Cattedra anche a scopi
politici , il quale sparò anche un delirante “ frutto di cinica
improvvisazione a caccia di qualche voto “ contro quel piano casa. Gran
Professore veramente costui, non c’è che dire, sopra tutto un esempio di
equilibrio intellettuale ed una rassicurazione sulla sua necessaria terzietà di
docente. Non gli fu da meno un suo illustre collega, a quei tempi Presidente di
qualche Bene Culturale , un archeologo da paura, che ne sparò un’altra ancora
migliore del collega:” una legge scempio”, disse il Presidente. Non cito
Scalfari perché non mi piace vincere facile né tanto meno infierire sui vinti
dalla vita e dai propri fallimenti . Resta un fatto: ma che fine ha poi fatto
quella legge?
Ve lo dico io. A quasi quattro anni di
distanza dai lugubri ululati degli “ soliti intelligentoni de sinistra”, dopo un’intesa fra
Governo e Conferenza Stato-Regioni,
tutte le regioni italiane, fatta eccezione per la sola Emilia – Romagna, hanno
confermato, proprio in questi giorni, di volersi avvalere di quella Legge.
Proprio in questi giorni, con Berlusconi fuori da Palazzo Chigi e con lo stesso
Monti dimissionario, pure non c’è Regione che non abbia scelto la proroga dei
termini di quella Legge per utilizzare il Piano Casa. Magari un poco
sottoterra, senza troppo clamore, perché il rischio di sputtanarsi è proprio
evidente. A parte questo aspetto, che è il solito riflesso dell’ipocrisia
dominante che affoga l’Italia nella melma culturale e sociale, si trae dai dati
dell’Associazione Costruttori Edili ( ANCE) che, a parte il fermo dei Piani
casa per la mancanza di credito bancario e per la crisi, le Regioni che ne
hanno maggiormente usato sono il Veneto , la Sardegna, la Toscana, la Campania,
il Piemonte. Insomma i Governatori di ogni colore politico ma prevalentemente “
de sinistra”, hanno svergognato Massimo Giannini e Repubblica – ma questa non è
certo una novità interessante, essendo la regola – i Baroni universitari
saccentoni e, seppure con fare felpato
da Pink Panter ( insomma per non farsi scoprire e ridere dietro come
meriterebbero). Praticamente hanno riconosciuto che quel “piano casa” del
Governo Berlusconi coglieva il vero problema italiano: l’eccesso di burocrazia,
di vincoli, di lacci e lacciuoli, di procedure che praticamente ammazzano ogni
iniziativa economica. Ma per quegli intelligentoni, era una “ Legge truffa”.
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RAPPORTI
TRA GIUSTIZIA E PARLAMENTO
Voglio esprime la mia ammirazione per il
Dr. Raffaele Cantone, un
Magistrato che , interrogato dal “ Il Mattino” su come disciplinare il rapporto
tra magistrati e politica, ha egregiamente risolto il problema in maniera univoca,
decidendo di declinare tutti gli inviti ricevuti (che sono stati
molti e pressanti) a candidarsi come sindaco di Napoli. Pur essendo dunque il
Dr. Cantone degno della massima attenzione, tuttavia, nell'affrontare un caso
specifico, forse il caso emblematico, quello del P.M. Dr. Narducci, diventato assessore nella stessa città
in cui esercitava la funzione di pubblico ministero ( Napoli con De Magistris) ,
anche il Dr. Cantone traballa. Definisce infatti legittima la decisione del
P.M. Narducci,semplicemente perché non espressamente vietata da una legge. Sorvola
il Dr Cantone sul codice deontologico
che vieta ai magistrato quella scelta, nonostante il Dr. Cantone faccia parte
del collegio dei probiviri dell’ 'Anm, l'associazione magistrati che quel
codice ha istituito. E la coerenza?
Cantone dice
che per disciplinare l'incompatibilità tra toghe e politica serve una legge. Del resto, lo dice anche
Napolitano. Lo dicono tutti, insomma. Ma questa legge non si fa. Perché? Sono
stanco di denunciarlo: ci sono leggi
difficili a farsi, perché il Parlamento italiano, che dovrebbe fare quella
legge, è da sempre sotto ricatto della Magistratura proprio perché vi sono in
Parlamento dei Magistrati che lo intimidiscono e lo condizionano e lo ricattano.
Il Dr Cantone finge di non sapere. Come le tre scimmiette. Il vicepresidente
del Csm, Vietti, sostiene che ci voglia una Legge che dovrebbe sancire l'impossibilita, per il magistrato che entra
in politica, di tornare poi un giorno nel suo ufficio. Per costui, dice Vietti,
bisognerebbe piuttosto prevedere il passaggio obbligato ad un altro ramo
dell'amministrazione pubblica. Giusto? Sbagliato? Per il Dr. Cantone sarebbe
sbagliato, perché l'incompatibilità non deve apparire come una sorta di
punizione. E allora?
Di questo passo, però, non la finiamo più.
Ecco, allora, perché
esistono i codici deontologici: per non buttare sempre la croce sul
legislatore. E chi meglio di un magistrato dovrebbe dimostrare senso civico e
patriottismo civile? E invece no. Anche i magistrati invocano una legge che
regoli quel che il rispetto per la Costituzione dovrebbe bastare a regolare. Il caso Narducci,
che è tornato Magistrato a Napoli dove è stato Assessore , è semplicemente una
schifezza, uno scatarro sulla Costituzione, uno sfregio alla democrazia.
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Roma martedì 15 gennaio 2013
Gaetano Immè
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