CENTRODESTRA E CENTROSINISTRA
E LE LORO RICETTE PER L’EUROPA. QUALE PREFERIRE?
Se ci astenessimo dal considerare la campagna elettorale come fosse una disfida
di Barletta o un derby di calcio , come fosse uno scontro fra Guelfi e
Ghibellini, fra due fazioni armate , roba da Medioevo brancaleonesco,potremmo
fare una sana operazione culturale. Esaminare, cioè, le varie proposte
politiche formulate delle varie parti rispetto al problema del debito pubblico
italiano e dell’Europa. Esistono
praticamente due offerte in tal senso. Da una parte quella del centrodestra che mira a ridurre i sacrifici interni,
imposti dal Governo Monti proprio per adeguarsi alle direttive europee, posizione
che mira a ridurre le spese dello Stato,
ad agevolare così la ripresa economica interna per conseguire una riduzione del debito pubblico e dunque perseguendo un’Europa diversa da quella
attuale. C’è poi quella invece che fa capo al centrosinistra e che coinvolge , al di là delle apparenze, anche il così detto centro montiano, che invece auspica il mantenimento dei sacrifici
interni già imposti e ancora da imporre ( con patrimoniali o altro) e che vuole rispettare in Europa la così detta “agenda
Monti”. Queste le due principali offerte politiche, ma entrambe non mi pare
chiariscano bene il punto essenziale del problema. Che è stato, era ed è il
problema che sta a monte e che genera tutti gli altri problemi: il “debito
pubblico” italiano. Non importa
dibattere su chi e quando questo mostro è stato creato, quello che conta,
pragmaticamente, è che esso esiste e che oggi vale la cifra “monstre” di 2.000 miliardi di
euro.
E’ la storia economica che insegna
come nasce, come si sviluppa e cosa diventa il “ debito pubblico” per un Paese. Fin
dall’antichità un Paese povero si indebitava con uno o con più paesi ricchi,dai
quali riceveva prestiti, denari che poi
venivano spesi per sfamare la propria gente, per soddisfare i loro bisogni, per
costruire le infrastrutture, ecc. Producendo poi poco o nulla poi, un paese povero doveva rinegoziare con i paesi
ricchi altri successivi ed ulteriori prestiti,
una catena viziosa nella quale si inserirono poi gli anatocismi
che moltiplicarono ancora di più il
debito dei paesi poveri. Così più divennero numerosi i bisogni di cittadini che
un Paese decideva di soddisfare a spese della collettività, più alcuni Paesi diventavano “ endemicamente debitori”. E costoro , questi
paesi poveri, devono far fronte ai rimborsi dei prestiti per non cadere in quel
“ default”, in quel fallimento che li ridurrebbe alla fame, all’isolamento, alla
colonizzazione. Questo percorso storico economico è stato anche accompagnato da
una parallela evoluzione finanziaria che è riuscita a condizionare anche il
rispetto umano, nel senso che un Paese ricco o benestante considera un Paese
povero con un certo disprezzo umano fino a mettere in essere quelle misure di difesa dei
propri interessi che costringono il Paese povero a stringere la cinghia dei
suoi cittadini. Quando – a titolo di esempio – la Grecia ottenne il famoso “
maxi sconto del 75%” del suo debito contratto con il settore privato dei Paesi
più fortunati – uno sconto che era praticamente una dichiarazione di
fallimento - un’ondata di disprezzo
direi di ordine etico, di natura morale inondò la Grecia , soprattutto per
opera dei paesi più ricchi dell’Europa, Germania, Francia e Paesi Nordici. Ecco perché Merkel, Sarkozy ,
la Ue sorridevano con commiserazione davanti alle posizioni dell’Italia, Paese perennemente
debitore ed anche della Grecia, praticamente in
default,irridendo sprezzantemente il Capo
del Governo italiano nel 2010, così come lasciarono solo e sotto la pioggia
come un reietto, come un questuante, il
Premer greco Papandreu in quel famigerato G20 del 2011 , a Cannes. La miseria e
il disprezzo del ricco eletto a ragione di Stato. Semplicemente disgustoso,
anche averne solo condiviso il messaggio, come tanti, qui, in Italia..
Perché accade questo ? Perché Merkel, Hollande oggi, ieri Sarkozy,
sono i rappresentanti
di quei Paesi ricchi le cui Banche vantano enormi crediti nei confronti
dell’Italia e della Grecia e nell’ottica del pragmatismo essi difendono – non
potrebbero fare diversamente, va detto – i loro interessi bancari. Una sintesi,
questa, che da sola è sufficiente per evidenziare quel gigantesco conflitto di interessi che avvelena
la governance e l’essenza stessa di questa Europa: che cioè chi deve difendere
questa unione monetaria (UE ed Euro) difende anche gli interessi dei creditori
che sono gli stessi “rapaci da valico” che assediano monetariamente e
finanziariamente UE ed Euro.
Come accadeva
nella antica Babilonia , nel 2.500 a.c., dove le donne diventavano “pubbliche
prostitute”
( quelle senza velo, per riconoscerle al volo ) per pagare, in tutto o in
parte, i debiti di padri, mariti, fratelli, così a Gennaio del 2010 il Premier
greco Papandreu offrì a Sarkozy ed alla Merkel il sacrificio della sua
popolazione onde ottenere dai Signori dei Paesi ricchi il necessario credito finanziario
per evitare la completa e totale bancarotta della Grecia. Una umiliazione
incredibile del fiero popolo greco che da allora subisce una politica interna
di austerità avvilente che è almeno servita – proprio come i propiziatori sacrifici
umani – a placare l’ira funesta dell’elettorato tedesco, francese e delle
nazioni nordiche , convinti che alla radice del debito della Grecia vi sia la
natura oziosa e gaudente del popolo greco e non un debito sorto per la povertà
endemica del Paese e moltiplicato poi da anatocismi e dalle Banche tedesche,
francesi, inglesi, norvegesi, olandesi, ecc.
Come nei villaggi
dell’antichità babilonese far prostituire le figlie femmine per pagare i debiti
di mariti, padri, fratelli era l’usanza che difendeva l’onore della famiglia
arcaica, così oggi dare il consenso politico a chi difende “ questa Europa” che
vive nel più gigantesco conflitto di interessi, che eternizza il concetto di
debito pubblico , significa galoppare verso un Paese sempre meno libero anche se apparentemente si crede di difende
una “ ipocrita onorabilità del proprio Paese”.
Un concetto di onorabilità ipocrita per il semplice fatto che si applica ciecamente ai Paesi poveri
della UE un sistema puramente bancario – finanziario - speculativo che si basa
su un concetto anatocistico che
moltiplica il debito e politiche di severa austerità che immiseriscono sempre
di più la popolazione, così ingigantendo anziché diminuendo o eliminando il
problema del “debito pubblico”. Cos’altro è la così detta “ riforma Fornero” se
non l’equivalente, in chiave moderna, della servitù del popolo debitore verso i
Paesi ricchi? Basta riflettere solo sul problema pensioni e sul sistema
contributivo che sostituisce il vecchio sistema retributivo. I nostri figli, i
nostri nipoti prenderanno una pensione
commisurata ai contributi versati e non più dunque rapportata allo
stipendio in godimento, come avveniva prima di questa riforma. E siccome manca
il lavoro, è come dire che i nostri giovani non avranno
alcuna pensione, mentre sono obbligati a pagare la loro quota di debito
pubblico che è servito a soddisfare i dispendiosi e plurimi – e spesso anche capricciosi e voluttuosi – così detti “bisogni” dei loro ben protetti
e privilegiati nonni, padri, zii.
Pochi lo sanno, pochissimi lo ricordano, ma il nostro paese detiene la quarta riserva aurea del mondo, la seconda addirittura in Europa, dopo Usa, Germania ed il Fmi. Qualcosa come 2.450 tonnellate di lingotti, pari a circa 110 miliardi di euro. Bankitalia potrebbe usarli per ridurre il debito oppure per contrastare attacchi speculativi, ma non lo può fare perché nessuna banca centrale di un Paese membro dell' Eurozona può più disporre delle proprie riserve senza osservare procedure che coinvolgono la Banca Centrale Europea. La Banca d’Italia dunque non è la proprietaria del nostro oro, ma una mera custode per conto della Bce. Insomma la Bce ha un vero e proprio diritto di veto sull’uso del nostro oro.
Allora mi chiedo, quel delle due offerte politiche preferire? Quella che vuole costringere il nostro Paese a sacrificare giovani, popolo, autonomia, libertà, indipendenza per servire i voleri dei Paesi ricchi?Quella che non vuole vedere quale gigantesco conflitto di interessi domina l’Europa dove chi deve difendere l’euro è il proprietario della Banca che ci specula sopra? Quella non vuole ridurre la spesa pubblica ma che omaggia quelle Banche tedesche, inglesi, francesi ergendosi ad illuminato cantore di una falsa ed ipocrita onorabilità dell’Italia basata sull’incondizionato ossequio ad un sistema europeo bancario – finanziario - speculativo che si basa su un concetto anatocistico che moltiplica il debito e su politiche di severa austerità che immiseriscono sempre di più la popolazione, così ingigantendo anziché diminuendo o eliminando il problema del “debito pubblico? Oppure ci affidiamo a quell’offerta politica che sottintende riacquistare una bella fetta della nostra democrazia , riprendendo nelle nostre mani un pochino di quella sovranità nazionale che ci consenta almeno di sperare che nel futuro l’Europa diventi veramente un motore di sviluppo e cessi di essere quell’arcigna matrigna per la quale esistono figli e figliastri e che ha a cuore più che il benessere dei popolo dei paesi membri quello delle sue Banche ?
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LETTERA APERTA AL PROF MONTI
ED A CHI LO STA ANCORA SOSTENENDO
Non passa giorno
che il Prof. Mario Monti ( un Frankstein politico un po’
Premier un po’ candidato Premier) non
magnifichi la sua azione di governo tecnico e che non assicuri con la sua voce
– monocorde a dire la verità, sussiegosa, vanesia se vogliamo - tutti noi italiani di “ avere salvato l’Italia dall’abisso.” Ogni sua dichiarazione è un
suo giuramento rivolto a noi italiani:” state tranquilli, fidatevi di quel che
dico, grazie a me siete ormai quasi fuori dal tunnel dove vi aveva cacciato il
Governo precedente al mio”:” io vedo
( prevedo e stravedo ) la luce là in fondo al tunnel”;”ma se non era per me adesso
stavate tutti a mano tesa davanti alle chiese con le pezze al culo” ,ecc,
ecc. Poi leggo i giornali, sento i telegiornali, controllo sul web e vedo,
leggo che Istat, Inps, Confindustria, Censis, Banca d’Italia, Cgia di Mestre,
mostrano tutti gli indicatori economici italiani negativi. Allora cerco di riascoltare
le rassicurazioni del Professor Monti e lui, sempre lì, sempre a ripetermi che
“ devo strare tranquillo perché ormai
siamo fuori dall’abisso”, che “ se
era per il Governo precedente sarei stato a mano tesa davanti a qualche chiesa”,
che “ la ripresa economica ci sarà dal
prossimo anno”, così ,
all’improvviso mi rendo conto che il Professor Monti abbonda con le parole e con le rassicurazioni, ma non
ci dice mai come ha fatto a salvarci dall’abisso. I suoi intervistatori, spesso più
simili ad servili adulatori , a “simulacri di giornalisti” non
hanno nemmeno il coraggio di
chiederglielo. Poi penso che questi “ grandi Rettori”, questi Professoroni
vedono dove uno di noi neanche si sogna di poter guardare! Forse loro – come
appunto dice il Dr Ingroia, un Magistratone appunto - loro “sanno”. Cioè loro
sanno, punto e basta , perché sono Professoroni, Magistratoni, insomma mica
sono miserabili popolani. Non per niente loro “schifano il “populismo”, loro – che sanno ( e più non
dimandare!)- non sentono la necessità populista di spiegare al popolo, di far
capire al popolo. Loro non devono proprio spiegare nulla a nessuno, loro sono i soli che “
vedono”, loro sono i soli che “ sentono”, noi dobbiamo solo affidarci a loro,
senza rompere le palle con domande da populisti accattoni miscredenti . Dice Il Professore che ci “ ha tirato fuori dal baratro dove ci aveva gettato bla bla bla”, ma
poi leggo che, dopo il suo Governo tecnico, il nostri debiti sono aumentati di quasi 100
miliardi di euro non ostante ci abbia succhiato dalle tasche anche l’ultima stilla
di sangue. E come mai? Poi cerco
risposte ai miei tormenti anche nelle parole dei suoi amici, di Casini, per
esempio, o di Oscar Giannino o di Fini o di Montezemolo, ma tutti fanno come Monti:
tacciono, sorridono pazienti, commiserando con una piccola irrisione la nostra
ignoranza abissale, ci assicurano, la
luce è là, la vediamo in fondo al tunnel, aspettate ancora un anno e vedrete…………..
Trascrivo
letteralmente un comunicato di ieri dell’Ansa
Il 2012 è stato
finora l'anno più duro della crisi per il numero di imprese che hanno chiuso:
tra fallimenti (12mila), liquidazioni (90mila), procedure non fallimentari
(2mila) sono state 104mila le aziende italiane perse. Lo affermano dati Cerved
consultati dall'Ansa, secondo i quali è in corso un boom dei concordati
preventivi. FALLIMENTI - La forte crescita delle nuove forme di concordato
preventivo è nata con la riforma entrata in vigore a settembre: Cerved, il
gruppo specializzato nell'analisi della situazione finanziaria delle imprese,
stima che nel solo quarto trimestre del 2012 siano state presentate circa 1.000
domande, soprattutto nella forma del concordato con riserva. Il dato totale
sulla chiusura delle aziende l'anno scorso è stato superiore del 2,2% al record
toccato nel 2011. «Il picco toccato dai fallimenti supera del 64% il valore
registrato nel 2008, l'ultimo anno prima della crisi: sono stati superati anche
i livelli precedenti al 2007, quando i tribunali potevano dichiarare fallimenti
anche per aziende di dimensioni microscopiche». Nel 2012 la recessione ha avuto
un impatto violento nel comparto dei servizi (+3,1%) e nelle costruzioni
(+2,7%), mentre la manifattura - pur con un numero di fallimenti che rimane a
livelli critici - ha registrato un calo rispetto all'anno precedente (-6,3%).
Dal punto di vista territoriale, le procedure sono fortemente aumentate nel
Nord Ovest (+6,6%) e nel Centro (+4,7%), mentre sono rimaste ai livelli
dell'anno precedente nel Sud e nelle Isole (-0,4%). Nel Nord Est i casi sono
invece più chiaramente diminuiti (-4,3%), un dato compensato dal forte
incremento delle liquidazioni, che ha portato il totale di chiusure in
quell'area a superare quota 20mila (+8,6% sul 2011). La disoccupazione è al
massimo dal 1990, siamo al 14%.
A questo punto, non capendoci più un beneamato, mi rivolgo direttamente
al Professorone, per
una sola pregunta . Scusi Professore
ma non è che il baratro cui Lei sempre
allude non riguardava l’Italia ma riguardava l’Euro? Non è che Lei ci ha fatto
buttare via un botto di quattrini per cercare di salvare l’Euro che stava
distruggendo i paesi poveri ( Portogallo, Grecia, Spagna ed ora l’Italia) ma
che stava contemporaneamente facendo prospere e ricche le Banche di Germania, Francia, Eu e dei Paesi del Nord? Perché se per caso avessi
ragione io, vorrebbe dire che le vagonate di tasse che Lei ci ha imposto in
questi suoi dodici mesi di Governo li avremmo letteralmente regalati alle
Banche , proprio a quelle Banche Tedesche, francesi, olandesi, ecc che si
arricchiscono con la speculazione sull’euro, con il perverso meccanismo degli
anatocismi, del debito sovrano, etc. Professore si degna per caso di rispondermi o preferisce chiudersi
nella sua sprezzante alterigia, come usava quel “nobile Marchese , Signore di Rovigo e di
Belluno, ardimentoso eroe di mille imprese, morto l’11 maggio del ‘31”
nella “ ‘A livella” di Antonio Clemente, in arte Totò, e che finì irriso ed
umiliato da Esposito Gennaro,il miserabile netturbino, con quel suo esplosivo anche se lapidario
“T’ ‘ o vvuò mettere
‘ncapo…int’ ‘a cervella Che staje malato ancora ‘e fantasia?” ,
P.S.
In una intervista del 1997 Bettino Craxi già prediceva la catastrofe
economica cui saremmo andati incontro con l’Europa e con l’Euro ed indicava
nella rinegoziazione dei parametri di Maastricht l’unica possibilità di
salvezza.
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LETTERA APERTA A BERSANI ED A
FASSINA
Non voglio farmi mancare nulla oggi, e
dunque, dopo la mia lettera al Professor Monti, ora tocca al duo Bersani e
Fassina. Il
segretario del Partito democratico,
leader di una coalizione dall'orientamento politico molto incerto d’accordo con il suo consigliere
economico Fassina, vorrebbero darci da bere che aumentare il debito complessivo dello
Stato mascherandolo con le “ infrastrutture socialmente utili “ non avrebbe alcun effetto sul piano del
bilancio pubblico, evitando di allarmare i mercati finanziari. Una panzana
mostruosa. Come se un tizio già “ fuori
fido “ e dunque indebitato fino al collo con una banca, andasse dal Direttore
della banca e gli chiedesse altri soldi sostenendo che questa volta non gli
servono per i suoi lussi, ma solo per – esempio – cambiare la sua auto. Ma dove
credono, costoro, che vivano gli italiani? Sul mondo della Luna o che volino su
qualche cavallo alato? O che perdano tempo a pettinar le bambole?
Il debito pubblico italiano ha raggiunto livelli irreversibili e ogni proposta per aumentarlo non può che
renderlo ancora più rischioso agli occhi degli investitori, interni
o esteri che siano. Tra l'altro, questa idea tardo keynesiana di realizzare piani di
infrastrutture quando c'è una crisi ( come faceva il PCUS ai tempi dei
famigerati “ piani quinquennali “) , invece di realizzarle sull’onda delle
richieste di ammodernamento che
scaturiscono dallo sviluppo spontaneo della società e dell'economia, da noi
sappiamo bene come , troppo spesso, sono finite
nella costruzione di tante inutili cattedrali nel deserto ( Cassa del
Mezzogiorno, aiuto al Sud, Svimez, ecc) , buone solo a dare lavoro ad
imprenditori amici e salariati in cambio di consenso, questo sì,frutto di un
reato di voto di scambio bello e buono.
Oppongo a questa consunta e fallita idea del duo democratico la mia
convinzione che l'unico modo per rilanciare lo sviluppo e l'occupazione sia
legato ad una riduzione del mastodontico
costo dello Stato, abbattendo
contestualmente una spesa pubblica da Paese sovietico e una tassazione feroce.
O si attua questo programma di sviluppo , con tutte le gradualità che vogliamo
e che sono pronto a discutere , oppure, provocando la rapida uscita dell'Italia
dalla zona euro si fallisce .
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BASTA CON EQUITALIA
Ancora una volta devo dare ragione a Berlusconi, dobbiamo e possiamo
fare a meno di Equitalia.Basta fare ricorso alla legge 166/2011, che
stabilisce che i Comuni possano non servirsi di quella società per la
riscossione dei tributi. È quello che ha fatto il sindaco di Calalzo di Cadore, Signor Luca De Carlo,provincia di Belluno. che dalla
fine del 2011 ha deciso di affidare la raccolta coattiva dei crediti insoluti
alla Comunità montana Valbelluna. «In un momento di crisi e difficoltà per le
famiglie», dice De Carlo, «abbiamo cercato di umanizzare Equitalia,
risparmiando per di più ben 13 mila euro all’anno».
Già alla fine del 2010, in base al decreto legislativo 446 del 1997
e alla legge 338 del 2000, il giovane sindaco veneto aveva
affidato al servizio tributi della Comunità montana la riscossione delle tasse
ordinarie, come l'imposta comunale sui rifiuti. Dal marzo scorso, poi,
approfittando dell’entrata in vigore della legge 166/2011, Equitalia è stata
completamente estromessa dalla riscossione coattiva dei crediti insoluti, che
può portare al pignoramento dello stipendio, del conto corrente, dei beni mobili
e immobili dei cittadini. Anche questo servizio è stato affidato alla Comunità
montana Valbelluna, attrezzata per la riscossione delle tasse grazie ai
contributi della Regione Veneto. «Non c’erano casi emblematici nel paese, anche
perché la quasi totalità dei cittadini di Calalzo è puntuale nel pagamento dei
tributi», dice De Carlo, «ma abbiamo avvertito qualche segnale di disagio».
Così,
nonostante la legge numero 166 preveda che il passaggio della riscossione agli
enti locali diventi
obbligatorio dal 2013, continua De Carlo, «noi non abbiamo voluto aspettare
perché non volevamo più essere complici di questa maniera di agire di Equitalia,
che non fa differenza tra un poveretto che non ce la fa a pagare le tasse e i
furbetti del quartierino». Affidando la riscossione alla Comunità montana,
spiega, «siamo invece in grado di monitorare i pagamenti, capire dove esistono
le situazioni di disagio e intervenire prima che i calaltini rischino il
pignoramento della casa».
E il risparmio è assicurato:
calcolando che ogni Comune paga a Equitalia quasi 6 euro a cittadino, il ricavo
complessivo per Calalzo di Cadore (2250 abitanti) è di 13 mila euro. Un bel
gruzzoletto, a cui Luca De Carlo ha subito riservato un posto nel bilancio
comunale, reinvestendo i risparmi da "de-equitalizzazione" in servizi
per i concittadini: bonus bebè da 300 euro, bonus libri da 150 euro e un
contributo al trasporto locale, che fa risparmiare 240 euro all’anno a ogni
studente. «In questo modo», spiega De Carlo, «eliminiamo le spese inutili». Con
una novità: «La percentuale di pagatori puntuali», aggiunge, «è maggiore di
prima, perché l’idea di dare soldi al proprio Comune, che poi li reinveste sul
territorio, rende le tasse più belle».
Dopo Calalzo, la lista di città
“de-equitalizzate” si allunga di giorno in giorno. Si sono già mossi
il vicino Comune di Santo Stefano di Cadore e i sei municipi della destra e
della sinistra del Piave. E sembra che anche Perarolo, Domegge e tutti i Comuni
della Comunità montana Feltrina e Agordina siano intenzionati ad abbandonare
Equitalia. «Auspico che altri Comuni italiani», dice De Carlo, «facciano lo
stesso, anche perché con la crisi i casi di disagio dei cittadini potrebbero
aumentare e il metodo di riscossione dei tributi adottato da Equitalia potrebbe
colpire sempre più persone».
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COSE STUDIATE DAL 1970
Questo
testo è stato scritto dall’economista post Keynesiano Nicholas Kaldor nel 1971
(quando la moneta unica europea era solo un progetto sulla carta che si sarebbe
realizzato circa 30 anni dopo) in “Effetti Dinamici del Mercato Comune”
pubblicato inizialmente su New Statesman il 12 marzo 1971 e ristampato anche
(come capitolo 12, pp 187 – 220) in “Altri Saggi di Economia Applicata” –
volume 6 della Raccolta di saggi economici di Nicholas Kaldor. Abbiamo
evidenziato in grassetto alcuni passaggi. E’ particolarmente significativo che
Kaldor abbia precisamente previsto le cause della crisi dell’euro: lo
squilibrio commerciale e della bilancia dei pagamenti a causa di un regime di
cambi fissi in assenza di regole sui salari, un fisco centralizzato e
riequilibratori automatici. Trent’anni prima che l’euro nascesse era
perfettamente chiaro perché non avrebbe funzionato.
“Un giorno le nazioni d’Europa saranno pronte
ad unire le loro identità nazionali e a creare una nuova Unione Europea – gli
Stati Uniti d’Europa. Se e quando lo faranno, ci sarà un Governo Europeo che
assumerà tutte le funzioni che fanno capo al Governo Federale degli Stati Uniti
d’America, o del Canada o dell’Australia. Questo implicherà la creazione di una
“piena unione economica e monetaria”. Ma si commette un errore pericoloso nel
credere che l’unione politica e monetaria possa precedere l’unione politica o
che opererà (come si legge nelle parole del rapporto Werner) “un agente di
fermentazione per la creazione di una unione politica della quale nel lungo non
sarà in ogni caso in grado di fare a meno”. Poiché se la creazione di una
unione monetaria e il controllo della Comunità sui bilanci nazionali saranno
tali da generare pressioni che conducono ad una rottura dell’intero sistema, è
chiaro che lo sviluppo dell’unione politica sarà ostacolato e non promosso”.
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LA DEMOCRAZIA SECONDO MICHELE
SERRA E REPUBBLICA
Scrive Michele Serra su Repubblica:
«C’è davvero qualcosa di vizioso nel signore straricco che parla solo di
quattrini, e promette agli italiani la restituzione di una certa sommetta, e la
fa tintinnare in televisione. Chi ha dignità e tiene in buon conto se stesso,
capisce che il solo possibile rapporto, con quel signore, è non avere con lui
alcun rapporto. Starne alla larga. Chi lo tocca, o anche solo lo ascolta,
diventa come lui».
Chiaro, no? Guai a chi lo vota, lo
saluta, lo tocca, lo guarda o lo ascolta. Si salverà soltanto chi lo insulta,
chi lo demonizza, chi lo irride.
Sapete chi è che scrive queste cose?
Uno nato nel 1954 e che dal 1974 ha
sempre militato nel PCI, che scriveva sull’Unità, un “laureato”, uno che “ ha studiato”, mica
un buzzurro qualsiasi . Un esempio di correttezza democratica, roba da Platone,
da Aristotele, complimenti al fascio comunista Serra, a quando la fucilazione
di chi non la pensa come lui?
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Roma mercoledì 13 febbraio 2013
Gaetano Immè
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