LUIGI ZINGALES OVVERO UN ALTRO
GRANDE PARACULO IN CATTEDRA
Il professor Luigi Zingales, membro fondatore del partito” Fare per
fermare il declino “, in dissenso con il suo leader Oscar Giannino, lascia il partito. Il leader, a detta sua, ha
mentito ma di che menzogne stiamo parlando? Giannino non ha, secondo il
professore, i tioli universitari ed accademici che millantava. Bene, ne prendo
atto dicendo che a questo Blog del fatto non interessa nulla, per quel che
valgono le Lauree in Italia e davanti al fatto che ormai un Master non si nega
più a nessuno, ma che volete che mi interessi se Giannino ha millantato titoli
accademici e benemerenze ? Ai millantatori professionisti, in economia ed
in politica e dintorni siamo ormai assuefatti,
la loro impresa più recente è quella di sostenere un millantatore stratosferico
, quello che siede sul Colle, figurarsi.
Il professor Luigi Zingales , nato nel 1963 è un economista ed accademico italiano. Laureato nel 1987 all’Università Bocconi di Milano ( guarda caso!),è anche professor of Entrepreneurship and Finance presso la University of Chicago Booth School of Business. Dal 2012, è stato uno dei promotori del movimento politico italiano denominato “ Fare per fermare il declino”. E’ anche editorialista per il giornale della Confindustria ( il Sole 24 Ore) e ha una rubrica sul settimanale di Carlo De Benedetti “L’Espresso”.Inoltre, siede come amministratore indipendente nel consiglio di amministrazione della Telecom Italia. Se quanto esposto ancora non bastasse per capire chi veramente sia il professor Zingales , basta leggere – anche sinteticamente – un suo recentissimo scritto ( titolo “MPS, ecco chi sono i complici” su “L’Espresso”) dove, davanti allo scempio della Banca senese, amministrata da un solo partito politico da settanta anni e cioè dal PCI /P.D., il professore , con l’ipocrisia che lo marchia , finge di “cadere da un pero del Perù ”( dove si era chissà perché rintanato) e accusa tutti ( mancano lo IOR ed il Papa però ) di essere complici delle rapine ai danni del MPS. Vi cito i “mariuoli” che il coraggioso professore accusa per i misfatti di MPS: P.D., Banca d’Italia , Visco , Draghi, Tremonti, Berlusconi, Monti. Scrive il professore in particolare che “ E' moralmente complice Giulio Tremonti che come ministro del Tesoro avrebbe dovuto vigilare sulla solidità delle fondazioni e invece ha permesso alla Fondazione Montepaschi di indebitarsi per mantenere il controllo della banca. E' moralmente complice anche Berlusconi che da premier ha avallato le scelte di Tremonti, rifiutandosi di criticare «un'istituzione a cui vuole bene perché grazie a essa potè¨ costruire Milano 2 e Milano 3.”
La Banca Monte dei
Paschi di Siena opera appunto come una Banca ( dove si va per aprire un conto,
per chiedere un fido se non in una Banca, professore? ) fin dal 1472 in Italia,
mentre la Fondazione MPS è stata creata
nel 1995 ed è stata perfezionata nel 2001. Ne consegue
che per quanto riguarda la “chiamata in correità” per Berlusconi per la
costruzione di Milano 2 e di Milano 3 , il professore finge di non sapere ( né
ha la correttezza e l’onestà di informarsi prima di lanciare fangose insinuazioni diffamatorie) che si tratta di
opere costruite negli anni ’70 per cui, non ostante gli sforzi infangatori del
professore , non si vede quale nesso unisca quelle due costruzioni milanesi
degli anni ’70 alle rapine compiute in
questi ultimi anni dalla governance del P.D. della Banca MPS. Per quanto
riguarda poi la “ chiamata in
correità” di Giulio Tremonti
bisogna ricordare al professore che dal 2001 ad 2013 sono passati al
Ministero del Tesoro ( controllore della
Fondazione MPS) Tremonti (2001 al 2004),
poi Berlusconi ( ad interim per qualche mese), poi Domenico Siniscalco ( dal
2004 al 2005), poi Tremonti ( dal 2005 a fine legislatura), poi Tommaso Padoa
Schioppa ( dal 2006 al 2008), poi ancora Tremonti ( dal 2008 al 2011) ed infine
, Mario Monti e Grilli. Se dunque, come scrive il professore , “ il Ministero del
Tesoro avrebbe dovuto vigilare ecc”,
come mai , chiedo, il professor Zingales ha citato solo il nome di Giulio
Tremonti? E gli altri Ministri? O forse il nostro professore stava con loro sul solito pero in Perù? Che voltastomaco accorgersi che un professore mistifica la realtà secondo il proprio
tornaconto , come un Ciancimino jr da quattro soldi che “ mascaria” i fatti come un avvinazzato da osteria.
Naturale dunque che io abbia il sospetto di una squallida manovra partitica giocata demonizzando e criminalizzando, secondo la miglior
tradizione comunista, l’avversario di turno. Stavolta tocca a Oscar Giannino.
Infatti il professor Luigi Zingales ha una “doppia cittadinanza
politica ”, sia in “Fare per fermare il declino”
sia nel “Pd”.
Non è candidato con il primo e non è membro del secondo, ma è stato sia
cofondatore del movimento Fermare il Declino (embrione di Fare), sia consulente
della scuderia di Matteo Renzi, durante le recenti primarie del Pd. Questa sua
uscita improvvisa, che giunge proprio a una settimana dalle elezioni,
sembrerebbe proprio una manovra “voluta da un Pd disperato dai sondaggi
sfavorevoli”in Lombardia . D’accordo con la stampa organica, come Repubblica,
che cerca di infangare la Lega con la inchiesta su Finmeccanica quando la Lega
è stata dichiarata dal Magistrato stesso del tutto estranea alla faccenda,
ricorrono a qualsiasi mezzo, sopra tutto scorretto, per cercare di evitare la
vittoria del centrodestra in Lombardia , vittoria che farebbe vincere il centrodestra anche al Senato. È solo un mio
sospetto, d’accordo. Ma un sospetto rafforzato sia dal precedente esame della evidente
scorrettezza del professor Zingales sia da
una serie di circostanze alquanto particolari. Innanzi tutto la scelta del
momento, come non definire “strategica” questa sortita, questa bomba contro
“Fare” proprio ora, ad una settimana dal voto quando il P.D. trema davanti ai
sondaggi e con un elettorato fortemente
indeciso. Ma com’è possibile, mi chiedo, che il professor Zingales non si sia
accorto prima delle falsità nel curriculum di Oscar Giannino in tutti questi
mesi? Stava sempre sul famoso “ pero in Perù”?Ed ancora osservo come lo schiaffo avvenga proprio in un periodo in
cui “Fare” era dato in ascesa e come era
chiaro che togliesse più voti alla sinistra che non al centrodestra.
Ma tutto sommato, però, a chi interessa un curriculum che non corrisponde a
quello vero? In politica, l’ho già scritto, siamo abituati a vedere di molto peggio.
Giannino, tutto sommato, è uno dei migliori esperti di economia nel panorama
giornalistico e politico italiano, certamente migliore di tanti professori di
economia e di tanti consiglieri economici di partito . Che differenza fa, da un
punto di vista dell’elettore, l’assenza di questo o quel titolo accademico? E
qui subentra l’aspetto politico della faccenda, che è quello più importante.
Che “Fare” ha due anime
politiche .Una è liberista e mira a raddrizzare le storture della politica attraverso la
riduzione del peso dello stato: meno tasse, meno spesa pubblica e meno regole.
L’altra, però, è un’anima puramente statalista
e giustizialista - manettara : il partito degli onesti, dei nuovi, che
lotta contro il conflitto di interessi, la lotta dura alla corruzione, una predica per la meritocrazia pura e per l’emancipazione delle donne con le quote rosa.
Nel corso della breve campagna elettorale, l’anima progressista ha finito (come
sempre, in Italia) per divorare quasi del tutto quella liberista. La risposta
liberista al conflitto di interessi è: “meno stato, minore danno”. La risposta
che Fare ha dato, in televisione, è “meno Berlusconi e meno politici alla
Berlusconi”. Il moralismo anti-berlusconiano e la lotta contro tutti i vizi
italici di quest’ultimo decennio politico è diventato l’anima del movimento “ Fare” che, inizialmente, si
riprometteva di combattere solo sul terreno serio dei programmi economici.
Iniziative liberiste, come “Contante Libero” (contro l’imposizione della più
tracciabile carta di credito), sono state snobbate da Fare: perché c’è chi, in
quel partito, vuole e predica la lotta all’evasione più che al fisco rapace. Siamo
al punto finale , all’evangelico “Chi di moralismo ferisce, di moralismo
perisce “. Il professor Zingales crede di averci fatto fessi con la sua
ramanzina a ditino alzato contro Oscar Giannino colpevole, ohibò, di non avere
un Master o una Laurea!
Eppure sto parlando dello stesso professor Luigi Zingales che in un
suo recente libro
( “Una rivoluzione liberale contro un’economia
corrotta”) scrive di “ essere preoccupato per la trasformazione della
politica statunitense e di vedere segnali di degenerazione del sistema in un
capitalismo clientelare all’italiana”.Si dilunga il professore a scrivere circa
i danni che il clientelismo industriale arreca all’economia , tanto da scrivere
poi : “ Il clientelismo ha derubato il mio Paese di gran parte delle sue
potenzialità di crescita economica e dei grandi benefici che può ricavarne, ha
sottratto ai cittadini le motivazioni per impegnarsi nel lavoro. Non voglio che
derubi anche gli Stati Uniti.”Così il professore si avvicina al male , ma non
riesce poi a focalizzarlo, a centrarlo, ad individuare il rimedio. Si avvicina
all’individuazione del tumore, quando scrive “ Quello che non riescono a capire
( i movimenti di ribellione al dominio finanziario) è che questi Leviatani non sono che due facce
della stessa medaglia: il male non sta tanto nel mondo degli affari in quanto
tale, ma nel grande business monopolistico e politicamente clientelare; il male
non è nel governo in quanto tale, ma in un governo esorbitante, pervasivo e
corrotto.” Ma proprio nel momento migliore, come capita spesso ai cattivi
maestri e a coloro che salgono in cattedra per imporre non la verità ma la loro
opinione ideologica , il professore smarrisce
la via della ricerca scientifica, si affida agli slogan da Masaniello e
scrive : “In Italia manca una cultura del merito perché non c’è una cultura
della legalità Se l’Italia non cresce, se è a rischio di default, è perché è
stata fin qui governata dai peggiori. Non i mediocri: i peggiori. Il
clientelismo politico e l’economia sommersa hanno trasformato il nostro Paese
in una peggiocrazia.” Cioè, come tutti i professori incapaci di realizzare una ricerca con una
soluzione sulla quale giocarsi reputazione, faccia, onorabilità e cattedra, il
professore Zingales si adegua alla moda, all’ortodossia dominante, lanciare
fango contro tutti per non inzaccherare nessuno, insomma, vigliaccamente,
gettare un sasso nello stagno nascondendo la mano. Scusi professore, va bene
che Lei insegna in America dal 1988, ma perché non elenca coloro che hanno
governato l’Italia creando questa
situazione ? Chi ha creato in questo Paese il “ clientelismo industriale”,
quello tipo FIAT di Agnelli , tipo
Olivetti di Carlo De Benedetti? Chi è stato che ha voluto “privatizzare”
imprese pubbliche senza prima formare una classe industriale capace di reggere
la concorrenza del mercato mondiale? Facile e qualunquista lanciare invettive
contro nessuno. Ma anche vigliacco.
In questo Paese di moralisti occhiuti ed ipocriti , di professori del nulla, di
chierichetti del moralismo da trivio , di laureati ignoranti e bamboccioni, il
professor Luigi Zingales vorrebbe farci credere di aver vissuto per un
anno su un pero in Perù, vorrebbe darci da bere che non sapeva chi fosse Oscar
Giannino, di non avere avuto la possibilità di verificare chi fosse in realtà
quell’aspirante politico che voleva strappare voti al centrodestra in Lombardia
mentre strizzava l’occhio all’agenda Monti . La cruda verità è crudele, amara: il
professor Luigi Zingales si atteggia
professore, ma è un semplice imbonitore , un altro di quegli “ utili idioti”
che si prestano, per tornaconto ideologico, a mettere la loro faccia da
prestanome per nascondere per chi stiano lavorando. Mezzucci da magliari. Insomma , il professor Zingales , come uno dei
Fratelli De Rege, ha mandato avanti Oscar Giannino ( appunto “ vieni avanti,
cretino”) e poi, quando il movimento stava raccattando in Lombardia un
significativo tre o quattro per cento, ecco che il Professor Zingales finge di
fare improvvisamente “ le beau geste”, di accorgersi di quello che il gran
paraculone sapeva benissimo da sempre et
voilà, ecco fatto un bel servizio elettorale a favore di Bersani e del P.D.
che, scommettiamo?, sarà riconoscente col professore. Come lo è stato con Di
Pietro, con Colombo, con Gotor, ecc. D’altra parte sia Monti che Zingales escono dalla Bocconi. Se questa Università
deve produrre simili individui, chiudetela subito e buttate la chiave
nell’Oceano.
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NON VI ILLUDETE!
I mercati finanziari,telecomandati
dalle Banche , scrutando l’Euro, fanno scendere le borse e salire lo
spread italiano perché sanno benissimo che il voto di oggi e di domani servirà
solo a produrre l'ingovernabilità del paese. L'ipotesi di dare stabilità al
paese attraverso un nuovo governo di centro sinistra - che è stata la stella polare seguita con
testarda, ostinata,premeditata ed irresponsabile cocciutaggine da Giorgio Napolitano, da Mario Monti e da
Pierluigi Bersani fin dal momento della caduta dell'esecutivo di Silvio
Berlusconi e della nascita del governo tecnico - si è disciolta ormai, da tempo ,come brina al primo
sole. Ammesso che P.D. e SEL riescano pure ad agguantare il premio di
maggioranza alla Camera , non avranno identica possibilità al Senato. Le
indagini demoscopiche hanno ormai dimostrato che la lista civica dell'attuale
presidente del Consiglio non riuscirà ad ottenere il numero di seggi a Palazzo
Madama sufficiente per assicurare una
maggioranza stabile all'alleanza tra lo “Smacchiatore di giaguari” ed l’iracondo e sguaiato bocconiano. Sarà la
definitiva ed ingloriosa disfatta per
Giorgio Napolitano, che lascerà il Colle con la stessa ignominia con la quale
vi fu a forza ed a dispetto di più di mezza Italia dai suoi compagni di partito
, responsabile, nei confronti dell’intero Paese, non solo di quella autoritaria
sospensione della democrazia imposta al Paese con metodi antidemocratici ma ora
anche di arrogarsi un potere che la Costituzione italiana non riconosce al Capo
dello Stato: quello di imporre ,d’imperio
e d’autorità, il ritorno allo schema politico della Prima Repubblica. Si vedrà,
chi vivrà, vedrà. Per il momento basta
prendere atto del fallimento del disegno teso a far saltare il bipolarismo
della Prima Repubblica per realizzare il ritorno alle tradizionali “alleanze” della Prima Repubblica. Alleanze, si badi
bene, che verranno stipulate di nascosto ed indipendentemente dal voto degli elettori, nel chiuso del Palazzo, nella
peggior tradizione del consociativismo cattocomunista e del famigerato “patto ad escludendum”. E registrare, prima
ancora della certificazione definitiva dei dati elettorali, che tutto il
complesso lavoro fatto per mandare al macero il bipolarismo ha prodotto la
nascita del fenomeno dell'antipolitica come primo fattore innovativo di una
Terza Repubblica tutta ancora da inventare.
Chi ragiona sempre sulla
base dei vecchi schemi prevede ora che, svanita l'ipotesi del centro sinistra
Monti - Bersani,
le uniche possibilità di dare un governo al paese passino attraverso la formula
della grande coalizione o quella dell'alleanza di sinistra tra Bersani e Grillo. Ma chi ragiona con questo schema mentale
non tiene conto che il nuovo Parlamento sarà caratterizzato da un lato dalla
massima concentrazione dei tradizionali professionisti della politica (i
beneficati del Porcellum) e dall'altro dalla più incredibile ed inaspettata
rappresentanza dei dilettanti della vita pubblica. Il nuovo Parlamento, in
altri termini, sarà segnato da una spaccatura di natura antropologica mai
registrata nella storia repubblicana. Da una parte figureranno tutti quelli che
fanno politica per professione da sempre ( che poi sarebbe “ il nuovo che
avanza” secondo lo smacchiatore di giaguari ) e dall'altra quei trenta quarantenni senza
arte né parte che hanno capito al volo come
mettere a segno il colpo della loro vita : passare da anonimi No-Tav , dalla
protesta senza costrutto dei centri sociali al Paradiso economico e
pensionistico del Parlamento. Bersani ed i suoi dirigenti sono convinti di aver
facile gioco nel dividere, frantumare ed in definitiva “comprare” e gestire –
to scout - questa massa di” affamati allo sbaraglio “ che settantenni ricchi e
scemi, come Grillo, come Celentano, come Haber, come Milly Moratti, come Fo,
ecc, vogliono mandare in Parlamento solo
per dare sfogo alla rabbia popolare che tutto distrugge e nulla costruisce. Ma se
pensano che l’Italia , così in crisi
profonda con l’Europa, con l’Euro, con i Paesi europei, con la propria crisi
economica terrificante , possa essere governata utilizzando una mandria di Scilipoti acquistate a costo zero ( cioè coi soldi
nostri) s’illudono. Per cui è bene incominciare a pensare fin da ora alle
prossime elezioni al prossimo mese di Aprile. Ed alla necessità di una grande
riforma istituzionale ,non solo della legge elettorale.
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UNA BUONA NOTIZIA, TENUTA
MOLTO NASCOSTA
La Procura di Bologna ha fatto ricorso contro l’assoluzione del
presidente dell’Emilia-Romagna Vasco Errani nell’inchiesta Terremerse.
Errani era stato assolto l’8 novembre con rito abbreviato dall’accusa di falsità
ideologica in atti pubblici dal Gup Bruno Giangiacomo, perché il fatto non
sussiste.
In questi giorni scadevano i termini per il
ricorso (firmato dal Procuratore Roberto Alfonso e dal Pm Antonella
Scandellari), che e’ anche contro l’assoluzione di due funzionari regionali.
ansa
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ENRICO MENTANA, UNO
SQUALLIDONE!!!
Che squallida persona Enrico Mentana! Per quasi 20 anni ho anche apprezzato
il fatto di non nascondesse le sue simpatie e antipatie politiche, ma che riuscisse allo stesso tempo a fare
informazione accettabile , senza nascondersi dietro l’ipocrisia di una finta
imparzialità. Poi l’ho visto ieri sera di fronte a Berlusconi, il suo
Trimalcione, colui che lo ha fatto ricco e che l’ha portato alla grande notorietà, e mi ha
fatto una tristezza incredibile ma anche un ribrezzo vomitevole. Una persona
rancorosa, arcigna, maleducata, alterata, piena di astio e di rancore
malcelato, se l’è suonata e se l’è cantata da solo, non lo ha fatto parlare,
interrompendolo in continuazione, dicendo che non doveva parlare di quello né
di quell’altro (ossia del suo programma elettorale) perché lui sapeva già
tutto, dimenticando che era una trasmissione pubblica fatta proprio per parlare
del programma elettorale, come ha lasciato fare agli altri due ospiti, trattati
con tutt’altra grazia, ai limiti della piaggeria.
In realtà quella di ieri non è stata una trasmissione politica, ma una specie di resa
dei conti, una sorta di duello rusticano , una rivalsa, uno sfruttare la
televisione a suo uso e consumo per un evidente motivo: lui, Mentana ha tentato
malamente di affrancarsi dal peccato originale. Lui è la prova vivente , è la
dimostrazione lampante di quanto il
famoso conflitto di interessi sia solo
una carta da bari da tirare fuori, dalla
manica, all’occorrenza, ma ben lontano
dalla evidente libertà di ha goduto lui per 20 anni, riconoscendolo
pubblicamente, salvo rimangiarsi tutto appena date le dimissioni ed incassata
la sua favolosa liquidazione berlusconiana. Dimissioni, peraltro, con suo sommo
dispiacere,velocemente accettate da
Mediaset. Mentana, ovvero come un beneficato si rivolta contro il benefattore.
Cosa non nuova per un lecchino come Mentana, visto che è entrato in Rai in quota PSI grazie a Craxi e
Martelli ed è diventato famoso durante Tangentopoli proprio accanendosi contro
di loro. Una bella coppia, Mentana e Rutelli……..
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DETTI E CONTRADDETTI…
La
giornata politica post annuncio di inciucio in salsa berlinese si è trasformata
in un teatrino di batti e ribatti, passi avanti e retromarce
(tattiche) perché come ho scritto, Bersani forse ha tirato troppo la corda con
i discorso del “re” a Berlino, un boomerang foriero di guai in stile Unione Per
farla breve Vendola ha minacciato di rompere il matrimonio fra ex Pci e mandare
a carte quarantotto l’alleanza con Bersani (“Il Professore al governo con noi è
fantapolitica”), Monti che di Vendola non ne vuol sapere (almeno per ora) ha
detto a Bersani: “Se vuol collaborare con noi dovrà fare delle scelte
all’interno del suo polo, non ci sono accordi) e a sua volta Bersani ha
risposto all’aut aut: “Il mio polo è il mio polo e che nessuno lo tocchi. A
partire da lì sono pronto a discutere”. Insomma Nichi non si tocca. Almeno fino
al voto, poi si vedrà perché Pd e Sel conteranno i loro voti e li peseranno,
assieme a quelli di Monti. Intanto D’Alema potrebbe spiegare a Monti e Bersani
cos’è un amalgama ben riuscito, soprattutto se non si fa a spese degli
elettori…
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COME MAI NESSUNO NE PARLA?
Nessuno ne parla ma il bocconiano MARIO MONTI non è solo l’uomo
delle banche e della finanza (prima COMIT e
GENERALI e poi GOLDMAN SACHCS) ma è stato innanzitutto un “UOMO FIAT”.MONTI ha
fatto parte dei CdA della FIAT dall’età di 36 anni (1979) all’età di 50 anni
(1993); dopodiché, dal ’94 al 2004 è stato Commissario UE.E alla FIAT non era
un comprimario ma comandava: CdA GILARDINI (FIAT) dal 1979 al 1983; CdA FIDIS
(FIAT) dal 1982 al 1988; Cda e comitato esecutivo FIAT dal 1988 al 1993; oltre
a Mario Monti, facevano parte del comitato esecutivo FIAT Gianni e Umberto
Agnelli, Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens.Dal 1° gennaio 1987 la FIAT
ha avuto in regalo l’Alfa Romeo dall’IRI (Prodi) e dallo Stato (Craxi,
Andreotti, Amato, Darida, ecc..) impegnandosi per iscritto con il CIPI a
mantenere i 40.000 lavoratori di Arese e Pomigliano e a pagare quattro soldi
allo Stato con 5 comode rate annuali a partire dal 1993. Ma nel novembre 1993
riduce a 4.000 (e poi a zero) i lavoratori di Arese e così poi con Pomigliano.
E mentre la FIAT ridimensiona e poi chiude l’Alfa, riceve 1.000 miliardi dallo
Stato solo per costruire gratis lo stabilimento di Melfi. E in questi anni la
Fiat, mentre si sbarazzava di 40.000 operai Alfa Romeo, ha ricevuto “aiuti” di
Stato di 2mila miliardi di lire per Arese e altrettanti per Pomigliano.
TUTTO CIO’ E’ AVVENUTO GRAZIE
ALLE TANGENTI PAGATE DALLA FIAT AI POLITICI. E TUTTO CIO’ E’ AVVENUTO MENTRE
MARIO MONTI ERA A CAPO DELLA FINANZA FIAT (FIDIS) ED ERA UNO DEI 5 MEMBRI DEL
COMITATO ESECUTIVO di TUTTA la FIAT.
Per le tangenti FIAT il 9 aprile 1997 il Tribunale di Torino ha
condannato Romiti e Mattioli a oltre un anno di carcere,
con sentenza confermata in Cassazione nel 2000 ma cassata qualche anno dopo con
la legge di Berlusconi che ha depenalizzato il falso in bilancio. I 150 operai dei
Cobas che si costituirono parte civile
nel processo di Torino furono comunque poi risarciti con 1milione e 600mila
lire a testa. “Una gran brutta notizia”. E’ questo il commento
dell’amministratore delegato dell’Ambroveneto, Corrado Passera, alla notizia
della sentenza di Torino (La Repubblica, 10 aprile 1997).Ma la tangentopoli
FIAT è solo di Romiti? Ma non scherziamo!Soldi avvolti in carta da giornale “I
pacchi di denaro arrivavano avvolti in carta da giornale accuratamente
sigillati con nastro adesivo. Dal sesto piano di Corso Marconi, quartier
generale della Fiat, le banconote – mezzo miliardo a pacco – venivano quindi
portate al quinto piano, nell’ufficio della Signora Maria Nicola, addetta
contabile e soprattutto segretaria di fiducia dell’Amministratore delegato C.
Romiti. La funzionaria, impiegata presso la cassa centrale della Fiat S.p.A.,
ora in pensione, provvedeva poi a dividere il denaro in piccole mazzette”
(Repubblica 15.6.95).
Faccio come Travaglio, leggo le sentenze e ne faccio
“ copia e incolla”.
“Poteva il presidente onorario della FIAT, il
senatore a vita Giovanni AGNELLI, non sapere nulla dei fondi neri e delle
tangenti del suo gruppo? La Procura di Torino si è posta più volte questa
domanda, ma non ha ricevuto alcuna notizia di reato né alcuna risposta utile
dalle centinaia di testimoni e imputati interrogati (Pomicino avrebbe voluto
parlarne fuori verbale ma, quando i pm torinesi gli hanno spiegato che non si
può, si è avvalso della facoltà di non rispondere.)”
“ Craxi ha giurato che di vil denaro si occupava
Romiti, mentre l’Avvocato si limitava all’alta strategia. Così la Procura non
ha potuto indagarlo. Senonché il gup Saluzzo, nella sentenza che condanna
Romiti e Mattioli, la invita esplicitamente ad aprire un’inchiesta sull’intero
Comitato Esecutivo degli anni delle tangenti, e cioè su Giovanni e Umberto
Agnelli, Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Mario Monti. I cinque
vengono dunque inquisiti per falso in bilancio nel maggio 1998. Ma ogni
tentativo di approfondire il loro eventuale ruolo nel sistema illecito si
infrange dietro i “non so” e le negazioni
di chi potrebbe inguaiarli. Così alla Procura non rimane che chiedere
l’archiviazione, in quanto “non esistono sufficienti elementi di prova a carico
dei membri del Comitato Esecutivo”.
Il 1° settembre 1998 il gip Paola DE MARIA
archivia il fascicolo sull’Avvocato e gli altri quattro, scrivendo che è
“storicamente provato che Giovanni AGNELLI avesse mentito agli azionisti nel
“negare” le tangenti FIAT, ma non è provato che le conoscesse. Anche se sulla
conoscenza sua e degli altri quattro rimane perlomeno un “ragionevole dubbio”.
Romiti, secondo i magistrati di Torino, in soli 10
anni avrebbe accantonato fondi neri per almeno 1.000 miliardi!
“Centododici miliardi di lire falsamente
dichiarati per un solo bilancio: quello del 1991. Le riserve occulte tuttavia
risalirebbero “a far data dagli esercizi precedenti ad almeno il 1984″. E fra
queste disponibilità vi sarebbero pure i “versamenti per almeno 4 miliardi di
lire nella primavera 92 destinati al PSI” (“La Repubblica” del 13/12/95).
Questa tangente di 4 miliardi di lire fu versata
con assegno da ROMITI a CRAXI il 20 marzo 1992. La fotocopia di questo assegno
fu recapitata da Craxi ( già allora ad Hammamet) allo Slai Cobas Alfa Romeo
tramite l’avvocato Lo Giudice. Lo Slai Cobas consegnò la copia dell’assegno
alla Procura di Torino.
Dato che MARIO MONTI è anche:
1.
“Presidente europeo della commissione Trilaterale e presidente onorario di
Brueguel, il think tank che lui stesso ha fondato nel 2005″ (Libero,
15-11-2011);
2.
“L’Italia sarà il primo Paese al mondo ad avere un capo del governo che fa
parte allo stesso tempo del comitato esecutivo della Trilateral e del
Bilderberg group, considerati come due superlobby globali più influenti di
stretta osservanza liberista ” (Il fatto Quotidiano);
3. Mario
Monti fa anche parte dell’ASPEN INSTITUTE, abbondantemente foraggiato con
centinaia di milioni di lire al colpo con i fondi neri tangentizi FIAT, come
comprovato dal processo ROMITI a Torino,
perché nessuno osa chiedere al professor Mario
Monti di voler chiarire tutto quello che deve chiarire?
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FATE I BRAVI! ANDATE A
VOTARE!
Roma domenica 24 febbraio 2013
Gaetano
Im
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