QUOSQUE TANDEM, NAPOLITANO,
ABUTERE PATIENTIAE NOSTRAE?
Personalmente non ho mai
nascosto la mia profonda diffidenza , la
mia totale sfiducia nei confronti di Giorgio Napolitano, senza false
cautele, senza ipocriti alibi, senza falsi infingimenti, in modo dunque sempre rispettoso ma
leale ed aperto. Non credo neanche ad una virgola di quel che ci racconta
Giorgio Napolitano con la storiella dei
“ dieci saggi” , ma non solo da oggi e dal Colle, ma da sempre. Né sono in
grado di concepire il perdono – per il suo passato – come ci narrano sia stato
capace di fare Gesù Cristo , né , tanto
meno , ho mai concesso soverchia attenzione
al fastidioso bisbiglio del coro dei melensi , alle litanie del numeroso esercito
di prefiche e di leccaculo a pagamento che ne decanta, con agiografica ma sempre ben prezzolata devozione, pretesi ma
mai dimostrati suoi “cambiamenti”. Questa mia diffidenza verso Giorgio
Napolitano, chiarisco per le anime belle che già vedo agitarsi, non si basa
solamente sulla sua milizia comunista dimostratasi – al di là di quel suo “migliorismo” di pura facciata – peraltro
di stretta osservanza staliniana, ma anche su tutta una serie di sue azioni
politiche, sia durante il periodo della “ guerra fredda” che dopo la caduta del
Muro.
C’è, però, da anteporre
a tutto, l’esame dell’aspetto umano di Giorgio Napolitano, un aspetto che
attiene alla valutazione etica della persona, quella valutazione che,pur
restando estranea alla sfera politica e giudiziaria, pure fa ben comprendere
quale sia lo spessore culturale , la valenza etica e dunque anche
l’affidabilità e l’onestà intellettuale della persona stessa. Per questo mi riferisco alla
sua ascesa al Quirinale, avvenuta nel 2006, quando il Governo Prodi
dell’Unione era stato appena nominato,
ma grazie a un’inezia di voti in più alla Camera ( 24.000) e ad una montagna di
voti in meno (500.000) al Senato .Ebbene Giorgio Napolitano si prestò a
recitare la sua parte nella cerimonia
della sua deposizione sulla
poltrona quirinalizia, pur con il solo 51% dei voti di quel nuovo Parlamento e
cioè con i voti della sola sinistra. Tutti sappiamo che l’articolo 87 della
Costituzione preveda come, non trovandosi per tre votazioni la maggioranza
richiesta del 75% per eleggere il
Presidente di tutti gli italiani, la Costituzione preveda “ anche” che, dopo la
quarta votazione, la nomina possa avvenire anche con la maggioranza semplice
del 51%. Disposizione che i padri costituenti introdussero per assicurarsi che l’Italia potesse comunque
avere un’istituzione funzionante ,così da potersi difendere dai temuti, a quel
tempo, pericoli di restaurazione sia comunista che fascista. La previsione
costituzionale dunque concedeva una considerevole apertura di credito verso i
futuri parlamentari, contando su un accorto e rispettoso utilizzo che costoro avrebbero fatto di quella norma
residuale, per la dignità stessa del Paese.
Ma
la differenza fra le due ipotesi è troppo abissale per non comprenderne la
portata.
Una cosa è constatare, peraltro coram populo, di godere dell’apprezzamento, del
consenso, della stima, della fiducia del
75% per cento delle forze politiche parlamentari; ben altra cosa è invece constatare di non
godere di alcuna stima, di alcun apprezzamento, di alcuna fiducia da parte del 50% delle forze politiche
parlamentari. Per evidenziare come una simile forma di elezione quirinalizia sia
storicamente considerata come una sorta
di bubbone che tradisca l’esistenza di una minaccia per tutto il Paese
e contro la quale occorra che il Paese
si muova con una necessaria unità d’intenti istituzionale fra Governo , Parlamento e Colle basta osservare come, pur nella profonda
diversità dei partiti politici di quegli anni , una sola volta la Repubblica
italiana è scesa così in basso eleggendo, come ha fatto con Napolitano, un suo Presidente con la maggioranza del 51% dei
voti. Antonio Segni fu eletto Presidente
della Repubblica il 6 maggio ’62 al nono scrutinio, con 443 voti su 842, con i
voti quindi del suo partito, la D.C. ,
del Partito Monarchico e del M.S.I. Aldo Moro non vedeva di
buon occhio le manovre del presidente dell'ENI, Enrico Mattei miranti alla
rielezione del Presidente uscente Giovanni
Gronchi e propose quindi ed ottenne dal suo partito la candidatura di Antonio Segni, ritenendo che l'elezione
di quest'ultimo, che era un conservatore, fosse necessaria per rassicurare le
correnti della destra DC e guadagnare anch'esse, come poi in effetti avvenne , alla sua politica di apertura alla sinistra.
Ma nel 2006 non vi era motivo che giustificasse una simile bassezza. Se non
un sostanziale menefreghismo della sinistra nei confronti della Costituzione della
quale si è sempre atteggiata a finta paladina e nei confronti della storia
costituzionale di questo Paese, uniti ad una pura bramosia di potere. Ma come si può
pensare che una persona dabbene, una persona intellettualmente onesta, una
persona che desideri tutelare la sua dignità personale e quella del proprio
Paese ,una persona che non sia una semplice marionetta in mano ad una fazione politica, possa farsi
complice ed accettare di legare il suo nome, il suo passato, tutta la sua vita
ad un simile squallida manovra ? E con che faccia e con quale prosopopea od
arroganza si può anche pretendere di essere ascoltato, di essere creduto, di
essere ritenuto in buona fede quando ci si è prestati
a simili indecenti manovre
cercando anche di mistificare la realtà sostenendo pure che lo si è fatto
nell’interesse del Paese? E considerato
allora che Antonio Segni si prestò a
quella nomina per un senso di dovere verso la Patria, per consentire alla
D.C. di introdurre un progetto politico
( il centrosinistra ed il compromesso storico)
di portata storica per il Paese , non c’è dubbio che Giorgio Napolitano
sia da annoverare, sotto l’aspetto della onestà intellettuale , sotto l’aspetto
dell’effettivo rispetto della lettera e dello spirito stesso della
Costituzione, come il peggior Presidente
della Repubblica Italiana , il primo e, speriamo anche l’ultimo, Presidente della Repubblica cui rinfacciare, senza alcuna riserva, remora
od attenuante una totale mancanza di dignità personale, di onestà intellettuale, l’essere
stato un soldatino agli ordini della sua
fazione politica , l’aver concorso allo screditamento , nazionale ed internazionale,
della principale istituzione
repubblicana del Paese. Il tutto per di più per i soli interessi della sua parte
politica e, aggiungo, con l’aggravante
dei “ futili motivi”, come si usa scrivere nelle condanne penale, quando il
reato , come in questo caso, è stato compiuto con fredda predeterminazione
sotto la spinta di una motivazione meschina: il solo potere della propria
fazione politica.
A prototipo poi della sua
inaffidabilità politica , mi basta
rammentare solo due o tre esempi e,
onde evitare che
qualche anima bella e sensibile, mi obietti , con incorporato sorrisino da
ebete, sempre la consueta trita favola per bimbi deficienti che “ i comunisti non esistono più”, tralascio del
tutto la storia di Giorgio Napolitano fino alla caduta del muro. Per prima cosa
riandiamo al 3 Luglio del 1992 , Giorgio Napolitano era il Presidente della
Camera dei Deputati davanti alla quale Bettino Craxi pronunziò il suo famoso
discorso sulla corruzione con la
chiamata pubblica in correità di tutto
quel Parlamento. Craxi svelò in quella circostanza il “ pactum sceleris” che
governava quella politica corrotta, quella suddivisione delle tangenti in tre
terzi ognuno dei quali andava rispettivamente al PSI, alla DC ed al PCI. Craxi
sfidò il Parlamento intero che , in un silenzio ipocrita e vile, chinò il capo
davanti alla sfida e tacque, per vergogna, per viltà e per meschino opportunismo. In quella occasione
Giorgio Napolitano, quale Presidente della Camera, avrebbe dovuto replicare a
Craxi, avrebbe dovuto difendere la dignità di quel Parlamento, avrebbe potuto e
dovuto raccogliere la sfida lanciata da Craxi perché non poteva sfuggire
all’esperto politico post comunista che replicare a Craxi avrebbe significato
salvare e rafforzare quella istituzione democratica che era affidata alle sue
cure. Eppure Napolitano era un deputato dei DS, eredi del PCI, il partito che
sarà l’unico che non verrà mai punito per quella corruzione come invece vennero fucilati gli altri. E se dunque fosse
stato vero che il PCI fosse stato immune dalla corruzione ( la cui bomba era deflagrata già
dal Febbraio precedente) per quale mai
motivo non solo gli esponenti di quel partito ma anche addirittura il
Presidente della Camera stessa non replicò a quella chiamata di correità di Craxi ? Perché se quel partito fosse veramente stato
estraneo a quel sistema di corruttele a maggior ragione Giorgio Napolitano
avrebbe dovuto difenderlo replicando immediatamente a Craxi. Ma tacque. Ma non
era solo codardia, quella di Giorgio Napolitano, era invece un calcolo ben
definito e programmato, che avrebbe portato a tre risultati tutti a favore
della sinistra comunista e post comunista: in primo luogo il suo silenzio
indeboliva istituzionalmente il Parlamento e la politica facendo apparire quel
Parlamento come un’accolita di corrotti e di ricattabili, da mettere, insomma,
sotto tutela; poi apriva un’autostrada sgombra sulla quale si metteva in marcia
la Magistratura milanese, quel Pool di rito ambrosiano che già da quei giorni ,
avendo sentore della possibile discesa in campo di Forza Italia e di Silvio
Berlusconi, rilasciava dichiarazioni alla stampa di tipo minaccioso ( come
dimenticare, ad esempio, l’intervista di Saverio Borrelli, il Capo di quel
Pool, che proprio in quei giorni rilasciava dichiarazioni minacciose tipo “
devono stare attenti i politici che
possano avere scheletri nei loro armadi….”; agevolava l’accondiscendenza
dello stesso Pool verso il PCI oltre ad
una evidente captatio benevolentiae che otterrà ottimi risultati :l’impunità
assoluta dello stesso PCI per le tangenti. Dunque un politico chiamato inganno
e sordida trama, all’apparenza un pavido. Ma solo un anno dopo, esattamente il
12 ottobre del 1993, si capirà che quella silente viltà di Giorgio Napolitano
era appunto solo una mossa studiata a tavolino, preordinata al fine di completare quella “ riduzione in soggezione”
della politica rispetto alla Magistratura , quale arma per sparare in testa a
quel Silvio Berlusconi la cui entrata in politica si stava appunto concretizzando
proprio nel corso del biennio 1992/1993. Era proprio il 12 ottobre del ’93 che
accadde, alla Camera, quello che Napolitano e compagni attendevano, il frutto
maturo della trappola costruita da Napolitano fin dal Luglio precedente. La
Commissione per l’autorizzazione a procedere contro Craxi, quella che sovraintendeva
all’applicazione della guarentigia prevista dall’originario testo dell’articolo
68 della Costituzione, si oppose alla richiesta di arresto di Craxi della Procura
milanese. Fu il segnale convenuto, la riprova che quel Parlamento usava quella
guarentigia per salvare i ladri politici, la casta, la certificazione, fornita
a mezzo stampa collusa, che serviva una catarsi, una rigenerazione, un incendio
per bruciare il marciume e sperare in un futuro in uno Stato etico sotto l’occhiuto
controllo della Magistratura. E questo avvenne, su pressione del Pool di Milano
e della stampa di sinistra, proprio il 12 maggio del 1993. Quel giorno la
Camera dei Deputati guidata da Giorgio Napolitano, senza che mai costui avesse
nemmeno provato a difendere quell’istituzione democratica protestando che si
stava buttando il bambino insieme all’acqua sporca, quel giorno la Camera
approvò la modifica dell’articolo 68 della Costituzione. Brenno , cioè la Magistratura,
aveva gettato su un piatto della bilancia della giustizia la sua spada ,
imponendo la sua dittatura sulla politica. Fu l’inizio della fine del più
importante principio della nostra Costituzione, quello della reciproca
indipendenza fra la politica e la magistratura. Con la scusa di aver difeso
ladri, si gettò alle ortiche la Costituzione italiana che aveva nella reciproca
indipendenza fra parlamento e magistratura la sua base democratica. Per ironia
della storia il relatore di quell’obbrobrio , di quel massacro della
costituzione fu Pier Ferdinando Casini. Fu il trionfo dell’ipocrisia: dietro l’alibi
dell’aver difeso ( o tentato di difendere) dei corrotti si distrusse , si mandò al rogo la democrazia e
si consegnarono le chiavi della sovranità politica a trecentomila P.M. dopo averle trafugate
dalle mani del popolo. Giorgio Napolitano non fu certo il solo responsabile di
questo scempio, ma ne ebbe grande, grandissima parte. Sicuramente offrì i suoi
servigi interessati per far trionfare questo scempio costituzionale del 1993.
Che di fatto salvava il PCI dalle condanne di Tangentopoli, lo rendeva unico e
solo attore della scena politica italiana di quegli anni, consegnava alla
Magistratura orientata a sinistra un’arma
di controllo e di minaccia e di ricatto sulla politica e si assicurava , per sé
e per il PCI stesso, la protezione della magistratura stessa.
Il 22 febbraio del 1998
Giorgio Napolitano era Ministro dell’Interno del Governo Prodi, tacque
ancora una volta, ma stavolta tacque per paura, perché capì
che la Magistratura aveva sì salvato il PCI dalla condanna per corruzione,
aveva certo gradito il suo fondamentale aiuto nell’azione tesa a cancellare le
guarentigie costituzionali, aveva per questo dato molte mani per rimettere la
sinistra al potere dopo aver buttato giù dal ponte il Governo Berlusconi nel ’94,
ma era sempre in grado di ricattare anche lui ed il suo partito, anzi, ancora
di più degli altri. L’intervista di domenica 22 febbraio 1998 sul “Corriere della Sera” di Giuseppe D’Avanzo
al P.M. Dr. Gherardo Colombo, storico componente del Pool milanese, altro non
era se non un avvertimento in puro stile di minaccia ricattatoria verso tutti i
politici ma sopra tutto verso la stessa sinistra post comunista che in quei
giorni non solo aveva Romano Prodi a Palazzo Chigi e Giorgio Napolitano al
Viminale, ma aveva anche Massimo D’Alema alla Presidenza della Commissione
bicamerale che stava trovando un accordo con Berlusconi sulla riforma
costituzionale che avrebbe investito sia la forma istituzionale del Paese
quanto l’assetto stesso della Magistratura. Dalle colonne del Corriere Colombo si permise
di sputare in faccia a tutti, di accusare la società italiana di essere frutto
di ricatto, di indicare quelle riforme come , appunto, frutto della società
basata sul malaffare e sul ricatto. Anche in quella circostanza Giorgio
Napolitano tacque, aveva compreso molto bene essere stata quella intervista una
vera e propria dichiarazione di guerra contro la democrazia, ma si guardò bene
dal pensare all’interesse del Paese che avrebbe dovuto reclamare la propria
sovranità e cacciar via quei tentativi
di oppressione e di condizionamento. Ma tutto sommato, fra uscire allo scoperto
per fare il bene del paese, avrebbe significare spiattellare davanti al mondo
intero le trame, gli intrighi, le connivenze, le camarille che la sinistra
aveva intrecciato da molti anni con la magistratura militante, significava
distruggere il proprio partito ma salvare il Paese. Così Giorgio Napolitano,
more solito, tacque. E l’Italia sta affogando sotto il tacco tirannico della
Magistratura che non vuole sentir parlare di modifiche costituzionali. Appunto
come la sinistra. Guarda caso.
Le azioni di Giorgio
Napolitano sono sabbie infide, tranelli, vantaggi alla propria camarilla
politica. Ora lo sta
facendo con questa nomina di dieci persone. Chi sono? Dei nominati. Sono forse
degli unti dal Signore? No, sono solo persone che stanno simpatiche a Giorgio
Napolitano e che ora dovrebbero decidere cosa fare al posto dei partiti
politici. Ma se le votazioni non contano più , se le decisioni politiche le
prende il Quirinale, perché allora il Quirinale deve essere nominato nel buio
del Palazzo, con gli intrighi e con le camarille? Perché non dare al popolo il
voto diretto per scegliere il Capo dello Stato e trasformare questo simulacro
di democrazia a cui Giorgio Napolitano ci ha portato in una vera e propria
Repubblica Presidenziale? Invito coloro che sono stati prescelti da Napolitano
per quest’altra farsa oscena a rifiutare l’incarico. Non prestate la vostra
intelligenza e la vostra anima a questo misero tranello contro il popolo!
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Roma, lunedì 1 aprile ’13
Gaetano Immè
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