BREVE STORIA DI COME
SCHIACCIARE UN POPOLO SOTTO UNA TIRANNIA POLITICA.OVVERO LA STORIA DI GIORGIO NAPOLITANO.
Credo che , entrando nel caso specifico di
Mediaset, vi sia ancora la Corte Europea cui ricorrere contro la sentenza del
Dr Esposito. Solo un
imbarazzante Ezio Mauro
ed un mistificatore professionale quale Travaglio possono bollare come “
arrogante pretesa d’esser legibus solutus” la ferma posizione difensiva di
Silvio Berlusconi davanti alla condanna in questione. Solo dei mascalzoni gaglioffi, solo dei ben prezzolati imbonitori politici oltre che degli
ignoranti scambiano la vittima col boia,
mistificano quello che è “il diritto della difesa” per “una arrogante pretesa di impunità”, quando
poi gli unici al mondo che sono veramente “legibus solutus” , guarda caso Direttore
Mauro, sono invece solamente i Magistrati dai quali, però, costoro dipendono
dal 1993.
Contemporaneamente
ritengo che , per un minimo di rispettabilità e di dignità nei confronti del
Paese di fronte al mondo intero, una sentenza, anche discussa, anche se
giudicata sbagliata , debba assolutamente essere applicata, eseguita, nei modi di legge.
Non voglio neanche immaginare, nemmeno per un nanosecondo che per Silvio Berlusconi
voglia derogare da questo principio di assoluto rispetto sia della Costituzione
che del pensiero liberale . Un vero statista pensa al futuro del proprio Paese
mentre un politicante pensa solo al suo di futuro .Così a nessuno del centrodestra, né tanto meno a
Silvio Berlusconi , del quale pur comprendo il dramma umano e civile, venga in
mente di richiedere “ la grazia presidenziale”, di stendere la mano, di
umiliarsi e supplicare proprio quello che io personalmente ritengo sia stato ,
insieme alla Magistratura politicizzata, l’artefice del calvario giudiziario
del leader del centrodestra . Pensare che sotto l’alibi di un “ pragmatismo “
tra l’altro non indispensabile ( Berlusconi potrà restare leader del
centrodestra indipendentemente da ogni sentenza e da ogni decisione sulla sua
incandidabilità, la storia è ricca di analoghi episodi che dovrebbero ricordare
tutti ) un leader come Berlusconi, che ha subìto un simile calvario giudiziario
a causa di una Magistratura che usa il suo incostituzionale strapotere per
espropriare surrettiziamente la sovranità popolare a chi costituzionalmente la
deve detenere e cioè al popolo sovrano, possa accettare di essere accomunato ad
un Mefisto ( Francesco Moranino) o, per farla breve, ad un Sofri, ad un
Bompressi , mi darebbe i conati di vomito. E siccome ritengo infondata , illegale e riformabile la
sentenza del Dr Esposito – ma non certo per motivi attinenti alla ridicola ed
imbarazzante figura di quella parodia di Magistrato da avanspettacolo che s’è scoperto
essere il Dr. Esposito – Silvio Berlusconi ha tutti i diritti ed
anche l’obbligo morale, soprattutto nei confronti di chi lo ha sempre sostenuto
, di adire ogni altra legale
possibilità, anche in sede europea, che la Legge gli consenta per abbattere una sentenza
sbagliata ma scontando,
contemporaneamente, la pena che gli è stata comminata. Accettare la pena di una
sentenza che si ritiene ingiusta ed infondata riempie di enormi ed impensabili
responsabilità proprio la Magistratura
che quella ingiusta pena ha comminato.
Il Senato, nel frattempo,
sotto la lucida regia del Senatore del
P.D. Luigi Zanda ( uno che sa molto ,per esempio, della morte di Moro per la sua intimità in quei giorni con
Cossiga ,ma che appena ha potuto, cioè appena “ nominato e prescelto” da Bersani,
grazie alla militante organicità alla sinistra del babbo, come ogni bravo soldatino e come il suo
curriculum vitae testimonia e che anziché
chiarire almeno “il principale mistero
d’Italia”, si precipita ad organizzare
una definitiva Piazzale Loreto per l’avversario politico ) sta coscienziosamente preparando, con l’entusiastico
aiuto del M5S e del SEL , una bella “ camera
a gas ”in puro stile staliniano per lo
stesso Silvio Berlusconi : tramutare il Senato della Repubblica italiana in
un’accolita di assassini stile Comintern che , con una legge , questa sì “contra personam” ed
insieme “ad personam”( la loro impunità garantita mascherata da Legge ) , sulle
ceneri di una vecchia disposizione di legge del 1956, più volte dalla stessa Giunta del Senato dichiarata
inapplicabile a Silvio Berlusconi dal ’94 in poi , procedano all’eliminazione
definitiva di Silvio Berlusconi . Meglio assicurarsi della
sua morte definitiva , meglio accertarsi che il cadavere sia freddo ed
in definitivo rigor mortis , meglio essere prudenti dopo le amare sorprese e le
innumerevoli sconfitte subìte da Berlusconi in
questi ultimi venti anni ed assicurarsi anche una bella impunità !
Questo il suo “elevato pensare
politico”. Lascio da parte questa volgare
e biliosa, ma sopra tutto razzista questione.
In
questo quadro politico, il Colle ha
anticipato la data del 16 agosto –
normalmente ci si libera subito delle pratiche ostiche - di due giorni. Mi colpisce ancora una volta
la “celerità” con la quale sul processo
Mediaset si sono mosse due istituzioni
normalmente pachidermiche. Da un lato la Magistratura che ha cucito per Silvio
Berlusconi un vero e proprio “ processo ad personam” a velocità spaventosa,
alla faccia dell’uguaglianza davanti alla legge ed a chi l’amministra di tutti gli altri cittadini che non si
chiamano Silvio Berlusconi. Infatti dopo la sentenza di primo grado la
Magistratura ha fatto registrare un primato assoluto, mai nemmeno sfiorato:
pochi mesi fra appello e Cassazione. Nel mentre, teniamolo bene a mente, la
stessa Magistratura faceva prescrivere circa 300.000 processi penali all’anno e faceva
durare dieci anni un processo civile. A questa moda della “celerità ad personam”
s’è accodato anche il Quirinale, anche esso
anticipando i tempi . Un “unicum” o un
segnale inquietante, un attenersi alla svelta agli accordi presi da venti anni con la Magistratura militante ?
E’ vero che costituzionalmente il Presidente rappresenta ( dovrebbe
rappresentare ) tutti gli italiani per
il semplice fatto che rappresenta ( dovrebbe
rappresentare) il Paese , ma dal 2006
fino ad oggi non sono stati né poche, né rare, né secondarie le decisioni e gli
atti di Giorgio Napolitano con i quali il Capo dello Stato ha esautorato e
sospeso le fondamenta stesse della democrazia italiana: la sovranità popolare,
dando in tal modo man forte al partito di “Repubblica” e de “Il Fatto” , degli
Zagrebelsky, degli Scalfari, delle Spinelli, dei Flore D’Arcais, delle De
Monticelli , ecc per i quali. Scalfari docet,” il popolo che vota Berlusconi ed
il centrodestra è indegno di votare”. Basta pensare al suo rifiuto di firmare
un Decreto Legge che il Governo Berlusconi III aveva ipotizzato di emanare per
replicare alla famosa lettera della Bce di giugno 2011 - cosa che determinò le
dimissioni volontarie del Governo Berlusconi III - per rendersene conto. Come anche pensare all’incarico
conferito da Giorgio Napolitano, motu
proprio, al Prof. Monti sempre nel 2011.
Si tratta, si badi bene, di atti legittimi costituzionalmente, ma che hanno evidenziato, senza alcuna
possibilità di distinguo o di scusanti, due fondamentali ed evidenti favori al
suo partito d’origine, all’ex Pci.
Nel primo
richiamato caso, quel “ preavviso di
futuro rifiuto di firma” , non certo
previsto dalla Costituzione e mai utilizzato prima d’ora per ovvii motivi di sicurezza interna ed internazionale, significò l’evidenziazione di un pregiudizio e di un
preconcetto ideologico e politico da
parte di Giorgio Napolitano (Presidente della Repubblica solo grazie ai voti
della sinistra, anche questo non dimentichiamolo mai) contrario a quel Governo democraticamente e
legittimamente prescelto da una significativa maggioranza degli italiani, un
agire non certo da Capo di uno Stato democratico ma più degno di uno Iago, l’arrotamento del coltellaccio da parte di un Bruto , un fatale e letale segnale di preconcetta
avversità contro quel Governo, ma sopra
tutto l’esplosione , la deflagrazione improvvisa, ma non inattesa della
violenta, isterica , biliosa, rancorosa , vendetta, covata da venti anni nella pancia e nelle budella ,una vendetta resa ora
fattibile grazie al completamento , con
la sentenza definitiva del processo Mediaset,
del complotto . Un complotto costruito pazientemente e collegialmente
dalla politica della sinistra e dalla
Magistratura ad essa “organica”, complotto
ordito “ad personam” , contro una
precisa persona, Berlusconi, e contro quella
maggioranza di italiani che avevano osato irriderli, togliendo loro all’ultimo momento dalla bocca, salivosa e spalancata, il lauto e pregustato boccone : e cioè la vittoria del Pci/DS alle elezioni
politiche del ’94 ed il dominio
assicurato ed incontrastato ( visto che,
grazie alla Magistratura organica, solo la DC ed il PSI erano stati fucilati
dal Tribunale del Popolo di Milano per le tangenti craxiane! ) sul Paese della famosa e gioiosa macchina
da guerra del Pci/DS di Occhetto. Ed è per questa sete di vendetta e per il rancore
dovuto a venti anni di sconfitte che la
sinistra, cui appartiene Giorgio Napolitano dalla nascita , considera, con
razzismo rancoroso degno del miglior Stalin e del miglior Hitler, e come cortesemente
esposto dal Vate di “ Repubblica” a “Le invasioni barbariche” il popolo dei
moderati e del centrodestra come “ un popolo rozzo,incolto,ignorante,indegno
dell’esercizio del voto. “. Detto da Scalfari, è una medaglia d’oro della quale
andar fieri. Quel Governo Berlusconi III
, che pur poteva allora ancora contare
su una maggioranza parlamentare ancorché risicata, preferì a quel punto, con
una decisione responsabile e dignitosa,
di proporre le proprie dimissioni anziché logorare il Paese tirando a campare.
Un Capo di Stato che davanti alle difficoltà internazionali del Governo del proprio
Paese – con l’Europa ,con Sarkozy e
Merkel più esattamente - invece che rafforzarlo pubblicamente, facendo
“squadra” almeno per un senso di dignità nazionale e per dimostrare all’estero
la sua governabilità, decide di assumere sproporzionati ed inusitati
atteggiamenti rigidamente censori con
esternazioni di sapore istericamente
vendicative (atteggiamenti censori e
rigidi sui Decreti Legge poi peraltro frettolosamente e sfacciatamente abbandonati e sconfessati , dallo stesso
Giorgio Napolitano solo due mesi dopo, col “suo” Governo Monti, al quale Giorgio
Napolitano ha concesso, in ovvio silente
e compiaciuto consenso , una sfilza
infinita di analoghi decreti Legge ) compie
“ una rapina della superiore volontà popolare “ che viene accoltellata,
rapinata, sospesa, trafugata e che, dalle mani legittime del popolo passa, come
merce rubata, riciclata, nelle mani di Giorgio Napolitano. Il secondo esempio cui prima
alludevo riguarda l’investitura del Governo del Presidente , quello con
il Prof. Monti come Premier. In quei giorni, era l’autunno del 2011, il P.D. guidato da
Bersani era stato il promotore della linea politica di sfiducia nei confronti
del Governo Berlusconi III in quanto sicuro e certo – erano le parole di
Bersani e dei suoi, erano gli articoli di Repubblica e del Corriere della Sera
a certificarlo – di poter governare il Paese vincendo a mani basse le nuove elezioni. La linea era da tempo
tracciata, grazie sempre a Giorgio Napolitano, il governo Berlusconi III era
dimissionario e dunque sconfitto e il P.D. avrebbe vinto alla grande le
elezioni politiche. Ma Bersani ed il P.D. non ebbero il coraggio di affrontare
la prova della verità e di fatto obbligarono Giorgio Napolitano a salvarli
usando i suoi poteri costituzionali come un’arma da scasso ai danni del popolo
sovrano: niente elezioni politiche, popolo fuori dai coglioni ed incarico “ ad
personam” a l Prof. Mario Monti.
Giorgio Napolitano non farà mai intervenire il Quirinale sulla questione della condanna a Berlusconi ed infatti la sua
nota contiene due elementi da rilevare.
Il primo è il riconoscimento che si tratta di un problema politico, come ho
spiegato sopra. Il secondo è che Napolitano “ sembra” aver risposto
all’interrogativo del momento che
riguarda la così detta agibilità politica del condannato Silvio Berlusconi,
“sembra”. Ma si è solo limitato a rimandare la palla nel campo di Berlusconi
affermando “ se dovessi ricevere richieste di grazia, esaminerò la cosa”. Non
credo sia un invito rivolto al centrodestra per tentare una mossa pacificatrice
della guerra civile italiana come ho altrove letto , perché non credo proprio che
Giorgio Napolitano abbia la capacità e soprattutto l’intenzione di inimicarsi tutto il becerume
manettaro e giustizialista della sinistra, del M5S, del SEL, dei poteri forti
italiani e della così detta grande stampa asservita , per fare un beau geste
politico che potrebbe anche rovinare ,dopo un’attesa di venti anni, tutto il
complotto da loro stessi ordito e costruito.
E’ come se Napolitano avesse detto a Berlusconi “ Avanti, fatti
sotto, chiedimela la grazia, poi vedrò io cosa fare “. Una provocazione . Se
Berlusconi farà ancora una volta l’errore di credere a questo Presidente e
chiederà la grazia, il centrodestra perderà il suo leader ed il consenso
popolare. Indipendentemente dal fatto che Napolitano la conceda o meno , perché
in ogni caso vincerebbe il boia. Conoscendo
poi la carriera politica di Giorgio Napolitano butto là alcune riflessioni :e
gli altri processi in corso contro Berlusconi? Ruby, De Gregorio? Concessa “la
grazia” per la condanna Mediaset che fine farebbero le altre eventuali ma
attese condanne? Sarebbe forse possibile tante “ grazie” quante sono le
condanne? Non credo. E se venisse fuori un P.M. qualsiasi che per la sentenza
Mediaset o per un’altra eventuale condanna chiedesse l’arresto di Silvio Berlusconi?
Suvvia, Presidente Napolitano, lei non prende in giro più nessuno, se non i
suoi complici di questo complotto. Lei s’è dilungato a parlare della grazia ma stranamente in tutta la sua nota, peraltro
anche piuttosto lunga, non ostante abbia
accennato alla legge elettorale ed alla governabilità del Paese, non ha
neanche lontanamente accennato a quello
che era ed è il vero , fondamentale, unico problema del Paese : la rapina
dell’articolo 68 originario della Costituzione . Insomma la sua tattica, che
ritengo convenuta appositamente con la Magistratura, è quella di nascondere
quanto è più possibile, agli occhi degli italiani il complotto segreto , ma ormai di Pulcinella perché
ben noto a tutti, che dal 1992 la sinistra politica e la
Magistratura ad essa organica hanno orchestrato al fine di impadronirsi del dominio politico ed economico
dell’Italia eliminando Berlusconi e così
delegittimando e mettendo in crisi , sotto la falsa scusa della legalità , il
popolo dei moderati . I motivi di questa mia convinzione sono
direttamente riferibili ad una semplice constatazione: Giorgio
Napolitano è stato se non il principale
artefice, certamente uno dei più importanti complici del disegno criminale elaborato dal Pci fin dal 1948 ed ordito sempre dal Pci insieme alla Magistratura politicizzata dal
1992 e che solo oggi, nel 2013 , trova la sua prima
conclusione con la prima condanna
definitiva di Berlusconi al processo Mediaset. Disegno criminale che ha contato
quanto meno tre tappe fondamentali.
La
prima tappa era
rappresentata dall’imperativo di Lenin, il quale suggeriva ai comunisti che
combattevano per conquistare un Paese da assoggettare poi alla tirannia staliniana ( ricordate come ci raccontavano
del “ paradiso staliniano, di quella fantomatica “ nuova società” che aveva sconfitto
lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo “?) di impossessarsi dei gangli vitali di
quei Paesi onde , col tempo, conquistarli per consunzione, dall’interno. Questa
prima tappa è stata lunga e faticosa e Giorgio Napolitano l’ha attraversata
tutta in prima persona, sempre nei posti di potere del Pci. Il quale Pci al
termine della guerra civile italiana si ritrovò un inaspettato complice nella
propaganda clericale del Vaticano che
contribuì a rendere il Pci del 1948 il partito di riferimento degli
intellettuali, della nuova cultura, della nuova Magistratura, del nuovo giornalismo,
etc. La Chiesa cattolica ed il Vaticano , con il loro asfissiante
interventismo, con la minaccia di
imporre un terribile oscurantismo clericale sul Paese spinse la parte colta del
Paese stesso a vedere nel Pci un bastione a difesa di quell’oscurantismo.
Sbandierando come un vessillo la “ lotta per la libertà della cultura” ,
nacque il dominio del Pci e dei comunisti
nella letteratura, nel giornalismo, nel cinema,ecc. Solo il Pci infatti era, a quel tempo, così ricco e potente ( si pensi solo agli stratosferici
finanziamenti ch’esso riceveva da Stalin
non certo per scopi benefici o umanitari) da permettergli di possedere quotidiani ( L’Unità), diversi
settimanali ( “Rinascita”, “ Società”, “
Via Nuove”,ecc), migliaia di sedi in ogni dove e di dominare anche case
editrici ( si pensi a quella di Giulio Einaudi). Faccio solo un
esempio. In questo brodo di cultura il cinema elaborò quel manifesto
della “nuova magistratura” con quel film di Pietro Germi dal titolo “ In nome della Legge” nel quale
un giovane Magistrato inviato in un paesino siciliano , per amore della
giustizia e della legalità, si trova costretto a combattere contro varie
ingiustizie sociali. Si scontrerà contro il solito notabile, il barone Lo Vasto e
contro la mafia, rappresentata dal massaro Turi Passalacqua e dai suoi uomini.
Tutto ciò contornato da una realtà omertosa e fortemente diffidente che non fa
che ostacolare il suo lavoro. Solo contro tutti, appoggiato unicamente dal
maresciallo della locale Stazione Carabinieri e dal giovane amico Paolino (la
cui barbara uccisione lo convincerà a rinunciare alle dimissioni appena
presentate), condurrà fino alla fine la sua battaglia che consiste non solo
nell’applicare la legge ma anche nell’insegnarne il valore. Si trattò di un'opera di pura propaganda politica, il
manifesto di quella “ nuova
Magistratura” che avrebbe costruito la società libera e perfetta del comunismo
sovietico tanto decantata dal Pci e la
cui gestione non poteva non essere lasciata appunto nelle mani del Pci . E così
fu, dal 1948, anno di produzione di quel
film fino ad oggi . Non credo ci sia bisogno di elencare esempi che
testimonino la fortissima mobilitazione e la enorme valorizzazione che la stampa del Pci fece degli intellettuali
ad esso organici. Mi limito solo ad elencare qualche scrittore o giornalista o regista o attore che
beneficiarono di tali appoggi: Elio Vittorini, Vasco Pratolini, Sibilla
Aleramo, Massimo Bontempelli, Salvatore Quasimodo, fra gli scrittori; Renato
Guttuso, Domenico Purificato, Mario Mafai, fra gli scultori e pittori; Banfi,
Della Volpe e Luporini fra i filosofi; storici come Cantimori,
Manacorda,ecc. In realtà tutti sappiamo
come fosse solo strumentale e propagandistica la difesa che il Pci faceva, in
Italia, della “ libertà di cultura”. Non
solo perché nei Paesi assoggettati all’URSS non esisteva proprio nessuna “ libertà di cultura” , anzi non
esisteva alcuna forma di libertà, ma anche perché anche il Italia il Pci si
rivelò ben presto per quello che in effetti era: propugnatore di un nuovo oscurantismo, ben
peggiore di quello clericale che diceva di voler combattere, perché
basato su modelli tirannici sovietici
nei quali non v’era spazio alcuno per la libertà di pensiero, per
qualsivoglia forma di dissidenza rispetto al pensiero ufficiale e dominante. E
non ci fu poi bisogno di aspettare il terribile anno 1956 – quello di Budapest,
per intenderci – per rendersene conto, bastava osservare come anche in Italia e
ben prima del ’56 il Pci imponesse interventi di carattere censorio ai propri intellettuali organici ogni volta
che vedeva messa da costoro in dubbio o in pericolo la linea guida imposta da
Stalin. Chi non ricorda il caso paradigmatico, eclatante e scioccante di Elio Vittorini e della sua rivista “ Il
Politecnico”, finanziata dal Pci? Solo chi non ha voluto vedere, come ,
appunto, Giorgio Napolitano, allora nella Direzione, nella nomenclatura del
Pci. Vittorini credeva veramente di essere libero di intervistare qualsivoglia
scrittore e pensatore. Così ospitò sul suo “ Il Politecnico” Sartre, Kafka,
Russel, Hemingway, Joyce, Andrè Gide,
gente non “organica” al pensiero staliniano quando non già addirittura all’indice
in Urss ( come Gide, per l’appunto). “Il Politecnico” venne chiuso, Vittorini
cacciato via, dileggiato villanamente da Alicata ( Direttore dell’Unità del
tempo) e da Togliatti stesso. Era la dimostrazione che la “difesa della libertà
di cultura” che il Pci affermava di
portare avanti contro “l’oscurantismo clericale” era solo uno specchietto per
le allodole, era solo un trabocchetto per ingannare il popolo, era una coperta
sotto la quale veniva celata una linea politica ben precisa, decisa da Stalin,
dalla quale nessun compagno poteva derogare. Alla faccia delle libertà di
pensiero.
Seconda
fase.
Tutto il periodo della così detta “ Prima Repubblica”, dal 1948 fino al 1992, vide il Pci , nella cui decisiva
nomenclatura era sempre presente Giorgio Napolitano, recitare la parte di “
partito di lotta” e di “ partito di governo”. Ma le vicissitudini politiche
dimostrarono come il Pci che tentasse di accreditarsi come “ forza di governo”
non solo perdeva il proprio consenso
politico interno, ma veniva bruscamente richiamato all’ordine da parte
dell’Unione sovietica, cioè ad essere quel partito che veniva finanziato
lautamente dall’URSS affinché sobillasse
la rivoluzione sociale che avrebbe potuto far diventare l’Italia un Paese
satellite di Stalin e dell’Unione sovietica comunista. Tanto questo è stato purtroppo
così vero che quando Aldo Moro tentò di
realizzare il compromesso storico, Moro
venne trucidato dalla Brigate Rosse, un vero e proprio richiamo all’ordine
staliniano : il Pci è nato ed è stato mantenuto dal comunismo sovietico non per
governare il Paese con la DC, ma per sottomettere l’Italia alla dittatura
comunista. Fu così che , perduto Moro come unico referente possibile per il
Pci, questi , minacciato anche dai Paesi del Patto di Varsavia, si ritirò
subito dall’area governativa e ripassò all’opposizione pregiudiziale. Era la dimostrazione dell’assoluta incapacità
del Pci di elaborare un progetto
politico che potesse coinvolgere e convincere la maggioranza del Paese. Mai il
Pci riuscì, durante tutta la prima repubblica, a vincere una elezione politica.
Mai. E siccome il Pci restava un “ partito anti sistema” , le elezioni le vinceva sempre la DC ( si pensi che solo nel
1984 e per un misero 0,3% il Pci ottenne
il sorpasso elettorale sulla DC) , alla quale dunque toccò in sorte una
maledizione: quella di dover sempre governare. Così tutta la durata della Prima
Repubblica fu caratterizzata da una “ democrazia bloccata”, bloccata dalla presenza del più ricco Partito
comunista dell’Europa occidentale . Democrazia bloccata ha significato
cinquanta anni della Prima Repubblica nei quali non vi è stato alcun ricambio ,
alcuna alternanza nel governo e nella burocrazia che lega Parlamento e società.
Ma l’alternanza è l’unica, grande risorsa
dei sistemi liberaldemocratici , è lo strumento di ricambio dei ceti
politici , nazionali, locali, amministrativi, etc. Questa inamovibilità del
ceto politico, dei suoi grand commis , dei suoi esperti, dei suoi consulenti,
dei suoi clienti, dei suoi simpatizzanti, dei suoi assistiti, dei suoi “
mantenuti” è stata la genesi della grande
corruzione che ha corroso questo Paese.
Un sistema corruttivo che s’è andato fortificando dal 1948 fino al 1992, senza alcun timore,
senza che nessuno inscenasse danze o girotondi più o meno indignati non ostante
che fosse sotto gli occhi di tutti, nessuno escluso.
Tutti vi partecipavano, come tutti lo sapevano.
Tangentopoli non fu una “ scoperta” della Magistratura, tanto meno del
Pool di Milano, non fu affatto, come vorrebbero farci credere, la scoperta
dei misfatti corruttivi di una sola parte – quella del pentapartito , DC e PSI
in testa - della classe politica a seguito dei milioni trovati nascosti nelle
mutande di Mario Chiesa. Tutta la ragnatela di corruttele era stata costruita e
rafforzata dall’immobilismo e dalla mancanza del ricambio politico imposto
dalla democrazia bloccata dal 1948 in poi e, per così dire, istituzionalizzata
poi con il consociativismo fra la DC ed il Pci, che ha letteralmente dominato e
soffocato il Paese , la sua economia e
la politica dal 1970 circa fino alla caduta della Prima Repubblica. La
corruzione era una piaga dunque ultratrentennale quando venne fatta esplodere
nel 1992, una piaga ben nota e ben accettata da tutti i partiti
politici , nessuno escluso, e da moltissimo
tempo . Ma fu abilmente preparata, come
una bomba ad orologeria , in maniera preordinata, organizzata
e venne sollevata , sfruttata e fatta esplodere mediaticamente nel momento giusto, cioè nel momento in cui il
PSI di Craxi aveva completamente messo al muro il Pci di Enrico Berlinguer per le
sue ambiguità interne e soprattutto per la sua più volte affermata fedeltà all’Unione sovietica comunista e
stalinista , nel momento in cui certa stampa abbandonava Craxi perché ne aveva
perso i favori ( vedi Repubblica con Scalfari che non venne ricandidato dal
Psi, per fare un solo esempio, vedi anche “Il Corriere della Sera “ la cui
frazionata proprietà era comandata da Enrico Cuccia e da Mediobanca che fremeva
per abbattere Craxi e riconfermare il predominio industriale, bancario,
economico e dunque politico sul Paese contro la politica craxiana che portava
elementi non trascurabili di liberalizzazioni
) , proprio da chi , il Pci, non
solo viveva di un terzo di quelle tangenti, da chi dunque ne conosceva ogni
anfratto, da chi poteva istradare la Magistratura con delazioni mirate, per
un’operazione di laser chirurgia mirata a salvare solo il Pci, delazioni
spacciate come “anelito alla legalità”,
da chi possedeva un diritto di “paternità” sull’unico
organo che poteva agire come una mannaia radiocomandata : la Magistratura, che
ancora era un “ordine” dello Stato e che ancora doveva essere autorizzata per
processare un Parlamentare da quelle guarentigie costituzionali previste
dall’articolo 68 e che erano il solo ostacolo da abbattere per piegare le
istituzioni politiche elette dal popolo sovrano alla mercé non solo della
Magistratura nel suo complesso, ma addirittura, di qualsiasi P.M. che avesse
voluto nascondersi dietro l’alibi dell’obbligatorietà dell’azione penale . Dal Pci, che così come aveva intascato per decenni i
finanziamenti sovietici ottenendo al
momento giusto dall’associata DC anche
la necessaria amnistia per assicurarsi la impunità più totale sempre con
Giorgio Napolitano sul ponte di comando , così
incassava tranquillamente il suo
terzo delle tangenti craxiane (testimonianze negli atti del processo di Milano
del Pool) – oltre agli intrighi ancora nascosti dello stesso Pci con le
Cooperative rosse - nel quale Giorgio Napolitano era sempre nelle posizioni
di comando .Giorgio Napolitano fu
Presidente della Camera proprio in quegli anni terribili per l’Italia.
Furono gli anni di Tangentopoli e delle stragi mafiose. Giorgio Napolitano e
Gherardo Colombo fecero una mossa astuta nel 1992. Colombo firmò la richiesta di acquisire i
bilanci del PSI ed autorizzò la Guardia di Finanza di recarsi appunto in
Parlamento. Pensate che i bilanci dei
partiti politici erano a disposizione di tutti, per cui Giorgio Napolitano,
quella volta fece un figurone, si oppose alla ridicola richiesta del Pool di
Milano, si precostituì , questo è il punto, un alibi di Presidente che difende
il Parlamento. Così quando, come da accordi fra Pci e Magistratura, nel Maggio
del ’93 quei Magistrati intimidirono e minacciarono un Parlamento di corrotti e
di intimiditi , Napolitano si guardò bene dal difendere l’autonomia del
Parlamento, di difendere la sacra costituzione , tacque per convenienza, per
patti sottoscritti, perché complice , fautore di quell’attentato all’ordine
costituzionale. Tacque e così, con la insolita velocità che ancora una volta
ricompare in questa brutta storia italiana, Camera e Senato ad Ottobre e a
dicembre del ’93 sotto la minaccia del
tintinnar di manette modificano l’articolo 68 della costituzione e consegnano
l’Italia nella mani della Magistratura.
Giorgio Napolitano era ancora
Presidente della Camera quando, tanto per dire, durante il processo Cusani per la
Montedison, Bettino Craxi lo accusò apertamente, senza esserne poi denunciato
per diffamazione, di aver taciuto sul finanziamento illegale dell’Unione
Sovietica verso il Pci. E’ bene ricordarle quelle illuminanti parole di Craxi :“Sarebbe come credere che il presidente della Camera,
onorevole Giorgio Napolitano, che è stato per molti anni ministro degli Esteri
del Partito Comunista e aveva rapporti con tutte le nomenclature comuniste
dell’est a partire da quelle sovietiche, non si fosse mai accorto del grande
traffico di rubli e dollari che avveniva sotto di lui tra i vari rappresentanti
e amministratori del Partito Comunista nei Paesi dell’est. Non se n’è mai
accorto? Cosa non credibile”
è l’accusa testuale lanciata dall’allora segretario del Psi davanti all’allora
pm di Milano Antonio Di Pietro. Craxi nella sua deposizione accusa “il maggiore
partito d’opposizione, il Pci, il quale non è mai stato un partito povero, è
sempre stato un partito ricco di risorse (…), aveva costruito in Italia la
macchina burocratica più potente e più organizzata del mondo occidentale”, di
aver beneficiato di cospicui finanziamenti illegali dall’Urss.
La
terza fase
è iniziata con le accuse che il P.M. Antonio Di Pietro lanciò contro Silvio Berlusconi
nel 1994 quando Forza Italia aveva
distrutto la gioiosa macchina da
guerra del Pci/Ds di Occhetto. E’ storia recente e nota. Per sintetizzare: con
quelle false accuse la sinistra riesce a governare dal 1995 fino al 2001. Nel
2001 la Cassazione dichiara false le accuse di Di Pietro ed assolve Silvio
Berlusconi perché il fatto non sussiste . Da quel momento la sinistra è stata svergognata ed il
centrodestra ha vinto perciò tre
elezioni su quattro e quella che perde la perde per una manciata di 24 mila
voti. Da quel momento e non ostante altri quaranta e più processi che la stessa
Magistratura scaglia rabbiosamente contro un Silvio Berlusconi ancora vivo ,
che viene accusato di tutti i reati dell’intero codice penale, il centrodestra
governa direttamente per otto anni su
dodici, diventa parte essenziale nel sostegno al governo per gli altri quattro
anni . Silvio Berlusconi deve morire,perché solo con la sua morte la sinistra
potrà governare questo Paese . Ecco dunque che quella montagna di accuse
finalmente riesce a partorire una sentenza per evasione fiscale per 7 milioni
di euro. Perché Berlusconi deve sparire e con lui tutti coloro che dal 1994 ancora lo
votano.
Stanno impiccando Silvio Berlusconi:
sul patibolo, dirige le operazioni Giorgio Napolitano, l’artefice
principale del complotto contro la
maggioranza del popolo italiano.
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ANCORA ALTRE LEGGI !!!!
Un decreto perfetto per fare titolo
sui giornali: «Lotta senza quartiere al femminicidio», per la
comparsata televisiva di Madamin Boldrini. La realtà, però, non procede per slogan.
E non per voler essere cavillatori a tutti i costi. Si inaspriscono le pene, si
introducono le aggravanti- come quella della violenza sulle donne in
gravidanza - in un' orgia di proclami che ricorda purtroppo le grida
manzoniane.
Anzi. E allora via con un altro giro di vite politically correct e
si dà il via anche all'arresto obbligatorio in flagranza per i
maltrattamenti in famiglia e lo stalking. A parte il fatto che si tratta di due
situazioni diverse, ci si chiede: come si farà a beccare sul fatto questi
turpi soggetti? Si metteranno telecamere, pure quelle obbligatorie, in casa? O
forse, chissà, si pasticcerà sulla flagranza e magari si farà ricorso alla
flagranza differita, già sperimentata per i facinorosi da stadio. Il punto è,
che comunque la si tiri, la coperta è sempre troppo corta. E questo per
un'altra ragione su cui il tanto apprezzato decreto sorvola: il nodo
fondamentale non è l'entità della pena, ma la sua certezza. Che dipende, in
buona sostanza, dalla lentezza esasperante delle nostre indagini e dei nostri
procedimenti. I Pm, che non ne vogliono sapere di toccare quel tabù chiamato
obbligatorietà dell' azione penale, sono ingolfati di denunce. Le denunce
vengono impilate nei cassetti delle procure, i carabinieri e la polizia fanno
quello che possono, le professionalità poi non possono essere improvvisate.
Risultato: molti femminicidi, come vengono chiamati oggi gli omicidi di donne,
sono preceduti e annunciati da numerosi esposti e querele che prendono la
polvere per troppo tempo. E che vengono trattati burocraticamente con la stessa
macchinosità riservata a storie molto, molto meno gravi. La soluzione adottata
dal governo è furba, ma sul piano dell’efficacia dovrà essere valutata con
attenzione.
E
questo non per alimentare il solito benaltrismo all'italiana, ma perché si è
deciso di colpire con la scure di misure draconiane tutti quei
comportamenti che potrebbero, il condizionale è d'obbligo, suonare come
sinistri avvertimenti di un futuro luttuoso. In questo modo lo Stato di
diritto viene compresso, ma mettere in cella per un po' di tempo per quanto
poi?- un ex fidanzato o marito che ha minacciato l'ex partner o l'ha insultata
pesantemente al telefono non può essere la soluzione dei guai.
L'idea è quella di prevenire, ma la
prevenzione dovrebbe abitare altrove. Nelle scuole. Negli studi di
psichiatria. Nei consultori. Non nel codice penale. Certo, il reato satellite,
il reato spia può offrire indizi, ma il rischio è quello di entrare in una
terra di nessuno, popolata da misure cautelari e sentenze contraddittorie.
Non solo: l'idea delle audizioni
protette dei testimoni sembra cozzare col buonsenso. Tutti i testimoni a
rischio, per qualunque reato, dovrebbero essere protetti. Altrimenti si va
avanti per via ordinaria, come è oggi anche per l'omicidio. Invece, in questo
modo si creeranno cittadini di serie A, le vittime di stalking, e di serie B,
tutti gli altri.
Esattamente come avverrà per il
monitoraggio sull’andamento dei processi. Nel caso migliore si stabilirà
una corsia preferenziale per questi dibattimenti, a scapito di quelli per
rapina, scippo, furto e via elencando; oppure, lo screening finirà
all'italiana con la certificazione di un fallimento: i processi incolonnati in
fila indiana, a distanza di anni e anni dai fatti.
E così al prossimo governo toccherà
inventare un altro pacchetto di misure sempre più urlate per placare la
frustrazione dell'opinione pubblica
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NOI RECITIAMO LA PARTE DEL
BRAVO CITTADINO E INTANTO CI TOLGONO SEMPRE PIU’ LIBERTA’ E DIGNITA’.
Quando assistiamo inetti al dilatarsi ipertrofico dell’invadenza e del
potere statale, la società civile non può far altro che scemare, vedersi
ridotta la sfera delle proprie libertà fondamentali , non può che appassire, non può che restringersi sempre di
più, come la storia ha abbondantemente dimostrato nel secolo scorso . Ingrandire
lo Stato, renderlo sempre più invadente
e Leviatano significa diminuire fino a distrugge il sistema produttivo privato
, significa spegnere ogni produttività delle imprese private , significa rinunciare
all’ innovazione ed alla creazione di
nuovi posti di lavoro. Il peso oppressivo della tassazione e delle regole
annullano lo sforzo delle aziende
private di restare sul mercato. Una conseguenza di questa decadenza, a noi
assai ben nota durante tutta la durata
della Prima Repubblica, è il puro parassitismo,
perché la crescita del potere statale, la mancanza di un’alternanza al comando,
rende poderoso, corruttibile ed impunito tutto il sistema burocratico del Paese
e moltiplica tangenti, favori,
clientelismi, voti i scambio, accordi con le più svariate forme di malavita
locali e produce facili ed illeciti arricchimenti
di caste elitarie. Alla fine ognuno di noi recita una parte in commedia. diventiamo
puri esecutori di ordini, quale che sia
il loro contenuto e la loro valenza sociale . L'ultimo questionario inviato a
taluni contribuenti dalla Guardia di Finanza invita, letteralmente, a denunciare un proprio fornitore, un
professionista con cui si ha avuto un rapporto di lavoro, un artigiano che ha
eseguito una piccola opera. Non soltanto si invogliano gli italiani a diventare dei bravi delatori,
ma si cerca addirittura di obbligarli alla delazione , dal momento che -
secondo La Repubblica e Scalfari -
quanti si «rifiutino di rispondere al questionario» o danno risposte false o
parziali rischiano una multa fino a 2mila e 66 euro e una denuncia. Questa
gente è ormai del tutto scollata dalla realtà della vita di tutti i giorni. La
casta politica e quella dei loro pennivendoli sono ormai talmente ricchi da fare sempre la
figura di Maria Antonietta, quella che ,seccata dal fatto che il popolo si
lamentava perché non aveva pane , lo invitò a mangiare delle brioche. Figurarsi
se gente del genere possa capire che esiste una vastissima zona di evasione per
sopravvivenza. Dove l’unica alternativa
al fallimento ed alla fame è l’evasione fiscale. Come è stato possibile che il
Paese che era lo “ Stato di diritto” si sia ridotto ad essere una brutta copia
della DDR tenuta sotto il rigido controllo della Stasi ? Come è possibile che
lo Stato, che dovrebbe formare dei cittadini probi e corretti, promuova invece comportamenti così meschini, offra dignità di cultura alle più svariate
forme di vendette ? Questo degrado dei comportamenti pubblici indica che
potremmo davvero essere in prossimità della fine . Sarebbe insomma la paura a
fare adottare i metodi più riprovevoli. Questo anche perché il trionfo dello Stato Leviatano ha portato a credere che l'unica moralità lecita consista nell'essere un diligente automa, un cittadino
ubbidiente e ben inquadrato. In questi tempi dominati dal “ pensiero unico dei poteri forti “viene considerato un «uomo giusto» colui che fa la
raccolta differenziata con la dovuta pignoleria, che partecipa ai riti elettorali come le
svariate forme di primarie a pagamento , uno che paga diligentemente le imposte anche se magari
non mangia , uno che si mobilita al
cenno di “ La Repubblica” nei girotondi da idioti contro l'omofobia, contro il
femminicidio e per la solita società
multietnica, uno che non usa la macchina preferendo la bicicletta. Quando agli occhi di politici e
funzionari è accettabile che un questionario spinga a denunciare altre persone
anche ricorrendo all’anonimato , una cosa è chiara: ormai lo Stato pone al di
sopra di tutto se stesso e le sue necessità . Coloro dunque che invitano alla delazione stanno invece disgregando il rapporto sociale. Mandiamoli a
cagare.
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Roma mercoledì 14 agosto 2013
Gaetano Immè
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