Un'opinione sulla politica, sulla cultura, sulla società e su ciò che interessa. Persegue un intento propositivo indicando le varie modifiche della Costituzione o una nuova Costituzione, con l'implicito invito ad un franco confronto su temi di comune interesse Nazionali.
domenica 29 settembre 2013
NESSUNO DIMENTICHI MANI PULITE , PRESIDENTE NAPOLITANO. NESSUNO DIMENTICHI , ON. LETTA, DA QUALE OSCURA NEBUSOLA VIENE IL SUO P.D.
Il Presidente Napolitano ed il Premier Letta stanno, in questi giorni, sbroccando, lanciando insulti ed accuse con un furore cieco e sordo che tradisce una loro paura tremenda di aver troppo tirato la corda della pazienza. E’ dunque bene che io, dal mio piccolo, ricordi sia all’On Napolitano che anche all’On Letta , come dice Dante, “ chi fur li maggior loro” e da dove essi personalmente provengono.
“ Mani Pulite" non fu una "inchiesta ", come oggi suggerirebbe timidamente l'avvocato Parenti Tiziana, che fu una dei P.M. di quel Pool di Magistrati con una cautela, tipica del professionista che lavora fra Magistrati non dissimile da quella di chi si trova a lavorare dove domina una lobby, una corporazione. Ma nemmeno fu "un'indagine" ( sempre chi legge abbia le capacità per capire l'abisso di civiltà che divide le due operazioni),perché una indagine muove da una notizia di reato “personale” ,invece quel Pool mise sotto processo un intero sistema politico, un “ sistema” non alcuni corrotti. Certo, l’Italia era a quei tempi dominata, soffocata da una classe politica prepotente e corrotta, una classe politica che imponeva la tangente, il pizzo ad ogni imprenditore che volesse lavorare e quella tangente, quel pizzo, era diviso in tre terzi. Questo dicono le carte, i documenti giudiziari e le testimonianze; ciascun terzo andava alla Dc, al Psi ed al Pci. Caduto il Muro ed il regime sovietico, erano finiti anche i finanziamenti dalla Russia ed il Pci accettò, non avendo più risorse illecite e dunque per sopravvivere, di partecipare alla spartizione delle tangenti con la DC e il PSI, ma con una sua particolare strategia , una strategia studiata a tavolino dalla nomenclatura del Pci nella quale una posizione egemonica era occupata da Giorgio Napolitano. Come ogni truffatore che si rispetti crea e studia ogni passo, ordisce carte e documenti per mistificare e celare le proprie malefatte, così il Pci, mentre partecipava alla spartizione del bottino,costruiva con cura certosina una ragnatela di scatole cinesi per preordinarsi una strategia difensiva e per non lasciare prove. Così, mentre DC e PSI operavano arrogantemente quasi alla luce del sole, il PCI si costruì un sistema di omertà personale, di collaboratori pronti al sacrificio personale ( ovviamente ripagato profumatamente ), di scatole cinesi impenetrabili. Così, vivendo nel cuore della banda dei malfattori, il Pci era a conoscenza di ogni segreto, di ogni movimento di tangente, “ sapeva” e dunque “teneva per le palle” , come si dice, anche gli altri due rapinatori.
E come accade in ogni storia criminale che si rispetti , ecco che uno dei banditi, il Pci, per accaparrarsi dell’intero bottino ed eliminare gli altri banditi ( il dominio politico sull’Italia) promosse un vero e proprio “patto criminale” con quel manipolo di Magistrati del Pool di Milano, un vero e proprio assalto al Parlamento. Fu un assalto alla cassaforte della democrazia, un assalto alla città della corruzione, Tangentopoli appunto. Fu facile poi, con le opportune delazioni, per il Pci dare il via ai quei ben noti Magistrati giusti perché sgominassero i protagonisti principali della politica italiana ma salvando accuratamente i soli appartenenti al Partito Comunista. La storia che vi hanno raccontato su Mani Pulite è una storia costruita apposta per idioti, per creduloni, per bravi soldatini felici di essere organizzati in branchi ben obbedienti al comando, artefatta con menzogne, ordita, costruita ed attuata con diversi patti criminali fra molti banditi, una storia appositamente ben incipriata ed imbellettata, come una vecchia puttana da marciapiede che pretenda di rifarsi una vita e dunque facile da smascherare. Ce l’hanno rifilata a mezzo giornali, televisioni, libri, conferenze, ecc per venti anni come una storia edulcorata da Robin Hood, i giustizieri che a cavallo del bianco destriero cacciavano i delinquenti per far trionfare il bene, una storia che loro hanno spacciato, come haker di Scampia con la droga, sotto il falso alibi del “ ripristino della legalità”. Ci hanno detto che è servita “ a ripulire l’Italia ed a far trionfare il Bene sul Male”.
Il finanziamento illecito dei partiti c’era, eccome se c’era! La complicità degli imprenditori era consapevole, eccome se lo era, visto che essi pagavano la tangente ai partiti mentre si arricchivano con le commesse ottenute dietro quella tangente. Ma era un sistema molto ben organizzato, molto oliato, un sistema che riguardava tutti i partiti del Governo ( la formula del pentapartito )ma anche e sopra tutto anche il principale partito d’opposizione, quale Pci che si era nutrito, fino a pochi anni prima, dei rubli di Stalin e che , senza quei rubli, sul suo terzo di tangente si buttò a capofitto. E non un caso che proprio sugli stessi uomini che prima dirigevano il Pci e che oggi si avvalgono del P.D.,sui loro eredi e sui loro discendenti nonché su tutti quei democristiani “ di sinistra” che salirono sulla scialuppa di salvataggio che il Pci aveva loro offerto se avessero partecipato all’assalto al palazzo, non è un caso dicevo che è proprio su costoro che oggi dovrebbe indagare molto a fondo la Magistratura. “Dovrebbe”, perché invece languono ancora, dopo anni ed anni di incuria giudiziaria che grida vendetta se paragonata con la velocità fulminante di altri processi iniziati ben dopo quelli , nei sottoscala dei vari Palazzi di Giustizia le indagini sul “ sistema Sesto” di Penati ed anche sulla Banca Monte dei Paschi.
Mani Pulite fu un’operazione di pulizia giudiziaria etnico – politica , una resurrezione delle persecuzioni razziali degli anni quaranta del secolo scorso. E quei Magistrati non furono altro che ignobili sicari al soldo di chi, a quei tempi, li incoraggiava con entusiastiche campagne di santificazione(vedi "L'Unità", "Il Corriere della Sera"," Repubblica" e " La Stampa" e le rispettive "proprietà ", vale a dire e nell'ordine : il Pci, Piazzetta Cuccia - Mediobanca, Confindustria -, Carlo De Benedetti e "casa Agnelli" che costituirono quella che fu definita " la banda dei quattro" con il compito di " indirizzare e di drogare l'informazione su quei fatti ").Fu un attacco frontale al Palazzo, sferrato da un manipolo di Pubblici Ministeri consapevoli di effettuare una rivolta contro la classe politica del governo, con la complicità interessata del Pci, della Chiesa vaticana - che mai ha accettato lo spirito dei due Concordati - di numerosi imprenditori ( meglio bollarli come pusilli “ prenditori” per la loro storia industriale ) che erano anche proprietari dei grandi giornali, allo scopo di portare al potere il Pci che, nel frattempo, per agevolare l’operazione, faceva la muta come i serpenti, cambiava pelle per ingannare gli ingenui, cambiando semplicemente l’insegna , la “ ditta”: da Pci, a Ds. Una pratica da Camera di Commercio, da ragioniere, non politica. Così le " chirurgiche decimazioni di una sola parte politica "(furono fucilati solo Psi, Dc non di sinistra, Pli, Pri), perpetrate da quei sicari, con una brutalità da "olocausto razziale e da pulizia etnico - politica ", da puri trogloditi del Diritto , furono poi spacciate all'opinione pubblica dalla " banda dei quattro"con una totale e criminale operazione di drogaggio dell'informazione - stile sovietico comunista o fascista o goebelianamente hitleriano - come " lotta alla corruzione" o come " controllo della legalità". A questi sicari il Pci ha prontamente corrisposto i trenta denari sotto forma di seggi senatoriali e ricche prebende.
Sono passati vent’anni ed anche di più da quell’assalto banditesco. La preda di quei congiurati era il nostro Paese, era l’Italia, che doveva essere governata dal Pci , dai suoi eredi e dai loro amici industriali. E dal 1994 costoro hanno l’acquolina in bocca pregustando il boccone, ma sono sempre vent’anni che un uomo, uno solo, si oppone alla tanto agognata conquista del potere: Silvio Berlusconi, il nemico da distruggere, il leader del popolo di centrodestra . Per tutti coloro che hanno abboccato alla storia edulcorata di tangentopoli, costruita da Goebbels italiani al soldo del potere forte ed arrogante, per coloro che credono che Antonio Di Pietro sia una Madonna pellegrina invece che quello sfruttatore di suoi stessi inquisiti che,camuffato da Magistrato, aveva collezionato tutti quei reati che la poco nota “ sentenza Maddalo” ,emessa dal Tribunale di Brescia ( e che il Di Pietro non osò mai appellare per ovvii meschini ed intuibili motivi ) certifica , per coloro che stanno bene fra di loro, dandosi di gomito e sparlando come servette beghine di “evasori fiscali” o di “ toccatori di culi di donne” per criminalizzare, con banalità da sacrestia ed infantili , chi non crede alle loro favole ed alle mega stronzate costruite dalla stampa asservita , per coloro che credono ,come pifferi intronati , che il Pci abbia “ le mani pulite” e che Scalfari sia in contatto diretto con Dio, per tutti costoro parla la pura storia, successiva , di Tangentopoli.
E’ bastato raccogliere le dichiarazioni postume degli stessi protagonisti di quella mattanza giudiziaria, mettere in ordine la tragedia dei 43 suicidi che quel Pool di Magistrati sicari ha sulla propria coscienza, le tantissime purtroppo postume ( far passare decenni è d’uso nella Magistratura quando si vorrebbe far dimenticare i loro abusi ) assoluzioni che seguirono i loro processi e, sopra tutto, rileggere la cronaca, la fredda cronaca, delle “ assoluzioni ad personam” per capire che razza di accordo veramente criminale fu quello fra Pci, Magistratura e Stampa. Francesco Misiani, detto Ciccio, è sempre stato una “ toga rossa”, mai lo ha nascosto, con trasparenza ed una certa dose di coerenza. Eppure basta leggere il suo bel libro ( appunto “ Toghe Rosse” ) per constatare come lui stesso denunci , senza falsi infingimenti, senza inutili grida spagnolesche, il puro “ arbitrio” che è stato nascosto dietro il falso alibi della “ obbligatorietà dell’azione penale”. Basta leggere le confessioni, anch’esse postume e tardive, ma pur sempre di valore storico, del Prof. Giovanni Maria Flick, ex Ministro di Giustizia, uomo di sinistra e vicinissimo addirittura al Procuratore Saverio Borrelli, il Capo di quel Pool, quante e quanto ripetute furono, da quel Pool, le violazioni del diritto di difesa degli imputati ( occorre ricordare che già dal 1989 era entrato in vigore una riforma del Diritto di procedura penale alla quale quel Pool mai si adeguò se non, da parte di D’Ambrosio, solo per agevolare e salvare il Pci con la faccenda di Primo Greganti e del conto Gabietta )anche sotto la forma dell’imposizione del così detto “ pentitismo coatto”.
E’ bastato pormi alcune semplici domande. Perché a Carlo De Benedetti ed a Cesare Romiti fu consentito,per esempio, di scrivere in libertà e consegnare – senza telecamere accese – un semplice “ memoriale” che ha loro evitato il carcere , privilegio che non fu mai consentito a Raul Gardini? Perché il P.M. D’Ambrosio, quello ora Senatore del P.D., applicò solo per Primo Greganti il nuovo codice di procedura penale e ricercò – lui, che avrebbe dovuto, da P.M., rappresentare l’accusa contro Greganti – prove a favore di quell’imputato che era l’uomo fantoccio del Pci? Perché quel Pool potette violare impunemente la Costituzione, accentrando a Milano processi che dovevano essere invece incardinati a Roma , suo giudice naturale, violando appunto la norma costituzionale sul “ giusto processo”? E perché quando il processo di quel Pool su Clelio Darida fu restituito al giudice naturale di Roma, perché Clelio Darida , che dal Pool di Milano è stato lungamente incarcerato in via preventiva, fu completamente assolto con amplissima motivazione? Perché lo stesso accadde anche ad un altro imputato eccellente , a quel Franco Nobili, un ex Presidente dell’IRI, che il Pool di Milano volle processare, senza curarsi appunto, del giusto processo costituzionale,a Milano dove Nobili scontò una dura e lunga carcerazione preventiva ? Perché non fu mai esperita alcuna indagine riguardo alla visita che Raul Gardini con il suo autista fecero a Roma, portando entrambi un miliardo di vecchie lire in contanti “ dentro” la sede del Pci di Via delle Botteghe Oscure? Se Raul Gardini fece il grandissimo ed ultimo piacere al Pci di suicidarsi senza parlare e portandosi nella tomba i suoi segreti, il suo autista è ancora vivo e vegeto. Dirimente e definitivo, poi, la sconvolgente , seppur tardiva, dichiarazione del Procuratore Capo di quel Pool di ascari, proprio di Francesco Saverio Borrelli il quale nel corso di una intervista rilasciata al Corriere della Sera e pubblicata in data 27 maggio 2011, ha voluto addirittura “ chiedere scusa e perdono” al Paese, per il disastro creato con Tangentopoli e con Mani Pulite. Cito pedissequamente quell’intervista :” valeva la pena – dice Borrelli – di buttare all’aria quel mondo precedente per cascare poi in quello attuale?”. Solo per chi ha creduto a Mani Pulite, a squallidi sfruttatori come il Di Pietro, alla favoletta per bambini deficienti della legalità, alla stronzata per cerebrolesi dei magistrati che lottano per il bene contro il male, solo per chi non sa usare il proprio cervello per ragionare sui fatti concreti ma si affida ciecamente agli insegnamenti di quei maestri che negli anni passati avevano insanguinato il Paese e che oggi lo svergognano davanti al mondo, solo per questa massa Silvio Berlusconi non è il leader di un popolo di nove o dieci milioni di italiani, ma solo un criminale – lo era per costoro anche prima della sentenza definitiva della Cassazione – sul quale sono stati avviati una cinquantina di processi e contro il quale - pensate voi che idiozia suprema – la famosa “ obbligatorietà dell’azione penale “ non scattò se non “ dopo” la sua vittoria alle elezioni politiche del 1994.
Ma c’è anche dell’altro, un fatto, questo sì, decisamente inquietante. Nel 1995, come raccontano alcuni protagonisti, in un comizio in una città del Nord – che non ricordo – ci fu un intervento di Tiziana Parenti, che aveva lasciato da poco ( dal 1994) il suo ufficio di P.M. al Pool di Milano. Mi risulta che il suo intervento fu chirurgicamente esauriente e preciso, una fedele cronistoria di quello che era successo al quarto piano di Palazzo di Giustizia di Milano, dove , appunto, erano uffici e lavoro di quel Pool. E come mai, mi chiedo, di quell’intervento non si ha un video, una cassetta, un file, un articolo? Già, come mai?
P.S. Le storie di Carlo De Benedetti, di Cesare Romiti e di Raul Gardini sono disponibili gratis a richiesta, all’indirizzo email:.
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Roma domenica 29 settembre 2013
Gaetano Immè
mercoledì 25 settembre 2013
LA VIA MERKELIANA ALL’EUROPA
Dalle urne tedesche ( e non poteva certo essere altrimenti visto che a votare erano i tedeschi ) è uscita rafforzata la concezione merkeliana dell’Europa e dell’Euro: che ritiene la crisi che ci sta deprimendo sia essenzialmente una “crisi da debito dei singoli Paesi” che si deve curare caricando i popoli dell’Europa extragermanica con feroci risparmi, con atroci tassazioni, punendoli oltretutto anche con un rifinanziamento del loro debito pubblico a tassi da rivolta popolare. Basta vedere a quali tassi da urlo le Banche tedesche e francesi hanno acquistato, a suo tempo, i titoli del debito pubblico greco per rendersene conto. Ma così vuole il pensiero debole dominante, questa è ormai la così detta “ via merkeliana verso l’Europa”, la via dominante visto che il partito anti euro è fuori dal Parlamento. La via merkeliana è comunque quella che vide genuflessa la Francia di Sarkozy, quella che ha condotto la Grecia sull’orlo del fallimento e della guerra civile, quella che ha schiantato la Spagna, il Portogallo, quella ossequiosamente riverita dal Governo di Napolitano e Monti, quella verso la quale una parte preponderante del P.D. vorrebbe s’incamminasse speditamente anche il Premier Letta, quella che solo il Governo Berlusconi II° nel 2011 osò criticare e mettere in discussione. Posizione scettica e critica nei confronti dell’acritica adesione alla via merkeliana all’Europa che spinse alla commiserazione pubblica la Merkel e l’allora Monsieur le President Sarkozy, quella che determinò non solo l’ormai famoso “ sorrisetto da compatimento per il bambino deficiente” regalato, con raffinata cortesia diplomatica ed istituzionale degna di un postribolo, dalla” coppia più bella del mondo” ( copyright da “Repubblica” e dove sennò?)Merkel & Sarkozy in diretta televisiva mondiale al Presidente Silvio Berlusconi , ma soprattutto anche l’altrettanto mitica “ lettera della Bce” ( braccio armato del regime dell’euro ) sui “ compiti a casa Italia” , che trovò Napolitano talmente ad essa organico e genuflesso da spingerlo addirittura a delegittimare la sovranità del popolo italiano minando quel Governo Berlusconi 2°, eletto con ampio consenso popolare, con le mine mediatiche – fatte esplodere a mezzo stampa organica , come sempre - di una sua indisponibilità a firmare successivi Decreti Legge, fino al punto di spingere e costringere quel Governo eletto verso le dimissioni volontarie , pur in assenza di sfiducia parlamentare. Solo chi riesce a sopravvivere sotto le condizioni capestro del risanamento dei conti pubblici senza neanche lontanamente sperare in una crescita merita un temporaneo aiuto finanziario dell’Europa merkeliana. Chi osa pensare diversamente è out of Europe. Insomma neanche a parlarne di Eurobond , ma quella coloniale concezione della solidarietà europea della Merkel ha avuto, né poteva essere altrimenti, il consenso decisamente maggioritario dei cittadini tedeschi. E chi mai perseguirebbe il bene supremo dell’Europa distruggendo il proprio benessere nazionale? Sono fuori dal Parlamento tedesco i liberali, né poteva essere altrimenti. Siamo persone tanto amanti del rispetto dell’individuo e dei suoi meriti, figurarsi se possiamo volere voce in capitolo in una Europa che predilige la curvatura delle banane o la circonferenza delle zucchine alla libera adesione dei popoli all’Unione europea. Non è certo con le lagne grilline o con le favole vendoliane o con i bisunti slogan pecorecci che girano sul web dietro coraggiosi pseudonimi che quella via merkeliana potrà essere corretta. Forza Italia se ne faccia solida portavoce politica: una via diversa da quella della ormai quasi decennale umiliazione dei Paesi rivieraschi deve pure esserci. Senza anatemi, cerchiamola.
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QUESTO E’ UN PAESE DA SHOPPING
Come tutti sapevano, come preannunciato dal 2007, non siamo stati capaci di evitare di tornare ad essere un paese da shopping, un paese dove si può acquistare a prezzi convenienti aziende strategiche ,strozzate e ridotte alla miseria da tanti padri snaturati, come sta oggi accadendo per Telecom e per Alitalia.
Per la Telecom , privatizzata in modo scellerato dalla sinistra del Governo D’Alema con i famosi “ capitani coraggiosi” ( una sorta di imprenditori con i soldi delle Banche ), c’è la notizia che l’operazione di suo ulteriore salvataggio, fortemente voluta nel 2007 sempre dalla sinistra del Governo di Romano Prodi ed organizzato su suo ordine dal Prof. Bazoli di Intesa Sanpaolo, da Cesare Geronzi, allora Presidente delle Assicurazioni Generali , da Mediobanca e dalla famiglia Benetton, devota alla sinistra italiana per “ grazie ricevute con la creazione della holding TELCO è definitivamente e miseramente fallita.
Breve ricostruzione dei fatti, necessaria per i troppi smemorati di Collegno presenti nella stampa e nella politica del nostro Paese. Il 1º aprile 2007 la Pirelli di Tronchetti Provera annuncia di avere ricevuto due offerte tese a rilevare il 66% di Olimpia, la sua holding, che deteneva il pacchetto di controllo di Telecom Italia. Le offerte erano pervenute da parte dell'azienda statunitense AT&T (che, successivamente - il 16 aprile -dichiarerà di ritirarsi dall'operazione ) e dalla messicana America Movil di Carlos Slim Helù e miravano a rilevare, ciascuna, il 33% di Olimpia. Presiedeva Telecom l’avvocato Guido Rossi, lo stesso che Tronchetti Provera volle alla Federcalcio durante la faccenda Juventus e che, guarda caso, nel togliere lo scudetto alla Juventus lo assegnò – non certo sul campo, ma in un corridoio – all’Inter di Tronchetti stesso. Forte di accordo con la sinistra politica e con quelli che saranno poi i “ soci italiani forti” che verranno spinti nell’affare dalla politica, Tronchetti spinge alle dimissioni il suo fido Avvocato Guido Rossi inviso ai suoi attuali garanti politici e sospinge il Dr. Pasquale Pistorio, organico a quei poteri forti, alla Presidenza. E infatti dopo appena una quindicina di giorni, esattamente il 28 aprile 2007una cordata italo- spagnola composta dai soci forti italiani (Mediobanca,Assicurazioni Generali, Intesa Sanpaolo, Sintonia S.A. dei Benetton ) e dalla spagnola Telefònica lancia un'offerta per rilevare la quota di Pirelli in Olimpia, creando ex novo una nuova società, denominata appunto TELCO ( telefonica controllo), che avrà il controllo del 23% circa di Telecom Italia. Tale offerta è stata accettata dal CdA straordinario tenutosi in tale data. Il 24 ottobre 2007 c'è stata la firma per il passaggio da Olimpia a Telco che ha concretizzato l'operazione ma ponendo 28 condizioni all'azienda Telefónica, legate anche ai paesi dove le 2 aziende sono concorrenti, in primis in Brasile ed in Sudamerica. A dicembre, saranno nominati come presidente Gabriele Galateri di Genola e come amministratore delegato Franco Bernabè , ex-presidente della compagnia telefonica. Esattamente 2 anni dopo, il 27 ottobre 2009, quasi tutti i soci di Telco, con l'eccezione di Sintonia dei Benetton, hanno rinnovato per altri 3 anni il patto di controllo.
Bene, proprio questi soci forti, voluti dal centrosinistra , hanno deciso di vendere, di fuggire da Telco e da Telecom, non ne possono più di perdere milioni di euro. E se si pensa che costoro sono entrati in Telco ad un prezzo di Euro 2,8 per azione e che oggi escono con un prezzo di circa 1,2 ad azione non posso certo dar loro torto. Anzi. Sono talmente felici di scappar via che il Presidente delle Assicurazioni Generali, che dalla Telco e da Telecom voleva scappare da tempo, già promette un dividendo ai suo azionisti grazie alla vendita Telco.
Non si può non essere d’accordo con le decisioni di questi soci quando ci si avvede che, per esempio, Mediobanca ha portato in bilancio 2012 una svalutazione delle proprie quote in Telco di ben 319 milioni di Euro. Cose da pazzi! C’è ancora da considerare che nello scorso mese di Agosto Moody’s ha concesso solo tre mesi di tempo a Telecom per eliminare, in tutto o in grande parte, dal proprio passivo di bilancio la voce di 28 miliardi di Euro di debito. Se ciò non dovesse avvenire il titolo Telecom subirà un declassamento a livello di “ spazzatura”. E questo è quello che avverrà, perché i 28 miliardi di Euro di debiti sono rimasti, grazie a queste scellerate operazioni mistificate come privatizzazioni ma che meglio possono qualificarsi come “ requisizioni e spartizioni di bottino “ , sulla groppa della Telecom
Ecco come siamo ridotti, grazie ad imprenditori incapaci, rapaci, ingordi , alla stirpe dei capitani coraggiosi coccolati ed allevati da D’Alema , incapaci di affrontare un vero mercato liberalizzato dal protezionismo statalista al quale erano devoti e proni. E tralascio, per senso di vomito, le connesse oscure operazioni della Telecom di sinistra in Serbia ed altrove. Le solite prefiche ipocrite, i soliti maestri del nulla, i soliti “io l0avevo detto” col ditino alzato, le solite anime belle oggi alzano alti lai e nascondono, con la consueta ipocrisia e malafede, dietro l’alibi dell’italianità il loro lamento per la perdita del bottino.
Stesso discorso per Alitalia. Che fu fondata nel 2008: divennero suoi azionisti Banche, Compagnie assicurative ed imprenditori che non avevano alcuna competenza col settore. Una privatizzazione ridicola sotto la spinta dell’italianità. Questa nebulosa accozzaglia di sedicenti imprenditori , bravi a rischiare i soldi delle banche cioè nostri, il cui indiscusso boss è il famoso “ capitano coraggioso “ di dalemiana memoria, al secolo Colaninno senior da Mantova , ha continuato nella sua dissennata politica di rendersi servile alla politica, proprio come quei “ capitano coraggiosi” fecero ai tempi del Governo D’Alema. Che anche il Governo Berlusconi 2° abbia sbagliato con Alitalia, mi pare fuori di dubbio, ma provare ad addossare tutte le responsabilità di questa Alitalia a quel governo Berlusconi mi pare una megastronzata che può albergare solo in menti malate. Dato che questa Alitalia2008 altro non è che la stessa Alitalia che da cinquanta e più anni è servita alla DC ed al Pci ed al Psi per foraggiare la propria clientela politica senza ritegno alcuno a spese della collettività. Resta il fatto che Alitalia affonda nelle perdite e che i soci sono stufi di tirar fuori soldi a fondo perduto. Intanto il mito dell’italianità, dal 2008 ad oggi, è andato dissolvendosi, visto che Air France occupa ormai una posizione privilegiata che potrebbe consentirle di rilevarla in tutto o in parte. Malissimo: c’è aria di resa di conti a casa Colaninno e nelle Banche e nei poteri forti. Allora ecco qualche scellerato buontempone, con qualche bicchiere di troppo in corpo ed in mente ,ritira fuori, per questa mondezza di Alitalia, l’ipotesi di una nuova IRI, la CdP. Altra rapina dei nostri soldi!!! Alla larga!!
C’è un risvolto ridicolo in tutta questa storia. Dovete sapere che Enrico Letta fu sottosegretario del Governo Prodi che organizzò questa immonda operazione di Telecom. Bene. Lo stesso Enrico Letta , con la consueta fanfara della stampa servile in quel di New York cercava di trovare clienti per il progetto “ Destinazione Italia”, proprio come un venditore di pentole, proprio negli stessi frangenti di tempo, in Italia, Telecom diventava spagnola ed Alitalia francese.Da nascondersi.
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LA SINISTRA COMUNISTA E L’AUSTERITA’
Intervengo, a malincuore, sul dibattito – sollevato da Marcello Veneziani - a proposito della crisi economica e di come le anime politiche si sono poste storicamente nei suoi confronti. Nessun dubbio che il Pci abbia sempre vissuto ogni crisi economica come una opportunità per intestarsi il disegno di cambiare lo stato di fatto, per trasformare profondamente l'Italia. Ma mentre il Pci proclamava a gran voce appunto la urgente necessità di un cambiamento economico, esso restava s ancorato e cementato sulla sudditanza all'Urss. Ecco perché nella politica d'austerità di Berlinguer l’elemento fondamentale era la speranza in un definitivo collasso del capitalismo, il declino tanto atteso della funzione dirigente della borghesia, per sostituirla con l'egemonia del movimento operaio, unita all'egemonia culturale, esercitata da quelle forze intellettuali che avevano ottenuto nel Paese uno spessore sociale inimmaginabile e che per dovere di riconoscenza ostentavano un orientamento politico di sinistra. Insomma, ogni crisi, ogni periodo di austerità rappresentava, per il Pci di Berlinguer, un’occasione per una ulteriore sublimazione del mito della mitica redistribuzione della ricchezza, secondo l’ideologia comunista. Era la matrice , la stallona che avrebbe partorito una società di "eguali per forza",di “ uguali per legge”, una società ingessata e forzatamente drogata nella conoscenza e nella cultura che doveva educare solo in modo da agevolare la costruzione di questa società. Così è nata questa nostra società basata sulla repressione dell’individuo e sull’assistenzialismo privilegiato e popolare a favore delle piccole volpi. Una società feudale, gerarchica, burocratica, illiberale, incolta, rozza dove vige la delazione come fosse un valore.E non è possibile ignorare che , storicamente, dopo il periodo del centrismo democristiano di De Gasperi , dopo il periodo del socialismo craxiano, dopo l’esperienza non felice del pentapartito andreottiano, contro questa malefica ideologia si è battuto solo Silvio Berlusconi il quale proprio sul merito, sull’individuo, sulle libertà ha condotto campagne elettorali memorabili e vincenti.
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LETTA NEL PAESE DEI BALOCCHI
Enrico Letta afferma che "siamo in uno stato di diritto, non ci sono persecuzioni, rispettiamo l'autonomia e il lavoro della magistratura". Il sottoscritto, a differenza del Presidente del Consiglio, ritiene invece che l'attuale "sistema-giustizia" necessiti di una riforma definitiva.
Mi interessa di più, ad esempio, l'eccessivo numero di detenuti in carcere in attesa di giudizio; mi interessa di più i tempi di un processo la cui durata non ha simili in Europa e nel mondo occidentale . Chi sostiene, come Letta, che siamo in uno stato di diritto, che non esistono persecuzioni giudiziarie per scopi politici , fa la figura di quello caduto dal quarto piano e che, arrivato indenne per terra, chiede agli astanti cosa fosse accaduto. Insomma, un cieco, un sordo , un ipocrita, un soldatino agli ordini di ogni Magistrato, non un Presidente del Consiglio. Guardi On Letta che lo stato di diritto in Italia non funziona lo certificano gli innumerevoli ceffoni rimediati dall'Europa proprio in materia di sistema giudiziario . Signor Presidente, voltarsi dall’altra parte, fischiettare per fare il distratto, significa fare proprio la figura del fesso, quando
la stessa P.M. milanese Boccassini afferma che "si è verificato ed è inaccettabile che alcune indagini sono servite ad altro", fare lo gnorri come vorrebbe fare il buon Letta vuol dire fare proprio la figura dell’imbecille.
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SACCOMANNI IMBAMBOLATO
Il Ministro Saccomanni ci vuole far credere che la sua posizione dipenda dalla contrapposizione della linea del rigore ( che lo stesso sosterrebbe) rispetto alla linea dello sforamento ( sostenuto, ovviamente, dagli euroscettici del centrodestra). L’On Ministro crede anch’esso che gli italiani abbiano tutti gli anelli al naso e siano “bravi” come soldatini etero diretti. Mi dovrebbe spiegare , l’On Saccomanni che tanto parla e sparla , perché mai non ci possa essere una strada alternativa a quella secondo cui la pressione fiscale è e deve rimanere intoccabile. Alla base di quella sua convinzione c'è l'assioma, condiviso o semplicemente accettato o subìto, che la spesa ed i meccanismi che la producono e la fanno crescere progressivamente anno dopo anno, non possa essere comunque nemmeno sfiorata . E che, di conseguenza, se si deve affrontare una emergenza di qualsiasi tipo si debba per forza inasprire il prelievo fiscale. Saccomanni nemmeno prende in considerazione l'ipotesi che solo affrancandosi da questo mantra , frutto non solo di convinzione ideologiche ma anche e soprattutto degli interessi delle caste e della corporazioni che paralizzano il paese, si possa tentare di mantenere gli impegni europei senza aggravare oltremodo la recessione che minaccia di uccidere il paese.
Quello che chiedo al Ministro è di puntare sui risparmi selettivi non imposti dall'alto ma realizzati in piena autonomia dai singoli centri di spesa. Lo esamini il piano, Ministro Saccomanni. Se non lo fa, allora è meglio che si dimetta subito . Da Visco a Padoa Schioppa, da Tremonti a Monti , di guardiani delle tasse e del rigore ne abbiamo ….vuoto il portafoglio.
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Roma mercoledì 25 settembre 2013
Gaetano Immè
lunedì 23 settembre 2013
ARROGANZA E PREGIUDIZIO Arroganza e pregiudizio nascono dallo stesso albero, l’ideologia, piantato sul terreno della sub cultura istillata, come una droga, dalla Scuola di Stato che domina(soffocando , come un despota tirannico, ogni tentativo di diversa offerta culturale) con la sua cultura di Stato dal secondo dopo guerra del secolo scorso sulle generazioni di italiani, prigionieri, fondamentalmente inconsapevoli , di una oppressiva ma ben organizzata cappa informativo – culturale , che cerca di imbrigliare le libere intelligenze del Paese nel recinto sub culturale “governato” ( giustappunto come bestie prigioniere ) dai maestri infettatori di una cieca sudditanza a questa nuova forma di imperialismo sotto culturale dominato dalla sinistra. Da simili alberi sta nascendo il nuovo nazismo del ventunesimo secolo: le sue truppe cammellate stanno marciando su Roma alla conquista del potere , alla presa del palazzo. E’ da tempo che sostengo questa tesi, s’avvicinano tempi cupi per la civiltà democratica del Paese , perché vedo e percepisco troppe affinità, troppe somiglianze tra certi enclavi cultural ideologici e politici con i peggiori regimi totalitari del secolo scorso . Illuminante in tal senso quanto ha scritto Barbara Spinelli su Repubblica, dove se scavi oltre la superficiale mano di vernice del “pensiero illiberale dominante”, trovi incredibili , terrificanti e spaventose identità con quello che scrivevano i fascisti negli iniziali anni venti: un profondo disprezzo per la democrazia, considerata una sorta di dittatura della minoranza o una vera e propria “ mania di contare i nasi”; una vanesia pretesa di possedere l’unica verità; una santificazione e beatificazione del proprio pensiero; e, last but not the least,l’ arrogante pretesa di comandare il Paese pur non avendone mai avuto il suo maggioritario consenso; il vomitevole uso della pura irrisione anche fisica di ogni libertà di pensiero ; una ormai trentennale campagna di pura criminalizzazione , questa certamente e squisitamente razzista , di tutti coloro che non la pensano come lei. Leggere questo bilioso rigurgito di quella cultura ,tipica del secolo scorso , di quella stessa ideologia che “ infiniti lutti addusse agli Achei “ per poi naufragare sotto il peso di stermini , olocausti e campi di rieducazione e sterminio, ha provocato in me imbarazzo, pena, disgusto, commiserazione: un miscuglio di queste sensazioni penose per la figlia di Altiero Spinelli. In un primo, confesso,il suo articolo aveva provocato in me il puro godimento, una sorta di nirvana del piacere. Assistere a questa esibizione muscolare della più pura e ridicola prosopopea berlingueriana,vedere questa arrogante, sprezzante , classista e razzista “elitaria” sporgere il proprio “ rifatto nasin”, lei sì, al di fuori della sua “torre eburnea” ( foss’anche Parigi, luogo dove sono rinchiusi, come in un ghetto , gli irriducibili seguaci della “ dittatura degli ottimati” ) rodersi il fegato inanellando una caterva di errori ( da maestrina presuntuosa ma saccentuosa), una sequela di pure menzogne , un rosario di clamorose bugie , valeva ben oltre un bel film comico. Poi ,però, rileggendo la sua sequela di cialtronate, il mio godimento è scemato, fino a scomparire, per far posto all’umana pietas, diventando così profonda pena, enorme imbarazzo, pura commiserazione. Avrà pure l’abitazione a Parigi, sarà pure un donna ricca, ma è certo ormai sulla via del disarmo, come un relitto, come la Costa Concordia. Non sono solo le navi della Costa Crociere o della Carrebean a fare il “grazioso omaggio” dell’inchino davanti al potente del momento. E questo è il primo elemento che accomuna la coppia Spinelli e Repubblica al fascismo ed allo stalinismo: c’è un dominus da idolatrare, colui che “ vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandar”, colui che ci deve indicare la strada anche se il popolo non lo ha mai votato e prescelto. Ecco che la Spinelli si prostra servile al dominus al quale vuole sottometterci ( e via con le ripetute fellatio a base di “ baluardo” di “ torre eburnea” e simili servilismi idioti ) a quella Magistratura che di Lei e del Pci tutto ha tenuto nascosti ed impuniti fatti, misfatti e scheletri a iosa,per limitarmi al periodo che va dagli anni 1993 ad oggi. C’è un salvacondotto penale da rinnovare da quel 1993 e la Magistratura concede il rinnovo solo a chi è stato bravo e ben bene accucciato ai suoi voleri. Altro che Caimano, qui siamo all’adorazione fideistica , a Franco, a Mussolini, a Stalin, a Mao, a Hitler. Tralascio per umana pietas le castronerie sull’Aids , sperando che qualcuno spieghi alla Spinelli la differenza che c’è fra Aids ( contagio) che viene introdotto dal suo virus Hiv e non viceversa! Ma la “poareta “, presa da raptus di puro odio razziale ( cosa diversa è discutere su temi concreti facenti parte di un progetto politico)e priva di altri argomenti intellettuali che non siano le pure e staliniane criminalizzazioni dell’avversario, s’aggrappa anche all’Aids per paragonare a quel virus gli “ uomini melma” ( bontà e raffinatezza intellettuale sua ) che votano per il centrodestra. Puro fascismo, puro stalinismo. Complimenti per il suo bel progettino politico: gulag! E poi cos’è mai la democrazia se non un sistema criminale che premia una maggioranza anche se composta da truffatori, pedofili, ladri, corruttori,sfruttatori della prostituzione, evasori fiscali,delinquenti, venditori di pentole, come ci etichetta la Signora Spinelli copiando l’alto pensiero di Eugenio Scalfari che affermò che di chi vota per Berlusconi “ non se ne deve tener conto”. Una raffinata politologia della democrazia spinelliana e di Repubblica. Come il fascismo ed il comunismo, la Spinelli usa poi invereconde menzogne pur di criminalizzare quelli che non votano la sinistra. Ridicola e penosa quella sua affermazione che “ negli ultimi trenta anni la politica non è stata in grado di far pulizia”. Da perfetta fascista, da stalinista doc, la Spinelli pensa che tutti gli italiani abbiano gli orecchini al naso perché indottrinati e drogati dalla cultura di Stato. Ultimi trenta anni, cioè dal 1983? Ma davvero la politica è solo dal 1983 che non riesce a far pulizia? Poveraccia, ha dimenticato tutti gli anni precedenti,quando il suo Pci intascava tonnellate di rubli sovietici, cambiati in dollari allo IOR , per finanziare il Pci ( loro dicevano che erano le salamelle delle feste dell’Unità a finanziare il Pci!) , quando s’accodava servile alla Dc barattando ed elemosinando una amnistia ad partitum che assicurasse la sua totale impunità penale, svendendo il controllo della piazza come arma di ricatto. Con la Spinelli mi fermo qui, per carità di patria, anche se la “ poareta” s’azzarda a parlare dei cadaveri ( che notoriamente non possono mandarla a fanculo )di Borsellino e Falcone, due cadaveri putrefatti che si arivortano come matti nella tomba a sentire le sue idiozie . Girano sul web frasi grilline da sbellicarsi dal ridere. Molte dicono che sono indignati perché lo Stato non gli consente di governare. Ma ce l’hanno o non ce l’hanno la maggioranza? No. Allora perché non hanno accolto la proposta di quello scienziato dello smacchiatore di giaguari o di quel pettinatore di bambole per formare a febbraio scorso il Governo? Non si sa. La verità è che pretendono di governare da soli, col in loro 25%. Come Mussolini, come Stalin, come Hitler. Stamo messi proprio male. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ QUEL CONFUSO E MELENSO VOCIARE SUL VOTO PALESE Qualche politico “ de sinistra” ed i suoi seguaci sostengono che al Senato la proposta di decadenza di Berlusconi si potrebbe votare a scrutinio palese, grazie ad un'interpretazione della Giunta per il Regolamento del 6 maggio 1993, secondo cui "le deliberazioni sulle proposte della Giunta delle elezioni e delle immunità in materia di autorizzazione a procedere in giudizio siano sottoposte alla disciplina generale relativa ai modi di votazione e, pertanto, debbano essere votate in maniera palese". Tale ricostruzione non è condivisibile, in quanto se pure è vero che si riferisce alle proposte della Giunta delle elezioni e delle immunità, essa comunque non riguarda le deliberazioni in materia di verifica dei poteri ( quali sono ineleggibilità, incompatibilità, decadenza, ecc.), ma solamente quelle "in materia di autorizzazione a procedere". Per capirci bene : le deliberazioni relative alla "vecchia" immunità (istituto poi abrogato nell'autunno del 1993, durante Tangentopoli) potevano essere votate a scrutinio palese. Senza peraltro voler tener conto, preliminarmente, che la stessa Giunta per il Regolamento, poi sancisce molto esplicitamente che "il ricorso al voto segreto si rende possibile per le autorizzazioni a procedere concernenti la sottoposizione all'arresto, alla perquisizione personale e domiciliare o ad altra privazione o limitazione della libertà personale". Mi pare dunque che tale parere non sia quindi utilizzabile al caso del Sen. Berlusconi , in quanto la Giunta per il Regolamento si espresse solamente in merito al modo di votazione in materia "immunità" senza fare invece alcun cenno al totalmente diverso ambito delle "elezioni". Rinunciare al voto segreto significa abbandonare uno dei principi fondamentali del costituzionalismo moderno e del parlamentarismo democratico: la libertà e la riservatezza del voto quando si decide della sorte giudiziaria e politica di una singola persona. E’ in gioco la difesa della autonoma valutazione di ciascun parlamentare in una scelta così' delicata, da richiedere, appunto, la riservatezza: proprio perché non sia condizionabile o intimidibile o ricattabile. L'alternativa è il ritorno al voto "controllato” che accompagnò i referenda del 1860 , al “voto servile”, la totale mortificazione di chi è chiamato dalla Costituzione a compiere quella scelta. La storia insegna. Il 21 ottobre del 1860 nei seggi allestiti per i plebisciti sull’annessione al Piemonte dell’ex Regno delle Due Sicilie dopo lo sbarco a Marsala del 27 maggio 1860 ( come narrano sia l’Ammiraglio inglese Sir George Rodney Mundy nel suo libro “ La fine delle Due Sicilie e la Marina britannica 1851 - 1861” edito da Berisio a Napoli nel 1966, che Fasanella e Grippo nel loro libro “ 1861. La Storia del Risorgimento che non c’è nei libri di storia” edito da Sperling & Kupfer , Milano, 2010) ( vedi anche “relazione conclusiva del Senatore Luigi Carraro, Commissione antimafia, VI Legislatura , documento numero XXIII, del 4 febbraio 1976 ) gli elettori dovevano depositare all’ingresso il certificato elettorale. Poi, verificata la sua idoneità ( cioè ben bene annotato)l’elettore passava fra due ali di guardie nazionali, arruolate fra camorristi, mafiosi e ex carcerati: in fondo erano poste due enormi urne, una contrassegnata dal “ SI” ed una dal “NO”, all’annessione. E dunque questi galantuomini sapevano bene chi fossero coloro che osavano votare per il NO , dove abitassero, chi fossero i figli, che lavoro facesse. Le rappresaglie si sprecarono. Ippolito Nievo, l’idealista padovano che aveva seguito lo sbarco in Sicilia per tenerne i conti e descriverlo, aveva un archivio zeppo di documenti che testimoniavano ruberie ( è noto come Giuseppe Garibaldi abbia “prelevato” ingentissime liquidità dal Banco di Sicilia e dal Banco di Napoli soldi con i quali ricompensò i “ picciotti ed i camorristi”),angherie, rappresaglie, spoliazioni, ecc. Ma il 4 marzo del 1861 la nave Ercole, sulla quale si trovava Nievo e la sue cassa di documenti, nelle vicinanze di Capri, affondò. E con essa sparirono Nievo ed i suoi documenti. Giovanni Corrao, l’uomo che reclutava i mafiosi per Garibaldi e per i mille( vedi “Memorie politiche di Liborio Romano” a cura di Giuseppe Romano, edito da G. Marghieri, Napoli )venne invece freddato il 3 agosto 1863 con colpi di lupara ( come dice quella battuta:” incidente fu!”) da assassini ignoti. Nello stesso 1863 a Palermo venne rappresentato per la prima volta il dramma popolare “ I mafiosi di la Vicaria”che narra il dramma di Corrao. Da allora la parola mafia occuperà le prime pagine di giornali e diventerà non più solo un fenomeno criminale da combattere , perché alcuni che lo hanno fatto o sono stati uccisi , trucidati, assassinati ( cito solo Falcone e Borsellino, per brevità) o sono stati dileggiati, irrisi, calunniati, diffamati . E qui l’elenco dei diffamatori si fa più dettagliato e preciso anche se doverosamente sintetico : Santoro e Leoluca Orlando Cascio ,che accusarono in diretta televisiva a Samarcanda il Magistrato Giovanni Falcone , accusandolo di “ tenere nel cassetto carte compromettenti per la mafia”, così invitando la mafia ad eliminarlo per metterlo a tacere, cosa che la mafia fece nel maggio del 1993; sempre il duo di sopra in altra trasmissione si scagliò sempre in diretta televisiva contro il Capitalo Lombardo che doveva trasferire dagli Usa il boss Badalamenti, sino ad istigarlo al suicidio; termino con un altro duo, quello di Antonio Ingroia, un ex – per fortuna del Paese - magistrato e di Ciancimino jr, i tessitori della trattativa Stato-Mafia degli anni 1992 e seguenti che hanno infangato il Generale Mori recentemente assolto dopo anni ed anni di umiliazioni pubbliche, in primo grado, “ per non aver commesso il fatto”, mentre altri, molto furbi ed intellettualmente disonesti , hanno trasformato il dramma italiano e siciliano in particolare rappresentato dalla mafia in un ricco filone per libri, interviste, comparsate, con le quali hanno addirittura ottenuto il bel risultato di mitizzare la mafia e di diventare ricchi speculando sui morti ammazzati. Ricorrere al voto palese solo perché è in gioco il destino di un leader avversario, di Berlusconi, significa orinare ulteriormente sulla peraltro già scarna dignità del Parlamento e di ciascun parlamentare . E significa soffocare l'autonomia e la libertà delle assemblee elettive, fondamento essenziale dello stato di diritto. Una vera e propria “infamia contra personam”. Sarebbe una cambiale in bianco per il centrodestra. Roma 23 settembre 2013 Gaetano Immè
martedì 10 settembre 2013
LA GRANDE STAMPA O LA BANDA
DEI 4+4?
Ieri riesumavo ricordi lontani ma indelebilmente impressi nella mia memoria e così replicando al Dr
Antonio Polito, che bacchettava nel suo editoriale sul Corriere della Sera del 5 u.s.
Silvio Berlusconi invitandolo a sparire dalla circolazione, sono
riandato con la memoria agli anni novanta del secolo scorso, anni decisivi per
il Paese. Era esplosa , con la impetuosità del fenomeno carsico trattenuto
sotto terra dal consociativismo immobilista e corruttore della Prima
Repubblica, Mani Pulite; sarebbe
terminata la Prima Repubblica; sarebbe iniziata seconda repubblica e, con essa,
il nuovo “frontismo” muscolare, destra da una parte e sinistra dall’altra, come negli anni quaranta e cinquanta del
secolo scorso, perché a questo duello rusticano è stato poi ridotto il tanto auspicato e decantato bipolarismo italiano. Né poteva essere
altrimenti per una ragione semplicissima: lo tsunami giudiziario di Mani Pulite
aveva trucidato giudiziariamente solo i
partiti democratico liberali ( quindi la DC di centro destra, il Psdi, il Pil
,il Psi, il Pri) e le loro nomenclature , mentre l’unica classe dirigente che sopravvisse , per
grazia ricevuta , a quell’eccidio, fu quella del Pci, alla quale i vari D’Ambrosio, Di Pietro, Colombo, Borrelli ecc. avevano
elargito uno speciale “ lasciapassare penale”che deve essere ,però, rinnovato annualmente . E così, inebriati dall’impunità
raccattata a prezzo di successivi ricatti – e vedrete tra breve come sappia di sale lo
pane altrui e come scotti la sedia dove si impancheranno senza indugio i vari
Veltroni, D’Alema,Salvi, Occhetto, Folena, Napolitano,ecc . -- furono costoro e
la loro “ stampa organica” ad interpretare la nuova stagione bipolare , ma come
se l’Italia fosse ormai “ cosa loro”, una prateria di voti a disposizione della
sinistra comunista , campo sgombro da concorrenti ormai cadaveri : così, la stagione
che avrebbe dovuto regalarci una democratica forma di governo dell’alternanza fu tramutata , grazie al circo mediatico
giudiziario e giornalistico - davanti all’imprevedibile ed inattesa vittoria di
Forze Italia nel 1994 che ruppe tutti i denti della gioiosa macchina da guerra
del Pci di Occhetto - in una lotta senza
quartiere contro l’intruso, contro l’usurpatore , contro il popolo rozzo ed
incolto che aveva votato Berlusconi, una lunga stagione ventennale dove nella quale la grande stampa ha sempre
ostacolato di diffondere quel massimo principio democratico di riconoscere il nemico politico come
legittimato a governare il Paese in caso
di sua vittoria, sconfitta sempre presentata invece come un affronto , come una inammissibile rinuncia, non importa se
temporanea, alla conquista del potere
assoluto sull’Italia, che era diventato l’unico scopo del
vecchio Pci, orfano ormai sia dell’alibi
della guerra fredda che della protezione politica e finanziaria
staliniana . Mentre dunque la nuova
formazione politica del centrodestra imboccava anche se stentatamente la strada del bipolarismo occidentale (
Inghilterra, Usa, Francia ed il suo Presidenzialismo sono altra cosa anche se simile) s’è venuta scontrando con quell’oscuro
coacervo di torbidi interessi che univa la grande stampa, i suoi giornalisti in
un apparato mediatico ordito dalla vecchia nomenclatura comunista a disposizione,
per ricatti, per intimidazioni, per i rinnovi annuali di quel lasciapassare
giudiziario, della Magistratura
politicizzata. S’è perciò scatenata ì quella che chiamiamo “ la guerra
dei venti anni”.Che ruolo ha avuto, che ruolo hanno recitato in tutto questo la stampa, la
televisione, i giornalisti? Hanno svolto
il loro ruolo nel rispetto pieno
dell’articolo 21 della Costituzione? Hanno informato sui fatti senza rendersi complici di
operazioni di disinformazione o, peggio, di mistificazione, di alterazione
delle realtà? Vediamo.
Con dichiarazioni,mai smentite, di Antonio Polito
(nel 2005, all’epoca dei fatti a “La Repubblica” diretta da Scalfari ) e di Piero Sansonetti ( all’epoca dei fatti
a L’Unità diretta da Veltroni ) , da me
rammentate nello scorso numero do questo Blog “L’opinione”,è fatto storicamente accertato e
scontato che fin dai primi anni di
Tangentopoli( parlo degli anni 1992,1993 ) si fosse creato una incredibile ,
gigantesca, torbida commistione fra la
grande stampa ed il Pool di Mani Pulite, allo scopo di drogare ed indirizzare l’informazione
annebbiando i lettori e presentando i provvedimenti nel modo che più fosse gradito tanto al Pool di Milano
quanto a quei giornali, ai loro editori ed alle carriere di chi vi lavorava .Venne
ribattezzata come “ la banda dei 4”, in relazione al numero dei giornali
implicati. Successivamente fu ribattezzata anche “ la banda dei 4 + 4 “, non
per scimmiottare il complesso musicale di Nora Orlandi, quanto per sintetizzare
come di quella banda , oltre che quei quattro giornali ( con intuibili effetti a
cascata sulla stampa minore ) , i loro
giornalisti, i loro direttori, i loro editori, vi facessero parte , in
posizione di “boss” e di “protettori”, i “magnifici quattro del Pool di Mani
Pulite: vale a dire Borrelli, Di Pietro, Colombo, D’Ambrosio. Insomma i quattro grandi giornali: La
Repubblica, La Stampa, Il Corriere della Sera e L’Unità avevano stretto, inizialmente
grazie ai propri cronisti giudiziari, un patto , che definire criminale mi pare
una carineria ipocrita , con i Magistrati di quel Pool .Si erano praticamente venduti a quella
Magistratura che stava diventando la padrona dell’Italia : è sotto gli occhi di tutti quanto abbiano
tutti costoro ricevuto in cambio. Altro
che i trenta denari. Lo vedremo a suo tempo. Solo pochi ma chiari esempi.
Il 5 marzo del 1993 , Governo Amato, Conso
Ministro della Giustizia,in piena bufera di Mani Pulite, cerca di trovare una
soluzione politica , una via d’uscita per evitare non solo lo scempio davanti
al mondo civile degli arresti con telecamere accese e schiavettoni ai polsi ma sopra tutto il facile ricorso alla
carcerazione preventiva, che era la vera ignobile tortura di quel periodo. Il
Governo Amato (DC - PSI - PSDI – PLI)
vara la soluzione politica per
Tangentopoli proprio il giorno 5 marzo del ’93, con il Decreto Conso.Il decreto
era un provvedimento equilibrato e auspicato, tanto che era d’accordo anche il Pci . Da un lato
depenalizzava il reato di “ finanziamento illecito ai partiti “, prevedendo
sanzioni amministrative e la restituzione allo Stato del triplo delle tangenti
oltre, com’era ovvio, a comminare l’interdizione dai pubblici uffici come pena
accessoria (dai tre ai cinque anni). Corruzione e concussione rimanevano
ovviamente reati perseguibili
penalmente, ma varava una sorta di
“patteggiamento” per questi reati , prevedendo anche sconti sulla pena che
avrebbero potuto anche evitare la
galera. Scalfaro, Presidente della Repubblica, aveva dato il suo consenso al
testo del decreto , avendolo esaminato nel precedente week end. Conso ed Amato,
forti dell’assenso di Scalfaro,inviano il decreto al
Quirinale per la firma del Presidente. Ma accadde quello che in nessun Paese
civile è mai accaduto: forti di quel consenso popolare bulgaro che la “ banda dei 4 “ aveva costruito nel Paese ( Di Pietro era diventato “La
Madonna”) intorno a quei quattro Magistrati, il loro Procuratore Capo, Saverio Borrelli, si
intromise , di sera alle rituali otto e mezza, in tutte le case degli italiani e bollò quel decreto “ non s’aveva da
approvare”.
Riporto le testuali parole di Piero Sansonetti riguardo al decreto Conso : ” Noi all’Unità
avevamo pronto un editoriale di un dirigente del Pds che approvava quel
decreto. Alle rituali sette della sera toccò a me – continua Sansonetti – fare il consueto
giro di telefonate con direttori e caporedattori. Fu deciso dai direttori che
il decreto Conso andava affossato. Chiamai Veltroni – che non era a Roma – e lo
informai. Mi diede il via libera a scrivere un editoriali contro il decreto
Conso. Il giorno dopo tutti e quattro quei giornali ( Repubblica, La Stampa, Il
Corriere della Sera , L’Unità) avevano tutti l’editoriale contro il decreto. Il
Presidente della Repubblica O.L.
Scalfaro non firmò il decreto, Conso lo ritirò. “ A sua volta conferma
Antonio Polito: “ In quel clima ci bastò scrivere “ decreto salva ladri “ed il gioco era
fatto: interpretammo ed indirizzammo l’opinione pubblica”.Il decreto Conso era considerato un
giusto decreto da tutti i partiti, sopra tutto dalla sinistra. Ma distingueva
tra “ corruzione” ( da sanzionare) e “finanziamento irregolare o illecito “ (
che quel decreto intendeva depenalizzare).
Questo avrebbe significato che quella Magistratura di Milano non avrebbe potuto
più eseguire arresti clamorosi, davanti alle telecamere e, sopra tutto, avrebbe
significato , per quei Magistrati, perdere una notevole arma di ricatto e di
intimidazione nei confronti della politica. Ecco perché quel decreto andava
distrutto. Anche il Presidente Scalfaro venne meno agli accordi, non
firmò il decreto, facile spiegare questo suo voltafaccia ricordando come sia
stato sotto minaccia della Magistratura per la faccenda dei 100 milioni al mese
incassati senza rendiconto. Diciamo che Scalfaro si allineò, forse come ex magistrato,
all’ordine perentorio ( essere chiari è un bene) di quel Pool. A sua volta il Governo, che avrebbe potuto ripresentarlo
fregandosene delle minacce dei Magistrati, non lo fece, gli scheletri nell’armadio
lo rendevano succube di quel manipolo di magistrati, anzi, meglio aver paura
che buscarle, lo ritirò definitivamente.
E così fu, grazie alla stampa. Se
si pensa a come sarebbe cambiata la storia dell’Italia se il decreto Conso
fosse stato approvato vengono i brividi. Intanto così la storia d’Italia è
cambiata, così è morta la prima Repubblica. Come giudicare col metro
giudiziario quell’accordo fra i grandi giornali? Una folle violazione dell’articolo 21 della
Costituzione? Una incredibile invadenza nella sfera politica dei poteri forti
che erano gli editori di quei giornali? E, a questo proposito, che ci faceva
“L’Unità”, pur sempre un foglio di partito, in mezzo alle tre corazzate della
grande informazione popolare? Per la sua
definizione giudiziaria vedo una vera e propria
associazione per delinquere finalizzata ad annebbiare la testa dei
lettori in aperta violazione dell’articolo 21 della Costituzione. Per quanto invece riguarda la presenza de
“L’Unità” fra quei grandi giornali d’informazione , invece, la risposta alla
mia precedente domanda è semplice: L’Unità ha fatto da reggicoda, da cavaliere servente alla Magistratura , così da
catturarne la benevolenza e salvare dalla scure di Mani Pulite i propri funzionari e dirigenti ( Greganti, Veltroni D’Alema,
Napolitano, ecc) ed i propri “industriali organici” ( Romiti e la Fiat,
Agnelli, De Benedetti Carlo, ecc). I cronisti giudiziari sono diventati ,
grazie alla stagione di Mani Pulite e grazie alla popolarità ottenuta grazie
all’accordo con quei Magistrati ( si pensi agli arresti preannunciati e ripresi
con le telecamere) , tutti importanti giornalisti. Vedi il Dr Antonio Polito,
premiato addirittura con un seggio senatoriale per la Margherita( sempre
sinistra è, sta nel P.D. con i soliti noti: D’Alema, Veltroni,Napolitano, De
Benedetti) ed oggi addirittura
editorialista del Corriere della Sera. Guardate Paolo Mieli , premiato da RCS
con la direzione. Guardate Ezio Mauro,
direttore de “La Stampa” proprio in quegli anni di fuoco, assurto alla
direzione di “Repubblica”. Come dimenticarsi poi di Brosio, quel cronista
televisivo che praticamente viveva (mangiava, dormiva, faceva i suoi bisognini)
sempre davanti al Palazzo del Tribunale di Milano, diventato poi una specie di
star televisivo. Tutti felici e contenti, meno che Piero Sansonetti: la sua
onestà intellettuale di confessare l’imbroglio, di sputare, seppure
tardivamente, il rospo gli è costato l’ostracismo, il ripudio della sinistra: infatti non lo trovi a
L’Espresso o a La Repubblica, no! E’ stato spedito al confino: a” Calabria
Ora”. . La banda dei 4+4 aveva sconfitto il popolo, si era imposta alla
volontà di un governo eletto democraticamente, il messaggio era limpido: non vi
illudete di poter governare il Paese come volete voi, vi abbiamo e vi teniamo
tutti sotto tiro. Avete letto come è stato facile, per la banda dei 4+4 ?
Bene, ma attenzione : questi continuano ancora oggi.
Il 26 maggio 1993 , due mesi e mezzo dopo la vittoria della banda dei 4+4 sul decreto Conso, avviene la mossa cruciale di tutta la stagione di Mani Pulite. Non si tratta di arresto clamoroso, né di qualche avviso di garanzia, no, si tratta semplicemente del primo regolamento di conti all’interno della banda dei 4+4. Come nei sistemi mafiosi viene ricompensato il “ picciotto d’onore” che ha permesso al “ capobastone” di affermarsi sul territorio, così , aprendo “L’Unità” del 26 maggio 1993 ecco materializzarsi il salvacondotto penale a favore del Pci, dei suoi dirigenti, dei suoi portaborse ( tipo Primo Greganti) e, soprattutto, degli industriali “organici” al Pci. Perché l’intervista del Procuratore Dr. Gerardo D’Ambrosio era assolutamente inattesa ed impensata. Gli arresti, gli avvisi di garanzia, il terrore giudiziario infuriava e la gente, che aveva visto crollare sotto le inchieste giudiziarie tanti partiti politici corrotti s’aspettava ormai che il Pool completasse il lavoro, che andasse a colpire anche il Pci, che facesse, in sostanza , quello che diceva di voler fare: una totale pulizia. D’altra parte nella foga di pubblicare tutto, nella veemenza nel divulgare anche interrogatori che pure avrebbero dovuti essere riservati, erano usciti su stampa e televisioni diverse testimonianze – tipo quelle di Maurizio Prada, tesoriere della DC lombarda e di Luigi Carnevale, suo omologo per il Pci – era ormai cosa scontata e pacifica che le tangenti venissero divise per un terzo ciascuno fra DC, PSI e Pci e che, per la precisione, dentro il Pci si addivenisse poi ad un’ulteriore suddivisione di un terzo per la corrente dei “ miglioristi” e di due terzi per il resto del partito. Erano poi in corso sia l’inchiesta su Primo Greganti sia quella su Cusani per Enimont dalle quali erano emerse non solo la faccenda del “ conto Gabbietta” intrattenuto dal Pci in Ticino, ma anche il famoso miliardo di lire che Gardini ed il suo autista testimoniarono di aver materialmente portato dentro gli uffici di Botteghe Oscure. E invece il Dr D’Ambrosio, quel 26 maggio del ’93, comunicò al mondo intero la volontà del Pool di Milano di concedere ai vari Occhetto, D’Alema, Veltroni, Greganti, etc la più totale ed assoluta impunità .- E lo fece proprio scegliendo, fra i quattro giornali, quell’Unità che era solo un giornale di partito. Così quando D’Ambrosio, in quella intervista ,comunicò che “ a grandi linee l’inchiesta su Tangentopoli era finita”, finita spiega ancora D’Ambrosio “ nel senso che quel che doveva emergere nel filone affaristico politico è venuto fuori”, quando oltre al Greganti, oltre a Montedison e Gardini col suo miliardo, erano stati sottoposti ad inchiesta in tutta Italia esponenti locali e nazionali del Pci, il quadro dell’imbroglio, la fotografia della guerra giudiziaria ma chirurgica per colpire “ solo” gli altri partiti era evidente. Come, per esempio, non ricordare come il Magistrato Tiziana Parenti avesse inviato un avviso di garanzia a tesoriere del Pci, senatore Marcello Stefanini? E come avrebbe potuto il Pci spiegare che, proprio subito dopo Tangentopoli il partito sia stato costretto, per mancanza di fondi, a vendere l’immobile di Botteghe Oscure, a licenziare quasi tremila dei suoi quasi 5.000 funzionari ed a ridurre poi “L’Unità” alla miseria se non per aver vissuto con le tangenti in questione? Così quando il P.M. Parenti mette le mani su Stefanini e su Greganti, D’Ambrosio ed il Pool tutto improvvisamente si ricordò che vi era stata una riforma del codice di procedura del l’89 che consentiva al P.M. di raccogliere le prove anche per l’accusato. Una cosa mai avvenuta, ovviamente, in precedenza, quando alla faccia della Costituzione che obbliga la responsabilità penale ad essere solo personale, col famoso teorema del “ non poteva non sapere” quello stesso Pool aveva sempre messo sotto processo non una singola persona fisica, ma un sistema. Dallo studio delle carte D’Ambrosio trasse spunti che nemmeno l’avvocato del Greganti avrebbe osato. Scoprì che nello stesso giorno in cui Greganti aveva prelevato quei seicento milioni dal conto Gabbietta in Svizzera, lo stesso Greganti aveva comprato una casa a Roma, con rogito notarile nello stesso giorno. Era la prova, ma solo per D’Ambrosio, che Greganti rubava dei soldi per sé e non per il Pci. La richiesta di archiviazione del procedimento contro Stefanini, avviato dalla Parenti, fu affidata ad un GIP della stessa Procura, il Dr Italo Ghitti, il quale godeva di una fama “opaca” perché firmava ed avallava qualsiasi richiesta provenisse dal potente Pool. Così avvenne per Greganti che scontò tre mesi di galera per non aver confessato di aver acquistato “ a nero” un appartamento, l’inchiesta fu archiviata, Ghitti chinò il capo, Parenti abbandonò la Procura di Milano ed addirittura la stessa Magistratura. Si dette alla politica. Il Pci era salvo. Una parte del debito di riconoscenza era stato pagato. Una parte, perché la Magistratura ha salvato il partito ma lo ha sempre tenuto sotto tiro. Come la storia successiva ed anche quella attuale dimostra. Non è forse proprio il P.D. che difende lo statu quo della Magistratura opponendosi ad ogni riforma? Siamo in pieno “Il Gattopardo”, dove “ tutto cambi affinché nulla cambi”. Ma la storia di Greganti non convinse , quasi un anno dopo, un Ufficiale della Guardia di Finanza che , nel 1994, Filippo Mancuso, Ministro di Giustizia del Governo Dini, spedisce a Milano per indagare. Così quell’ufficiale scopre che la tesi di D’Ambrosio non reggeva in quanto si basava su una temporalità assurda: risultava dagli atti che Greganti era stato in Banca , in Svizzera, a prelevare quei soldi dal conto Gabbietta la mattina e che nello stesso giorno ed alle 09,30 aveva poi stipulato il rogito col Notaio presso un’Agenzia del Monte dei Paschi di Siena. Era dunque chiaro che i soldi pagati alle 9,30 al Notaio dentro quella agenzia del Monte dei Paschi non erano gli stessi che Greganti aveva ritirato dal conto Gabbietta in Svizzera. E dove stavano quei soldi? Ovvia la risposta: nelle capienti casse del Pci. La stampa, quella stampa, si mostro, come al solito, una complice perfetta e precisa. Semplicemente ignorò tutto questo, lo nascose alla pubblica opinione. Così il Pool di Milano non volle più indagare oltre su Greganti, neanche dopo la scoperta in questione. Osservate: ecco cosa vuol dire il potere che deriva ai magistrati dall’obbligatorietà dell’azione penale , senza alcun controllo. Gerardo D’Ambrosio è ormai Senatore fisso del P.D., i debiti di gioco si pagano, come anche il pizzo. E siccome a tutto c’è un prezzo, a far pagare un piccolo prezzo a D’Ambrosio ci ha pensato un oscuro Sindaco. Il 21 maggio 2012 su proposta dell'associazione ODV Ethos, il consiglio comunale di Santa Maria a Vico, sua città natale, gli ha negato la cittadinanza onoraria. In fase di discussione, conclusa con 10 voti contrari, 4 favorevoli alla cittadinanza onoraria di D'Ambrosio e 2 astenuti, il sindaco sammariano, Alfonso Piscitelli, ha dichiarato: “Anche se D'Ambrosio è un nostro illustre cittadino riteniamo non abbia volato troppo in alto, non sia stato al di sopra delle parti”.
Il 22
febbraio del 1998 è una domenica , ma non ostante la festività è entrato in scena il “ Corriere della Sera”
per recitare la sua parte, per dare il suo contributo al grande imbroglio, come
avveniva da sempre e come ancora avviene. A Palazzo Chigi c’era Romano Prodi, Massimo D’Alema era il
Presidente della Bicamerale che avrebbe dovuto riformare l’assetto
costituzionale del Paese, compreso l’ordinamento giudiziario. La Bicamerale
vedeva seduta anche Forza Italia che collaborava alla stesura . Qualcuno
ricorderà della così detta “ bozza Boato”, dal nome di un Senatore che aveva
sintetizzato gli accordi bicamerali, specie per quanto concerne la
Magistratura. Intendiamoci, erano già spariti i due Csm, non si parlava più
neanche di divisione delle carriere fra requirenti ed inquirenti, né di
limitare l’azione penale legandola al singolo P.M.. Ma anche questa
minimizzazione non andava bene ai potentissimi magistrati i quali chiamarono,
come d’uso, i loro complici della informazione ( sarebbe ora di definirla
controinformazione o mistificazione dei fatti) e sferrarono l’attacco. L’intervista
che Giuseppe D’Avanzo, allora al Corriere della sera, fece al Dr Gherardo
Colombo uscì con un titolo che era tutto un programma:” Le riforme ispirate
dalla società del ricatto”. La tesi esposta da Colombo era ideologica: negli
ultimi anni della storia repubblicana –
afferma Colombo – la storia dell’Italia è fatta di accordi di sottobanco, di
patti occulti, così l’Italia parte dal ricatto. Il ricatto ha pervaso come metastasi
tutto il paese e tutti gli italiani, meno che la Magistratura perché, spiega
Colombo, “ variabile non organica a quel sistema consociativo. E siccome la
Magistratura può spezzare quei patti quando vuole, ecco perché stanno cercando
di attentare all’indipendenza della magistratura. Inutile commentare la tesi,
fragile, falsa e ideologica, ma il messaggio che Colombo e la grande stampa
mandano al Paese è acqua di fonte: la magistratura vi tiene sotto tiro e vuole
le mani libere per continuare ad esercitare il “ controllo della legalità”.
Dunque non fate quelle riforme altrimenti……Tremò D’Alema che interpretò quell’intervista
come uno “ stai attento, ce n’è anche e soprattutto per te, perché ti abbiamo
già regalato sei anni di impunità, ma se scocci te la revochiamo. Ora sappiamo
tutti come D’Alema rovesciò il tavolo della Bicamerale, appunto per farla
saltare, come è stato. Ma per eseguire gli ordini della Magistratura, alla
quale la stampa aveva dato ancora un contributo di enorme importanza. Fu dunque
colpa della stampa tutta se quella
brodaglia sotto culturale che invischiava buona parte del popolo italiano, i
lettori della grande stampa, indottrinati, indirizzati, ammaestrati da questi truffatori
della credulità popolare si ritrovò a
seguire la così detta “ opera di pulizia e di legalità” di quella Magistratura.
Come accadrà per l’Italia dei Valori e per il partito stesso dei Magistrati (
partito di Ingroia, Il Fatto, Micro Mega, etc) dietro quell’apparente
intransigenza si nascondeva una sorta di Stato etico, uno stato che separava i
buoni, cioè i Magistrati, dai cattivi, cioè tutti coloro che vivevano nel
peccato, una sorta si “ sin city”. Era la concezione medioevale di uno stato
etico, poliziesco, uno stato che ti spia dal buco della serratura,che guarda la
vita degli individui solo come attività inquisitoria e giustizialista. Un mondo
sotto culturale infantile, penoso, fatto di soldatini etero condotti, come i
fiaccolatori che si tenevano per mano.
Ho tralasciato
moltissimi altri episodi, ma quei pochi che ho rammentato bastano ed avanzano
per chiedere che diavolo di Paese sia l’Italia. Perché ho visto affibbiare un
mese di galera a Sallusti, Direttore del Giornale, per aver scritto un articolo
con la sua opinione su un fatto vero, mentre le storie che ho raccontato non
hanno suscitato nessuna reazione. Ma è giusto così: hanno organizzato ormai il
Paese come volevano loro. A misura di sottocultura giustizialista , ignobile,
talebana. Hanno disinformato, indirizzato, indottrinato il Paese facendo del popolo
italiano un popolo di ideologizzati, di indottrinati. I grandi giornalisti
complici di questo colossale imbroglio ai danni del popolo sono tutti ormai
grandi editorialisti, direttori, roba da alto loco. La loro coscienza? Tace,
state tranquilli. Qualcuno ha anche l’ardire di risentirsi se tiro fuori la sua
storia , addirittura anche l’arroganza di insultare, anche su Twitter. Diceva
bene Totò, quando fotografava la figura dell’accattone cialtrone scriveva “ da i soldi coi interessi,
a sera va a cantina, tiene pure a seicento, tre cammere e cucina” e concludeva “
pe fa chillu mestiere nce vò la faccia tuosta”.
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Roma
martedì 10 settembre 2013
Gaetano
Immè
sabato 7 settembre 2013
QUI SI PARLA DEL CORRIERE
DELLA SERA, DI INFORMAZIONE DROGATA, DI PRESIDENTI DELLA CAMERA. INSOMMA, UN
TANFO INCREDIBILE!
Sul “Corriere della sera “ del 5 settembre scorso , Antonio Polito snocciola perentori inviti a Silvio Berlusconi a togliersi di mezzo e severe reprimende al
modo con il quale lo stesso Berlusconi ed il popolo tutto di centrodestra hanno deciso di non tollerare più la vicinanza , seppure limitata al temporaneo
sostegno politico del Governo Letta –
governo peraltro sollecitato e promosso,
solo per il bene supremo del Paese,
proprio e soltanto da Silvio Berlusconi , nei giorni e nei mesi post voto di
febbraio scorso – di una sinistra così
ciecamente illiberale, anticostituzionale, classista, razzista e antidemocratica come quella l’attuale
che pretende che gli articoli 24
e 26 della Costituzione ( tralascio pro bono pacis l’articolo 66 della
Costituzione) valgano per tutti gli italiani , meno che per il leader del
centrodestra, elevatissimo principio democratico che il
navigato editorialista mostra di
condividere. Polito, nella sua severa cattedra s’impanca ma non spiega , né
potrebbe essere altrimenti com’è ovvio ,gli
arcani motivi per i quali solo un certo Silvio Berlusconi non dovrebbe godere di quei fondamentali diritti costituzionali (
e come potrebbe mai?),né lo sfiora nemmeno lontanamente il pensiero che richiedere un
parere alla Consulta sulla costituzionalità della Legge Severino (è infatti
sulla base di questa sola Legge che Berlusconi dovrebbe decadere, almeno per
adesso, dal seggio senatoriale) conferirebbe
alla Giunta del Senato ed al Senato tutto, come istituzione repubblicana, il
merito di aver applicato una legge di dubbia costituzionalità ma dopo
averne ottenuto il via libera dal massimo organo, in un modo cioè che non
lascerebbe alcun sospetto .
Un sommario
curriculum del giornalista servirà alla bisogna. L’appena cinquantasette
Antonio Polito comincia la sua
militanza politica nel gruppo maoista dei comunisti italiani, viene assunto (
indubbiamente per meriti e per concorso) all’Unità, per poi passare dal 1988 e
fino al 2002 a “Repubblica”. Nel 2002 fonda e dirige “Il Riformista” e nel
2006, grazie ad un tale curriculum, viene scelto ( o prescelto, o nominato o
come volete voi) come capolista della Margherita al Senato in Campania. Passa la XV
legislatura in Senato e quando Prodi
crollò, nel 2008, rifiutò ogni ricandidatura e tornò a dirigere “Il Riformista.
Dal gennaio 2011 è editorialista del
Corriere della Sera. Polito dunque appare come persona, diciamo, non solo “ ben
informata sui fatti”ma addirittura “ assai ben informata sui fatti” per averli
vissuti in prima persona. Infatti negli terribili anni novanta ( quelli di
Tangentopoli, quelli della fine delle Prima Repubblica, quelli della nascita
della Terza, quelli dello strapotere dell’ordine giudiziario ) Polito lavorava
come cronista giudiziario proprio con “Repubblica”,
era dunque di casa a Palazzo di Giustizia di Milano , sopra tutto al suo quarto piano, dove avevano gli uffici i
vari Borrelli, D’Ambrosio, Di Pietro, Colombo, ecc. Usavano, a quei tempi, i
così detti “matrimoni”, la naturale simpatia di un Magistrato per un
giornalista. Non so con quale magistrato si fosse sposato Polito, ma era noto,
per esempio, come D’Ambrosio fosse convolato a nozze con Ibio Paolucci, il
cronista dell’Unità. Comunque , nozze a
parte, Polito faceva parte integrante
della famigerata “banda dei quattro”,
quell’accordo criminale che legava “Corriere
della Sera”(Direttore Mieli, ex Potere operaio),” L’Unità “(
direttore Walter Veltroni), “ La Stampa”
(Direttore Ezio Mauro) e “ Repubblica” (
Direttore Eugenio Scalfari), una vera e propria “ associazione a delinquere”
costituita fra quei quotidiani ( con l’avallo delle rispettive proprietà ) che
ha avuto come scopo, negli anni 1992 , 1994 e 1994 di orchestrare , di
manipolare, di drogare insomma tutta l’informazione pubblica . I titoli e gli
indirizzi delle prime pagine erano tutte concordate dal pomeriggio precedente
fra i “ quattro direttori”, quando , verso le 18, vi era il meeting telefonico . L’esistenza di un tale patto
criminale è stato certificato da due persone che ne furono diretti interpreti:
appunto proprio da Antonio Polito allora a “Repubblica” con Scalfari (
intervista del 17 ottobre del 2005 a “Il Giornale”) e da Piero Sansonetti,
allora a L’Unità di Valter Veltroni (
intervista a “Il Foglio” del 19 gennaio
2010). E come qualificare giudiziariamente un tale accordo fra questi quattro
Direttori ( ecco la Banda dei quattro) dei quattro più importanti quotidiani
italiani se non quale “associazione a
delinquere” per disinformare ed indirizzare, alla faccia della tanto
sbandierata libertà di stampa e dell’articolo 21 della Costituzione ,l’opinione
pubblica del Paese? E come qualificare
politicamente, se non come una restaurazione del Cominform staliniano , tale criminale accordo
finalizzato a drogare, manipolare, indirizzare,
condizionare l’opinione pubblica ? E’
quello che è successo a Milano, in quegli anni. Lo stesso Polito afferma nella citata intervista “ In quel clima,
costruito artificialmente dai quattro maggiori
quotidiani italiani, bastò concordare con gli altri tre quotidiani di
bollare il decreto Conso come il “
decreto salva ladri” ed indirizzammo l’opinione pubblica”. Appunto,
indirizzammo, annebbiammo, indottrinammo, allevammo, così si parla di sudditi,
non di uomini.
Stento
dunque, pur nel mio garantismo liberale , a concedere a Polito quanto meno un “beneficio del dubbio”. Da uno che s’è liberato un poco la coscienza ammettendo(
tardivamente, oh quanto tardivamente, caro Polito !) di aver
manipolato informazione ed opinione pubblica, da uno che ha contribuito
a creare quel circo mediatico e giudiziario che ha sostenuto e servito , con
ostentata piaggeria ed evidente “captatio benevolentiae”, la tracimazione e lo
strapotere della Magistratura sulla vita del Paese , insomma da uno così navigato ed esperto in
questioni, diciamo, di “ giustizia amministrata politicamente” , da uno che – e
diciamolo fuori dai denti, perdio! - ha
contribuito coscientemente ad organizzare il salvataggio giudiziario da
Tangentopoli dei vari Romiti, Agnelli, Fiat, De Benedetti , Olivetti, il Pci,
Greganti, ecc spacciando, sui giornali, gli industriali come “poveri concussi”
dalla politica corrotta e come idioti “
lestofanti in proprio” i vari Greganti , mentre condannavano a morte civile ,
per gli stessi reati commessi dagli amici, altri imprenditori meno “ organici” con i loro
editori additandoli al pubblico ludibrio come “ corruttori” che inquinavano la
società , proprio non ce la faccio a credere che non abbia capito come Berlusconi
sia stato condannato per un reato ( evasione fiscale di Euro 7,4 milioni ) non
solo senza prove certe ( ma non ne voglio discutere, adesso) ad una pena (
quattro anni di reclusione e cinque o tre di interdizione ) di una severità mostruosa,unica
in Italia mentre per altre accertate evasioni
fiscali, molto più consistenti e
documentate di quella di Mediaset ( cito solo per esempio: De Benedetti Carlo
con la CIR per Euro 250 milioni,
Valentino Rossi per tre miliardi di Euro, Luciano Pavarotti per sette miliardi
di Euro, Alberto Tomba, Gianni Agnelli, ecc), quei personaggi rischiano solo alcune multe.
Ecco perché il suo editoriale mi
appare, per essere gentile e cortese, un monumento all’ ipocrisia ed alla
falsità.
Quando l’editorialista afferma che Berlusconi difende lo Stato di Diritto , ma
che per difendersi usa le minacce contro il Governo ( cioè lo invita a
andarsene fuori dai piedi e pure in silenzio ), Polito dimostra di essere intellettualmente prigioniero del volere dei
poteri forti i quali pretendono ( così come Togliatti pretendeva dagli
intellettuali “ organici” mantenuti dal Pci che mettessero la loro intelligenza al servizio cieco ed assoluto della causa staliniana ) di manipolare la
verità e presentare la truffa
giudiziaria su Berlusconi come si trattasse invece di un qualsiasi condannato in via definitiva .Questa
nuova classe di “ intellettuali organici” alla sinistra , questi moderni Vittorini, hanno sempre lo
stesso compito di quelli del secolo scorso: indirizzare, manipolare, incanalare
, magari nascondere, quando è opportuno, sotto il tappeto del pensiero comune
dominante, tutte le illegalità, tutte le
incostituzionalità, tutto il puro razzismo politico e classista che questa
ferita al Paese comporta.
Ligio al compito ,Polito suggerisce che Berlusconi
dovrebbe fare atto di sottomissione politica davanti alla Giunta del
Senato, illustrare le sue ragioni e, sopra tutto, non dovrebbe trattare Napolitano come fosse
il capo del complotto ordito per farlo fuori. Fuori dai denti, dovrebbe
accettare , recandosi a Canossa, una anticostituzionale
supremazia della Magistratura sulla politica eletta ed adeguarsi al politicamente corretto,
mistificando la storia di quello che è realmente accaduto. Da ogni botte esce il vino che essa
sa produrre , appunto.
Ancora una volta, come accadde nei ricordati anni novanta , il
giornale di Mediobanca e di quei poteri, forti ed anche oscenamente “ impuniti
per grazia ricevuta ” da Magistrati poi premiati con seggi
senatoriali nel Pci/Ds/Pd, si schiera a fianco della Magistratura politicizzata, per evidenti ragioni di
taciuti ma comprensibili ricatti ed intimidazioni cui un “beneficiato” deve sottostare
se vuole godere della protezione del
potente , se vuole lisciare il pelo e
per il verso giusto a quei Magistrati che, appunto, per averli graziati dalla galera, ne conoscono i misfatti e gli
scheletri negli armadi. Li tengono, come si dice, appesi per le palle.Inoltre non
riesco proprio a capire di cosa stia parlando Polito
nella sua reprimenda: sta forse suggerendo agli avvocati di Berlusconi
di svolgere un ulteriore grado di giudizio davanti alla Giunta del Senato? Cos’è? Forse una versione moderna
della famosa gag dei Fratelli De Rege “ vai avanti tu, cretino”? Ma come, non
ci ha detto e ripetuto, come una prefica sicula, che le sentenze della
Magistratura si devono rispettare ed
applicare ? Se primo grado, appello e cassazione hanno fatto una sveltina col
processo Mediaset , raggiungendo il nirvana dell’orgasmo e del piacere col “
copia ed incolla” delle tre sentenze (come un Travaglio d’accatto), ora come mai la Giunta del Senato diventa, improvvisamente,
un nuovo e sconosciuto Tribunale davanti al quale sarebbe possibile ottenere il
ristoro di una sentenza definitiva ritenuta ingiusta ?
Al coro dei melensi non poteva non
unirsi l’ipocrisia fatta persona, Madamina Laura Boldrini che, nasino
rifatto al vento– sia chiaro, nessuno le aveva chiesto nulla, figuriamoci!- ha
voluto render nota la sua alta predizione:” La legge è uguale per tutti, anche
per coloro che hanno approvato la Legge Severino”. Altro che la Sibilla cumana
o Paramansa Jogananda , qui siamo ad altezze inimmaginabili!. La Legge è uguale
per tutti e dovremmo stare zitti perché il Pdl ha votato la Legge Severino! Grande
Boldrini, se non esistevi ti dovevano inventare per rendere questo mondo più
ridicolo di quello che già è di suo! La Legge Severino , Madamina, non è stata
votata da nessuno perché emanata dal Governo Monti dietro la delega del
Parlamento. E, visto che Madamina presiede disgraziatamente la Camera
dei Deputati ( istituzione proprio ormai sul debosciato andante: solo l’elenco
mi fa rabbrividire, Pivetti, Casini, Fini, Boldrini e tremo per il prossimo) ,
prima di aprire bocca e darle fiato dovrebbe studiare ed informarsi bene. L’articolo
25 della Costituzione usa il verbo “ punire” e non altro ( come condannare, per
esempio, o processare o altro equivalente) perché si riferisce proprio alle
conseguenze concrete di una sentenza definitiva. Ecco che succede a fare il
tifo per un plotone d’esecuzione!
La così detta “ grande
stampa” – quella di cui sopra, per intenderci, quella adusa alle manipolazioni,
stile Stasi della Ddr – divulga con grande abbondanza la considerazione
che il vertice del Partito democratico
non possa in alcun modo prendere in considerazione l’ipotesi che la giunta del
Senato non sia un plotone d’esecuzione per Silvio Berlusconi. Perché la sua base , dice sempre la “ grande stampa”,pretende
fortissimamente che la Giunta in questione si limiti – anzi che sia obbligata
per legge e per Costituzione –ad essere il boia del patibolo, il killer dell’odiato avversario storico. E si rivolterebbe
contro qualsiasi decisione che non
prevedesse, per lunedì prossimo 9 settembre 2013, l’ immediato colpo alla nuca del leader del centrodestra.La stessa “ grande
stampa” si guarda bene , però, dal dire che se nel P.D. è la base, cioè “ la
piazza” ( che impone la sua volontà viscerale , biliosa, rancorosa, sul P.D.)che
impone ai propri dirigenti di non pensare neppure
all’ipotesi del rinvio alla Corte Costituzionale della questione della
retroattività della legge Severino, la base del Popolo di centrodestra , cioè
una fetta equivalente dell’opinione pubblica del Paese, non solo se ne frega
altamente di quello che vorrebbe la base della sinistra,ma partecipa alla
liquidazione giudiziaria del proprio leader in modo del tutto opposto . Di
questa parte del popolo italiano, la “grande stampa” non ne tiene proprio conto . Ed è questa
l’ultima sua manipolazione ,nascondere
la verità e cioè che questa ampia parte
del Paese che vota centrodestra, considera la sentenza della Cassazione nell’altro
che un imbroglio giudiziario, un mostriciattolo rachitico ed informe che la persecuzione giudiziaria, nata dal
golpe mediatico giudiziario cui sopra alludevo e con cui vennero impiccati i partiti democratici della Prima Repubblica,
è riuscita ad ottenere dopo venti anni di tentativi andati a vuoto.
Quella parte di popolo che
mai ha votato e mai voterà a sinistra ,considera
la ventennale persecuzione e il tentativo di liquidazione del
proprio leader come un tentativo di eliminare l’intera area moderata,considerata,
dalla sinistra malata di berlinguerismo onirico, antropologicamente inferiore. Se
dunque i dirigenti del Pd sono ostaggio dei propri militanti e non sono in
grado di pensare altro che ad elevare il patibolo dove sopprimere l’odiato
nemico, quelli del Pdl sanno benissimo che se non riuscissero ad evitare una
tale assurdità , gli elettori del centrodestra li manderebbero subito a pulire
i cessi pubblici. Come è accaduto, cito l’emblema, a Gianfranco Fini. Il
bipolarismo politico , quello connesso alla. democrazia dell’alternanza delle
grandi democrazie liberali, non si è
potuto ancora affermare in Italia per la stessa ragione per la quale nel nostro
Paese abbiamo avuto nella Prima Repubblica una “ democrazia bloccata”: perché
siamo stati sempre vittime, bloccati dall’ottusità politica , dai legami indissolubili con lo stalinismo e dalla cultura dell’odio politico predicata , sia
nella prima repubblica che negli ultimi vent’anni da una sinistra assolutamente incapace di uscire dal proprio passato. Anche
se c’è un tizio al Colle, che proviene proprio da quel mondo e che di quel mondo conosce ogni angolo ed
ogni pensiero. Vediamo se si muove per risolvere questo dramma. Ne dubito,
sarebbe un’ammissione di colpevolezza evidente. Diciamo che me lo auguro.
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Roma sabato 7 settembre 2013
Gaetano Immè
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