IL CENTRODESTRA NON PUO’PIU’
ESSERE ALLEATO DI UNA SINISTRA CHE NON RISPETTA LA COSTITUZIONE
Mi ha sempre molto negativamente colpito l’atteggiamento delle persone “ de sinistra”, persone
comuni e politici, che, davanti al problema della decadenza di Silvio
Berlusconi dalla carica di Senatore sulla base della Legge Severino ed a
seguito della sentenza Mediaset, invece di discutere e dibattere
democraticamente sui principi costituzionali, giuridici e politici che quella decadenza solleva , oppongono tutta
una serie di frasi fatte e costruite
dalla propaganda politica spicciola, frasi quali “ le sentenze si applicano”
oppure “ le sentenze e le leggi in vigore si applicano”o peggio ancora “ tutti dobbiamo essere uguali davanti
ad una sentenza”.
Un problema quello della
decadenza di Berlusconi, molto complesso, che riguarda innanzi tutto la
Costituzione ,
che riguarda il ruolo fondamentale che nella nostra democrazia parlamentare svolge il Senato della Repubblica, che riguarda la sua
dignità politica e la sua costituzionale autonomia, che riguarda ancora la
perfetta applicazione dell’articolo 66 della Costituzione e che riguarda,
infine, i necessari e costituzionali equilibri fra il potere eletto e un ordine di funzionari
pubblici : tutti interrogativi e rilievi
che derivano dalla stessa Legge Severino.
Schierarsi per una cieca, acritica e pedissequa sua applicazione
da parte del Senato al caso di Silvio Berlusconi ,come sta
facendo la sinistra giustizialista e forcaiola ( e fin qui “no
problem of course”), ma
inaccettabilmente ed incredibilmente
persino lo stesso P.D. ( che pure
afferma essere un partito “democratico” e che si batterebbe “ per la legalità”
e chissà quale sarà mai questa sua legalità se si sta battendo per violare passivamente due fondamentali
articoli della costituzione stessa, “ that one question”) volutamente ignorando, con cocciuta caparbietà ( ometto per educazione il più adatto termine di “infantilismo politico
e culturale” ),non solo la più che sospetta ed evidente incostituzionalità delle
Legge Severino quanto di offrire al mondo intero un’immagine molto squallida
sulle capacità di valenza democratica
delle nostre istituzioni,mi induce a riflettere sulla valenza democratica e
civile di tutti costoro, a riflettere se sia proprio fare il “ supremo bene del Paese” rimanere ancora
alleato di governo con costoro o se , disvelata così la loro cecità culturale e la loro ideologia assolutamente
antidemocratica , il “ supremo bene del Paese non sia proprio quello di sciogliere
immediatamente questo accordo politico
,a suo tempo garantito dal Capo dello Stato in persona , che ci accomuna,
davanti all’Italia tutta ed al mondo intero, ad una coalizione politica
assolutamente anticostituzionale ,
antidemocratica ed illiberale. Non
voglio neanche sfiorare , in questo esame, il problema , assai ben più serio
della nostra democrazia, cioè che, giusta
o politica che sia quella sentenza Mediaset, essa riguarda comunque un leader politico di riferimento di (circa)
dieci milioni di italiani e che, in qualsiasi forma di democrazia non è consentito né costituzionalmente lecito,
privare del proprio leader politico
liberamente prescelto una così smisurata porzione di popolo sovrano. Non sempre
ciò che non è illecito è politicamente ed eticamente legittimo. Basta ricordarsi,
sotto questo profilo, che – faccio solo due esempi – in due splendide e ben più
robuste democrazie , come nella
Francia e negli Usa, il leader politico non è giudicabile in
Tribunale nel corso del suo Mandato , per eventuali reati, come ricordo essere
già accaduto, per restare nel terzo millennio, con Francois Mitterrand.
Senza scendere in dettagli da trivio –
che lascio molto volentieri ai ben noti giornalisti , politici ed opinionisti - riflettevo
come quasi tutti costoro che ,come un coro di replicanti , ad ogni tentativo di
instaurare un dibattito sul caso Berlusconi replicano con la solita litania di quelle frasi e di quegli slogan propagandistici
, in realtà da un punto di vista
culturale ed intellettuale, sfuggono al dibattito giuridico e politico de quo
preferendo trincerarsi dietro stereotipi e frasi costruite quasi ad hoc per
troncare discorsi. “ Le sentenze non si discutono”, “ le sentenze si applicano”
e sillogismi di tal fatta sono marchi d’infamia intellettuale, non medaglie al merito politico ,sono mezzucci
da commissari politici del Pci degli
anni sessanta ,frasi idiomatiche studiate ad arte per evitare un dibattito sul merito e sul diritto di quel fatto,
dal quale dibattito, evidentemente, si teme di uscirne con le ossa fracassate. Sono sicuro
che tanta gente che convintamente e priva di pregiudizi ideologici , vota a
sinistra è consapevole e condivide
questa mio personale disappunto , senza arrivare a scomodare l’incoerenza di un
famoso “grullo fiorentino” che si crede di menar per il naso una fetta del
popolo italiano – mi riferisco ovviamente a Renzi che ora, sentendo odor di
potere, ha abbandonato l’aplomb iniziale del socialdemocratico e del
rottamatore per diventare semplicemente “ uno de sinistra” – prima sostenendo “ che
Berlusconi si deve battere con la politica e non con la persecuzione
giudiziaria “e che ora, per pura convenienza
di botteguccia politica, si converte, senza sforzo, al richiamo della foresta
dell’eccidio tribale/giudiziario del nemico politico, con buona pace di quel
valore essenziale del vero uomo politico che è l’indipendenza di pensiero e la
coerenza intellettuale.
La prima osservazione che mi salta in testa nell’ascoltare queste loro
frasi fatte , queste vere e proprie giaculatorie è che esse
dimostrano come la sinistra abbia una visione distorta del vero Stato di
Diritto, perché essa, con quelle affermazioni, peraltro anche ridicolmente
perentorie, sostiene che occorre applicare quella sentenza e la Legge Severino al
caso Berlusconi senza porsi nessuna altra
domanda. Questa posizione preconcetta, massimalistica – tipica del
giustizialismo fascista e stalinista di Scalfari, di Repubblica oltre di chi vive grazie alle violazioni del
segreto istruttorio e grazie alle copie passategli sottobanco da Magistrati e
da Avvocati compiacenti, oltre che da cancellieri, da carabinieri, da uscieri
da palazzi di giustizia - è una versione
squisitamente staliniana della res
pubblica, nella quale non devono
esistere per un cittadino (Berlusconi) , oltretutto leader politico, alcuni
diritti essenziali della nostra costituzione della quale, nello stesso tempo, per
il resto essi richiedono una ferrea, sorda e cieca applicazione. Parlo del
diritto sancito dall’articolo 24 della Carta, che riguarda il diritto alla
difesa nonché sopra tutto di quello sancito dall’articolo successivo, il 25,
che stabilisce il diritto di ogni cittadino di non essere punito se non in
forza di una legge che sia entrata in vigore “ prima del fatto commesso “ . Costoro
non danno spiegazioni logiche a tale assunto e dunque essi sostengono, nei
fatti, che questi due fondamentali diritti costituzionali non debbano essere
applicati al cittadino Berlusconi, così evidenziando una incredibile,
inaccettabile ed incostituzionale
pregiudiziale “ ad personam” ed uno sfregio profondo all’articolo 3
della Carta, un razzismo senza confini.
La seconda osservazione scaturisce dall’incredibile, violenta ed acritica opposizione sbattuta in faccia a Luciano
Violante
( personaggio peraltro assai discutibile da parte del sottoscritto, visti i
suoi precedenti proprio nel campo degli oscuri rapporti fra politica eletta e
magistratura politicizzata) che vorrebbe
un previo esame della Consulta sulla Legge Severino, al fine di accertarne la
costituzionalità. I corifei di tale opposizione – da Repubblica a Il Fatto,
insomma i soliti ben noti – non si rendono conto di manifestare una tale dose
industriale di incoerenza politologica da finire nel puro ridicolo. Perché non
è ridicolo tanto la loro arrogante pretesa che il Senato funzioni come un
plotone d’esecuzione agli ordini del Segretario di un P.D. o – il che
praticamente è la stessa cosa – agli ordini del primo Magistrato o addirittura,
per intimidazioni e ricatti subìti, dallo stesso partito politico dei
magistrati politicizzati ma anche dotati di impunità assoluta ( fin qui
farebbero essi stessi la ben misera figura di killers assoldati per trenta denari dai potenti togati
al cui servizio essi operano), quanto il fatto che la loro stima per la
Consulta varia a seconda dei loro personali
interessi. Così per costoro, la Corte Costituzionale era il fiore
all’occhiello del sistema democratico quando essa bocciava alcune leggi
proposte da un governo a loro avverso, mentre la stessa Corte era una vergogna
del Paese quando si schierava contro la Procura di Palermo e contro Ingroia
sulle intercettazioni di Mancino e Napolitano. Una vera lectio magistralis di
coerenza e di logica.
E
per quale ragione dobbiamo ancora prestar collaborare con questa deriva
stalinista della sinistra italiana? Diciamolo loro forte e chiaro:
sostenere, come noi stiamo facendo, una “ piena legalità democratica e
costituzionale anche per Silvio Berlusconi” è un nostro merito, è una nostra
vittoria liberale e democratica per la quale meritiamo una medaglia d’oro al
valore democratico e della quale ci vantiamo ed andiamo fieri. Perché noi
vogliamo che per tutti i cittadini
italiani, “anche per Berlusconi”, valgano gli articoli 24 e 25 della Costituzione,
che per tutti i cittadini italiani,“ anche per Silvio Berlusconi” , valga lo
Stato di Diritto, che per tutti i cittadini italiano, “ anche per Silvio
Berlusconi”, valga il principio
costituzionale che una legge sia applicata
solo quando e se sia stata ritenuta – dall’unico organo che
costituzionalmente è a ciò demandato – pienamente costituzionale. Noi ci
battiamo affinché tutti i cittadini italiani abbiano gli stessi diritti, mentre
loro si battono affinché solo una parte dei cittadini italiani, quelli di
sinistra,e comunque mai ad un certo cittadino,
abbiano quei diritti. Ecco perché Scalfari nella consueta omelia
domenicale sente il bisogno di ideare ,
di modellare il suo “ centrodestra” ideale , mettendo lingua dove non è mai ben
accolto né minimamente ascoltato, ma solo tollerato. Perché, come disse Enzo
Tortora ai giudici: io sono innocente, spero dal più profondo del cuore che lo
siate anche voi.
Rifiutarsi di sostenere con i
nostri voti questa fazione politica antidemocratica, razzista, classista,
illiberale, anticostituzionale, antidemocratica non è certo un “ricatto” come
ora implorano gemendo, i Goebbels sparsi
nelle redazioni dei giornali “organici” a quella fazione. Ma quale ricatto,è un
sacrosanto dovere civico, un obbligo politico ed etico proprio per il bene
supremo del Paese. . Mandiamola a casa quella fazione e che la parola passi ora
al popolo.
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Roma mercoledì 4 settembre 2013
Gaetano Immè
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