CON QUALE FACCIA,SARDO E
COMPAGNI, CON QUALE FACCIA…..
Ho sempre ritenuto che
coloro che insultano o cercano di demonizzare o di infangare con argomenti estranei alla politica l’avversario politico per tentare di delegittimarlo con pretestuose
motivazioni, spesso di ordine squisitamente etico o comportamentale ( categorie
del tutto estranee alla politica ed alla democrazia), sono
persone che detestano la democrazia
nella quale, al centro dell’agorà, c’è , appunto, il dibattito fra idee e fra
progetti politici diversi e spesso anche antitetici , ma non certo l’insulto o
la denigrazione o la diffamazione degli avversari
politici. Questo dovremmo richiedere ai nostri politici, di discutere del bene
superiore del Paese senza limitarsi alla
facile e meschina opera di screditamento
e di delegittimazione, oppure
addirittura insultando, dell’avversario
politico. Anche perché chi insulta non
ha altre idee con le quali controbattere l’avversario politico e dunque si
rifugia nell’insulto per evitare il
confronto politico , insomma per
buttarla in caciara, come si dice a Roma.
Ho dedicato parte del mio tempo a registrare ed a studiare , da alcuni mesi, alcune
“perle” che gli uomini politici della sinistra
ci hanno regalato. Leggete, riflettete, meditate e poi votate.
Iniziamo con i giornalisti
che si candidano in politica, mi riferisco a Mineo, a
Mucchetti, a Ruotolo, a Minzolini e riporto i commenti letti sulla
questione su Repubblica, su Il Fatto, su La Stampa, su L’Unità e su L’Espresso.
Bene nell’ultimo mese su quei giornali,
la frase ricorrente su Mineo, su Mucchetti e su Ruotolo, i quali si candidano con la sinistra , sono
state “ sono l’espressione democratica
della società civile” oppure “ la migliore parte del giornalismo civile che
irrompe sulla scena politica ben conoscendo quale opera di moralizzazione e di
culturalizzazione necessiti la classe politica italiana”. Con tutto il rispetto
per Mineo, per Mucchetti e per Ruotolo, non mi risulta che costoro siano degli illuminati scienziati che scendono dal Paradiso in terra “ a
miracol mostrare”, ma sono invece tutti persone con in tasca la tessera di un
partito politico di sinistra, entrati alla RAI grazie alla spartizione politica
in quota sinistra o operanti nella
redazione di un quotidiano di proprietà dei poteri forti italiani, nemici di
ogni forma di cambiamento come ogni Principe di Salina. Questo voler a tutti i
costi santificare chi si candida con la sinistra non è solo ipocrita, ma anche
imbecille e vergognoso, non meno della fellatio di una Monica Lewinsky in cerca
di evidente futura “ captatio
benevolentiae”, che, in italiano, significa “ lobbistico clientelismo politico”. Devo rilevare, sull’argomento, il grosso spesso
culturale, ripetutamente mostrato dal Dr Sardo, il Direttore dell’Unità,
il quale, sempre alla disperata ricerca di un suo speculare,ha definito
Minzolini - un giornalista che invece si
candida con il PdL - tout court , semplicemente e solamente “ un servo”. Come dire: per riconoscere una
buona stoffa, ci vuole un ottimo mercante.
Le cose non cambiano se
parliamo della formazione delle liste dei candidati. La stampa “organica” alla sinistra – sempre quella
citata all’inizio – parlando di D’Alema,
di Veltroni, di Marini etc , di
coloro insomma che non sono più candidati per la sinistra , parla di “ una
straordinaria operazione di rinnovamento “ E perché mai poi così “
straordinaria “, se costoro non solo hanno opposto strenua resistenza
all’esclusione, ma sono anche in Parlamento da tempo immemore ? Etichette,
slogan, frasi fatte, tutto privo di logica e di significato, tutto
propagandiamo stile vecchio PCI. Infatti se specularmente il centrodestra lascia fuori dalle liste Scajola, Pera, La Loggia, Ronchi,
Landolfi, Cosentino, Dell'Utri, Urso e tanti altri quella stampa si stampa in faccia il solito
sorrisino perfido da presunto intelligentone, si dà di gomito, scrive che non
si tratta di “rinnovamento” ma solo di un “ espediente da imbroglioni “. Perché?
Non è dato saperlo.
Certo, demonizzare, ingiuriare, diffamare, criminalizzare,
ridicolizzare anche sotto il profilo fisico ( cito come esempio illuminante il Ministro
Brunetta ,che questa stampa è riuscita a ridicolizzare sghignazzando sulla sua
statura, figurarsi che spessore culturale e morale, come prendere in giro un
paraplegico!) è operazione alla portata
di tutti, persino di avventori di
osterie da avvinazzati,anche di direttori di giornali italiani, anche di quelli
ex storici, mentre costruire
ragionamenti alternativi richiede intelligenza, spirito democratico,
perspicacia politica, sopra tutto presuppone l’esistenza di un cervello pensante
in testa e che lo scritto sia il prodotto di un cervello anziché delle viscere
e delle budella e che, più che per la
sua bottega politica, pensi sempre e solo al benessere del proprio Paese. Così in Italia domina l’ipocrisia, domina il
luogo comune, regna il pregiudizio, miserie umane smerciate e spacciate, dalla solita stampa,
per cultura, per assiomi, per conculca
menti di stampo comunista e sovietico, maestri nell’arte di “ propalare sempre
e ripetutamente quello che ci fa comodo” perché alla lunga diventa una “ quasi
verità”. Di esempi ce ne sarebbero a bizzeffe, ma ne basta uno solo . Se voi fate scivolare, in un gruppo di persone, il discorso su Giovanni Leone, vedrete che susciterete negli astanti un coro di “un corrotto”,
“ un venduto”, “ uno da condannare” e
simili carinerie: tutta gente inculcata da quella stampa ma che dei fatti nulla
conosce . Lungi dall’essere informati, ma
completamente indottrinati da quella stampa, è rimasta in costoro il solo
ricordo della criminale campagna di
diffamazione contro il Presidente Giovanni Leone , condotta dal 1975 in poi,
sulla piazza da tale Camilla Cederna ( sul solito “L’Espresso”)
e nel Parlamento dall’On.
Napolitano Giorgio, a
quei tempi non solo responsabile
della politica culturale del PCI, ma anche
portavoce del PCI nei rapporti con il governo Andreotti. Quasi nessuno
sa o è stato altrettanto efficacemente informato che davanti a quella sistematica opera di
diffamazione contro Leone , il Ministro Guardasigilli del settimo Governo
Andreotti, più volte sollecitato dal Quirinale, rifiutò di accordare la
necessaria autorizzazione a procedere penalmente contro l'autrice della diffamazione.
Furono soltanto i figli del Presidente
Leone a poter sporgere querela contro la Cederna. La quale perse in
tutti e tre gradi di giudizio: fu condannata per diffamazione e fu comminata a
lei e all’L'espresso la pena che meritano i diffamatori professionali
. Fu altresì decretata la distruzione di tutte le copie del suo libro.
Nessuno, o pochi, ricordano questa realtà, la vera realtà di questi fatti, come
pochi ricordano che solo un ventennio dopo, Giovanni Leone sarà totalmente ed
integralmente riabilitato. Infatti solo grazie a Pannella ed alla Bonino i quali, dimostrando una valenza culturale
ed intellettuale del tutto ignota alla categoria dei giornalisti di quella
stampa, chiesero ufficialmente scusa a Giovanni Leone . Non così l’On. Giorgio Napolitano che su quell’infamia, che pure lo vide come principale
protagonista politico, ha sempre taciuto , si è sempre nascosto , sperando nella
labilità della memoria umana, nell’ignoranza e sopra tutto facendo affidamento
all’indottrinamento mentale cui la stampa amica aveva sottoposto la gente
comune . E solo quando non potette più farne a meno per ragioni strettamente di
cerimoniale( perché eletto Capo dello Stato), solo il 25 novembre del 2006 , dopo la
bellezza di 31 anni di vergognoso silenzio , quasi una vita da quegli ignobili fatti,
Giorgio Napolitano, ma come Presidente della
Repubblica non credo come uomo, non potette
fare a meno di manifestare pubblicamente quanto meno un coreografico ,
apparente ed oleografico dispiacere dell’istituzione del Quirinale per la grave
ingiustizia che ebbe a subire il Presidente della Repubblica Giovanni Leone e
la sua famiglia.
E’ talmente ridicolo, in modo particolare, il Dr Sardo, il Direttore dell’Unità, quando
crede di esternare chissà quale profondo pensiero, quando, non
sapendo cosa dire, se ne esce con
l’ormai trito e consueto slogan del “ con
quale faccia”, da fare quasi
tenerezza, come si prova con un bambino.
Bisogna capirlo, perché il Dr. Sardo, come tutti i lettori di quel giornale,
sono i diretti discendenti di quei
personaggi del secolo scorso il cui “pensiero” non era il prodotto del loro
cervello, ma dipendeva direttamente dalle direttive impartite dall’ “L’Unità”.
Chi non ricorda quelle famose frasi ( “
Compagno,
l’Unità non lo dice” oppure con “ Contrordine , compagno, L’Unità non lo dice”)
dalle quali dipendeva il credo del popolo della sinistra? E’ da quei tempi, dal
secondo dopo guerra che l’Italia vive in una specie di Luna Park, nel capannone degli specchi
deformanti, dove la stampa e la cultura della sinistra ha sempre propalato ,
deformando la realtà a proprio piacimento e tornaconto, che tutto quello che
sta al centrodestra è fascista, tirannico, inadatto, corrotto, incapace mentre
solo chi sta a sinistra è santo, giusto, corretto, buono senza se e senza ma.
Ed è sulla base di questa mentalità conculcata dalla sinistra nelle persone intellettualmente
deboli e cagionevoli che abbiamo
assistito in tutti questi ultimi diciannove anni ad un continuo ululato da
parte di questa sinistra contro ogni
iniziativa governativa del centrodestra come se il popolo di centrodestra non
fosse legittimato ad esprimere il proprio voto politico ed i suoi
rappresentanti politici anziché “ eletti” dal popolo fossero una sorta di “
usurpatori”.
Fateci caso e riandate con
la memoria al dibattito elettorale in corso. Se Berlusconi o il centrodestra progetta di abbassare le
imposte , la stampa di sinistra urla contro il solito “ populismo”, peraltro
non meglio identificato. Quando invece lo sbandiera il candidato Monti, la
stessa stampa inventa altri slogan santificanti: “ agenda Monti”, “ agenda
Bersani”, “ fase due”, ecc. Il colmo del ridicolo avviene sull’IMU. Se la
sinistra dice che forse si può modificare è espressione della “tenace attenzione
del partito democratico alle fasce deboli del Paese”, se invece il centrodestra propone di toglierla sulla prima casa , è”il solito ritornello
demagogico”. Poi ricordate Santoro che ha ospitato Berlusconi su “Servizio
Pubblico”, fino al giorno prima della puntata osannato dalla sinistra come un
idolo, perché sperava che avrebbe distrutto Berlusconi; il giorno dopo la
puntata, visto lo scempio intellettuale e politico che Berlusconi aveva fatto
sia di Santoro – ridotto ad urlare con irosa impotenza senza sapere cosa dire –
che di Travaglio ( di Costamagna e di Innocenzi neanche vale la pena di
parlare) considerato un imbecille,un traditore, un incapace e abbandonato.
Così, di imbecillità in imbecillità , si arriva alle vere e proprie
manifestazioni della più pura schizofrenia da ignoranza. Perché scrivere che un
elettore che vota per la sinistra è un “cittadino responsabile” mentre uno che
vota per il centrodestra è “un imbecille incantato dal pifferaio” o scrivere
che se vince il P.D. “ è il trionfo della democrazia” mentre se vince il
centrodestra è “l’Italia che declina verso una dittatura” non sono solo
“adesioni politiche espresse in maniera trucida, ma sono semplicemente
affermazioni che ribaltano la realtà fattuale facendo vivere i loro sostenitori
in una situazione, appunto, di devianza schizofrenica, dove si attribuisce al
termine “ democrazia” il suo significa opposto di “ dittatura”. Perché negare
legittimazione democratica all’avversario politico significa essere contrario
alla sovranità popolare che è la base della democrazia e indottrinare le
persone ad una preferenza per un regime di “ principi” e di “ ottimati” che è
proprio la negazione della democrazia.
Ma dico io, con
quale faccia…
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BERSANI ED IL PD DAVANTI AL
DISASTRO DEL MONTE DEI PASCHI. MA CON CHE
FACCIA, VERAMENTE CON CHE FACCIA….
Che ridicolo Bersani, che ridicolo Letta , che ridicolo tutto il PD davanti allo scempio del MPS, ormai moribondo. I signori della sinistra hanno proprio perso la testa, invocano il bavaglio sul caso MPS ( Bersani dixit, una vera perla per chi , quando si tratta di diffamare un avversario politico invoca invece la “ libertà di stampa”),sono arrivati perfino alle minacce fisiche ( “ a chi ci attacca risponderemo sbranandoli”, sempre il “ molto democratico” Bersani forse ritenendo di avere a disposizione un KGB o una Stasi, come ai “ bei tempi” ) contro chi osasse attaccarli sulla Banca di Siena. Nell’assordante silenzio della Bindi – che pure a Siena trova sempre soldi e bacino essenziale di voti , guarda caso - e di Giorgio Napolitano ( che sul caso non ha preso alcuna posizione se non quella, scontata, di rifarsi ai principi generali bancari) “ Il P.D. fa il partito e la Banca fa la Banca” , dice Bersani, dice Letta, dice il Partito Democratico. Ah si?
E allora vorrete cortesemente spiegarci alcune cosette.
Innanzi tutto perché il P.D. (comunale ,provinciale e regionale ) in quel di Siena, detiene la maggioranza schiacciante ( altro che bulgara) della Fondazione MPS,con quindici Consiglieri su diciassette, a parte il Presidente? Perché Massimo D’Alema, non l’ultimo arrivato in casa P.D., uno che di MPS se ne intende visto che fra dicembre 1999 e maggio 2000- mentre D’Alema era Presidente del Consiglio a Palazzo Chigi, cioè nell’unica Merchant Bank dove non si parlava inglese ( citazione non mia ma di un certo Avv. Guido Rossi) - la Banca MPS acquistò dalla famiglia pugliese Semeraro- dopo un’asta con il Sanpaolo di Torino - e pagandola circa 2.500 miliardi di vecchie Lire ( alle quali poi si dovette aggiungere 950 dipendenti da integrare nel Monte, 309,1 milioni di euro di perdita su un valore di carico di 599,4, e una riduzione del patrimonio di vigilanza per il Monte di 400 milioni) la Banca del Salento. Quella Banca privata era in realtà una bomba ad orologeria , zeppa di prodotti di pura ingegneria finanziaria inventati dal suo Direttore Generale di allora, tale Ing. Vincenzo De Bustis Figarola, quali i “ Btp-tel “ o “ Btp-index..”.Per ben afferrare di quale bomba giudiziaria sto parlando ( praticamente quella Banca privata era fallita, ma la si pagò quella spropositata cifra con i soldi dei depositanti e dei correntisti del MPS ) basta leggere il rapporto interno redatto dall’Ispettorato Vigilanza della Banca d’Italia in occasione dell’ispezione fatta alla banca salentina alla vigilia del suo acquisto: «Dotato di una visione anticipatrice dell’evoluzione dell’attività bancaria... l’ing. De Bustis si è rapidamente affermato come il soggetto trainante del cambiamento, portatore di una "mission" volta ad affermare una nuova fisionomia aziendale tesa all’innovazione e alla competizione sui mercati aperti”. L’Ing. De Bustis approdò dunque a Siena, fece anche in tempo a produrre altri “ titoli finanziari “( quali “My way” e “ 4 You”) che fecero perdere al MPS altri miliardi di Euro ( provate a chiedere a qualcuno dei 170 mila correntisti toscani che furono ingannati dal management e sottoscrisse quei titoli bestiali) , ad assistere al fallimento non solo dei suoi “My way” e “ 4 You” ma anche dei “ Btp-tel” e “ Btp-index”, prima di essere allontanato dal MPS . L’Ing. De Bustis era “intimo” di Massimo D’Alema, era un suo sostenitore politico ed era nota a tutti come D’Alema ricambiasse questa fiducia tanto che l’Ing. De Bustis non solo partecipava e finanziava i comizi di D’Alema nelle politiche del 2001, ma addirittura fu uno dei primi firmatari di una petizione pro D’Alema. Da qui si spiega il motivo per il quale D’Alema afferma in una sua intervista di giorni fa a La Stampa “ che il Presidente della Banca MPS lo abbiamo cambiato proprio noi del P.D.”
E poi l’Avv. Mussari, il legale calabrese da una vita nel PCI e sue sigle successive, non si è certamente autonominato né Presidente della Banca MPS, né a suo tempo Presidente della Fondazione MPS ( che controlla la Banca MPS) né recentemente addirittura anche presidente dell’Abi, dei banchieri italiani, ma è stato liberamente eletto rispettivamente dai proprietari della Banca MPS ( e cioè la Fondazione MPS, 15 membri su 17 del P.D.),dai soci azionisti della Fondazione MPS ( cioè Comune di Siena (P.D.), Provincia di Siena (P.D.), Regione Toscana (P.D.) ed ultimamente dai banchieri italiani, cioè gente come Profumo, come Bazoli, come Passera, non certo da un senese qualsiasi.. Insomma , dato che i piccoli azionisti non hanno mai contato nulla ( tanto è vero che svariate loro denuncie non sono state mai portate avanti dalla Magistratura locale) , sono state tutte nomine “fra amici”, nomine decise “ da loro”, quelli che ben conoscevano le condizioni del'Mps. E cioè un istituto di credito glorioso, ma che si era appena comprato per l'astronomica cifra di 9 miliardi la banca Antonveneta che produceva utili sui 300 milioni. E che solo pochi mesi prima dell'acquisto da parte dei senesi era passata di mano per 6,7 miliardi. Oggi la GdF parla anche di una maxi tangente su questo spreco di denaro di quasi 2 miliardi di Euro ( stecca celata sapientemente tra mille prestanome che hanno nascosto i tesoretti in paradisi fiscali e che pare anche abbiano reintrodotto parte o tutto in Italia con lo scudo fiscale) . Sono sempre garantista, anche con chi non lo è se non con se stesso, come tutti quelli della sinistra, P.D. compreso..
Tutto questo è la fotografia di quello che è accaduto alla Banca MPS , un glorioso istituto bancario italiano, controllato e gestito , tramite Fondazione MPS, da un solo e ben identificato partito politico, il P.D.,il cui management democratico ha, negli anni, effettuato operazioni semplicemente scandalose. L’acquisto di Banca 121 ex Banca del Salento, sostenuta da D’Alema, l’acquisto della Banca Antonveneta di cui dicevo sopra, tre operazioni sui “ titoli derivati”, Alexandria ed altri, per svariati miliardi di Euro, tutti andati a male e, sopra tutto, l’affermazione del “ sistema Siena”, un gigantesco conflitto d’interessi, un madornale reato di “ voto di scambio”, con le clientele locali mantenute con i quattrini dei “ dividendi bancari” che la Fondazione ha incassato in tutti questi anni quale azionista di maggioranza della Banca MPS. Che intorno a Siena, Fondazione e banca ci fosse il peggior grumo di clientele banco-politiche era ed è chiaro a tutti i banchieri, ad ogni cittadino, non parliamo poi degli stessi senesi. Come si fa , davanti a simili schifezze sostenere che il P.D. non c’entra con la Banca , se non per cercare di scappare dalle proprie responsabilità? E come si fa a non pensare che l’arrogante prepotenza con la quale tale tela di ragno è stata attuata e costruita a Siena, non tragga origine da una presunzione di immunità da parte di tutti coloro che l’hanno organizzata ed attuata? .
Ma non basta. Siamo nel 1999.
Bersani è ministro dell'Industria del governo D'Alema e assiste, plaudente, all'assalto a Telecom - che l'esecutivo aveva deciso di
privatizzare - da parte di una cordata guidata da tale Rag. Roberto Colaninno
da Mantova ( come Virgilio), allora ad di Olivetti, da tale Dr. Emilio Gnutti e
da Giovanni Consorte, patron di Unipol,
più centinaia di altri imprenditori di
piccolo cabotaggio riuniti sotto l'ombrello dell'azienda lussemburghese Bell,
roba da “ paradiso fiscale “.. Un'operazione fosca e torbida , in cui il
governo sembra stare dalla della «razza
padrona», dei famosi «capitani
coraggiosi», avallando un'operazione spericolata fatta senza soldi propri: vale a dire che le Banche
italiane hanno “ prestato” ai “ capitani coraggiosi” ( Colaninno, Gnutti,
Consorte, etc) i miliardi necessari per comprare la Telecom alla quale hanno però lasciato i debiti.
Bersani applaudiva, con D’Alema, con Bindi, con Letta, ecc. Non ci vuole troppa fantasia per capire
perché questi Signori applaudivano, come anche perché oggi il Rag Colaninno sia
diventato il “patron di Alitalia” ed il figliuolino sia diventato Deputato “ de
sinistra”. Da Mantova a Palazzo Montecitorio, sempre con i soldi degli altri.
Grandi imprenditori, grandi politici..
C'è poi un giorno del dicembre 2006 che è la perfetta fotografia dei democratici banchieri: quel dì la fondazione “ Italiani Europei”, diretta emanazione di Massimo D’Alema, organizza una grande riunione tra i leader
diessini (Bersani, D'Alema, Fassino, Visco) e i protagonisti della finanza,
delle banche e delle imprese. A ospitare il meeting, a Sesto San Giovanni, c'è
l'allora presidente della Provincia di Milano,il Prof. Filippo Penati. Quel Penati braccio destro
dell'attuale segretario del Pd, capo della sua segreteria politica, presidente
della Provincia di Milano dal 2004 al 2009. Nel 2011, quando è consigliere
regionale, viene indagato dalla Procura della Repubblica di Monza: avrebbe
intascato delle tangenti per la riqualificazione dell'ex Area Falck di Sesto
San Giovanni. L'Italia scopre il cosiddetto «sistema Sesto», un grumo di interessi e soldi pubblici e di interessi privati incredibile . Penati evita l'arresto,
non la richiesta di rinvio a giudizio per corruzione e concussione. Fu sempre Penati
a mettere la firma, nel 2005, sull'acquisto da parte della Provincia di
Milano dal gruppo Gavio ( gruppo industriale molto vicino alla sinistra) delle azioni dell'autostrada Milano-Serravalle
( mistero cosa ci facesse una Provincia con una autostrada) a un prezzo folle. Uno scambio di favori: Marcellino
Gavio reinveste parte dell’enorme plusvalenza realizzata grazie ai soldi della
Provincia di Milano , insieme al «furbetto rosso» Consorte nella scalata alla Bnl. Alcune intercettazioni bancarie
incastrano Bersani: sarebbe stato lui a orchestrare l'incontro tra Penati e
Gavio.
Ma Bersani ed i D.S. (il P.D.
nascerà nel 2007) fanno la
loro ulteriore “gran bella
figura” anche nella famosa vicenda Unipol, un insieme
confuso di Banche scalanti e banche da
scalare che anima il mondo politico e finanziario attorno al 2005 , 2006 .
Quella, per intenderci, passata alla storia non proprio onorevole dei progressisti italiani per l'esultanza
telefonica (e intercettata) dell'allora segretario Ds Piero Fassino: «Abbiamo
una banca?». Tra i protagonisti, ricordate , ci sono personaggi come tale banchiere Gianpiero Fiorani ( Banca
di Lodi) e come Consorte (Unipol),
entrambi anni dopo condannati definitivamente per avere fatto di tutto per
agevolato le isteriche mire arrampicatrici di Unipol. Bersani ed i D.S. difesero
entrambi e di Fiorani in particolare, disse che è «un banchiere molto dinamico, sveglio,
attivo, capace». Ma Bersani non si limita a un endorsement a parole. Nel giugno
2007 l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio racconta al pm di
Milano Francesco Greco che Bersani e Fassino si erano presentati nel suo studio
per caldeggiare la maxifusione Unipol – Bnl - Mps.Capito il progettino
democratico? Capito cosa intende Bersani quando urla “Il P.D. fa il partito
politico e il MPS fa la banca”? Perché,a che titolo Bersani e la sinistra si occupano da 15 anni di banche,di nomine bancarie, di
incorporazioni di Banche, di autostrade,,
di compagnie telefoniche, di
sistemazione di aree industriali dismesse come quelle di Sesto San Giovanni
tramite Filippo Penati invece di preoccuparsi della politica? Ci sarà qualche
Giudice anche a Roma? Ci sarà qualche Giudice anche a Monza? Aspetto e spero……
E poi c'è il caso di Franco Pronzato, già consulente di Bersani
quando questi è
ministro dei Trasporti nonché
coordinatore del settore trasporto aereo del Pd. Da componente del consiglio di
amministrazione dell'Enac in quota Pd, viene arrestato il 28 giugno 2011
nell'ambito di una inchiesta della Procura di Roma su una bustarella da 40mila
euro pagata da Viscardo Paganelli e dal figlio Riccardo per «oliare»
l'assegnazione di un appalto per la tratta dalla capitale all'isola d'Elba: un
affare da un milione, ammesso da corrotto e corruttori.
“Il Partito fa il partito, la banca fa la banca” dice il segretario
del Pd Pier Luigi Bersani. Lui intanto è sempre stato dalla parte di
quel sistema bancario di Siena , dalla parte di quelli che hanno svuotato il più antico istituto di
credito al mondo e contro quelli che oggi tentano di salvare questo patrimonio
italiano che la infame ed incapace politica bancaria di sinistra ha ridotto sul lastrico. .Bersani ed il P.D.
stavano con chi ha voluto Mussari , nel 2001, alla testa della Fondazione, votato
dalla dirigenza del partito. Fra una
standing ovation e l'altra, stavano sempre con chi ha voluto che il “board”
della Fondazione MPS fosse una pinacoteca del P.D., con 13 Consiglieri
etichettati P.D. su 16 totali, stavano sempre con Mussari ed associati anche mentre
costui, per un decennio, ha ridotto il MPS ad un cumulo di macerie. Ora , dato
che deve pagare per il suo probabile seggio politico con la sinistra, anche .
Massimo Mucchetti, autorevole giornalista economico per lungo tempo
vicedirettore del Corriere della sera, oggi, capolista al Senato in Lombardia,
dice ala Stampa: «Non vedo una responsabilità oggettiva del partito, ma della
città». Solo che la città è da sempre nelle mani del partito comunista e dei
suoi eredi. Insomma, è come nel gioco dell’Oca. Passi per Siena, ma torni a
Roma, al Nazareno Bravi! Ora agli
italiani spettano queste macerie , a noi tirare fuori i soldi per risanare le
loro follie e Bersani minaccia pure chi vuole parlare del MPS
Ma
non dobbiamo farci trascinare dal pure umanissimo e ovvio desiderio di cacciare
via questi incapaci
, questi ladri rapaci che hanno distrutto un” bene dell’umanità”, un Istituto
di Credito Italiano nato nel 1472, un vanto per il Paese. Non deve essere per
colpa di questi falliti, di questi incapaci, di questi arraffoni che l’Italia
deve perdere un simile patrimonio. Dunque la soluzione non può che essere
questa:
1. Le responsabilità
penali di tutti siano accertate dalla
Magistratura. Ma l’inchiesta sia avocata ad una Procura estranea al “ sistema
Siena” per ovvie ragioni.
2. Sia istituita
anche una collaterale Commissione parlamentare che esegua identica inchiesta,
onde evitare che quella giudiziaria si perda per strada seguendo teoremi più o
meno fantasiosi.
3. Il Ministero
del Tesoro presti, tramite la Cassa Depositi e Prestiti, quanto necessita per
la ricapitalizzazione della Banca MPS da
attuare con una aumento di capitale le cui azioni entrino nel portafoglio dello
Stato;
4. Sia sospeso dalle sue funzioni- in quanto dovrà
essere il primo ad essere inquisito per i reati bancarottieri in questione – il
management della Fondazione MPS e venga ricostituito ope legis con rappresentanze proporzionali dei piccoli
azionisti e del Tesoro e lo stesso si faccia con la Banca;
5. Sia rimessa in
vendita la Banca non appena questo sarà possibile.
Salviamo la Banca, salviamo Siena,
salviamo questo patrimonio italiano. Lo propongo io che voto centrodestra.
Lasciamo alla sinistra tutte le
responsabilità politiche del caso.
Ma veramente con che faccia, ma con
che faccia da schiaffi……………..
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Roma domenica 27 gennaio 2013
Gaetano Immè