VEDIAMO COSA SAPETE FARE, ADESSO
Solo una parte , una parte seppure maggioritaria del popolo delle libertà, ma certamente la parte
più assennata e più responsabile del popolo di centrodestra , quella che
ha tenuto fede all’obbligo costituzionale e civile di andare a votare, quella
che va al sodo, quella che produce e non protesta, quella silenziosa, quella che
non schiamazza e starnazza fuori tempo come i ridicoli Saviano, come i Lerner,
come i Mineo, quella che esercita ben
altri mestieri, industrie , arti o professioni che non quella prescelta da
Scalfari e Mauro e dai loro seguaci e cioè la costruzione del dileggio e della
criminalizzazione del popolo che osa pensare
con la propria testa anziché seguire le loro imposizioni cosa che la
dice molto lunga sul senso vero di democraticità di costoro, è bastata per
ridicolizzare , per frantumare, per polverizzare , ancora una volta dopo quel
fatidico ed indimenticabile 1994, il vanesio, ridicolo, schizofrenico sogno di
vittoria sicura del centrosinistra. La forza di questo popolo di centrodestra
sta molto nei suoi valori, ma risiede in buona parte anche nell’isterico odio
di cui è fatto oggetto da parte di un famoso e patentato iettatore, il cui encomio equivale, ormai da
trenta e passa anni, a sicura morte, Eugenio Scalfari. Al quale, perciò,
auguro, oltre a dosi industriali di epatosostenitori per curarsi il fegato,
anche lunghissima vita che per noi di centrodestra è vittoria sicura. Ha votato
il 75% degli aventi diritto, dunque tre italiani su quattro. Pertanto il “
Partito dell’astensione” col suo bravo 25%, diventa, alla pari con il M5S, il
quarto partito italiano. Il risultato dice: PD e PDL alla pari in testa ex
aequo, seguiti da M5S e Astensione al secondo posto anch’essi ex aequo. Dunque
profonde le note politiche negative : in primo luogo non ha vinto,come
con saccente superbia supponeva e millantava, il centrosinistra; non ha ottenuto quel che voleva ottenere
nemmeno il centrodestra ; il M5S è
diventato un cardine col quale l’Italia politica deve fare i conti. Note
positive da queste elezioni? Minuzie. Comunque che gente come Pisanu, come
Fini, come Di Pietro, come Ingroia, come Giannino , come Vendola, come Cesa,
come Buttiglione, come Bocchino, come la Bongiorno, come Briguglio, ecc. siano stati cacciati a calci in culo
dall’agorà parlamentare è un evidente segno dell’inizio di un pur flebile
percorso di culturizzazione che il popolo italiano, seppure con un ritardo di
settanta anni, ha iniziato finalmente a
percorrere. Ma tutto questo non appartiene alla sfera politica.
In
questo Teatro Italia, dove si recita la politica di casa nostra nella quale viene ignobilmente concesso e addirittura
sollecitato l’intrusione da parte di altri Stati , dove la scenografia è quella
della Costituzione, dove i figuranti
sono quelli “prescelti” dai Partiti, dove gli inservienti sono gli opinionisti ed i giornalisti più o
meno interessati e gli attori sono tutti gli italiani, è andato in scena,
domenica e lunedì, uno spettacolo farsesco ed inverecondo. La parte comica e
squallidamente astiosa l’ha voluta recitare il P.D. con Enrico Letta, capace,
nel breve volgere di un paio d’ore, di
esultare prima come un pollo, sbandierando una inesistente vittoria per poi ,
appena due ore dopo, recitare un rancoroso ed astioso dietro front ( ricordate
“ contr’ordine compagni! L’Unità non lo dice!” di Guareschi?) minacciando,
davanti al manifestarsi dell’incredibile vittoria elettorale del PDL, un
irresponsabile ritorno alle urne. Come
nei film e nelle rappresentazioni teatrali c’è sempre il colpevole di un fisco,
di un fallimento: il suo regista. Sono tre i
nomi dei falliti, dei responsabili di tutto ciò. Nell’ordine: Bersani, Monti e Napolitano. Le rispettive responsabilità politiche sono fra di loro
colpevolmente intrecciate ed avvinghiate. Perché nessuno può dubitare che , se
si fosse votato già a Novembre del 2011, la coalizione del centrosinistra
avrebbe stravinto le elezioni.
L’Italia avrebbe avuto minori danni d’immagine democratica perché avrebbe
esibito al mondo intero un proprio Governo, con un consenso politico
straordinario, eletto dal proprio popolo senza bisogno di avalli da parte di
cancellerie interessate, un governo, peraltro, che avrebbe potuto governare,
visti i numeri di quei tempi, in
assoluta tranquillità. Perché
dunque Bersani, perché il P.D., perché tutto il centrosinistra invece non ha
voluto vincere allora?
Qualunque sia la foglia di fico creata dalla sinistra per indorare questa amara , essa non riuscirà
mai a celare una verità semplice ed
inconfutabile: al centrosinistra è
mancato, allora, il coraggio civile, il senso di responsabilità, sopra
tutto le comprovate capacità per assumersi tali responsabilità per il bene del
Paese. In sostanza il centrosinistra si è così autodefinito come un
partito di incapaci sui quali inutile fare affidamento. E a chi avesse l’ardire
di eccepire che la rinuncia a quelle
elezioni fu invece un atto di fede a favore del Paese che solo grazie a
quella rinuncia avrebbe potuto godere di
un Governo di unità nazionale – come poi è stato il Governo Monti – replico che
un partito politico che è incapace di
guidare il proprio Paese in situazioni di emergenza e di difficoltà è semplicemente un partito inutile,
impotente,fallito. E non è tutto, poi, perché, voglio chiedere ,che cosa mai
sia, perché viva, cosa mai faccia, quale sia mai il suo compito, un partito politico che davanti al sorgere di
idee nuove e di nuovi progetti politici
sempre nati nell’orticello di casa, pensa , come ha fatto il P.D. di
Bersani da ultimo davanti a Matteo Renzi
, solo ad imporre, d’imperio, l’ortodossia dominante voluta dalla nomenclatura del partito, soffocando
così in una bestiale dannazione delle
evoluzioni ogni possibilità di anche timido riformismo, se non, appunto, una
lobby che continua a sopravvivere senza sapere di essere già morta? Certo che , così oggi stando le cose, il
centrosinistra s’è messo da solo, oggi, con le sue scelte di ieri, dentro un
cul de sac da paura.
Le responsabilità di Giorgio Napolitano
sono poi molteplici. Dai suoi ormai noti sfregi alla
Costituzione, al suo interpretare quel ruolo istituzionale come fosse il Re Sole
invadendo campi politici che la Costituzione non gli riserva, il suo condurre e
guidare il complotto contro il Governo
eletto dal popolo nel 2008, come un cortigiano di Francia, dando fiato e sua complicità alla ridicola
menzogna dello spread come colpa di Berlusconi, Giorgio Napolitano ha giocato
questa partita come “ decisore ultimo”, come “ uomo della Provvidenza”, come un
Re, ignorando la sovranità popolare e
convincendo Bersani sulla persona di Mario Monti, una vera “ sòla politica ed
umana”, garantita invece da Giorgio Napolitano come tecnico super partes. Oltre
ad un evidente tradimento dei diritti di
quel popolo che “dovrebbe rappresentare nel suo complesso”, cosa mai altro deve
combinare un Presidente della Repubblica per essere cacciato con ignominia dal
Colle? Forse uccidere qualche competitor
politico che lo critica? Forse arrivare ad imitare Ceausescu? Per Mario
Monti trovo inutile, ormai, insistere. Ha impersonato quello che in effetti
Mario Monti è sempre stato: un lacchè di Stato, un “grand comis” al servizio
dei potentati bancari e burocratici, uno che sta alla democrazia come vi stava
Hitler , uno che ha afferrato senza scrupoli un laticlavio assolutamente
inutile ma che gli avrebbe pur sempre fruttato una somma di privilegi spaventosi
che giammai avrebbe potuto conquistare con le sue sole capacità. Il professor
Mario Monti si è prestato a recitare la parte dell’ultimo degli “ utili idioti”
che per i famosi “ trenta denari” vendono al proprio popolo pentole avariate.
Ebbene , accertato che il Paese va comunque governato, il responso
delle urne e dunque del popolo sovrano
è questo e va rigorosamente rispettato. Va sempre rispettato il responso
popolare, anche e sopra tutto quando è l’opposto di quello che avremmo voluto,
una lezione che Scalfari, Zagrebelky , Eco, Saviano e i tanti professionisti
della “ firma degli appelli “ non vogliono capire . C’è una coalizione che ha
la maggioranza alla Camera, magari di
uno striminzito 0,30%, ma i voti si contano,non si pesano. Dunque a questa coalizione,
cioè al centrosinistra , Napolitano dovrà dare il mandato di formare il nuovo
Governo. Con chi lo farà Bersani? La lista di Mario Monti è marginale e dunque
le soluzioni possibili si riducono solo
a due. O con il M5S o con il PDL. Per cui Bersani potrebbe implorare il M5S per
una gestione condivisa del Paese. Ma se
è sacrosanto che in democrazia i voti non si pesano ma si contano, è
altrettanto vero e sacrosanto che del M5S non si conosce un programma politico
se non per qualche argomento. Questo blog rispetta il voto di tutti, perché lo
considera l’esercizio più nobile della democrazia di un Paese , ma non ci pensa
nemmeno a confondere , come fanno gli ipocriti perbenisti, quell’esercizio
democratico – che tale resta anche se a votare va un ergastolano – con i valori
che chi vota esprime ed afferma. Questo blog detesta e schifa i demagoghi,
coloro che sfruttano la credulità popolare senza mai sporcarsi le mani col
popolo, come appunto fa il guitto. Certo che per affermare il M5S non sono serviti
soldi e capitali e finanziamenti perché Grillo ed il M5S non ha diffuso un
programma politico, un progetto politico, ma ha diffuso a piene mani solo la
peggior e più virulenta e violenta demagogia a buon mercato, opera per la quale
la sua istrionica egocentricità era più che sufficiente. Ma la storia spiega
come finiscano i demagoghi, vedere al capitolo Masaniello per la storia del
Medio Evo , al capitolo di Guglielmo
Giannini per gli anni ’50 del secolo scorso e a tale Antonio Di Pietro per
quella odierna. Passato, quest’ultimo, dall’essere stato “il più adorato
dall’italica gente subito dopo Dio e Gesù ” nei primi anni novanta ed oggi
cacciato a calci in culo dal Tempio della democrazia che la sua presenza ha
profanato ed insozzato. Un mendicante politico, ricco delle sue appropriazioni
più o meno indebite. E come potrà fare, Bersani, quando Grillo e la sua compagnia bella vorranno lasciare l’Euro,
vorranno uscire dall’Europa del Fiscal
Compact e di Maastricht , vorranno disfare
la Torino – Lione, abbattere la TAV, eliminare i rimborsi elettorali ai
partiti, mettere le manette al primo stormir di sospetto e senza alcun
processo? Forse potrebbe scegliere l’altra soluzione: cospargersi il capo di
cenere ed andare genuflesso a Canossa, dal PDL e studiare quanto sia possibile
fare insieme per il Paese. Ma come farà questo centrosinistra a perdere del
tutto la faccia, dopo venti anni tutti
passati a spacciare il centrodestra e Berlusconi come imbecilli,
corruttori, evasori fiscali ed altre carinerie del genere , genuflettendosi
davanti non ad un avversario politico ma, come lui lo intende, ad un nemico di
una vita? Penso sarebbe impiccato per le vie brevi dai suoi vopos del suo partito, Scalfari a infilargli il cappio e
qualche pretenzioso principe piemontese ad agitare la botola dell’esecuzione.
Oggi dunque, dopo i due fallimenti sopra ricordati, la missione di Bersani e del centrosinistra è
diventata tanto ardua da apparire sinceramente disperata. Perché se alla fine
ciascuna delle due opzioni si rivelasse troppo dolorosa, se dunque la
missione terminasse con una fine ingloriosa, cosa resterà mai in piedi di
questo centrosinistra capace di
distruggere, davanti agli occhi di tutto il mondo e per la terza volta nel
breve giro di un paio scarso di anni, la possibilità di governare l’Italia?
Dunque queste elezioni politiche le ha
perse il P.D., clamorosamente, il frastuono del crollo si sente fino in Asia.
Le ha vinte il partito della protesta e
dell’astensione, perché fra il M5S e l’astensionismo, la protesta e
l’astensione hanno avuto il consenso di cinque votanti ogni dieci aventi
diritto. Un trionfo. Adesso però che ognuno di voi si sforzi per capire “chi”
ha costruito, mattone su mattone, questo nuovo partito politico, il vincitore
di queste elezioni, che minaccia di portarci nel fondo degli abissi. Povera
Italia!
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Roma martedì 26 febbraio 2013
Gaetano Immè