NAPOLITANO ED IL SUO MASSACRO
DETTA COSTITUZIONE
Come è possibile, mi chiedo
spesso, che in un Paese che si vanta di
essere anche democratico e la cui Costituzione impone che la sovranità politica
spetti solamente ai cittadini e molte
altri principi democratici inalienabili , un tizio, che si chiama Presidente
della Repubblica ( che il Cittadino non
ha mai votato e meno che mai ha eletto) possa nominare, scegliere, incoronare un emerito sconosciuto (che nessun
cittadino ha mai votato, né eletto) il quale
a sua volta possa scegliere a suo
insindacato giudizio tutta una serie di suoi amici o di sodali ( anch’essi mai
votati da nessuno e mai eletti ) nelle cui sconosciute mani finisce il destino
del nostro Paese in un momento terribile come questo ? Ma questo Paese lo
governano gli amici del Capo dello Stato oppure quelli eletti dai cittadini? Giorgio
Napolitano è un massacratore della Costituzione italiana,lui che per una vita
ha vissuto nel PCI e che ha nel suo sangue obbedire al partito ( chi ha mai
dimenticato le sue ridicole parodie da “ migliorista” che non appena Stalin o
Togliatti lo incenerivano con uno sguardo scattava all’obbedienza cieca ?) non
riesce a vedere altro che il suo partito, cioè l’attuale P.D. Della
Costituzione se ne sbatte altamente. E neanche perde tempo a farla prima
modificare la Costituzione, no! Come un moderno Marchese del Grillo, davanti
alle obiezioni , ai reclami, alle
proteste che si levano contro il suo operato da monarca e da dittatore, replica
come quel nobile romano, arrogante protetto papalino che soleva dire “ Io so io
e voi nun siete un cazzo!”. Qualche piccolo esempio illustrerà meglio lo
sfascio costituzionale che costui sta attuando. Per la Carta il PdR parla e
dialoga con il Parlamento, non con gli elettori. Avete mai, per caso, sentito
Napolitano fare i famosi “ messaggi alle Camere”? Mai. Per il semplice motivo
che qualche deputato potrebbe anche rinfacciargli in Parlamento il suo scempio
costituzionale. Invece il popolo elettore, che legge quello che la stampa
servile e prone scrive , non può mica controbattere alle invenzioni di parte di
Napolitano. Ovvio. Ovvio e vigliacco, come sempre. Avete per caso sentito
Napolitano dare il messaggio di benvenuto al nuovo Parlamento? Avete voi sentito
Napolitano incitare il Parlamento a
riprendere la sua piena attività istituzionale, ? Neanche per sogno! Avete voi
sentito Napolitano dichiarare fallito e chiuso l’incarico esplorativo a P.L.
Bersani? Sono passati quindici giorni, P.L. Bersani è andato a riferirgli il
fallimento della sua esplorazione, avete per caso sentito Napolitano comunicare
questo al Parlamento e procedere a nuove consultazioni veloci? Neanche per
sogno! Ma è forse cambiata la nostra
Costituzione ed io non me ne sono accorto? Non credo, anche perché è dal 1998,
dai tempi della famosa Bicamerale , quella di D’Alema e che fu trucidata con un
colpo alla nuca da Gherardo Colombo ( la storia della società del ricatto), che
il centrodestra liberale chiede a gran voce la trasformazione del nostro
ingessato Paese in una Repubblica Presidenziale o in un premierato come accade
( ma dal 1956, altro popolo quello francese, altra storia!) in Francia, come è
negli Usa ( dove da sempre il Presidente degli Usa governa anche senza alcuna
maggioranza ), in Germania, in Gran Bretagna, ecc. E perché, allora, Napolitano
non spinge a modificare la Costituzione? Semplicemente perché a Napolitano, da
buon comunista dentro, della Costituzione non gliene fotte niente, la
Costituzione non si cambia perché ai suoi compagni Magistrati non sta bene che
la si tocchi, non sia mai questo Paese diventasse un Paese governabile e
normale ( dove c’è chi governa e c’è chi deve solo applicare le leggi ) . ma
lui fa quello che vuole, tanto nessuno osa protestare. Tutta gente con la
schiena dritta!
Ricordo come il 6 dicembre del 1991 , sotto la determinante spinta del PCI / D S, nel quale Giorgio Napolitano era “ magna pars”, fu presentata in Parlamento, da parte della sinistra post comunista, la richiesta di messa in stato di accusa per l’allora Capo dello Stato Francesco Cossiga per molto meno, per i famosi 29 motivi nessuno dei quali presentava l’importanza democratica e la portata costituzionale di quelli che ho prima indicato. Quei ventinove motivi di accusa contro l’allora Capo dello Stato furono giudicati talmente risibili che il comitato parlamentare , come si legge negli atti parlamentari del 12 maggio 1993 respinse la richiesta di messa in stato di accusa di Cossiga. La Procura di Roma richiese l'archiviazione a favore di Cossiga il 3 febbraio 1992 e l'8 luglio 1994 la richiesta fu accolta dal tribunale dei ministri. Dunque la Magistratura si mosse , eccome si mosse contro Cossiga .
Se rispondesse, poi, a verità e non fosse invece la consueta favola ipocrita, la opinabile tesi secondo la quale il citato comportamento di Giorgio Napolitano, così eclatantemente irrispettoso della Costituzione , fosse la dimostrazione della sua capacità di comprendere le dinamiche politiche fino a trovare soluzioni moderne e nuove che metterebbero in grado di funzionare il nostro inceppato sistema istituzionale, non si comprenderebbe allora quale posto abbia la coerenza nell’azione politico istituzionale di Giorgio Napolitano, visto che ha agevolato ed anche incitato la sinistra nell’abrogare quella riforma istituzionale ( per quanto si vuole migliorabile) che il Governo Berlusconi II aveva approvato nel 2005 e che prevedeva proprio il Presidenzialismo, il monocameralismo, la decurtazione dei deputato al 50%, il premierato,il senato federale, ecc insomma proprio tutto quanto Napolitano starebbe , secondo questa favoletta per idioti, proponendo con la sua azione che, allo stato di diritto, resta un’azione anticostituzionale e dunque perseguibile penalmente, oltre che politicamente. .
Il potere giudiziario, così sollecito per questioni assai poco dignitose se non addirittura ridicole, in base alla sacralità della Carta Costituzionale ed alla sua intoccabilità più volte riaffermata dalla stessa Magistratura , non sente per caso il dovere di prendere una chiara, univoca ed inequivocabile posizione rispetto a questi illeciti aggiramenti di vari dettati costituzionali ? Non era per caso obbligatoria l’azione penale davanti ad una, vera o presunta, notitia criminis , anche per aprire nel Paese un serio dibattito politico e culturale sulla necessità di ammodernamento della Carta ?
=============================================
DEFLAGRA LO SCONTRO INTERNO
AL P.D..
I grandi giornali – i grandi leccaculo insomma – ci raccontano che l'obbiettivo di Giorgio Napolitano sarebbe
la coesione nazionale tra le forze
politiche che continuano a credere nella democrazia rappresentativa. E ancora
ci ammanniscono l’ipocrita scemenza che
anche i due comitati di saggi servano a
questo scopo. Ma non è per niente così. Perché Napolitano chiede alle forze della democrazia
rappresentativa (solo ad esse e non a quella che predica l'avvento della
democrazia diretta per via internet) di trovare comunque un accordo in nome
dell'emergenza economica e sociale. Non per eliminare le proprie diversità ma
per dare vita ad un esecutivo che affronti i problemi del momento, realizzi le
riforme più urgenti e porti il paese in condizioni di stabilità ad una nuova
verifica elettorale ad ottobre o nella primavera del prossimo anno.
Questa strategia del Presidente della Repubblica va però nella
direzione diametralmente contraria alla linea prescelta dal Partito Democratico all'indomani
delle elezioni. Infatti il segretario Bersani ed il suo gruppo dirigente ha
subito respinto la proposta della
coesione nazionale nel timore di perdere consenso a vantaggio del M5S.Ed ha
tentato di convincere il Movimento Cinque Stelle che il cambiamento di sistema invocato
dai grillini – e cioè l’abbandono della democrazia rappresentativa per la
democrazia diretta - passi attraverso il sostegno del M5S ( il cui invocato sistema
di democrazia diretta è lontano mille miglia dalla nostra Costituzione) al
governo di P.L. Bersani, di quel centrosinistra cioè che della difesa della
Costituzione e della democrazia rappresentativa hanno fatto il loro principale cavallo di battaglia nell'intero
secondo dopoguerra.
Da questa ottica politica io
vedo la strategia del Capo dello Stato radicalmente opposta a quella del segretario del Pd e del suo staff
di scienziati.
Napolitano non fa altro che seguire la strada della tradizionale sinistra
comunista e post-comunista, come ho spiegato nel precedente articolo di questo
numero. P.L. Bersani invece rompe con quella tradizione, perché convinto che
parte del proprio elettorato sia sensibile alla suggestione della rivoluzione
per l'abbattimento del vecchio sistema e la nascita della democrazia
partecipativa via internet. La partita in corso, dunque, si svolge tutta
all'interno del perimetro politico e culturale della sinistra post-marxista.
Lo scontro è dunque tra Napolitano e
Bersani. Guardando invece questi fatti con occhio a largo raggio,si può invece
rilevare come
lo scontro sia tra chi nel Pd crede che
la democrazia rappresentativa vada rinnovata ma non sostituita e chi è convinto
che per non farsi svuotare dal nemico a sinistra il Pd debba cavalcare il tema
della rivoluzione per la democrazia diretta. Come insegnava ed ammoniva Pietro
Nenni ( “ mai fare il puro perché c’è sempre alla tua sinistra qualcuno più puro di te, che ti epura!”)
, pur con il rispetto dovuto a questo travaglio intellettuale ed interno del
P.D., questo rispetto non può far dimenticare che mentre i post-comunisti
discutono tra di loro (rigorosamente tra di loro) il paese rischia di
affondare. E, soprattutto, che la maggioranza degli italiani non sembra affatto
disposta a rinunciare al modello di democrazia rappresentativa frutto della
storia del mondo Occidentale per rincorrere un modello di democrazia diretta
ispirato non tanto al giacobinismo totalitario della Rivoluzione francese
quanto all'anarchismo sanguinoso delle primavere arabe. Sarà il caso che questa
maggioranza di italiani incominci a farsi sentire.
==============================
CALIFANO E JANNACCI: LA
SOLITA IPOCRISIA DEI LECCACULO PROFESSIONALI.
Secondo il consueto canovaccio scritto dall’esercito degli scribi
ipocriti e dai leccaculo professionisti , quasi tutti i giornali ricordando Franco Califano ma si sono
ben guardati di rammentare anche tutte le disavventure giudiziarie del
“Califfo” limitandole alla vicenda che portò in carcere Walter Chiari e Lelio
Luttazzi, per uso e spaccio di droga. E anche su questo dovrei sbattere sul
muso di questi pennivendoli maledetti che ogni volta che si richiama in causa Lelio Luttazzi si dovrebbe prima di tutto ricordare che “el can de Trieste” era
assolutamente estraneo ai fatti contestati, che patì le pene dell’inferno a causa
di quella in giusta carcerazione e soprattutto che, anche se poi
successivamente definitivamente dichiarato del tutto estraneo a quello schifo
di cui era stato accusato ingiustamente, da quell’esperienza ne uscì schiantato,
senza, ovviamente, che nessuno abbia pagato Califano venne coinvolto, anzi ficcato a forza è il caso di dire, nella
vicenda che in precedenza aveva portato in carcere Enzo Tortora, nell’ambito di quell’inchiesta che doveva essere il
“venerdì nero della camorra” e fu invece un venerdì (e non solo un venerdì)
nerissimo per la giustizia italiana. E Califano serviva, eccome: il suo
passato, il suo non aver mai nascosto amicizie “pericolose”, l’uso ammesso
della cocaina, serviva evidentemente per legittimare i precedenti arresti, in
omaggio a teoremi che cominciavano a scricchiolare. Solo che anche Califano era
innocente, con la camorra e i suoi traffici non aveva nulla a che fare; e da
quelle accuse, alla fine, venne assolto. Ricordare quell’arresto, quella pagina
che il buon gusto impedisce di qualificare come si vorrebbe, significava
ricordare e rievocare tutta quella vicenda. Meglio ignorare tutto, confidare
sul tempo trascorso, e sulla memoria che si scolora, vero scribacchini leccaculo?Ma
non vi ricordate ? Ci volle Gino Paoli , che lanciò un accorato appello al
presidente della Repubblica di allora per far intravedere la verità che la
Magistratura teneva nascosta. Ad accusare Franco Califano furono due "pentiti": Pasquale D' Amico e
Gianni Melluso, detto anche "cha-cha". Ma D' Amico poi aveva
ritrattato le sue accuse. Melluso, invece le aveva reiterate, raccontando di
aver consegnato droga a Califano in un paio di occasioni: nel sottoscala del
"Club 84", vicino a via Veneto, a Roma; e successivamente nell'
abitazione del cantante a corso Francia, sempre a Roma. Erano tutte panzane
rifilate ai signori Magistrati onde assicurarsi qualche beneficio carcerario da
parte di questi due delinquenti, perché nel "Club 84" il sottoscala non
c’era e perché Califano in vita sua non ha mai abitato a corso Francia. Roba da
non credere. Infine quel duo di
squallidi rubagalline , ai quali solo dei Magistrati bisognosi di immediato
ricovero in manicomio potevano credere, sostennero che Califano in compagnia di camorristi avrebbe effettuato
un viaggio da Castellammare fino al casello di Napoli, a bordo di una Citroen o
di una Maserati di sua proprietà; automobili che Califano non ha mai posseduto.
Dato il modo di condurre le indagini da parte di quei Magistrati ( tutti
ovviamente hanno fatto una splendida successiva carriera , ci mancherebbe
altro!) non poteva che finire in una
assoluzione piena: per Tortora, per Califano, e per tantissimi di coloro che in
quel blitz vennero coinvolti. Ma a prezzo di sofferenze indicibili.
Con la stessa ipocrisia ed ignoranza, i soliti leccaculo mascherati
da giornalisti hanno decantato Enzo Jannacci. Ma nessuno ha
avuto l’onestà intellettuale di ricordare come Jannacci non fosse soltanto un grande poeta, un grande
cantastorie, un aedo di Milano da bere, ma anche una persona intellettualmente squallida.
Si può essere grandi per alcuni aspetti e miserabili per altri. Solo quelli
veramente grandi non sono mai dei miserabili. Purtroppo è accaduto anche al
grande Enzo Jannacci di essere un miserabile. Fu quando ripetutamente augurò,
come fosse una cosa normale, a chi votasse per il centrodestra una nuova
piazzale Loreto. Io per esempio, che non sono un grande né un venerando
saltimbanco, né un clown o un cantastorie, ma un vero liberale, non sono mai
sceso tanto in basso da augurare ad un ebreo una nuova shoa o ad un comunista
una nuova Lubianka. Non me ne volere, Enzo, ma è la verità. Ciao.
=================================================
Roma, giovedì 4 aprile 2013
Gaetano Immè