BERSANI, GOTOR E LA CRICCA DEGLI INCOSCIENTI
No all’elezione diretta del Presidente della Repubblica. No
all’elezione diretta del Presidente del Consiglio. No. Perché? Perché siamo
una democrazia parlamentare. Perché non vogliamo che ci sia un uomo solo al
comando. Perché abbiamo paura della dittatura. E allora beccatevi sui denti questa democrazia parlamentare paralizzata,
timorosa, che non fa governare, bloccata da un rigurgito di fascismo
autoritario che se ne fotte d’essere minoranza e che pretende di comandare il
Paese pur avendo solo un consenso del 15% degli italiani ( il M5S ha il 25% dei
votanti, che sono stati il 75 % degli aventi diritto) , ricattata ed intimidita
dalla Magistratura, un semplice ordine
dello Stato che, non a caso, i
lungimiranti padri costituenti decisero saggiamente di escludere dai “ poteri”
dello Stato : mai come in questa ultima elezione abbiamo avuto la dimostrazione
dell’immobilismo che causa, della
continua intimidazione della Magistratura sulla politica , del ricatto
dei P.M. sui parlamentari e sui partiti politici . Perché quelli che non
vogliono il presidenzialismo sono i compagni di partito di Giorgio Napolitano,
un comunista che ha stravolto a suo piacimento la nostra Costituzione,
diventando lui, il “ solo uomo al comando”, proprio quello che ha sempre detto
di temere; sono gli stessi che ad oltre 50 giorni dalle elezioni non riescono
ancora a farsi una ragione di non aver
vinto le elezioni. Sono gli stessi che non arrivano neppure al 30% dei voti e
pretendono di governare da soli. Sono sempre quegli stessi che, in campagna
elettorale, promettevano “ se vinco col
51 % governerò come se avessi solo il 49%” e infatti s’è visto! Sono quelli
che col 30% scarso si sono accaparrati la Presidenza della Camera, quella del
Senato, vogliono fare un governo senza avere i numeri per farlo e vorrebbero
anche eleggere un “loro “Presidente della Repubblica, come se un Ciampi ed un
Napolitano non abbiano colmato la misura . Sono sempre gli stessi, quelli che
nel 2006 hanno fatto il peggio della storia dell’Italia repubblicana, una banda
di rapinatori da valico all’ assalto della diligenza istituzionale : l’hanno depredata,
svuotata, scarnificata come jene fameliche. Bertinotti alla Camera, Mancino al
Senato, Napolitano al Colle, Prodi a Palazzo Chigi, Onida alla Consulta. Che
mancava? Forse la Presidenza della bocciofila di Montecitorio. Sono gli stessi
che proprio perché siamo in una democrazia parlamentare non accettano di fare
accordi per arrivare alla maggioranza in quel Parlamento che considerano
sovrano anche del potere esecutivo. Sono gli stessi che , a corto di argomenti
politici concreti, passano gli anni ad accusare di voler diventare un dittatore
il leader del centrodestra, l’unico che insiste sulla necessità del
presidenzialismo da quindici anni, fin dai tempi della famosa Bicamerale, l’unico
che non sta chiedendo di governare da solo, l’unico che dal giorno dopo le elezioni
ha capito che in una democrazia parlamentare è imprescindibile l’accordo quando
nessuno vince le elezioni, l’unico che in campagna elettorale ha avuto l’onestà intellettuale di dire agli
italiani “ datemi il 51% dei voti se
volete che Governi “, l’unico a voler fare , seguendo vie legali e
costituzionali, quella riforma
presidenziale che ci permetterebbe finalmente di distinguere il potere
esecutivo da quello legislativo, il Governo dal Parlamento, l’esecutivo dal
Legislativo, l’Italia da un Paese del Terzo Mondo
Sono
passati 50 giorni dalle votazioni ,
Bersani ha consultato l’universo mondo, ha cercato vanamente di comprare qualche mucca vagante nel prato
della transumanza parlamentare anche se
marchiata a fuoco M5S – sul quale scouting nessun Magistrato ha ritenute
di accendere i riflettori del voto di scambio –, sono 50 giorni che il M5S
deride ed umilia il P.D. bersaniano rigettando sprezzantemente le sue
profferte, sono sempre 50 giorni che il leader del centrodestra dichiara di
essere pronto, per il bene del Paese, alla “ grande coalizione per governarlo,
previo accordo su un nome di garanzia al Colle” , ma loro, gli Orfini, i
Fassina, i Bersani, i Gotor, vale a dire quei veri scienziati che sono stati
capaci di perdere una competizione elettorale che , senza di loro, il P.D.
avrebbe vinto a mani basse , ebbene costoro ancora oggi non vogliono
vedere la cruda verità e si ostinano
ancora a pretendere – come fa tale Prof. Gotor su Il Foglio di giorni
orsono ed Ezio Mauro su Repubblica – il
governo di minoranza o della “ non sfiducia” ,prendendo ad esempio quel
monocolore democristiano guidato da Andreotti del 1976. Davanti alle uniche tre soluzioni politiche possibili ( una: PD + M5S, rifiutato; due: PD + PDL,
non voluta dal P.D.; tre: rinuncia al mandato esplorativo) il P.D. bersaniano
insiste nel legittimare politicamente il
M5S ma senza incassarne alcun profitto ed a tentare la sola via politica che da
venti anni cocciutamente insegue: la criminalizzazione del centrodestra imponendo al Paese, col suo misero 30% di
voti, la tirannia della minoranza . Che un Presidente della Repubblica di parte,
com’è Napolitano ed una Costituzione
ridicola – altro che la più bella del
mondo – sfacciatamente gli consentono.
GOTOR FA A TOCCHETTI LA
STORIA, COME FOSSE UNA MORTADELLA
Considerato (o spacciato ?) come consigliere politico di Bersani e dunque responsabile principale di questa sonora sberla rimediata sui denti dal
P.D., il Prof.
Gotor illustra ancora una volta la proposta del “ governo di
minoranza”e lo fa, nell’intervista su “ Il Foglio “, prendendo ad esempio e
paragone i Governi monocolore democristiani guidati da Andreotti degli anni
76/79. “Credo – dice Gotor .- che la nostra
proposta ( governo di minoranza Bersani) sia simile a quell’esecutivo di
minoranza che ha governato l’Italia fra il ’76 ed il ’78. E come il PCI
consentì , con responsabilità e coraggio, alla DC di assumere la guida del Governo, così non
vedo – prosegue lo
stratega politico – perché oggi Berlusconi ed il PDL non debbano dimostrare altrettanto coraggio e senso di
responsabilità nazionale per far partire un governo di cambiamento.” E’ incredibile che tali
superficialità storiche e politiche provengano da un personaggio dedito, pare,
all’insegnamento della storia all’Università. E’ ridicolo che il Prof. Gotor
prenda un’etichettatura politica del ’76 e la ricontestualizzi nel 2013, semplicemente
spacchettandola, come se si trattasse di un cibo surgelato. Vorrei ricordare a
tutti coloro che credono a simili mistificazioni intellettuali, che quei
governi monocolore avevano la “ garanzia della non sfiducia da parte del PCI” in tasca, firmata nero su bianco “prima” di presentarsi
in Parlamento per la fiducia. Che lo sperato sorpasso del PCI sulla DC non
avvenne, tanto che alle elezioni di Giugno ’76 la DC tenne e vinse con un 38,7%
mentre il PCI si fermò ad un deludente
34,4. Che il PCI ,pur non ottenendo Ministri, ebbe allora tutta una
serie di Commissioni a sua guida e di posti
istituzionali( solo per memoria e dedicato a chi invece pretende di giocare
all’asso pigliatutto nel 2013 : Pietro Ingrao, Presidente della Camera, Nilde
Jotti Presidente Commissioni Affari Costituzionali, Giuseppe D’Alema Presidente
della Commissione Finanze e Tesoro, Napoleone Colajanni Presidente della
Commissione Bilancio del Senato, solo per ricordare le maggiori evidenze). Che
l’operazione politica varata da Moro, Zaccagnini e Berlinguer ebbe sopra tutto
lo scopo di inserire il PCI nell’area di governo,scrostandogli da dosso almeno
una parte dalla scorie che il terrorismo rosso gli aveva appiccicato addosso;
che esisteva a quel tempo la guerra fredda, il mondo diviso in due blocchi e
che Berlinguer, pur con tutti i suoi arabescati distinguo, non prese mai una
posizione decisa contro i missili sovietici. Appare oggi veramente ridicolo che
i bersaniani propongano ed indichino come loro modello il monocolore della non
sfiducia ( che peraltro dovrebbe essere fornita dal centrodestra al PD solo
dietro un Presidente della Repubblica neanche di centrodestra ma semplicemente gradito
ad entrambi gli schieramenti secondo fumose formule ipotetiche) di quei tre
anni che peraltro condussero all’orda demagogico – moralistica di Berlinguer, allo
scempio del rapimento di Aldo Moro ed
alla stagione del peggior terrorismo delle nuove Brigate Rosse. Nel
ragionamento, poi, del Prof, Gotor non si capisce bene quale sarebbe il
vantaggio del PDL nel non sfiduciare – cioè sostenere - il Governo Bersani di minoranza oltre al
consueto ed opportunistico richiamo al bene del Paese. Perché, se la logica ha
ancora diritto di cittadinanza nella politica, una tale folle manovra
servirebbe solo a fare scomparire il PDL, facendo fuggire come lepri i moderati
che mai hanno voluto votare o sostenere , dal 1948 ad oggi, gli ex comunisti. In
parole spicce: Berlusconi ed il centrodestra hanno governato con strepitose
affermazioni elettorali il Paese vincendo tre elezioni su cinque e, senza la
Magistratura alla Di Pietro avrebbe avuto ottime credenziali anche nel ’96 e
nel 2006. Non è dunque certo né Berlusconi né il centrodestra che hanno bisogno
di avalli da parte del P.D. o di Bersani o di Gotor. Tutto semplicemente
assurdo e ridicolo.
La situazione è talmente folle da riderci sopra. Il paradosso è che ora l'unica speranza di
salvezza di Pier Luigi Bersani si chiama Silvio Berlusconi. Già, proprio quel leader del centrodestra che all'indomani del voto il segretario del Pd
avrebbe voluto dichiarare non candidabile e sbattere in galera per convincere
un pezzo del Movimento Cinque Stelle a sostenere il suo tentativo di formare il
governo. Sono
sempre loro, gli stessi che vogliono trasformare il Parlamento democratico di
questo Paese in una manica di delinquenti che si autorizzi da solo a sparare
alla nuca del leader del centrodestra per sbarazzarsene. Se tocca a loro , vogliono
un sistema in cui il vincitore possa governare da solo anche avendo ottenuto
solo un voto ogni sei elettori. Loro
ancora sono schiavi del regime comunista , al quale non servivano
proprio i voti del popolo. Loro neanche lo sanno, ma se ricondotto in un regime democratico, quel
loro delirio comunista dell’uomo solo al comando diventa quel presidenzialismo
che da sempre il centrodestra vorrebbe introdurre. Do you remeber Bicamerale? E quando il centrodestra approvò quel che
poteva, una modesta riforma istituzionale e costituzionale che comunque
prevedeva una sorta di premierato, la fine del bicameralismo, il dimezzamento
del numero dei deputati, il senato federale, ecc e che avrebbe potuto essere
sempre migliorata, con alto disprezzo del ridicolo promossero, accodandosi ad
un Di Pietro, il suo referendum abrogativo. Era quello che la famosa Bicamerale
aveva costruito e che poi la Magistratura di sinistra bombardò. L’ho sempre capito che i Padri
Costituenti scelsero questa forma di democrazia che non fa governare perché
temevano sopra tutto ( ed anche giustamente per quei tempi foschi) il ritorno
alla dittatura. Ma hanno sbagliato di grosso. E diciamolo francamente una buona volta e facciamola finita col passato, perché così non se ne esce. Non
possiamo rimanere inchiodati all’antifascismo perché genera solo sfascismo né
all’anticomunismo che genera fascismo.
Ecco,
torno a bomba, noi da 65 anni pretendiamo di far governare lo Stato al potere
legislativo, mischiandolo in malo modo con quello esecutivo, ed eccolo il
risultato: lo stallo fallimentare della democrazia e dell’economia. Il
Parlamento deve fare solo le leggi. Abbiamo bisogno di un Governo che le renda
esecutive, che agisca, che prenda provvedimenti pratici, non che legiferi, che
si assuma la responsabilità delle sue scelte ed al termine del suo mandato, sia
giudicato per questo, ma dagli elettori non da
servili “ nominati” in Parlamento.Sembra solo una questione secondaria ,
ma non è così, è vitale.. Il risultato è sotto gli occhi di tutti noi, abbiamo
avuto per mezzo secolo un
consociativismo che è frutto solo di questa anomalia, di questa sballata
democrazia parlamentare, che dà ad ogni parlamentare un potere di veto immenso,
perché può far cadere il governo ogni volta che gli gira e va. E cosa hanno fatto i governi per impedirlo,
per tenerseli tutti buoni? Nulla. Ogni tanto sento qualche idiota urlare contro
il “ mandato senza vincolo” come se quella sacrosanta norma fosse la sola
responsabile dello sfascio. Dicono costoro che se sei eletto ( cioè nominato)
con un certo partito e te ne vuoi andar via , vuoi la tua libertà, devi
dimetterti dallo scranno. Ma come si può pensare di difendere la democrazia
limitando quella del parlamentare? Ma come si può pensare di limitare o
addirittura di abrogare un principio che deriva dritto dritto dalla rivoluzione
francese? La via per la governabilità non può passare attraverso la riduzione
della libertà di coscienza dei deputati, ma va ricercata solo nell’attribuire
maggiori poteri, garantendosi con i famosi pesi e contrappesi, al Governo, al
Premier, insomma al Presidente. Se avessimo una democrazia presidenziale, il
Governo dovrebbe rispondere solo agli elettori a fine mandato e solo loro
potrebbero sfiduciarlo se non ha mantenuto le promesse, se li ha fatti stare
peggio, se non gli ha permesso di lavorare, di vivere, di sopravvivere.
Perché un Governo eletto dal popolo si
deve assumere la responsabilità delle proprie scelte, del proprio immobilismo,
dei propri errori e paga per questo. Chi è invece responsabile in
una democrazia parlamentare? Pirandello? Uno, nessuno, centomila? Tutti i
parlamentari, quindi nessuno. Bel risultato! Conseguenza: non sapendo con chi
prendersela, gli italiani se la prendono con tutti e quindi con nessuno,
finendo per continuare, da un lato, a votare gli stessi partiti, se
innocentisti, e, dall’altro lato, a rifugiarsi nell’antipolitica, se
colpevolisti. Arriveremo prima o poi a capire che la colpa è dell’impianto
costituzionale e finalmente a deciderci a cambiarlo? Siamo talmente
imbottigliati in questa deleteria commistione tra potere esecutivo e
legislativo, che non ci rendiamo neppure conto dell’assurdità di un sistema in
cui un Governo per pagare i propri debiti deve fare una legge. Siamo da
manicomio. Viviamo in un Paese dove impera ovunque l’arretrato, dove ogni singolo funzionario ha
potere di vita o di morte sui cittadini, di bloccare o sbloccare una pratica,
un pagamento, un nulla-osta, come più gli aggrada, proprio perché nessuno
risponde di questa inerzia, perché non c’è una catena esecutiva di potere che
si assuma la responsabilità di questo scempio. Proprio perché l’Italia
repubblicana un Governo che sia davvero esecutivo non l’ha mai avuto. Ne avete
l’occasione signori miei, mai come oggi l’avete avuta, di cambiarlo questo
disastrato sistema. La Francia l’ha fatto da molti anni. Allora, disse
qualcuno, la ricreazione è finita. Da noi, siamo ancora al pasto di
mezzogiorno.
Se
Bersani vuole concretizzare il sogno di poter entrare a Palazzo Chigi assumendo
la guida del governo del paese non ha altra strada che quella di un accordo di
ferro con il leader del centro destra concordando il nome del successore di
Giorgio Napolitano al Quirinale ed accettando le richieste di Berlusconi sulla
composizione dell'esecutivo. La conferma definitiva della linea anti-sistema
del Movimento Cinque Stelle ed i minacciosi richiamo al realismo di
Franceschini e di buona parte della nomenklatura del Pd non consentono a
Bersani, sempre che non decida di tirarsi indietro consegnando il partito a
Renzi o puntando alle elezioni anticipate (ma sempre consegnando il Pd al
proprio avversario interno), una qualsiasi alternativa all'accordo con il centrodestra
. Il leader della sinistra deve cospargersi il capo di cenere ed andare
inginocchiato ad Arcore come fosse Canossa.
Ma i suoi margini di manovra, pressato com'è
dall'intransigenza grillina e dalla dissidenza interna, sono molto esigui. Può tentare di convincere Berlusconi a non
pretendere un candidato di centro destra al Colle in cambio di una
partecipazione diretta del Pdl nella compagine governativa, cioè della piena
legittimazione politica e morale del centro destra e del suo massimo
rappresentante. O viceversa, può accettare di votare Muti o Gianni Letta al
Quirinale in cambio di avere il via libera non ad un governissimo ma ad un
governo di scopo dai compiti e dalla vita limitata. Ma oltre queste due
limitazioni rigide non può andare. E se non riesce a trovare un punto di
mediazione possibile (ed accettabile da parte di Berlusconi) entro il perimetro
delineato non ha altra strada che gettare la spugna ed uscire di scena in
maniera definitiva con il marchio infame di chi s’illudeva d’aver vinto ancora
prima di giocarsi la partita che poi ha clamorosamente perso.La sorte di
Bersani, quindi, dipende, ma guarda tu la vita che ti combina, proprio da quel Berlusconi, da quel leader del
centrodestra cui Bersani aveva promesso di sparare in testa col consenso di un
Parlamento composto da banditi da valico. Potrebbe essere il momento della
verità per il P.D. Se Berlusconi ed il popolo di centrodestra vorranno,
potrebbero scatenare dentro il Pd una
fase di furiosi e rusticani regolamenti interni
destinata a frantumare la sinistra e trasformare il centro destra, in
una versione ovviamente allargata al centro ed alle forze riformatrici, la sola
alternativa alla forza anti-sistema di Beppe Grillo. È difficile prevedere se
Berlusconi sceglierà la strada della grazia o del colpo di grazia nei confronti
del proprio interlocutore. La natura del Cavaliere e l'interesse per un
Presidente della Repubblica non espressione della sinistra lasciano pensare più
alla prima che alla seconda ipotesi. Anche perché, comunque vada, alla seconda
ci penseranno i dissidenti della sinistra oltranzista e giacobina.
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Il
M5S s’è fissato da qualche giorno a voler formare subito le Commissioni
parlamentari. Ora si dà il caso che per formare le Commissioni occorre prima
formare un Governo. Dunque l’intimidazione del M5S all’istituzione parlamentare
di occuparla militarmente – come nelle assemblee studentesche d’antan – è una
intimidazione rivolta alla persona sbagliata, anzi, alla vittima di Bersani e
del P.D.. Questo per un motivo semplice che pare sfuggire ai cittadini
onorevoli del M5S. Che le Commissioni servono per tutelare e dar voce alle
minoranze ed all’opposizione. E come si fa a sapere qual è l’opposizione se non
c’è neanche un Governo? Pare che questo non interessi niente al M5S il quale
viaggia col suo delirio di onnipotenza credendo di essere comunque la sola ed
unica opposizione. Mi sento in mezzo ad una banda di matti scatenati, tutti
convinti della propria egemonia. Il P.D. presume di essere l’unico in grado di
governare e di averne diritto, anche se non ha i numeri per farlo. Il M5S
presume di essere la sola opposizione parlamentare. Qui urge manicomio e
strizzacervelli capaci. Il P.D. blocca il Paese da 50 giorni cercando di
acchiappare un potere che i suoi numeri non gli consentono in una democrazia.
Il M5S blocca otto milioni di voti, ma non partecipa alla democrazia e pretende
di imporre una sorta di inattività istituzionale nella quale risulti fondamentale il suo
ruolo: come fu con la marcia su Roma del 1922. La realtà è puerile,
dissacrante. Il PD non sa che pesci prendere e segue mire egemoniche da regime
della minoranza. Per il M5S la cosa è ancora più semplice: hanno avuto otto
milioni di voti, ma non sanno che farne. Ora il vero problema è questo: sono
solo incapaci o sono malandrini e truffaldini ?
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PRODI, I CRETINI E DON
GENNARO, O SCUPATORE!
Quel che mi ha fatto più pena, nelle ore immediatamente
successive alla morte di Margaret Thatcher, Iron Lady, è stata lo tsunami di biliose,
astiose critiche, di giudizi sprezzanti : è evidente come tali reazioni
dimostrino come sia stata indelebile la ferita sanguinolenta che Margaret Iron
Lady inferse, con la sua azione politica, con la sua rivoluzione liberale e
democratica , agli avversari politici del mondo intero. L’iracondia vomitevole degli omuncoli biliosi che hanno
inneggiato alla sua scomparsa dimostra,
pistola fumante, la sua ineguagliabile
grandezza politica . Come è nella sua indole di ometto meschino , solo dopo la
morte di Iron Lady ha avuto il coraggio di aprire bocca il nostro , si dice, futuro
Presidente della Repubblica, quel Romano Prodi meglio conosciuto come lo
smantellatore delle partecipazioni statali italiane o come il medium di Bologna.
Hollywood e Meryl Streep nel film "The Iron Lady" con pesante
indelicatezza usarono l’Alzheimer che dal 2008 aveva colpito la leader
conservatrice Uk, per trasformarlo in un insieme di improbabili e bugiardi
rimorsi allucinati, che avrebbero riguardato le idee unpolitically correct della
lady di ferro, dalla difesa della pena di morte all’antiabortismo,
dall’antistatalismo, antieuropeismo ed antisindacalismo al patriottismo
militare, fino alla difesa del Sudafrica dell’apartheid. Un metodo tanto
ipocrita e spietato di denigrare, usato dalla sinistra culturale americana, da
risultare peggiore di quello dell’insulto pesante e diretto usato, urbe et orbi,
in “W” o “Forever”nei confronti di Bush e Berlusconi.Ovviamente non è vero che
alla Thatcher si debbano ”crisi e disparità in tutto il mondo”. Le si devono
invece quattro schiaccianti vittorie fondate sulla libertà individuale, quella
della crescita mondiale che; hic et nunc, procede al 4%; quella che in
Occidente ha trasformato la sinistra ed il sindacato Usa e Uk in una destra non
conservatrice ma lib-lab; quella che ad Oriente, ha trasformato Russia e Cina
in paesi capitalistico-dirigisti; quella del ricambio della classe dirigente
sulle elites parassitarie ed inamovibili. Dovunque, i luoghi del sapere e dei media
che pure usufruiscono largamente di questi risultati e delle loro conseguenze,
li disconosce. In Italia lo fanno di più, per una sorta di vigliaccheria che fa
sempre temere le reazioni di masse. Non c’è da rimpiangere la mancata ascesa di
una Thatcher in Italia, che peraltro non si sarebbe potuta realizzare neanche
in Francia, Spagna e Germania. L’Iron Lady era conservatrice, non solo liberale
ma anche patriottico-militarista: interpretava la difesa della libertà
individuale come anche la tutela degli interessi all’estero dei cittadini
(inglesi), cosa comune agli anglosassoni. Un qualunque leader europeo che
imbocchi la stessa strada evocherebbe l’espansionismo europeo e le sue guerre
civili.
La Thatcher risollevò l’Uk dalla decadenza
preparandola per l’attuale forza finanziaria. Una Thatcher europea, che uguale
e contraria al suo modello, punti alla leadership dell’euro, finirebbe in
guerra con Londra e New York. Si è detto giustamente che una Thatcher italiana
avrebbe fatto la fine di Craxi e che i governi Berlusconi sono stati più che
liberali, socialdemocratici, il che è bastato per scatenare una guerra ad
personam.
A proposito la Thatcher mai avrebbe voluto al
vertice le Puppato, le Serracchiani le Santanchè ed amazzoni varie, solo perché
donne capaci di farsi valere urlando nei talk show sull’interlocutore. A Iron
Lady importava solo la qualità, in politica, come nel resto senza badare né a
genere, parentela, cortigianeria. A tutte loro, anche se dello stesso sesso,
avrebbe detto chiaramente il famoso “No, no, e poi no” sbattuto in faccia all’Europa
dei burocrati. L’ avessero accusata di discriminazione, l’avrebbe preso come un
complimento.
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Roma sabato 13 aprile 2013
Gaetano Immè