LETTERA
AL SIGNOR PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA IN PROCINTO DI LASCIARCI
Doveroso
dichiarare preliminarmente di non averla
mai percepita come un vero Presidente
della Repubblica italiana. Lei, comunista convinto, coerente e mai pentito,non
può e non potrà mai rappresentare un convinto liberale laico democratico,
essenzialmente e fondamentalmente contrario ad ogni ideologia massificante come
il sottoscritto e come la maggior parte degli italiani che mai hanno votato e che giammai voteranno per
la sinistra post comunista e per quella post democristiana. Né Lei può
pretendere di rappresentarci per “ nomina ricevuta”, come fosse per “ grazia
ricevuta “ o per “ decreto Legge ” visto che siamo una vera moltitudine (se
recentemente il voto ha avuto i risultati che Ella conosce benissimo), con un consenso
popolare pressoché identico a quello dei presunti vincitori. Come Ceausescu non rappresentava tutti i rumeni,
come Mubarak non rappresentava tutti gli egiziani, come Mussolini o Stalin non
rappresentavano tutti gli italiani o tutti
i russi. Il motivo fondamentale ( tralasciamo,pro bono pacis e per non
scatenare la consueta giaculatoria delle tante prefiche ed anime belle che, salmodiando, replicano
come “ il
comunismo non esista più”, senza sapere di profferire una
stronzata megagalattica) risale alla sua
“deposizione” sul Quirinale E’
costituzionalmente inusuale, anzi decisamente emergenziale “che si elegga un
PdR a maggioranza relativa ed ancor di più che questa “nomina” e la successiva
“deposizione” avvengano grazie ai soli voti della parte politica del
prescelto/nominato e subito appena la Legge consente di nominare con la
maggioranza semplice, cioè al quarto scrutinio. Nel dettare quella norma
costituzionale ( mi riferisco al terzo comma dell’articolo 83 della
Costituzione italiana) i padri costituenti vollero garantire sia la necessaria
ed indispensabile riservatezza ( scrutinio segreto ) dei parlamentari sia,
soprattutto, che il Paese potesse contare su un’istituzione funzionante anche nei
momenti di emergenza sociale onde iniettare, nel DNA della Repubblica italiana
costituzionale, i germi necessari e sufficienti per auto espellere ogni pur debole refolo di dittatura o di
stallo. Così, siccome Lei non è stato “eletto”
Capo dello Stato italiano ma è stato semplicemente “nominato, depositato, incaricato”
di presiedere il Quirinale con il solo voto dei suoi ben noti “sediari quirinalizi”,
trovo, Onorevole Napolitano, adatto, nel
suo caso specifico, l’uso del termine “nominato o depositato” invece che quello
,evidentemente più nobile e decisamente consono ad un vero Presidente della
Repubblica italiana, di “eletto”.
Una simile forma di investitura può essere
fatta apparire – cioè spacciata, riciclata, rifilata – come “ costituzionale”
ma non lo è affatto. Anzi! Una simile vergogna internazionale –
perché un Capo di Stato di parte, in un Paese che si dice anche democratico e
la cui Costituzione si regge sui famosi e decantati “ pesi e contrappesi” , è
una vera vergogna davanti al mondo intero – si è verificata, in Italia,
solamente una volta, quando, nei lontanissimi anni sessanta (nel ’62 per la precisione), Aldo Moro , che stava
realizzando il famoso “compromesso
storico” – Lei ricorderà Onorevole Napolitano quali speranze e sogni di gloria
fossero riposti in quel progetto - ebbe
la necessità di ottenere il consenso della DC non di sinistra. Fu un
momento storico notevole per l’Italia, Antonio Segni era il conservatore
democristiano che poteva costituire per il popolo della democrazia cristiana moderata
, sempre nell’ottica del bilancino dei
pesi e contrappesi costituzionali - qualora depositato al Quirinale - ,una valida garanzia
politica ed istituzionale nei confronti di una politica che lasciava scettica
quella parte del popolo italiano che non volle mai rilasciare all’On. Aldo Moro
ed alla sua svolta a sinistra alcuna apertura di credito al buio. E non a
torto, visto che il PCI non era certo contrariato o danneggiato, ma semmai
agevolato da quel progetto politico ( evento che da solo era sufficiente per
insospettire ed allarmare tutta la maggioritaria Italia anticomunista) e mentre
l’ Italia , inoltre, viveva ancora sotto il tiro dei missili russi del Patto di
Varsavia. E così fu. E di quella scelta dobbiamo essere noi italiani riconoscenti
a Moro ed ad Antonio Segni per aver
consentito al Paese una convergenza politica che appariva ardua se non
impossibile in un mondo dove lo spettro della guerra fredda era sempre
presente. Era anche necessario che il PCI si potesse accreditare come “ forza
di governo” e che abbandonasse la sola
veste di “partito di lotta” per apparire come una forza politica capace di
governare un Paese come l’Italia , instradandolo verso una forma sempre più
compiuta di democrazia.
Questi furono i veri motivi per i quali
l’Onorevole Antonio Segni fu anche lui “depositato” al Quirinale, fu praticamente “un
nominato” dalla sola DC , non certo eletto dal
Parlamento tutto, ma almeno lo fu dopo ben otto inutili scrutini tenuti in
cerca di un nome condiviso. Otto votazioni sono una enormità, perché mentre le
prime tre votazioni prevedono una maggioranza qualificata, le successive
prevedono, come ho detto, invece, una maggioranza semplice. Ed allora il fatto che
per l’On Segni la DC impiegò almeno ben sette votazioni senza convergere i
propri voti sul suo nome, sta a significare come, non ostante i motivi appena
indicati, la DC ebbe un comportamento costituzionalmente responsabile e
corretto, cercando evidentemente di trovare una soluzione di compromesso che
fosse più gradita dall’opposizione. Quando alla fine risultò evidente
l’impossibilità di una scelta condivisa, solo allora la DC forzò la situazione
e fece convergere su Antonio Segni i propri voti e quelli degli altri partiti
moderati. Ma in Italia, onorevole Napolitano, nel 2006 non esisteva certo alcuna emergenza
democratica o costituzionale che potesse somigliare neanche lontanamente a
quella storica opportunità. E vivevamo, inoltre, in un mondo libero e liberato dai
due blocchi, ormai addirittura dimentico dei residui della guerra fredda. Tutti
ricordano come allora la coalizione del
centrosinistra di Prodi vinse le elezioni alla Camera per soli 24.000 voti, mentre aveva perso al Senato, nei
confronti del centrodestra, per la bellezza di più di 500.000 voti. Tuttavia,
grazie al Porcellum, il Governo Prodi si insediò e quella sola parte politica
di quel Parlamento,senza che esistesse una pur minima motivazione, anziché ricercare
e sollecitare il Parlamento a provvedere alla “elezione del PdR ”, celandosi
dietro l’alibi dello scrutinio segreto, dopo la terza inutile votazione, La “nominò” subito per il
Quirinale e provvide ad ivi depositarla. Voleva dire non aver avuto neanche la
benché minima volontà di un nome condiviso da tutto il Parlamento, significa
aver voluto imporre un vero e proprio diktat senza star lì a perder tempo per
salvare almeno la faccia. Dopo appena la
terza votazione ! Che premura, che fretta , che bramosia di arraffare quella
nomina senza perdere ulteriore tempo, neanche per salvare le apparenze, mentre
con l’On Antonio Segni ci vollero la bellezza di ben otto votazioni prima di
far decidere la DC a nominare un suo uomo al Quirinale ! Come non giudicare disgustoso
questo comportamento? E tutto questo avvenne, badi bene , dopo che quella
stessa risicata maggioranza s’era già accaparrata sia la Presidenza del Senato
(con Franco Marini) che quella della Camera ( con Fausto Bertinotti) e la
maggioranza dei Giudici della Corte Costituzionale ( 11 membri su 15). Alla
faccia dei pesi e dei contrappesi!
Durante la Prima Repubblica e non
ostante il famoso “ patto ad escludendum” la distribuzione delle prime tre
cariche dello Stato ha sempre seguito il filo logico dei pesi e
dei contrappesi voluto dai padri dalla Costituzione. Eppure erano tempi
agitati, pieni di fermento civile e sociale e mentre nel Paese si affrontavano
Guelfi e Ghibellini, Capuleti e Montecchi, democristiani e comunisti. Al
Quirinale, ad esempio, dopo i due grandi liberali ( De Nicola e Einaudi , dal
’46 al ’55), si sono succeduti due democristiani ( Giovanni Gronchi, vicino ai
socialisti dal ’55 al ’62 ed Antonio Segni più moderato dal ’62 al ’64), poi il
socialdemocratico Giuseppe Saragat ( dal ’64 al ’71), poi un altro
democristiano (Giovanni Leone dal ’71 al ’78), poi il socialista Sandro Pertini
( dal ’78 all’85 ) e poi , a conclusione della prima fase repubblicana ,
l’ultimo democristiano Francesco Cossiga ( dall’85 al 92). Nel contempo la Camera
vedeva fin dal lontano 1968 alla Presidenza personalità dell’allora minoranza o
dell’ opposizione : di Pertini Sandro ( dal ’68 al ’76), poi di Ingrao (
nel 76/79), poi di Jotti ( dal 79 all’83
e dall’87 al 92), poi Giorgio Napolitano ( dal ’92 al 94), mentre il Senato
veniva riservato a personaggi della democrazia cristiana o di area liberale (
cito , oltre ai noti F anfani , anche Malagodi e Spadolini ).Tutto ciò fino
alla Seconda Repubblica. Durante la successiva seconda Repubblica mentre il
Colle vedeva un democristiano ( Oscar Luigi Scalfaro ), poi un indipendente (
Carlo Azeglio Ciampi) ed infine un ex comunista ( Giorgio Napolitano), la
Camera aveva come Presidenti Giorgio Napolitano (‘92/’94), Pivetti ( ’94 –
’96), Violante ( ’96 – ’01 ) Casini (’01-06), Bertinotti (’06-’08) e Fini
(’08-’12) ed il Senato era presieduto da Spadolini (92/94), da Scognamiglio
(94/96), da Mancino ( 96/01), da Pera (01/06), da Marini (06/08) e da Schifani
( 08/12). Studiando questi dati storici ci si rende conto come nell’era del bipolarismo
maggioritario e dell’alternanza, sia la Camera che il Senato vengono attribuite
al partito vincente, ma lasciando il Quirinale al di fuori della logica spartitoria,
come la Costituzione richiede ed impone. Infatti con il Governo Berlusconi I (’94 -95)
la Presidente della Camera era la leghista Pivetti e quello del Senato
Scognamiglio ( allora di Forza Italia) mentre al Quirinale sedeva il
democristiano O.L. Scalfaro. Col Governo Berlusconi II ( 01 -06) il Presidente
della Camera era Casini (Udc) e del Senato Pera ( PdL) ma al Quirinale c’era
l’indipendente C. A. Ciampi e col Governo Berlusconi III (08 – 11) la Camera
era presieduta da Fini ( allora nel Pdl)
ed il Senato da Schifani (PdL) mentre al Colle sedeva un ex comunista, Giorgio
Napolitano. Vi è dunque sempre stato il rispetto del dettato costituzionale dei
“ pesi e contrappesi” durante i governi di centrodestra della seconda
repubblica. Quando invece esaminiamo i Governi del centrosinistra della Seconda
Repubblica ci rendiamo conto che l’equilibrio dei pesi e contrappesi viene
sempre di più aggredito, dilaniato , sfilacciato, vilipeso, ignorato. Se
infatti col Governo Prodi I la Camera ed il Senato erano presiedute da Violante
e da Mancino mentre al Quirinale sedevano, stando alla pur cangiante
etichettatura politica,quanto meno un democristiano (Scalfaro) e successivamente
un Indipendente ( Ciampi ), nel Governo Prodi II, nel
2006 per l’appunto e per la prima volta nella storia Repubblicana
costituzionale, tutte le cariche istituzionali furono accaparrate dal
centrosinistra:al Colle l’On. Giorgio Napolitano, Fausto Bertinotti Presidente
della Camera e Franco Marini Presidente
del Senato. A Palazzo Chigi c’era Romano Prodi. Alla Corte Costituzionale su 15
membri, 11 di estrazione di sinistra e solo 4 di estrazione di centrodestra. Cosa mancava da razziare ? Forse la Presidenza della
Bocciofila di Montecitorio. E
il tanto decantato “equilibrio fra pesi e contrappesi” (che renderebbe la nostra
Costituzione la “ più bella del mondo”) dove l’aveva accantonato, Onorevole
Napolitano ?
Leggendo le troppe più o meno servili
ed interessate sue magnificazioni che la
dipingevano come un politico con la schiena dritta, come uno strenuo paladino se non addirittura un guardiano della
Costituzione italiana e del suo spirito, come una persona che nel suo percorso si
è sempre schierato a favore del popolo e
dei suoi diritti, non riuscivo a capacitarmi di come invece, secondo il mio
pensiero, quei suoi agiografici e servili ritratti fossero in aperto e solare
conflitto con le sue azioni istituzionali e con quelle sue decantate doti di
rigore e di sobrietà che l’avrebbero caratterizzata. Non riuscivo a capacitarmi
che Lei, dipinto e santificato così rispettoso della Costituzione e del suo
spirito, così dedito al solo ed esclusivo interesse della sovranità politica
del popolo, così attento e misurato a
ritagliarsi addosso un abito di “terzietà super partes “ durante le sue
cariche istituzionali alla Camera, avesse accettato supinamente, senza alcuna
protesta, senza uno scatto di dignità umana e politica, una sua “forzata
deposizione al Quirinale”, dove fu issato dai “ sediari quirinalizi del
centrosinistra” a dispetto almeno dell’altra metà del popolo italiano e mentre
la sua parte politica s’era già comportata come un manipolo di banditi da
valico lanciato, ventre a terra, all’assalto dei posti istituzionali , alla
loro razzia, senza il benché minimo rispetto della Costituzione italiana e dei
famosi pesi e contrappesi. Vedrai,mi illudevo,che Giorgio Napolitano non
accetterà mai, per suo personale decoro, per la sua personale dignità umana e
politica, per non infangare un curriculum vitae indubbiamente prestigioso, non
accetterà mai di non avere il consenso della massima parte del popolo italiano,
non accetterà mai di passare alla storia del Paese come il complice dalla
faccia presentabile di una banda politica dedita alla rapina delle poltrone
costituzionali, non accetterà mai di doversi sedere al Quirinale non per suo merito ma come fosse un palo
destinato dalla sua banda alla
sorveglianza del Colle e per di più sentendosi pure obbligato ed in debito – e dunque ricattato,
minacciato e ricattabile – con i suoi complici. Vedrai, mi illudevo, che mai
Giorgio Napolitano potrà accettare d’essere ricordato come il peggior
Presidente della Repubblica italiana. Mi illudevo, appunto, perché Lei non
perse tempo e subito recitò la sua parte in quella farsa .Dunque Lei si è consapevolmente
e premeditatamente prestato ad agevolare il peggiore assalto per l’ occupazione
dei posti chiave da parte di quel centrosinistra del quale Lei stesso era
“magna pars”.
Ricordando
i suoi numerosi trascorsi anatemi contro
“un certo potere politico” che
avesse solo osato adombrare un simile affronto alla “costituzione più bella del
mondo”e rammentando d’averla sentita per cinquanta e più anni ergersi a strenuo
difensore di quel vero e proprio “sacrario di pesi e contrappesi costruito dai padri
costituenti “, cioè della nostra Costituzione, che nessuno doveva osare
nemmeno sfiorare, violare o manomettere e vederla invece tentare pure di mistificare quella sua vergognosa rapina
politica ammantandola con una sua
pretesa “terzietà super partes ” che servili
suoi chierici politici e mediatici spargevano a piene mani, mi ha fatto
semplicemente vomitare. Lei s’è mascherato da dolce nonnino solo per fare
scempio della Carta e della sovranità popolare, per favorire i suoi “ sediari
quirinalizi” e la loro lobby politica. Un
tale agire , una incostituzionale occupazione di tutti i posti istituzionali da
parte di quella striminzita maggioranza di centrosinistra , vietata dalla
Costituzione dei pesi e dei contrappesi, non ha assunto il dovuto risalto come reato penale solo
perché l’esercizio dell’azione penale spetta a quel simulacro di giustizia che
è la nostra Magistratura, ma certo è una
pratica contraria allo spirito della Costituzione, una vergogna umana e
politica incredibile ,il suo personale ed indelebile marchio di infamia
politica.
La sua
postura, estasiata e rapita,il suo viso atteggiato all’estasi ed alla
celestiale beatitudine nell’ascoltare
qualche comico parassita ed imbecille recitare iperboliche cretinate, tipo “ la
Costituzione più bella del mondo”, mi disgustavano, mi annoiavano . I suoi
noiosi e liturgici sproloqui a perenne glorificazione della stessa Costituzione che mano mano Lei stesso andava dilaniando e
calpestando con le sue stesse azioni, mi rovinavano ogni fine d’anno. Possibile,
mi chiedevo angosciato, che Giorgio Napolitano non s’accorga che quella stessa
Costituzione che lui ha sempre difeso da ogni tentativo di modifica e di
ammodernamento ( salvo però votare per la modifica del suo Titolo V quando il
centrosinistra , vale a dire il suo partito , volle modificarla, con soli quattro voti di maggioranza !), che quella
stessa Costituzione che “ non si deve sfiorare neanche con un fiore”, ebbene proprio
quella Costituzione così venerata, così osannata prevedesse, elevandolo al
rango di dignità costituzionale, l’accordicchio, l’intrigo di palazzo,
l’inciucio, la trattativa da corridoio come
sistema per la nomina del Capo dello Stato italiano. Perché questo c’è nella
nostra Costituzione, questo è sancito dalla Carta Sacra, che il Capo dello
Stato sia carica e nomina riservata ai prìncipi, ai parlamentari, ai dotti, ai
Soloni, ai saggi, a coloro che vedono e che sanno, dove il popolaccio rozzo,
incolto, puzzolente non abbia ad avere voce in capitolo perché lui è solo manovalanza
da voto, una volta ogni cinque anni ed è già anche troppo. In altri Paesi,
anche molto vicini al nostro,questo teatrino sudamericano o socialisteggiante,
questo simulacro di democrazia , questo indegno ed incivile inganno del popolo,
non esiste da un pezzo. Un Presidente francese, per esempio, non viene fuori da
una “trattativa” fra partiti, magari nei cessi dell’Eliseo, ma dal voto popolare, come anche quello
inglese, quello tedesco, per non scomodare quello oltre oceano. Possibile, mi
illudevo, che Giorgio Napolitano, sempre così paladino del popolo intero – non
più della sola classe operaia, perdindirindina- non s’avvedesse come fosse scandaloso, antidemocratico, corruttivo ,
demenziale che a dispetto di tutte le democrazie occidentali solo l’inquilino
del Quirinale sia deciso come una vera e
propria riffa, come una lotteria , come
un Bingo, come fosse un uovo di Pasqua gigante o un Panettone extra large ,
dove un Parlamento, già peraltro pieno zeppo di “ nominati,” si riunisce come fosse un
seggio elettorale , dove peraltro nessuno deve parlare,nessuno deve profferire
verbo,tutti devono, per regolamento, stare muti e zitti, tutti devono obbedire
agli ordini dei segretari dei partiti, ai capi corrente, agli ordini di
camarilla ricevuti e limitarsi a votare,rigorosamente a scrutinio segreto,un
nome? L’accordo su un nome può
nascondere di tutto, corruzione, corruttele, compromessi, ricatti,
intimidazioni, pressioni, concussioni, il nome può essere quello di una “ testa di legno”, quello di un burattino
guidato da fili in mano a gente che vive altrove e che ha ben altri scopi che
il benessere del Paese , può celare
agguati, forzature, rivalità. Possibile, mi chiedevo angosciato, che Giorgio
Napolitano non si renda conto della “induzione alla corruttela” che questo
ferrovecchio costituzionale inietta nello spirito della Costituzione italiana che
ci portiamo dietro dal 1948 e che tramuta gli “ onorevoli parlamentari” in
bambinetti cretini, messi,silenziosi, in fila per quattro, con indosso il loro
bel grembiulino da Onorevole, pronti a scrivere il nome che viene loro imposto,
nome peraltro negoziato nell’oscurità di un corridoio anonimo, magari nei bagni
? Va bene così, vi rende orgogliosi che il nostro Presidente della Repubblica
sia nominato così? Che sia il frutto di un baratto, di una trattativa, di uno
scambio di favori? Ma che razza di Paese è l’Italia se si discute sulla nomina
della più alta carica dello Stato a colpi di sputtanamenti sessuali o di palate
di fango spruzzate a piene mani dalla stampa sui nomi non graditi ai loro
editori? Gabanelli, Fo, Strada , Rodotà for President? E perché no Totti ? O
Crozza? O Vissani ?
Voglio ora ricordare un’altra data,
emblematica sia per l’On. Napolitano che per l’Italia, quella del 2 febbraio
1992. Giorgio Napolitano era il Presidente della Camera , Spadolini quello del Senato, al Colle c’era O.L. Scalfaro , al
Governo c’era Giulio Andreotti per il suo VII governo. Quel giorno Napolitano ,davanti
alla richiesta del P.M. Gherardo Colombo del Pool di Milano che aveva spedito alla Camera la Guardia di
Finanza con l’ordine di acquisire copia dei bilanci del PSI degli ultimi cinque
anni, decise di reagire. Sfoggiando una virulenza inusuale nella difesa della
dignità del Parlamento – peraltro già in
piena crisi di consenso - Napolitano replicò al Comandante della Guardia di
Finanza che le forze dell’ordine non potevano entrare nel Parlamento in nome di
quell’inviolabilità della quale il Magistrato inquirente – e cioè il P.M. Gherardo
Colombo - avrebbe dovuto essere ben
edotto. I bilanci del PSI, come quelli di tutti i partiti politici, dovevano
essere stati, inoltre, pubblicati sulla
Gazzetta Ufficiale per obbligo di Legge. Dunque la richiesta del Pool di Milano
, che cadeva ancora prima che esplodesse lo scandalo del mariolo Mario Chiesa,
evento datato ufficialmente solo il 17 febbraio 1992 ma che certamente era in
gestazione, non aveva alcuna logica né alcuna giustificazione, se non quella di
costruire un quadro che permettesse di attribuire un alone di difensore del Parlamento al suo Presidente,
a Giorgio Napolitano. Perché, in verità, Napolitano non reagì, come avrebbe
dovuto in quella occasione, contro la Magistratura, ma si scagliò,
inspiegabilmente , contro l’ortolano del caso, contro la parte più debole , contro
un organo di pura esecuzione, cioè contro la Guardia di Finanza.“ Si è richiesta in
modo irrituale – scrisse nel comunicato
stampa quel giorno Giorgio Napolitano – agli uffici della Camera copia di atti
peraltro già pubblicati per obbligo di Legge
sulla Gazzetta Ufficiale. La segreteria generale della Camera ha contestato la irritualità e la
incomprensibilità di tale passo.” Perché mai, mi sono sempre
chiesto, questa sua postura arrogante con i deboli e servile con i potenti (della
Magistratura milanese), perché quel parlare impersonale senza fare nomi e
cognomi che pure erano di dominio pubblico se l’ordine del Tribunale e la firma era del
P.M. Gherardo Colombo? E perché quell’ordine,inspiegabilmente, non era stato
controfirmato, come avrebbe invece dovuto essere,anche dal Capo del Pool di
Milano, Saverio Borrelli? Perché,
ancora, definire semplicemente “irrituale” quello che era invece palesemente illegale ? Perché
poi attribuire alla Segreteria della Camera e non alla sua stessa persona , al
suo stesso Ufficio la diretta paternità di quella pur comprensibile reazione ?
E, sopra tutto, come mai fu proprio il Pool di Magistrati milanesi a
commettere tutta una incredibile serie di errori e di illegalità giudiziarie da
far rabbrividire uno studentello del primo anno di laurea in Legge proprio e
solamente in quella occasione ? Già, come
mai?
Perché si è trattato di una
manovra concordata fra quel Pool di Mani Pulite ed il PCI/DS. Erano partite le
grandi manovre che di lì a pochi giorni avrebbero scatenato il così detto
scandalo di Tangentopoli, quell’operazione di polizia criminale diretta
all’eliminazione, per via chirurgica e giudiziaria, di tutti i partiti che
sbarravano al PCI/DS la strada del dominio politico . Lo scopo, troppo evidente tra l’altro, era quello di accreditare
presso l’opinione pubblica la figura di Giorgio
Napolitano come quella di un comunista ferreo paladino della Costituzione e dei
diritti del Parlamento contro anche i più
modesti soprusi della Magistratura, ma senza infierire troppo sul Pool di Milano e,
sopra tutto, senza inimicarselo. In questo modo il PCI/DS e Magistratura politicizzata, in
concorso fra di loro, stavano mettendo le mani alla gola del Paese , preparandolo al golpe che di
lì a poco la Magistratura avrebbero compiuto ai danni della Carta
costituzionale e del Parlamento stesso con la complicità del PCI/DS. Una
preparazione preordinata, scientifica, chirurgica, mirata a sottomettere
Parlamento e Politica alla Magistratura Per raggiungere quello scopo,era
essenziale una figura : quella di un
Presidente della Camera , Giorgio Napolitano, circondato da un’aureola di
difensore delle prerogative del Parlamento e dunque della Costituzione, non
ostante stessero emergendo atti corruttivi sistemici che coinvolgevano tutto il Parlamento. Era sotto osservazione la
Commissione delle Autorizzazioni a procedere, quella prevista dall’articolo 68
della Costituzione e la grande stampa stava creando l’ambiente forcaiolo e giustizialista
adatto per la stagione dei boia prezzolati che di lì a poco avrebbe distrutto
la democrazia italiana. E infatti mentre il Procuratore capo Saverio Borrelli dirà,
per quell’ occasione, semplicemente di non sapere nulla fingendo di cadere
dalle nubi( come anni dopo farà un Checco
Zalone), il sostituto Gherardo Colombo si affrettò a scaricare ogni responsabilità
sull’ortolano del caso, cioè sulla Guardia di Finanza. Si assistette quindi ad
un infido, sconcertante, stranissimo minuetto fra Giorgio Napolitano e il
Tribunale di Milano, nel quale ad uscire con le ossa rotte non fu il vero
colpevole di quella situazione ( cioè il Pool di Mani Pulite, che non sapeva
essere quei bilanci già pubblicati e che inviò la Guardia di Finanza sia per
lanciare un avvertimento alla politica che per “costruire” quell’incidente ),
ma l’ortolano di turno, ovvero la parte debole del triangolo, cioè la Guardia
di Finanza, un’arma adusa ad obbedir tacendo, figurarsi! . Passò dunque
mediaticamente il messaggio di un Giorgio Napolitano difensore del Parlamento,
anche se quell’istituzione non avrebbe meritato tutta quella stima perché andavano emergendo e crescendo, in essa, i
casi di corruzione.
Fu un susseguirsi di eventi micidiali nel
breve volgere di un anno. Inchieste, scandali, arresti, una campagna di stampa
e mediatica incredibile, tutto contribuì a rendere ancora più convincente e comprensibile
la successiva preordinata silenziosa resa dello stesso Giorgio Napolitano, Presidente della stessa Camera-
prima da lui difesa quasi a spada tratta - quando, fra il 12 maggio ed il 12 ottobre del
1993, la stessa Magistratura milanese impose a quel Parlamento di corrotti,di
impavidi e sopra tutto di ricattati ( come lo erano tutti quelli del PCI / DS e
dunque anche Giorgio Napolitano che ne era “ magna pars”, che avevano già
concordato la loro salvezza con quel Pool con i relativi prezzi da pagare ai
singoli artefici di quello scempio giudiziario ) di scardinare impunemente la
Costituzione italiana con l’abolizione
dell’ immunità parlamentare , contenuta nell’articolo 68 della Costituzione. Quel
Parlamento di corrotti, di impavidi, di ricattati, di intimoriti, con un
Giorgio Napolitano silente , complice perché ultimo beneficiario delle azioni giudiziarie
di quel Pool di intimidatori, il 12 maggio 1993 ( con 525 sì, 5 no ed 1
astenuto) e quel Senato di corrotti, di impavidi, di intimiditi il 12 ottobre 1993 ( con 224 sì e 7 astenuti ),
completarono quel disegno criminale, approvarono la decapitazione dell’articolo
68 della Costituzione. Era il segnale convenuto fra Magistratura militante e
PCI/DS, era il segnale della salvezza del PCI/DS, ma era anche il segnale della
capitolazione di tutta la politica, della
sua riduzione a succube della Magistratura, era il fallimento dell’indipendenza
dei poteri, era lo sfacelo della Costituzione e dei suoi pesi e contrappesi. Ma
tutto questo fu fortemente voluto da Giorgio Napolitano e dal suo partito, perché
era, per loro, l’unica via che permettesse loro di vincere – per mancanza di
competitori politici – le elezioni politiche italiane.
Così cadde quell’articolo della
Costituzione , unico elemento che fungeva da vero perno , da contrappeso
rispetto alle forze dell’ordine giudiziario
( che non certo
a caso i padri costituenti non vollero elevare al rango costituzionale di
“potere”) Giorgio Napolitano ed il PCI/DS assistettero,
anzi contribuirono, a tutto questo – e
ad altro ancora – senza minimamente difendere la democrazia: il
primo esibiva la maschera di paladino del Parlamento per quanto fatto nel 1992 come chi , adesso, davanti allo sfacelo delle
inchieste, non potesse che arrendersi alla intimidazione della Magistratura. Il
secondo concorreva sulle piazze ad attizzare la canizza forcaiola e
giustizialista: non fece schifo a nessun comunista stare gomito a gomito con i
fascisti, a lanciar monete a Craxi,
invocando la forca in piazza. Lo dico con parole pesanti ma chiare: la politica
del pentapartito fu presa alla gola dalle mani di quel Pool di Milano e da
quelle del PCI/DS da dove mai si levò un
grido di dolore per lo scempio della costituzione . La strenua difesa della
Costituzione, il paladinismo dei “ pesi e contrappesi” che avevano
caratterizzato tutta l’azione del partito comunista e dei suoi eredi d’improvviso,
scomparve. La lezione di Togliatti, d’improvviso, dimenticata. Quel suo
sussurrare, inerte , colpito dal Pallante, in quel luglio del ’49 “ adesso
state calmi. Non fate fesserie” apparteneva ad un altro mondo. Il PCI/DS non
doveva più seguire la via democratica per una nuova democrazia , ma farsi
schiavo di un protettore potente, la Magistratura, che l’avrebbe lasciato spadroneggiare
in un campo vuoto. Nessuno, da quel partito, nessuna dalle sue riviste, nessuno
Zagrebelky o Onida o Flores d’Arcais o Spinelli o Scalfari o Camilleri che avessero
speso una parola per salvare la
democrazia, per condannare i corrotti ma
senza decapitare la democrazia, nessuno che pregasse perché la democrazia, per
la quale pure tutti avevano combattuto, non fosse sversata in una discarica
della civiltà, gettata al macero, come un bambino che si getta con l’acqua
sporca. Che fine avevano fatto i sedicenti miglioristi , gli Amendola, i
Napolitano, i Debenedetti, i Morando, i Macaluso ?
Napolitano
assistette, immobile, ma compiaciuto, soddisfatto e grato , a quell’ esecuzione
, senza reagire. Giorgio Napolitano sapeva perfettamente quello che stava
succedendo, era ben conscio delle conseguenze infernali di quella resa. Fu gettato il bambino con l’acqua sporca, fu gettata nel
cassonetto la nostra democrazia parlamentare e costituzionale con la scusa che
la corruzione aveva pervaso quasi tutti i partiti politici. Si buttò alle
ortiche un sistema democratico costato sessanta anni di guerra, morti,
sacrifici, guerra civile, fame , miseria invece che punire tutti i colpevoli. Fu il PCI/DS che preferì accettare di vivere sotto
il ricatto dell’amica Magistratura compiacente piuttosto che eliminare tutte le
metastasi del male. La così detta stampa si inchinò agli ordini dello
strapotere giudiziario, intimorita, ricattata, condizionata ed invece che
protestare contro quello scempio della Costituzione, si prestò a diffondere il
messaggio delinquenziale che una Commissione delle autorizzazioni che salvava
dall’arresto Bettino Craxi legittimasse l’abolizione della guarentigia invece
che la giusta pena per tutti i corrotti. Era la riedizione di Piazzale Loreto,
altro che giusto ed equo processo
politico e giudiziario. Per fare un parallelo, è come quando si parla di fare
un’opera per ammodernare la Sicilia. Si dice che è meglio non farla, perché ci
si potrebbe infiltrare la mafia. E’ la delinquenziale logica che guida i ricchi
professionisti dell’antimafia e quegli scribi che fanno soldi denigrando il
Paese davanti a tutto il mondo. Così la Sicilia muore di inedia,di marciume e la mafia impera sulla miseria, così la
camorra, la sacra corona, la ‘ndrangheta commosse e riconoscenti, ringraziano.
Quella Magistratura, quel Pool di Milano, i Di Pietro, i Borrelli, i
D’Ambrosio, i Colombo, ecc potettero fare questo vero e proprio golpe
costituzionale perché il PCI/DS con la sua stampa organica aveva loro regalato
un consenso pressoché plebiscitario, perché presentati come gli angeli
vendicatori che sterminavano i corrotti. E soprattutto perché gli italiani ,
popolo di indotti e di indottrinati, mostrarono tutta la loro abissale
ignoranza , elevando gente indegna di
una Magistratura indegna a Madonna
pellegrina della lotta alla corruzione. Non solo invece costoro fecero pulizia
etnica e chirurgica , non solo sterminarono solo una parte dei corrotti, ma salvarono sfacciatamente solo i corrotti del PCI/DS,
lo stesso partito di Giorgio Napolitano guarda caso , senza che gli italiani e
la stampa alzasse un dito. Quel Pool di Milano se ne sbatteva della Legge e del
Diritto. Forti di quel consenso popolare
ottenuto intimidendo la stampa e la politica, quel Pool , in barba al
dettato costituzionale che impone essere la responsabilità penale solo “
personale”, portò a termine uno scandaloso “processo ad un sistema politico”
che non esisteva nel Diritto italiano.
Oggi
sappiamo che la Magistratura protesse e
risparmiò dalla condanna solo il PCI ed i suoi eredi, troppi
sono gli episodi che provano e confermano questa infamia. Non fu certo un caso che
fu proprio quello stesso Pool di Milano, con Antonio Di Pietro come PM, a
scagliare accuse di corruzione alla Guardia di Finanza contro Silvio Berlusconi
non appena costui vinse, con Forza Italia, le elezioni politiche del 1994. Non
è certo un caso che fu sempre il Pool di Milano che non appena inopinabilmente Berlusconi vinse le elezioni del 1994 gli scatenò addosso trentasei procedimenti
penali. Non è certamente un caso che fu proprio grazie alle accuse contro
Berlusconi del 1995 – quelle , false , di Antonio Di Pietro sulle così dette “
tangenti alla Guardia di Finanza” - che con
la complicità di O.L, Scalfaro governarono dei tecnici anziché i vincitori delle elezioni
e che nelle elezioni del ’96 vinse la sinistra davanti ad un Berlusconi
criminalizzato da quella valanga di capi
d’imputazione. Ma non è altrettanto un
caso che da quelle stesse accuse del 1995 la Cassazione prosciolse Silvio
Berlusconi “per non aver commesso il fatto” , anche se solo nel 2001 e che, da quella sentenza in poi, il centrodestra abbia trovato consenso popolare
maggioritario e costante , non ostante gli altri 35 processi scagliati sulla
testa di Silvio Berlusconi. Infatti nel decennio 2001 ( data assoluzione
definitiva di Berlusconi ) ad oggi, il centrodestra ha vinto due elezioni su
tre e sempre ( 2001 e 2008) con maggioranze sostanziose. Giorgio Napolitano
sapeva che tutto questo sarebbe accaduto, lo immaginava, lo caldeggiava, era
stato tutto calcolato e preparato fra il PCI/DS e la Magistratura militante. Sapeva
che consegnare il potere alla Magistratura , cancellando la guarentigia costituzionale, serviva alla sinistra per essere
aiutata a tornare a governare il Paese usando la complice protezione delle
inchieste “ contra personam et partitum”
della Magistratura stessa e metteva pure in conto di poter essere a sua volta
vittima della Magistratura. Solo che
mentre ricattare ed intimidire un deputato o un senatore, un leader politico è
, per qualsiasi P.M., cosa facilissima – basti pensare al caso recente di
Woodckook e di De Gregorio esploso poco prima delle elezioni del febbraio
scorso per delegittimare il consenso al centrodestra per via giudiziaria ma non
certo politica e terminato poi nel nulla – farlo con un Presidente della Repubblica è praticamente
impossibile. Se ne è accorta la Procura della Repubblica di Palermo, se ne è
accorto il Dr. Ingroia per le telefonate fra Mancino e Napolitano registrate
dalla Procura di Palermo che indagava sulla così detta trattativa Stato – Mafia
degli anni ‘92/’93. Subito Giorgio Napolitano si è avvalso delle sue prerogative
che la Costituzione riserva al Capo di Stato, subito ha richiesto il conflitto
di attribuzione alla Corte Costituzionale la quale, ovviamente, composta
com’era e com’è da “nominati”, cinque
dei quali scelti dal Presidente della Repubblica e composta da 12 membri di sinistra contro soli 3 di centrodestra – anche la
Consulta faceva parte del bottino di quell’assalto alla Repubblica del 2006 –
non poteva che dare ragione a Giorgio Napolitano. La sua impunità è garantita
ormai: il 15 maggio prossimo Giorgio Napolitano diventerà un ricco
pensionato,nessuno potrà chiamarlo a render conto di quanto ha fatto.
Negli anni ’92 / ’93 il Pool di Mani Pulite di Milano procedeva con
la forza inarrestabile di un carro armato. Dopo un annetto e mezzo di inchieste, indagini, arresti, carcere
preventivo, confessioni, suicidi ed altre perle da Stato di Diritto , la
Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Italiano, il Partito Repubblicano
quello Liberale , insomma tutte le forze politiche che davano il loro consenso
al governo Craxi, erano già ormai state rase al suolo. Tutti sapevano della
divisione delle tangenti in tre terzi, dei quali uno spettava al PCI/DS.
Ricordo, oltre al famoso discorso di Craxi in Parlamento e della sua chiamata
in correità di tutto il Parlamento, anche la testimonianza del Tesoriere del
PCI di Milano, tale Luigi Carnevale come anche del Tesoriere, sempre di Milano,
della DC, tale Maurizio Prada, che misero a verbale la suddivisione delle
tangenti in tre terzi e precisò anche, Luigi Carnevale, che il terzo che
spettava al PCI andasse poi diviso in un terzo per i così detti “miglioristi” e
per due terzi per gli occhettiani. Tutti dunque sapevano. Tanto che v’era
l’attesa che quel Pool completasse la
pulizia totale , che colpisse e spazzasse via anche il PCI/DS. Lo stesso
Ministero della Giustizia aveva dotato quel Pool di un altro Giudice che
avrebbe dovuto dedicarsi proprio e soltanto alla corruzione del PCI /DS. Era il
P.M. Tiziana Parenti. E così, non appena la Parenti inviò un “ avviso di
garanzia” al Senatore del PCI Marcello Stefanini e mentre la gente riteneva partita
l’operazione di pulizia anche per l’ultimo terzo delle tangenti e ormai
prossima anche l’incriminazione dei vertici del PCI, ecco apparire chiaro,
limpido, inequivocabile, l’accordo sotterraneo fra quel Pool ed il PCI . Contro
quell’avviso di garanzia il PCI cominciò con la consueta tattica, urlando alla
“ strategia della tensione”. La campagna di stampa e mediatica contro quell’avviso
di garanzia del P.M. Tiziana Parenti partì alla grande: Repubblica, La Stampa,
Corriere della Sera, Espresso, L’Unità, TG3, ecc inondarono giornali e
notiziari di notizie per sbarrare la strada a quel P.M. Di questa strategia ,
Giorgio Napolitano era magna pars. Eppure di quel sistema corruttivo nel PCI lo
sapevano tutti. Come tutti, nel PCI, conoscevano la situazione, specialmente i
due segretari – erano D’Alema e Occhetto – e sicuramente anche Giorgio
Napolitano. E la riprova che anche il PCI vivesse di quelle tangenti risulta ,
oltre che dalle testimonianze raccolte dalla Parenti, anche confermato dal
fatto che, non appena finito il ciclone di Tangentopoli e dunque terminato
anche l’incasso di quel terzo
tangentizio, il PCI fu subito costretto, per sopravvivere, non solo a vendere
la sede storica di Via delle Botteghe Oscure ma anche a ridimensionare il suo
giornale, l’Unità.
L’avviso di garanzia al senatore Marcello
Stefanini lo accusava di essere il sospetto ricettore di una tangente incassata
da Primo Greganti, un funzionario del PCI. Fu
a quel punto che scattò l’operazione “mani pulite dei comunisti”, una
operazione mediatica e giudiziaria che ebbe come fulcro il Pool di Milano, un
fulcro nel CSM , un fulcro nella stampa e che fece il vuoto intorno al P.M. Parenti. Vediamo
come. Ci pensò in prima persona Gerardo D’Ambrosio, un P.M. di quel Pool di
Milano, un Magistrato che, è superfluo anche sottolinearlo, è al suo secondo
mandato come Senatore del PCI/DS , ora P.D., guarda caso! L’azione congiunta
scattò il 26 maggio 1993, con una intervista di D’Ambrosio all’Unità nella
quale il P.M. annunciò che “ praticamente
l’inchiesta su tangentopoli era terminata “. Un annuncio che avviene
proprio nel momento in cui le indagini sono andate a colpire anche esponenti
centrali e locali del PCI. In quell’intervista D’Ambrosio spiega “ …finita (l’inchiesta ) nel senso che ciò che doveva emergere
nel filone politico – affaristico è emerso….”. Dunque per
D’Ambrosio è manifesta la volontà del Pool di punire penalmente solo i partiti
di governo, cioè essenzialmente la DC ed il PSI. Così che quando arriva a
Milano la P.M. Parenti, nessuno pensava che costei osasse procedere
al’incriminazione anche del PCI. Davanti a quell’inatteso ed imprevisto
ostacolo , l’accordo fra il PCI e la Magistratura di quel Pool emerse in tutta
la sua evidenza. Ancora una volta fu mandato avanti il futuro senatore di
sinistra , Gerardo D’Ambrosio, quello stesso di quell’intervista sull’Unità. Se
ci si riflette bene, pare tutto veramente coincidere con un accordo criminale.
Chi saranno infatti i due magistrati di quel Pool più premiati direttamente e
personalmente dal PCI? Proprio D’Ambrosio ( seggio senatoriale al Mugello non
appena lasciata la Magistratura) e Di Pietro ( altro seggio senatoriale del PCI
al solito Mugello, appena abbandonata la Magistratura ma dopo aver accusato
Silvio Berlusconi, appena eletto Capo del Governo, di tangenti alla Guardia di Finanza – accuse
false ed inesistenti ( assoluzione nel 2001 per “ non aver commesso il fatto”)
ma governo alle sinistre tecniche e politiche fin dall’accusa) . I conti
tornano.
Perché dunque Gerardo D’Ambrosio? Perché
il P.M. D’Ambrosio, che durante tutta
l’inchiesta di Mani Pulite non ricorderà mai che il codice impone all’accusa di raccogliere prove anche
per la difesa dell’accusato ( una modifica di
vecchia data apportata nel 1989 al codice ), improvvisamente e solo nel caso di
Stefanini e di Primo Greganti diventa anche il difensore degli imputati. E’ ben
vero che il suo futuro da senatore comunista era ben garantito dal PCI e dai
suoi maggiorenti, tra i quali Giorgio Napolitano era sempre magna pars, ma
doveva essere guadagnato e l’imprevista iniziativa di Tiziana Parenti- che
peraltro era accreditata di simpatie politiche di sinistra – contro il PCI
doveva essere risolta dal Pool. Era il prezzo convenuto. E così l’attuale
Senatore Gerardo D’Ambrosio scoprì di poter anche giocare a fare
l’investigatore per la difesa di Greganti e del PCI. Nemmeno l’avvocato di
Greganti osò tanto, D’Ambrosio, sicuro della sua impunità come Magistrato e del
suo futuro da Senatore, invece sì! E scoprì il “conto Gabbietta”. Era un conto
svizzero, sul quale Primo Greganti aveva la firma di traenza, mentre era un
funzionario del PCI. A Greganti fu consigliato di sostenere che quel miliardo “
era roba sua”, era denaro che gli serviva per comprare una casa a Roma. Ebbene
D’Ambrosio scoprì che Greganti aveva prelevato un miliardo di lire dal conto Gabbietta
e gridò:” ecco la prova che il funzionario rubava per sé e non per il
partito”.Greganti era finito in galera per tre mesi. La stampa raccontò la
favoletta che se li era fatti perché uomo dabbene che non volle cedere ad
alcuna confessione estorta con la carcerazione preventiva. D’Ambrosio chiede al
GIP l’archiviazione dell’accusa della P.M. Parenti. Il Gip era il Dr Italo
Ghitti, che non ebbe le palle per reagire alle pressioni ambientali del Pool di
Milano. La Parenti, isolata e screditata come P.M., abbandonò la Procura di
Milano. Tutto finì così. Il PCI, il partito di Napolitano, di D’Alema, di
Occhetto, di Violante ecc era salvo. Missione compiuta, Verità negata.
Napolitano sapeva , ma tacque. Veramente un grande uomo.
Ma
era proprio così? No, non era così. Perché, sembra incredibile eppure le cose
stanno proprio così come segue ( e
guardate che mai, dico mai D’Ambrosio ha querelato i due o tre libri che
riportano queste circostanze, mai!). Nessuno, né D’Ambrosio, né Ghitti, tutta
gente che usa poi la dizione “ in nome del popolo italiano, ecc) hanno mai rilevato
che Greganti aveva prelevato quei soldi in
Svizzera una certa mattina e che nella stessa mattinata, alle ore 9,30 era già dentro la filiale del Monte dei
Paschi di Siena di Roma dove un Notaio redigerà l’atto pubblico di vendita di
quella casa a favore di Primo Greganti. Nessuno si è chiesto come sia possibile
stare alle 8,30 a Lugano a ritirare i soldi
ed alle 9,30 a Roma, con quei soldi. Troppo chiaro che i soldi per
quell’appartamento non erano quelli prelevati dal conto Gabbietta.
Sono le azioni, signor Presidente, sono
le azioni, le omissioni, i silenzi, i comportamenti quelli che meglio di ogni parola , meglio di
ogni agiografo prezzolato, meglio di ogni magnificazione illustrano l’indole di
un uomo e di un politico. Questo brevissimo
e modesto riassunto delle sue recenti
azioni, il loro intimo significato antidemocratico ed anticostituzionale, tutte
queste sue imprese ( si fa per dire) Le arrecano un profondo ed imperituro disonore,
signor Presidente. Lei può ingaggiare quanti agiografi vuole, Lei può avvalersi
delle sue prerogative , Lei può trincerarsi dietro ai silenzi, Lei può portare
a giudizio chi vuole, Lei può cercare riparo dalla Consulta , Lei può
denunciare chi vuole, ma Lei non sfuggirà mai davanti a queste sue
responsabilità. E come vede, Signor Presidente, si tratta di responsabilità
dirette, personali, assunte da Lei in
piena coscienza e responsabilità, su cose delle quali Lei era ed è sempre stato
ben informato. E come vede Lei ha sempre tradito la fiducia che in Lei ha
riposto la metà degli italiani. Ma come può guardarsi allo specchio sapendo
d’averla fatta franca da Mani Pulite in quel modo straccione? O come può ancora
parlare di Costituzione proprio Lei che l’ha tradita in quel modo osceno,
disgustoso, consapevole ? Non creda che quattro suoi discorsetti auto
incensanti e quattro scribacchini prezzolati ed osannanti siano sufficienti per
nascondere la vergogna per questi fatti or ora narrati. E badi bene, perché ho
riportato solo “ azioni concrete” non certo opinioni politiche. Ma spero siano
sufficienti , signor Presidente, per farle capire , finalmente e per sempre,
perché Lei è stato il peggior Presidente di questo Paese. Anche se del futuro
non v’è certezza ed il peggio non passa mai .
Gaetano
Immè
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