QUI SI PARLA DEL CORRIERE
DELLA SERA, DI INFORMAZIONE DROGATA, DI PRESIDENTI DELLA CAMERA. INSOMMA, UN
TANFO INCREDIBILE!
Sul “Corriere della sera “ del 5 settembre scorso , Antonio Polito snocciola perentori inviti a Silvio Berlusconi a togliersi di mezzo e severe reprimende al
modo con il quale lo stesso Berlusconi ed il popolo tutto di centrodestra hanno deciso di non tollerare più la vicinanza , seppure limitata al temporaneo
sostegno politico del Governo Letta –
governo peraltro sollecitato e promosso,
solo per il bene supremo del Paese,
proprio e soltanto da Silvio Berlusconi , nei giorni e nei mesi post voto di
febbraio scorso – di una sinistra così
ciecamente illiberale, anticostituzionale, classista, razzista e antidemocratica come quella l’attuale
che pretende che gli articoli 24
e 26 della Costituzione ( tralascio pro bono pacis l’articolo 66 della
Costituzione) valgano per tutti gli italiani , meno che per il leader del
centrodestra, elevatissimo principio democratico che il
navigato editorialista mostra di
condividere. Polito, nella sua severa cattedra s’impanca ma non spiega , né
potrebbe essere altrimenti com’è ovvio ,gli
arcani motivi per i quali solo un certo Silvio Berlusconi non dovrebbe godere di quei fondamentali diritti costituzionali (
e come potrebbe mai?),né lo sfiora nemmeno lontanamente il pensiero che richiedere un
parere alla Consulta sulla costituzionalità della Legge Severino (è infatti
sulla base di questa sola Legge che Berlusconi dovrebbe decadere, almeno per
adesso, dal seggio senatoriale) conferirebbe
alla Giunta del Senato ed al Senato tutto, come istituzione repubblicana, il
merito di aver applicato una legge di dubbia costituzionalità ma dopo
averne ottenuto il via libera dal massimo organo, in un modo cioè che non
lascerebbe alcun sospetto .
Un sommario
curriculum del giornalista servirà alla bisogna. L’appena cinquantasette
Antonio Polito comincia la sua
militanza politica nel gruppo maoista dei comunisti italiani, viene assunto (
indubbiamente per meriti e per concorso) all’Unità, per poi passare dal 1988 e
fino al 2002 a “Repubblica”. Nel 2002 fonda e dirige “Il Riformista” e nel
2006, grazie ad un tale curriculum, viene scelto ( o prescelto, o nominato o
come volete voi) come capolista della Margherita al Senato in Campania. Passa la XV
legislatura in Senato e quando Prodi
crollò, nel 2008, rifiutò ogni ricandidatura e tornò a dirigere “Il Riformista.
Dal gennaio 2011 è editorialista del
Corriere della Sera. Polito dunque appare come persona, diciamo, non solo “ ben
informata sui fatti”ma addirittura “ assai ben informata sui fatti” per averli
vissuti in prima persona. Infatti negli terribili anni novanta ( quelli di
Tangentopoli, quelli della fine delle Prima Repubblica, quelli della nascita
della Terza, quelli dello strapotere dell’ordine giudiziario ) Polito lavorava
come cronista giudiziario proprio con “Repubblica”,
era dunque di casa a Palazzo di Giustizia di Milano , sopra tutto al suo quarto piano, dove avevano gli uffici i
vari Borrelli, D’Ambrosio, Di Pietro, Colombo, ecc. Usavano, a quei tempi, i
così detti “matrimoni”, la naturale simpatia di un Magistrato per un
giornalista. Non so con quale magistrato si fosse sposato Polito, ma era noto,
per esempio, come D’Ambrosio fosse convolato a nozze con Ibio Paolucci, il
cronista dell’Unità. Comunque , nozze a
parte, Polito faceva parte integrante
della famigerata “banda dei quattro”,
quell’accordo criminale che legava “Corriere
della Sera”(Direttore Mieli, ex Potere operaio),” L’Unità “(
direttore Walter Veltroni), “ La Stampa”
(Direttore Ezio Mauro) e “ Repubblica” (
Direttore Eugenio Scalfari), una vera e propria “ associazione a delinquere”
costituita fra quei quotidiani ( con l’avallo delle rispettive proprietà ) che
ha avuto come scopo, negli anni 1992 , 1994 e 1994 di orchestrare , di
manipolare, di drogare insomma tutta l’informazione pubblica . I titoli e gli
indirizzi delle prime pagine erano tutte concordate dal pomeriggio precedente
fra i “ quattro direttori”, quando , verso le 18, vi era il meeting telefonico . L’esistenza di un tale patto
criminale è stato certificato da due persone che ne furono diretti interpreti:
appunto proprio da Antonio Polito allora a “Repubblica” con Scalfari (
intervista del 17 ottobre del 2005 a “Il Giornale”) e da Piero Sansonetti,
allora a L’Unità di Valter Veltroni (
intervista a “Il Foglio” del 19 gennaio
2010). E come qualificare giudiziariamente un tale accordo fra questi quattro
Direttori ( ecco la Banda dei quattro) dei quattro più importanti quotidiani
italiani se non quale “associazione a
delinquere” per disinformare ed indirizzare, alla faccia della tanto
sbandierata libertà di stampa e dell’articolo 21 della Costituzione ,l’opinione
pubblica del Paese? E come qualificare
politicamente, se non come una restaurazione del Cominform staliniano , tale criminale accordo
finalizzato a drogare, manipolare, indirizzare,
condizionare l’opinione pubblica ? E’
quello che è successo a Milano, in quegli anni. Lo stesso Polito afferma nella citata intervista “ In quel clima,
costruito artificialmente dai quattro maggiori
quotidiani italiani, bastò concordare con gli altri tre quotidiani di
bollare il decreto Conso come il “
decreto salva ladri” ed indirizzammo l’opinione pubblica”. Appunto,
indirizzammo, annebbiammo, indottrinammo, allevammo, così si parla di sudditi,
non di uomini.
Stento
dunque, pur nel mio garantismo liberale , a concedere a Polito quanto meno un “beneficio del dubbio”. Da uno che s’è liberato un poco la coscienza ammettendo(
tardivamente, oh quanto tardivamente, caro Polito !) di aver
manipolato informazione ed opinione pubblica, da uno che ha contribuito
a creare quel circo mediatico e giudiziario che ha sostenuto e servito , con
ostentata piaggeria ed evidente “captatio benevolentiae”, la tracimazione e lo
strapotere della Magistratura sulla vita del Paese , insomma da uno così navigato ed esperto in
questioni, diciamo, di “ giustizia amministrata politicamente” , da uno che – e
diciamolo fuori dai denti, perdio! - ha
contribuito coscientemente ad organizzare il salvataggio giudiziario da
Tangentopoli dei vari Romiti, Agnelli, Fiat, De Benedetti , Olivetti, il Pci,
Greganti, ecc spacciando, sui giornali, gli industriali come “poveri concussi”
dalla politica corrotta e come idioti “
lestofanti in proprio” i vari Greganti , mentre condannavano a morte civile ,
per gli stessi reati commessi dagli amici, altri imprenditori meno “ organici” con i loro
editori additandoli al pubblico ludibrio come “ corruttori” che inquinavano la
società , proprio non ce la faccio a credere che non abbia capito come Berlusconi
sia stato condannato per un reato ( evasione fiscale di Euro 7,4 milioni ) non
solo senza prove certe ( ma non ne voglio discutere, adesso) ad una pena (
quattro anni di reclusione e cinque o tre di interdizione ) di una severità mostruosa,unica
in Italia mentre per altre accertate evasioni
fiscali, molto più consistenti e
documentate di quella di Mediaset ( cito solo per esempio: De Benedetti Carlo
con la CIR per Euro 250 milioni,
Valentino Rossi per tre miliardi di Euro, Luciano Pavarotti per sette miliardi
di Euro, Alberto Tomba, Gianni Agnelli, ecc), quei personaggi rischiano solo alcune multe.
Ecco perché il suo editoriale mi
appare, per essere gentile e cortese, un monumento all’ ipocrisia ed alla
falsità.
Quando l’editorialista afferma che Berlusconi difende lo Stato di Diritto , ma
che per difendersi usa le minacce contro il Governo ( cioè lo invita a
andarsene fuori dai piedi e pure in silenzio ), Polito dimostra di essere intellettualmente prigioniero del volere dei
poteri forti i quali pretendono ( così come Togliatti pretendeva dagli
intellettuali “ organici” mantenuti dal Pci che mettessero la loro intelligenza al servizio cieco ed assoluto della causa staliniana ) di manipolare la
verità e presentare la truffa
giudiziaria su Berlusconi come si trattasse invece di un qualsiasi condannato in via definitiva .Questa
nuova classe di “ intellettuali organici” alla sinistra , questi moderni Vittorini, hanno sempre lo
stesso compito di quelli del secolo scorso: indirizzare, manipolare, incanalare
, magari nascondere, quando è opportuno, sotto il tappeto del pensiero comune
dominante, tutte le illegalità, tutte le
incostituzionalità, tutto il puro razzismo politico e classista che questa
ferita al Paese comporta.
Ligio al compito ,Polito suggerisce che Berlusconi
dovrebbe fare atto di sottomissione politica davanti alla Giunta del
Senato, illustrare le sue ragioni e, sopra tutto, non dovrebbe trattare Napolitano come fosse
il capo del complotto ordito per farlo fuori. Fuori dai denti, dovrebbe
accettare , recandosi a Canossa, una anticostituzionale
supremazia della Magistratura sulla politica eletta ed adeguarsi al politicamente corretto,
mistificando la storia di quello che è realmente accaduto. Da ogni botte esce il vino che essa
sa produrre , appunto.
Ancora una volta, come accadde nei ricordati anni novanta , il
giornale di Mediobanca e di quei poteri, forti ed anche oscenamente “ impuniti
per grazia ricevuta ” da Magistrati poi premiati con seggi
senatoriali nel Pci/Ds/Pd, si schiera a fianco della Magistratura politicizzata, per evidenti ragioni di
taciuti ma comprensibili ricatti ed intimidazioni cui un “beneficiato” deve sottostare
se vuole godere della protezione del
potente , se vuole lisciare il pelo e
per il verso giusto a quei Magistrati che, appunto, per averli graziati dalla galera, ne conoscono i misfatti e gli
scheletri negli armadi. Li tengono, come si dice, appesi per le palle.Inoltre non
riesco proprio a capire di cosa stia parlando Polito
nella sua reprimenda: sta forse suggerendo agli avvocati di Berlusconi
di svolgere un ulteriore grado di giudizio davanti alla Giunta del Senato? Cos’è? Forse una versione moderna
della famosa gag dei Fratelli De Rege “ vai avanti tu, cretino”? Ma come, non
ci ha detto e ripetuto, come una prefica sicula, che le sentenze della
Magistratura si devono rispettare ed
applicare ? Se primo grado, appello e cassazione hanno fatto una sveltina col
processo Mediaset , raggiungendo il nirvana dell’orgasmo e del piacere col “
copia ed incolla” delle tre sentenze (come un Travaglio d’accatto), ora come mai la Giunta del Senato diventa, improvvisamente,
un nuovo e sconosciuto Tribunale davanti al quale sarebbe possibile ottenere il
ristoro di una sentenza definitiva ritenuta ingiusta ?
Al coro dei melensi non poteva non
unirsi l’ipocrisia fatta persona, Madamina Laura Boldrini che, nasino
rifatto al vento– sia chiaro, nessuno le aveva chiesto nulla, figuriamoci!- ha
voluto render nota la sua alta predizione:” La legge è uguale per tutti, anche
per coloro che hanno approvato la Legge Severino”. Altro che la Sibilla cumana
o Paramansa Jogananda , qui siamo ad altezze inimmaginabili!. La Legge è uguale
per tutti e dovremmo stare zitti perché il Pdl ha votato la Legge Severino! Grande
Boldrini, se non esistevi ti dovevano inventare per rendere questo mondo più
ridicolo di quello che già è di suo! La Legge Severino , Madamina, non è stata
votata da nessuno perché emanata dal Governo Monti dietro la delega del
Parlamento. E, visto che Madamina presiede disgraziatamente la Camera
dei Deputati ( istituzione proprio ormai sul debosciato andante: solo l’elenco
mi fa rabbrividire, Pivetti, Casini, Fini, Boldrini e tremo per il prossimo) ,
prima di aprire bocca e darle fiato dovrebbe studiare ed informarsi bene. L’articolo
25 della Costituzione usa il verbo “ punire” e non altro ( come condannare, per
esempio, o processare o altro equivalente) perché si riferisce proprio alle
conseguenze concrete di una sentenza definitiva. Ecco che succede a fare il
tifo per un plotone d’esecuzione!
La così detta “ grande
stampa” – quella di cui sopra, per intenderci, quella adusa alle manipolazioni,
stile Stasi della Ddr – divulga con grande abbondanza la considerazione
che il vertice del Partito democratico
non possa in alcun modo prendere in considerazione l’ipotesi che la giunta del
Senato non sia un plotone d’esecuzione per Silvio Berlusconi. Perché la sua base , dice sempre la “ grande stampa”,pretende
fortissimamente che la Giunta in questione si limiti – anzi che sia obbligata
per legge e per Costituzione –ad essere il boia del patibolo, il killer dell’odiato avversario storico. E si rivolterebbe
contro qualsiasi decisione che non
prevedesse, per lunedì prossimo 9 settembre 2013, l’ immediato colpo alla nuca del leader del centrodestra.La stessa “ grande
stampa” si guarda bene , però, dal dire che se nel P.D. è la base, cioè “ la
piazza” ( che impone la sua volontà viscerale , biliosa, rancorosa, sul P.D.)che
impone ai propri dirigenti di non pensare neppure
all’ipotesi del rinvio alla Corte Costituzionale della questione della
retroattività della legge Severino, la base del Popolo di centrodestra , cioè
una fetta equivalente dell’opinione pubblica del Paese, non solo se ne frega
altamente di quello che vorrebbe la base della sinistra,ma partecipa alla
liquidazione giudiziaria del proprio leader in modo del tutto opposto . Di
questa parte del popolo italiano, la “grande stampa” non ne tiene proprio conto . Ed è questa
l’ultima sua manipolazione ,nascondere
la verità e cioè che questa ampia parte
del Paese che vota centrodestra, considera la sentenza della Cassazione nell’altro
che un imbroglio giudiziario, un mostriciattolo rachitico ed informe che la persecuzione giudiziaria, nata dal
golpe mediatico giudiziario cui sopra alludevo e con cui vennero impiccati i partiti democratici della Prima Repubblica,
è riuscita ad ottenere dopo venti anni di tentativi andati a vuoto.
Quella parte di popolo che
mai ha votato e mai voterà a sinistra ,considera
la ventennale persecuzione e il tentativo di liquidazione del
proprio leader come un tentativo di eliminare l’intera area moderata,considerata,
dalla sinistra malata di berlinguerismo onirico, antropologicamente inferiore. Se
dunque i dirigenti del Pd sono ostaggio dei propri militanti e non sono in
grado di pensare altro che ad elevare il patibolo dove sopprimere l’odiato
nemico, quelli del Pdl sanno benissimo che se non riuscissero ad evitare una
tale assurdità , gli elettori del centrodestra li manderebbero subito a pulire
i cessi pubblici. Come è accaduto, cito l’emblema, a Gianfranco Fini. Il
bipolarismo politico , quello connesso alla. democrazia dell’alternanza delle
grandi democrazie liberali, non si è
potuto ancora affermare in Italia per la stessa ragione per la quale nel nostro
Paese abbiamo avuto nella Prima Repubblica una “ democrazia bloccata”: perché
siamo stati sempre vittime, bloccati dall’ottusità politica , dai legami indissolubili con lo stalinismo e dalla cultura dell’odio politico predicata , sia
nella prima repubblica che negli ultimi vent’anni da una sinistra assolutamente incapace di uscire dal proprio passato. Anche
se c’è un tizio al Colle, che proviene proprio da quel mondo e che di quel mondo conosce ogni angolo ed
ogni pensiero. Vediamo se si muove per risolvere questo dramma. Ne dubito,
sarebbe un’ammissione di colpevolezza evidente. Diciamo che me lo auguro.
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Roma sabato 7 settembre 2013
Gaetano Immè