QUELLO
SCANNATOIO DI MANI PULITE.
CRONACA DI UNA TRUFFA GIUDIZIARIA, COMMESSA DAL POOL DI MILANO, PER SALVARE IL PCI
CRONACA DI UNA TRUFFA GIUDIZIARIA, COMMESSA DAL POOL DI MILANO, PER SALVARE IL PCI
Parte
Quinta
QUELLO CHE È AVVENUTO VERAMENTE E CHE L’OPINIONE PUBBLICA ITALIANA NON
SA
Per capire bene quello che era avvenuto,
bisogna svelare all'opinione pubblica, che lo ignora completamente, in che cosa
sia consistita, nel Pci, l’operazione ’operazione 'salvataggio Ecolibri'.
Nel marzo del 1987 Paola Occhetto, sorella di
Achille Occhetto, entra nel consiglio di amministrazione della 'Ecolibri', una società di
distribuzione libraria della 'Editori
Riuniti', gestita dal Pci di
Bologna. Le cose non devono andar bene, se, già nel dicembre dello stesso
anno, la federazione provinciale del Pci
di Bologna dà incarico a un ufficio di consulenza della sua area politica
di far chiarezza sull'intricata situazione contabile della “Ecolibri”. La relazione a fine
controllo è allarmante. Non solo abbondano le cifre in rosso, ossia i debiti,
ma si evidenziano pure irregolarità contabili con gravi conseguenze sul piano
penale per l’apparato gestionale della Ecolibri
Srl
.
Paola Occhetto
viene subito invitata a dimettersi, perché Paola è la sorella del Segretario
nazionale del Pci , di Achille Occhetto e l’opinione pubblica non doveva venire
a sapere nulla di questo scandalo “Ecolibri”, perché avrebbe compromesso la
falsa immagine santificata di un Pci mai
inquisito per reati di stampo finanziari, un Pci che aveva sempre negato di
avere percepito finanziamenti illeciti e tangenti, non ostante “alcune confessioni”
che pure testimoniavano il suo diretto
coinvolgimento nella percezione delle
tangenti e dei finanziamenti dall’’Urss
e soprattutto perché il Pci stava usando la clava dell’altrui corruzione
per eliminare tutti gli avversari politici usando la compiacente complicità
della magistratura sulla corruzione di casa sua..
Proprio mentre gli artificieri di Botteghe Oscure lavorano per trovare
una soluzione in grado di disinnescare il detonatore, fra le mani del Pci scoppia
la bomba: irrompe sulla scena tale 'Fineditor',
società specializzata nel recupero dei crediti nel settore librario, la quale sporge,
presso il tribunale di Bologna, una denuncia-querela contro la 'Ecolibri' per truffa e bancarotta fraudolenta.
Il Pci bolognese è nei guai e chiede ancora più
insistentemente aiuto alla sua direzione nazionale, a Botteghe Oscure. E così
tutto il delicato e pericoloso caso “Ecolibri”
passa direttamente da Bologna a Roma, a Botteghe Oscure.
E da Botteghe Oscure rassicurano che il Sen. Marcello Stefanini, il tesoriere del Pci, sistemerà la situazione.
E così, su sollecitazione del Sen. Marcello Stefanini, a Lipsia, durante una delle sue famose
fiere, note per la varietà dei prodotti in esposizione, si incontrano i “compagni” italiani della 'Eumit' e quelli tedesco-orientali della 'Simplex’ e convengono sulla necessità di sanare i debiti della 'Ecolibri' in qualsiasi modo. Quella
questione della “Ecolibri”, andava
affrontata immediatamente: questa era la disposizione del Tesoriere del Pci, ossia del Sen. Marcello Stefanini.
È a questo punto che entrano in azione gli
uomini della 'Eumit', interessati al
caso anche direttamente da Botteghe Oscure. A Torino operano il consigliere di
vigilanza Guido Accornero, esperto
in questioni librarie e Primo Greganti,
ex amministratore del Pci torinese, con conto Gabbietta, in Svizzera. A Lipsia e a Berlino Est Accornero è di casa, come pure di casa
sono Ramazzotti e Regis. Nasce così
la operazione 'salvataggio Ecolibri'
che, per avere immediato successo, necessita però di una certa liquidità
immediata, liquidità che momentaneamente però si ritrova sul conto svizzero Gabbietta, gestito dal
compagno Greganti, appunto.
Il 'compagno
G.', ossia Greganti Primo, mette
a disposizione dell’operazione “Ecolibri”
la liquidità giacente sul conto svizzero 'Gabbietta',
sul quale era stato trasferito, fra le altre poste, anche quel 1.050.000.000 di lire dalla DHB di Berlino, somma che poteva dunque
essere destinata a ripianare, in gran parte, il debito della “Ecolibri” (che era di quasi 2 miliardi
in realtà) e per tacitare innanzitutto la 'Fineditor'.
Seguì una “proposta stragiudiziale” del Pci bolognese - il quale aveva ricevuto quel miliardo e
cinquanta milioni di lire che Greganti aveva prelevato dal conto Gabbietta -
di pagare, per contanti, alla “Fineditor”
la somma di 1.050.000.000 a saldo e
stralcio definitivo dei suoi crediti
verso la “Ecolibri”.
La “Fineditor”
si dimostra appagata dalla proposta, la accetta e ritira la querela.
Meglio sottolineare che si erano realizzati, in
questo modo, svariati reati penali a carico del Pci, un “illecito finanziamento”,
oltre a falso in bilancio ed a false comunicazioni sociali. Ed inoltre non
doveva assolutamente venire alla luce che quel miliardo e cinquanta milioni di
lire erano stati versati sul conto “Gabbietta”
dalla DHL di Berlino, dato che quell'accreditamento non aveva una causale legale.
Dunque, omertà assoluta sull'operazione “Ecolibri” da parte di tutti i
coinvolti.
In realtà, di questa operazione illecita, c’erano
prove sparse dappertutto: la denuncia della “Fineditor” contro la “Ecolibri”,
nel bilancio della “Ecolibri” non vi
era il becco di una lira eppure nel faldone della denuncia contro la “Ecolibri” da parte della “Fineditor” c’era anche depositata la
transazione a titolo di saldo e stralcio e la corresponsione, da parte della “Ecolibri” alla “Fineditor” di Lire 1.050.000.000.
Ma questi indizi erano sparsi in vari luoghi e
vi era, nella dirigenza del Pci, la quasi certezza che tutto poteva filare
liscio, come al solito.
Tutto sarebbe rientrato nella normalità non
solo a Bologna ma pure a Torino e sopra tutto a Roma, se il fiuto di un tenace magistrato, la P.M. Tiziana Parenti, non
l'avesse portata a indagare più a fondo su questa oscura vicenda.
==================================================
Intanto già i primi risultati delle sue indagini,
quelle della Parenti, destano
scalpore.
La Parenti,
avuto l'incarico di seguire la pista dei finanziamenti al Pci provenienti dalla
Rdt, aveva scoperto che, nel conto svizzero 'Gabbietta' intestato a Primo
Greganti, non solo ci sono i 621
milioni trasferiti dal presidente della 'Calcestruzzi Spa Lorenzo Panzavolta come tangente al Pci, ma c'è pure una somma di L. 1.050.000.000 che si presume
provenga dalla Rdt. La Parenti, ritenendo che questa somma potesse
nascondere un possibile illecito finanziamento al Pci da parte della Sed,
volle vederci chiaro.
Convocò Greganti,
come “persona informata sui fatti”, affinché precisasse la natura di
quel miliardo e 50 milioni
Eravamo ancora nel marzo 1993. Greganti, interrogato più volte, rimaneva
fedele alla sua prima e unica versione secondo la quale quella somma, ossia
1.050.000.000 di lire, sarebbe stato il ricavato della vendita della quota
azionaria 'Eumit' di proprietà del Pci avvenuta nel 1990.
Ma Brenno
Ramazzotti, il “prestanome del Pci
nella Eumit” e gli altri soci del Pci nella 'Eumit' avevano sempre parlato di una vendita della quota azionaria
del Pci alla 'Deutsche Handelsbank' di Berlino Est, ma avvenuta nel 1988 e oggi eravamo nel 1993.
Come interpretare le due contrastanti versioni?
A quel punto la Parenti considerò inattendibili le spiegazioni di Primo Greganti e lo fece arrestare e rinchiudere
al sesto raggio di San Vittore, noto, per i suoi 'inquilini', come il
'quartiere di Tangentopoli'.
La Parenti
volle andare a fondo della complessa vicenda e inviò una rogatoria a
Berlino allo scopo di far chiarezza sulla palese contraddizione.
A questo punto, gli uomini della 'Eumit' e di Botteghe Oscure, terrorizzati, prima sempre compatti nell'affermare
che le azioni 'Eumit' di loro
proprietà (il 20 per cento secondo la loro dichiarazione, come abbiamo saputo dall'intervista a Brenno; il 30 per
cento da quanto risulta dagli atti della commissione di inchiesta del
Bundestag) erano state vendute alla 'Deutsche
Handelsbank' nel 1988, adesso tirarono fuori dal cilindro del mago un
escamotage e rivelarono alla stampa l'esistenza di una 'doppia vendita': la prima, 'fittizia', quella del 1988, per
ottenere un prestito dalla DHB (operazione
portata a termine da Ramazzotti e da
Desideri della 'Sofinet', grazie a Ziesche della DHB) e la seconda,
'reale', questa del 1993, con acquirente
Regis che aveva utilizzato, come terminale bancario per incassare il ricavato della vendita, il conto svizzero 'Gabbietta' intestato a Primo
Greganti).
La Parenti
non abboccò e intuì che la 'teoria della doppia vendita' nascondeva, in
realtà, un finanziamento al Pci da parte della Sed non correlato con la cessione del pacchetto azionario Eumit di proprietà del Pci e ritenne
necessario, ai fini dell'indagine, di continuare a procedere sulla pista da lei
individuata.
E così avvenne che il PM Parenti “osò l’inosabile”
e inviò un “avviso di garanzia come sospetto ricettore di una tangente incassata da Primo
Greganti” al tesoriere del Pci il Senatore Marcello
Stefanini.
Evento che fece gelare il sangue nelle vene
della nomenclatura del Pci/Pds,
sconvolse i suoi vertici che si sentivano “intoccabili”, protetti come erano sia
dal potente nuovo “Papa esterno” che da una magistratura schierata a sinistra e
dominata dall’On Luciano Violante.
Quell'iniziativa del PM Parenti, per i vertici del Pci, significava venire svergognati davanti
al mondo intero, perché avrebbe potuto
svelare tutti gli illeciti finanziamenti tangentizi del Pci e costretto Occhetto e D’Alema a spiegare all'opinione pubblica, come mai
subito dopo Mani Pulite il Pci Pds era stato costretto a vendere
la sede storica di Via delle Botteghe Oscure ed a licenziare buona parte dei
suoi quasi 5.000 dipendenti ed a ridimensionare di molto il quotidiano del Pci l’Unità.
Ecco allora arrivare il “soccorso rosso”, nella persona di quel Gerardo D’Ambrosio di cui vi ho già parlato.
A dire il vero, già dal marzo/ aprile del ’93 la
insistenza della Parenti nel voler
approfondire le indagini su quel conto “gabbietta”
aveva messo in agitazione “il compagno D’Ambrosio” il quale, dopo l’iniziale
gioia di accogliere una collega comunista nel Pool, un magistrato che,
immaginava, si sarebbe subito allineato alla linea di condotta del Pool, stava
scoprendo “ il caratterino “ della Parenti,
la sua “ non condizionabilità”, la sua “ schiena dritta” per cui, quasi presagendo complicazioni future, pensò di
“anestetizzare” le future possibili indiscrezioni che avrebbero potuto venire
fuori da un controllo del conto Gabbietta
e il 26 maggio del ’93 mise subito “le mani avanti”. Così in una
“intervista sdraiata” sulla solita “Unità”
annunciò “urbi et orbi” che “praticamente e a grandi linee l’inchiesta di
Mani Pulite era ormai conclusa, perché quel che doveva emergere nel filone “politico-affaristico”
era già emerso”.
Il messaggio che D’Ambrosio voleva lanciare agli italiani era chiaro, significava
che il marcio delle tangenti stava solo nella DC e nel Psi, anzi,
ovunque, meno che nel Pci/Pds e
tutto questo non ostante molteplici vere e proprie confessioni da parte di esponenti
nazionali e locali anche del Pci,
segnatamente da parte di Maurizio Prada
della Dc e di Luigi Carnevale,
tesoriere del Pci milanese, che
ammettevano la spartizione tangentizia a tre, ossia Dc, Pci e Psi. In quella primavera del ’93 i vertici del Pci/Pds stavano
vivendo, come anticipato, un vero e proprio “delirio di onnipotenza” dato che
l’On Luciano Violante garantiva una
vera e proprio impunità, guidando e controllando la magistratura comunista.
Perché, suvvia, se il Pool di Milano andava ad indagare il “tesoriere del Pci”
significava che la Magistratura “si permetteva”, osava mettere nel centro del
mirino la Segreteria del Pci/Pds
Ma quell'intervista di D’Ambrosio infastidì la Parenti
che la interpretò come una forzatura alla sua indipendenza. Al magistrato milanese
inquirente interessava chiarire la natura di questo conto ‘Gabbietta” e, in particolare, come abbiamo visto, la causale della
somma di L. 1.050.000.000 lì
trasferita dalla DHB di Berlino Est
per iniziativa d quell'altro “prestanome del Pci”, di Regis.
E mentre la stampa e tutta a la sinistra
cominciava ad ululare che quell'iniziativa del P.M. Parenti era solo un ritorno “della
strategia della tensione”, ecco scendere in campo, come annunciavo, il
“soccorso rosso di Gerardo D'Ambrosio”.
=====================
Fine della Quinta parte- Segue
Tratto da un capitolo del libro di Gaetano Immè “Così eravamo noi”, in corso di pubblicazione.